Last Updated on 3 Settembre 2022 by Samuele Corona
I 4 casi di psicosi descritti in questo articolo sono tratti dal libro Psicosoluzioni di Giorgio Nardone. In questo libro il prof. Giorgio Nardone mostra come una serie difficoltà psicologiche caratterizzate da psicosi, possano trovare rapidamente rimedio grazie a terapie basate su interventi strategici mirati.
Riconosciuto come uno dei più creativi e al tempo stesso rigorosi studiosi e terapeuti, Giorgio Nardone è considerato l’esponente di maggior spicco tra i ricercatori della Scuola di Palo Alto in virtù dei suoi numerosi e innovativi lavori.
Il suo contributo più prezioso è stato quello di creare protocolli specifici di trattamento per le più invalidanti patologie psicologiche, dimostrando come attraverso essi si potessero curare velocemente ed efficacemente la maggior parte delle patologie psichiche e comportamentali.
- Nardone, Giorgio(Autore)
Questo ha portato a un nuovo Modello evoluto di Terapia Breve e di Problem Solving Strategico, produzione testimoniata dai molti libri pubblicati e tradotti in più lingue.
4 Casi di psicosi trattati con la Terapia Breve Strategica
Di seguito 4 casi clinici di psicosi, trattati con successo da Giorgio Nardone con l’Approccio Strategico.
#1. I vicini vogliono vedermi nudo
Un signore di 60 anni era convinto di essere spiato da telecamere nascoste dai vicini di casa mentre si spogliava per andare a dormire. Ha cambiato tre volte casa e perseguitato i vicini con telefonate minacciose causando anche un intervento della polizia.
Sul suo letto ha posizionato un baldacchino con teli neri laterali per non essere più spiato anche se, poco dopo, apprese da i reportage sulla guerra del golfo dell’esistenza di telecamere in grado di scrutare oltre i muri. Così non si dava pace, e rendeva impossibile la vita ai suoi familiari.
La famiglia lo portò in terapia con la scusa di accompagnare la figlia, che si diceva depressa. Il terapeuta consigliò al signore di accendere dei potenti faretti piazzati ai lati del letto per abbagliare le telecamere. A più riprese il prof. Nardone gli consiglia di insistere e persistette nell’ordinargli di non demordere anche di fronte alle sue asserzioni di apparente cessato allarme.
Il paziente dice che forse si è inventato tutto, ma Giorgio Nardone continua a reggere la sua parte. Alla fine il signore riconobbe che il terapeuta lo aveva condotto, con uno stratagemma, a rendersi conto della psico-trappola in cui si era infilato.
#2. Ho un serpente nella pancia
Un giovane è condotto in terapia per una crisi acuta: crede che un serpe gli sia entrato in bocca mentre dormiva. Il terapeuta asseconda il paziente e gli suggerisce di dormire a bocca aperta tutta la notte, in modo che il serpente possa uscire.
Il giorno dopo il giovane telefona per informare il terapeuta che il serpente se ne è andato. Il giovane si è trovato una compagna, svolge una vita serena, ma ogni tanto entra in qualche crisi simile a quella del serpente.
Ogni volta si è rivolto al prof. Nardone che gli ha prescritto un rituale di liberazione, basato sempre sulla logica dello stratagemma che conduce la patologia alla sua distruzione.
#3. Delirio e contro delirio
Un ventenne è condotto in studio dal prof. Nardone perché dice cose senza senso e se la ride tra sé. Sostiene di essere finito ad Atlantide ma è stato mandato via perché fumava. Il terapeuta lo asseconda asserendo che lì col fumo non scherzano.
A questo punto il giovane riacquista lucidità e si lamenta del cognato. Esprime apertamente di avere un problema e vorrebbe discutere la sua situazione di emarginazione messa in opera dalla famiglia in favore del cognato, uomo equilibrato e di cultura superiore, che è divenuto il punto di riferimento della famiglia.
La seduta va avanti e ogni volta che il paziente fa una affermazione delirante viene riportato al momento presente da una affermazione ancora più delirante del terapeuta. Alla fine viene prescritto alla famiglia un rituale di incoronazione sul trono del principe usurpato, che poi perdona magnanimamente il cavaliere usurpatore (il cognato).
#4. La calamita succhia energia
Il paziente sostiene che il collega di lavoro abbia il potere di succhiare le sue energie e talvolta lo aggredisce verbalmente. Gli viene presentata la metafora della calamita: il collega è una calamita ed è in questo modo che succhia energia.
Il prof. Nardone chiede in che modo può impedire l’effetto calamita, lui dice col vetro. Il terapeuta dice che con il cellophane funziona meglio e gli prescrive di indossare una tuta di cellophane quando va al lavoro.
La paranoia passa e quando, soddisfatto, il paziente annuncia la vittoria, si accorge che il collega è un pover’uomo che gli fa un po’ pena.
Giorgio Nardone gli si prescrive allora di comportarsi col collega “come se” questi fosse stata una persona fragile e timida, e ogni giorno fare una piccola cosa come se questo fosse il caso, in modo da mettere in atto comportamenti funzionali. Infine i due divengono amici.
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