Last Updated on 18 Gennaio 2024 by Samuele Corona
Autori come Christophe Carré e Robert-Vincent Joule si oppongono alle ideologie diffuse secondo le quali la manipolazione sarebbe necessariamente un male. Al contrario, a loro avviso essa rappresenta “l’unica possibilità” per chi non ha né il potere di ottenere qualcosa da altri, né la possibilità di opporsi all’esercizio del potere da parte di altri.
Ossia, quando non abbiamo la possibilità di agire per contrastare una persona o quando siamo alla sua mercé, l’unica scelta che ci resta per reagire al sentimento d’impotenza e all’angoscia che ne consegue, è proprio la manipolazione.
In senso stretto, la manipolazione e le sue tecniche non sono né lodevoli, né dannose; sono gli usi che se ne fanno che possono renderle nocive. Come ogni strumento, la manipolazione può servire cause nobili o cadere nelle mani di malintenzionati, personaggi malvagi o corrotti.
Gli autori così distinguono la manipolazione etica, volta al benessere e all’equilibrio dell’altro, considerato un soggetto e riconosciuto nella sua alterità, dalla manipolazione perversa o interessata, in cui l’altro è concepito come un oggetto dal quale trarre beneficio.
La manipolazione è sempre esistita
La manipolazione
e tutti quei meccanismi che hanno a che fare con l’intelligenza strategica, come: l’inganno, l’astuzia, il trucco, l’ambiguità, il tradimento, la doppiezza, la dissimulazione, la menzogna, il sotterfugio, l’intossicazione o la disinformazione, è vecchia quanto il genere umano!
In ogni tempo, infatti, l’uomo ha combinato la sua finezza mentale con la sua forza fisica in modo da riuscire ad agire sia sugli altri sia sul suo ambiente naturale. Troviamo, infatti, all’opera questi metodi fin dai tempi più antichi, in attività come la caccia.
Nel V secolo a.C., Sun Tsu ne L’arte della guerra espone i metodi, gli stratagemmi e i principi strategici per ottenere la vittoria contro un avversario. I 36 stratagemmi che risalgono alla dinastia Ming (1368-1644) ripropongono i principi di Sun Tsu con massime come “rendere torbida l’acqua per catturare i pesci”, “nascondere una spada dietro un sorriso”, “insultare l’acacia, rivolgendosi al gelso”, “far salire il nemico sul tetto e rimuovere la scala” o “prendere in trappola con l’evasione”.
Queste massime, accompagnate dalle loro interpretazioni, evocano una serie di piani da adottare a seconda del tipo di battaglia che si sta combattendo. Per approfondire i principi di Sun Tsu e la loro applicabilità puoi leggere il post: 36 Stratagemmi per primeggiare in ogni campo della vita
Anche nella mitologia greca gli dei competono con stratagemmi elaborati per manipolarsi reciprocamente ed elevarsi rispetto alla ferocia e allo scontro fisico che caratterizzavano i loro predecessori. Cercano di vivere in armonia, e l’occultamento, l’inganno e la manipolazione costituiscono le armi principali per superare la vita primitiva e le sanguinose barbarie. Così, Prometeo consiglia di usare l’astuzia piuttosto che la forza per sconfiggere i Titani; sgomento davanti alla violenza di questi ultimi, sceglie di schierarsi con gli dei.
Nella Bibbia, la storia dell’umanità inizia con una plateale manipolazione da parte del più astuto degli animali: il serpente. Questi assicurò ad Adamo ed Eva che potevano mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, nonostante il divieto divino, e che non ne sarebbero morti; al contrario, sarebbero diventati a loro volta dei.
La menzogna funzionò e si nutrirono del frutto proibito; Adamo ammise la colpa e l’ira di Dio fu terribile. Il serpente fu condannato a strisciare per terra, la donna a partorire nel dolore e a essere sottomessa all’uomo e Adamo fu condannato a lavorare per nutrirsi. Inoltre Dio li espulse dal suo giardino, vietando loro l’accesso all’albero della vita, e cioè negando loro l’immortalità.
Questi esempi tratti dalla storia e dalla mitologia ci permettono di vedere come l’uso dell’astuzia e dell’inganno sia una pratica molto antica. Queste figure di manipolatori, secondo Christophe Carré non sono sempre da condannare, ma anche da valorizzare, perché dimostrano di avere una mente acuta e un’intelligenza superiore alla media… soprattutto quando queste doti permettono ai deboli di competere con i potenti.
Il termine “manipolazione”, con accezione negativa, è relativamente recente, poiché è solo a partire dal XVIII secolo che troviamo questa parola, con questo significato. Etimologicamente, la parola deriva dal latino manipulus che significa “impugnatura, manico”.
Fino agli anni Ottanta, i dizionari definivano la manipolazione con il significato legato all’esecuzione di vari tipi di operazioni in chimica e in farmacia, senza alcun riferimento alla sua dimensione strategica.
Negli anni Novanta inizia a comparire anche il significato attuale, ma solo dopo altre accezioni; in generale si tratta dell’insieme delle operazioni, di natura prevalentemente manuale, occorrenti per la preparazione di un prodotto costituito da più ingredienti. Si parla di manipolazione in farmacia, in ingegneria, in elettronica, in biologia. Infine, con valore sociale negativo, si parla di manipolazione elettorale, manovra, broglio, intrallazzo.
In molte definizioni, fa notare Carrè, prevale l’aspetto occulto, con significato di calcolo, trucco, falsificazione. La manipolazione sembra non avere alcun valore creativo, come se fosse il lato oscuro, l’immagine degradata e la dimensione segreta delle attività umane e della vita sociale.
La manipolazione, che cos’è?
La manipolazione è un comportamento o un’azione, più o meno consapevole, e più o meno intenzionale, che consiste nell’esercitare “con delicatezza” un dominio su una persona o un gruppo di persone, utilizzando mezzi subdoli, modificazioni percettive o risvolti affettivi. L’obiettivo non dichiarato del manipolatore è quello di raggiungere il suo scopo senza tenere in considerazione gli interessi e le esigenze dell’altro o degli altri.
Questo primo tentativo di definizione è da approfondire; secondo gli usi che ne vengono fatti, la manipolazione non è sempre “delicata”: può anche essere devastante. Il dominio, invece, può essere paragonato a un influenzamento lieve, che durerà solo il tempo dell’operazione. In questo caso, lo scopo di chi manipola non è di assumere il controllo di un altro, bensì di fargli cambiare i suoi giudizi, i suoi atteggiamenti o i suoi comportamenti.
Un altro punto da chiarire: non sempre la manipolazione gioca contro i bisogni o gli interessi della persona che la “subisce”. Ci sono forme di manipolazione esercitate per una buona causa, per esempio per aiutare qualcuno a smettere di fumare.
Una questione di interpretazione
A partire dal momento in cui qualcuno fa in modo di ottenere da noi un cambiamento che egli stesso ha determinato (senza però usare la forza fisica, senza costrizioni o senza pressioni palesi, ma usando strumenti più subdoli come il potere delle parole, l’autoritarismo, le tecniche di impegno, la razionalizzazione, l’inganno, la seduzione, la reciprocità, l’imitazione, i sensi di colpa e la selezione, distorsione od occultamento di informazioni) possiamo ragionevolmente ritenere di essere coinvolti in un meccanismo di manipolazione.
Anche in questo caso occorre notare, ancora una volta, come i confini siano labili e le interpretazioni differenti. Se qualcuno vuole sedurci, cercherà di farsi ben volere, di essere attraente, di farci venir voglia di portare avanti un certo tipo di rapporto; si tratta di una forma di manipolazione, naturalmente, ma che non si presta al dramma, salvo che non si decida diversamente.
A volte potremmo anche ritenere che qualcuno che cerca di convincerci voglia manipolarci, sebbene non sia esattamente la stessa cosa. Una persona che ci mette una mano sulla spalla può sfruttare questo contatto fisico per ottenere qualcosa da noi, ma può farlo semplicemente per esserci più vicino e per confidarci qualcosa di riservato. Il modo in cui si percepiscono le cose diventa pertanto determinante, in quanto praticamente ogni forma di comunicazione può essere sospettata di un intento manipolatorio.
Manipolazione e psicologia sociale
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Gli psicologi sociali hanno lavorato per quasi un secolo sulla manipolazione e sui meccanismi di influenzamento, senza remore né disapprovazione. Per la psicologia sociale, la manipolazione è una pratica, intenzionale o meno, che mira ad agire sulla volontà di una persona per ottenere un cambiamento di giudizio, di opinione o di comportamento senza che quest’ultima si renda conto dell’operazione.
La manipolazione cerca di conseguire un consenso automatico. Per Robert Cialdini, massimo esperto di psicologia sociale e autore di Le armi della persuasione, la manipolazione rappresenta una forma di persuasione destinata a incoraggiare l’altro a accettare qualcosa senza riflettere, usando le armi dell’influenzamento condizionato.
Le manipolazioni fallite
Christophe Carré sostiene che la manipolazione funziona al meglio se il manipolato continua a ritenere di agire in totale libertà, in piena consapevolezza, volontariamente e in linea con i propri valori e le proprie credenze o convinzioni; è molto più efficace se rimane delicata e senza costrizioni. Se la persona non capisce di essere manipolata, se non si sente obbligata, allora sì la manipolazione è “perfetta”.
Al contrario, la manipolazione fallita fa violenza alla persona che la subisce, la quale si sentirà obbligata e avrà, quindi, la sensazione di perdere la propria libertà, di essere dominata e controllata. Cade la maschera e la strategia adottata dal manipolatore, incompetente, diventa evidente. Queste esperienze danno origine a emozioni negative, come la vergogna, la svalutazione di sé, la tristezza o la paura.
Astuzia dei deboli o strategia dei potenti?
Se guardiamo alla storia senza fare demagogia, senza parteggiare per l’uno o per l’altro, Carrè fa notare che in passato la manipolazione e l’astuzia sono state utilizzate più spesso dai deboli contro i potenti, mentre oggi, nelle democrazie liberali capitalistiche, sembra che il fenomeno si sia invertito.
La manipolazione si sarebbe trasformata, secondo Carrè, attraverso la rispettabilità della comunicazione, una pratica di cui si preferisce tacere gli obiettivi, condannandola o negandola.
Tenendo conto delle enormi differenze in termini di livelli d’istruzione nel nostro Paese, abbiamo tutti i diritti di chiederci se la manipolazione non sia diventata la nuova “arma bianca” nelle mani degli intellettuali.
Dietro le intenzioni di facciata e gli effetti delle dichiarazioni, chiediamoci se le nostre società non stiano diventando sempre meno democratiche, trasparenti e rispettose degli individui.
- Carré, Christophe(Autore)
RIF. Tratto dal libro: “Le armi nascoste della manipolazione” di Christophe Carré
Aggiornamento [last-modified]
Bibliografia:
- “Le armi nascoste della manipolazione” di Christophe Carré
- “Arte della guerra” di Sun Tzu
- “Piccolo trattato di manipolazione ad uso degli onesti” di Robert-Vincent Joule
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