Il gioco ha un ruolo centrale nella teoria psicoanalitica di Donald Winnicott. Egli lo considerava qualcosa di terapeutico in sé e auspicava che gli adulti ricominciassero a giocare per ritrovare la possibilità di “stare a contatto” con la propria fantasia.
Il gioco, secondo Winnicott, ha la fondamentale funzione di proteggere da una realtà esterna troppo gravosa sia attraverso i meccanismi di ripetizione del gioco stesso, sia attraverso la trasformazione degli aspetti particolarmente “spiacevoli” della realtà.
Si tratta, per Winnicott, di un altro fenomeno transizionale, di uno spazio aperto in cui possono manifestarsi, oltre all’aggressività e alla competitività, l’amicizia e l’amore, che sono condivisi pur restando separati.
6 Caratteristiche de Il Gioco secondo Winnicott
Queste sono secondo Donald Winnicott le caratteristiche principali del gioco,
DA Winnicott:
#1. Per comprendere l’idea del gioco è utile pensare alla preoccupazione che caratterizza il gioco di un bambino piccolo. Il contenuto non importa; ciò che importa è lo stato di quasi isolamento, simile alla concentrazione zione dei bambini più grandi o degli adulti. Il bambino che gioca abita in un’ area che non può essere facilmente lasciata, e che non ammette facilmente mente intrusioni.
#2. Quest’area del gioco non è la realtà psichica interna. Essa è fuori dell’individuo, l’individuo, ma non è il mondo esterno.
#3. In quest’ area di gioco il bambino raccoglie oggetti o fenomeni dal mondo do esterno e li usa al servizio di qualche elemento che deriva dalla realtà interna o personale. Senza allucinare, il bambino mette fuori un elemento mento del potenziale onirico, e vive con questo elemento in un selezionato nato contesto di frammenti della realtà esterna.
#4. Nel gioco il bambino manipola i fenomeni esterni al servizio del sogno, e investe i fenomeni esterni prescelti con significato e sentimento di sogno. –
#5. Vi è una linea diretta di sviluppo dai fenomeni transizionali al gioco, dal gioco al gioco condiviso, e da questo alle esperienze culturali.
#6. Il gioco implica la fiducia, e appartiene allo spazio potenziale tra quello lo che era in origine il bambino e la figura materna.
Lo Squiggle e la psicoterapia infantile
Centrale nella teoria winnicottiana è la nuova tecnica di gioco da lui inventata e usata nella psicoterapia infantile, denominata squiggle, il gioco degli scarabocchi.
Lo squiggle fu teorizzato come strumento diagnostico ma successivamente si è rivelato anche terapeutico. Lo squiggle è un’attività di gioco condivisa dal paziente e dal terapeuta, i quali svolgono due funzioni differenti, tali per cui i bambini manipolano degli oggetti e i terapeuti mettono insieme le parole.
Quest’intuizione trovava va una sua ragione nel poco tempo che Winnicott aveva a disposizione per le terapie in ospedale, in quanto le richieste erano tante e non esisteva la possibilità di pensare a un trattamento psicoanalitico per tutti.
Il disegno si era rivelato come uno strumento che metteva in relazione il bambino e lo psicoanalista con immediatezza, permettendo di arrivare al cuore del problema senza eccessive difficoltà. Inoltre, il disegno stesso era un mezzo tangibile, reale, di cui poter parlare con i genitori per stimolare ulteriormente la loro collaborazione.
Un gioco senza regole
Il terapeuta si presenta al piccolo paziente come un medico che si occupa dei problemi dei bambini e gli propone un gioco senza regole.
Il dottore traccia un segno sul foglio, che sarà da completare a turno fino a comporre un disegno, le cui linee di volta in volta verranno liberamente scelte, senza ordini o preclusioni di sorta, in un’alternanza che vedrà coinvolti terapeuta e paziente.
Il primo viene così a trovarsi in una posizione nuova, non più neutrale ma profondamente e attivamente partecipe nello scambio. Quella che viene fuori è una realtà molto interattiva.
Il foglio di carta, la matita, la relazione che s’instaura e quanto viene detto sullo scarabocchio che ne scaturisce, sono gli strumenti più efficaci per entrare in contatto con il bambino.
DA Winnicott:
“In questo gioco dello scarabocchio io traccio di primo acchito qualche sorta di disegno con una linea, e invito il bambino che sto intervistando a farlo diventare qualche cosa, e poi egli fa per me uno scarabocchio che a mia volta faccio diventare qualcosa”.
- Winnicott, Donald W. (Autore)
Si tratta di uno scambio simbolico che avviene in uno “spazio transizionale“, una zona intermedia, una specie di terreno psichico di gioco, all’interno del quale si può esprimere facilmente la propria creatività e fantasia in un clima rassicurante e accogliente.
È una zona transizionale che si rifà al primo “oggetto transizionale” per rappresentare l’unione del bambino con la madre, il modello basilare di tutti i rapporti futuri. La tecnica dello squiggle consente di far emergere la problematica che provoca disagio nel bambino, il quale, attraverso il disegno fatto insieme con il terapeuta, partecipa alla descrizione della sua difficoltà.
Nello spazio transizionale il terapeuta ha funzione di maternage (insieme di cure di una madre attenta e affettuosa verso il proprio piccolo).Winnicott ritiene che sia importante avere uno o due colloqui con i genitori condotti con la tecnica psicoanalitica, che permetterebbe al terapeuta di intervenire utilizzando il materiale fornito dal bambino.
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