Last Updated on 23 Gennaio 2021 by Samuele Corona
Margaret Mahler
(1897-1986) formulò una teoria dello sviluppo attraverso l’osservazione diretta dei bambini molto piccoli e delle interazioni madre-bambino. Nella sua teoria possiamo ritrovare degli assunti di scuola psicoanalitica integrati con alcuni aspetti della teoria dello sviluppo di Piaget.
Il percorso dello sviluppo infantile precoce viene identificato dalla stessa Mahler, come “processo di separazione-individuazione” che suddivide in 4 sottofasi. La fase autistica e la fase simbiotica, nella teoria della Mahler, precedono la fase separazione-individuazione.
La teoria dello sviluppo di Margaret Mahler
#1. Fase autistica (0-2 mesi)
La fase autistica caratterizza i primi due mesi di vita del bambino ed è così chiamata perché il bambino vive una condizione in cui dominano gli stati fisiologici e mancano invece risposte agli stimoli esterni che incontrano una sorta di barriera. Lentamente il neonato verso la fine di questa fase comincia a sviluppare le prime forme di contatto con la madre e risponde alle sue cure.
#2. Fase simbiotica (2-6 mesi)
La fase simbiotica va dai due ai sei mesi. La madre e il bambino costituiscono un sistema unitario di tipo fusionale ed è all’interno di questa unità che il bambino sviluppa il suo senso di onnipotenza, cioè sperimenta l’illusione di un confine comune con la madre, all’interno del quale non vive alcuna differenziazione tra il suo Io e il mondo esterno.
Madre e bambino costituiscono dunque una diade simbiotica. Tuttavia è alla fine di questa fase che cominciano ad apparire i primi segni di una comunicazione tra madre e bambino, come il sorriso specifico di risposta descritto da Spitz, cioè il sorriso rivolto specificamente al volto della madre che viene riconosciuto dal bambino.
- Mangini, Enrico(Autore)
#3. Fase di separazione- individuazione (suddivisa in 4 sottofasi)
Sottofase di differenziazione (6-10 mesi)
Il bambino comincia a percepire la distinzione tra sé e la madre e le assenze della madre. Inizia ad osservare attentamente gli oggetti, tornando poi a volgere lo sguardo verso la madre. Ne esplora il volto in modo diverso da quello degli estranei (in modo gioioso quello della madre, più serio quello degli altri).
Sottofase di sperimentazione (10-11 mesi)
Avendo acquisito capacità motorie, il bambino inizia ad esplorare l’ambiente allontanandosi dalla madre, per poi far ritorno presso di lei ed appagare il bisogno di «rifornimento affettivo». Con la deambulazione eretta poi il campo visivo del bambino si ampia tanto quanto la sua capacità di movimento e di esplorazione; il bambino vive una sorta di euforia che cessa soltanto quando la madre si allontana.
Sottofase di riavvicinamento (16-24 mesi)
Mano a mano che il bambino, con l’aumento delle capacità di locomozione, sperimenta la soddisfazione di allontanarsi sempre di più dalla madre, diviene sempre più consapevole di essere separato da lei, e, non sentendosi ancora in grado di affrontare il mondo esterno da solo, sembra soffrire di un’angoscia di separazione che lo spinge a riavvicinarsi spesso alla madre per assicurarsi di non averla persa.
- Mahler, Margaret(Autore)
Cerca quindi di condividere con lei le sue esperienze di esplorazione, la segue come un’ombra ma al tempo stesso ha paura di essere ripreso nella simbiosi. A seguito di questa ambivalenza nel rapporto con la madre, diventano importanti figure diverse da quella della madre, prima tra tutte quella del padre. Infine, nel conflitto tra allontanamento e riavvicinamento, il bambino ritrova, soprattutto attraverso il linguaggio e il gioco simbolico, una distanza ottimale.
Sottofase del consolidamento del senso di individualità e inizio della costanza dell’oggetto (3 anni)
La costanza dell’oggetto e il senso della propria individualità sono le conquiste di questa sottofase. La madre è stata dunque interiorizzata come un oggetto interno emotivamente rassicurante e quindi il senso di sicurezza e di fiducia del bambino non dipende più dalla presenza concreta della madre.
L’esperienza non angosciosa della separazione, facilita la strutturazione dell’Io con le relative acquisizioni cognitive e il formarsi di un Super-io attraverso l’interiorizzazione delle richieste dei genitori.
Gli effetti dell’andamento delle fasi si ripercuotono sull’intero ciclo di vita dell’individuo. Ad esempio, le ambivalenze della sottofase di riavvicinamento hanno una tipica recrudescenza negli adolescenti come dimostra il conflitto che essi vivono, con alterne vicende, tra dipendenza e distacco dalle figure dei genitori.
Critiche alla teoria di Margaret Mahler
Le osservazioni della Mahler furono molto innovative per il periodo in cui vennero condotte, gli anni ’50, e soprattutto rispetto ai tradizionali studi psicoanalitici sul periodo evolutivo, eseguiti su casi singoli e consistenti per la maggior parte in estrapolazioni fatte dalla psicologia e dalla psicopatologia degli adulti.
La Mahler eseguì invece un’osservazione longitudinale su un gruppo di bambini con le loro madri per tutto il periodo coincidente con la fase di separazione-individuazione, osservazione da cui derivò la classificazione e la descrizione delle sottofasi messe a punto grazie al confronto di più soggetti.
Non applicò invece l’osservazione alle prime due fasi che quindi furono formulate solo attraverso inferenze derivate dalla psicopatologia (la ricerca della simbiosi che si verifica nelle psicosi) e sulla base degli assunti teorici della psicoanalisi.
Furono dunque le prime due fasi quelle su cui si appuntarono le critiche, tra cui quelle di Stern il quale sostiene, sulla base di dati osservativi, che il bambino vive fin dalla nascita un’intensa relazione con l’ambiente. A seguito del dibattito che si verificò attorno alle teorie della Mahler, questa apportò alcune correzioni alle prime due fasi senza tuttavia modificarle nella sostanza.
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Bibliografia:
- “Manuale di psicologia dinamica” di Concato e Innocenti
- “La nascita psicologica del bambino” di Margaret Mahler
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