Anna O. (Sta per venire il bambino del dottor B) è un caso clinico molto importante per la nascente psicoanalisi, considerato per l’appunto il “Caso Zero” della psicoanalisi, si tratta di un caso clinico non di Freud, ma di Josef Breuer.
Il caso risale al 1880 e fu raccontato da Breuer a Freud nel 1883. Quando si ammala nel 1880, Anna O. ha ventun anni. È una giovane di eccezionale talento e cultura, intelligente e intuitiva, gentile, e dedita ad opere filantropiche, ma condannata ad un’esistenza opaca all’interno di una famiglia molto chiusa e rigida.
Anna tenta di evadere dalla monotonia attraverso il “sogno ad occhi aperti sistematico” in cui si anima quello che lei ama chiamare il suo “teatro privato” ricco di fantasie poetiche.
Bertha Pappenheim. Il Caso Zero della Psicoanalisi
Breuer descrive Anna O. come “sorprendentemente immatura sul piano sessuale” e come coinvolta in un intenso e appassionato rapporto con il padre.
L’evento precipitante per le condizioni psichiche di Bertha Pappenheim è la malattia mortale del padre che ella accudisce instancabilmente fino agli ultimi due mesi di vita, quando è ormai troppo malata per assisterlo fino alla morte.
- Freud, Sigmund (Autore)
I sintomi che la ragazza presenta e che si aggravano progressivamente sono:
perdita di appetito e conseguente forte astenia, grave tosse nervosa, strabismo convergente, emicranie improvvise e violente, episodi di eccitamento, strani disturbi alla vista, paralisi parziali e perdita della sensibilità.
Successivamente, con l’aggravarsi delle sue condizioni, si aggiungono altri sintomi: assenze mentali, periodi di sonnolenza, repentini cambiamenti di umore, allucinazioni su serpenti neri, crani e scheletri.
Crescenti difficoltà di linguaggio e regressioni sul piano grammaticale e sintattico si alternano a momenti in cui riesce a parlare solo in italiano, o francese o inglese.
La cura del parlare
Bertha sviluppa due personalità distinte e alternate, una delle quali capricciosa e sregolata, l’altra eccessivamente quieta e acquiescente. Quando il padre muore i sintomi peggiorano ulteriormente.
Breuer la visita ogni sera e la trova in un leggero stato ipnotico autoindotto, nel quale, cioè, lei cade spontaneamente senza intervento del terapeuta. In questa condizione, Bertha parla a lungo con lui raccontando storie di vario genere e queste conversazioni alleviano notevolmente ma solo temporaneamente i suoi sintomi.
Bertha definì questa modalità dei loro incontri come “la cura del parlare”, suggerendo un’idea descrittiva fondamentale per la futura tecnica psicoanalitica.
Il procedimento rivela un benefico effetto catartico perché permette alla paziente di recuperare ricordi e rivivere emozioni (fenomeno chiamato abreazione) che, senza lo stato di ipnosi, non potrebbero essere presenti alla sua coscienza.
“Sta per venire il bambino del dottor B.”
Nel 1882 Anna O. ha un attacco di idrofobia: a lungo non riesce più a bere nonostante soffra la sete finché, nel suo stato ipnotico autoindotto, racconta a Breuer di aver visto, un po’ di tempo prima, la governante far bere il cagnolino in un bicchiere. Non appena rivive il disgusto provato in quell’episodio, il sintomo dell’idrofobia scompare.
Breuer decide allora di adottare questa modalità sistematicamente su di lei come procedura terapeutica. Così ad ogni incontro, quando lei cade nell’ipnosi autoindotta, la sollecita a risalire via via alle occasioni in cui i sintomi sono sorti e che si sono tutte verificate durante la malattia del padre.
Il procedimento non risulta facile ma viene agevolato dalla partecipazione attiva di Anna finché, riferisce Breuer, i sintomi scompaiono totalmente nello stesso 1882.
In realtà Breuer ha omesso nel suo racconto il seguito della vicenda che riguarda la conclusione del suo rapporto con Bertha e che Freud rivelerà allo scrittore e biografo tedesco Stefan Zweig nel 1932. Quando i sintomi di Anna erano ormai sotto controllo, una sera Breuer fu chiamato da lei e la trovò in stato confusionale e in preda a forti dolori addominali.
Quando le chiese cosa le stesse accadendo, la ragazza rispose: “Sta per venire il bambino del dottor B.”. Questo episodio spaventò Breuer che decise di affidare la paziente ad un collega.
Il Tranfert di Bertha Pappenheim
La discussione sul caso tra i due autori degli Studi sull’isteria produsse infine la rottura della loro collaborazione e anche della loro amicizia.
Freud infatti ravvisò nel caso di Bertha Pappenheim. la conferma di una teoria che andava prendendo corpo nella sua mente, quella dell’origine sessuale dei sintomi isterici, teoria che Breuer si rifiutò sempre di accettare nonostante riconoscesse il nesso tra isteria e problemi sessuali.
L’episodio finale, che Breuer aveva taciuto nel suo resoconto, fu in seguito indicato da Freud come un tipico esempio di transfert (traslazione).
Il transfert è nella teoria freudiana il processo per cui in una determinata relazione, e in particolare nella relazione terapeutica, si riattualizzano affetti e moti pulsionali che hanno caratterizzato i passati rapporti infantili.
Come scriverà Freud nel Compendio di psicoanalisi, il paziente “ravvisa nell’analista un ritorno di una persona importante della sua infanzia, del suo passato, e trasferisce perciò su di lui sentimenti e reazioni che certamente erano destinati a quel modello”.
Infatti secondo Freud una traslazione positiva “diventa la vera molla che induce il paziente a collaborare” con il terapeuta. Comunque la traslazione permette di riscoprire nell’attualità della relazione analitica affetti e sentimenti rimossi che sono stati determinanti per le relazioni passate e lo sono adesso nella produzione dei sintomi.
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