Last Updated on 14 Gennaio 2021 by Samuele Corona
I Casi clinici hanno da sempre assunto, per gli studiosi di psicoanalisi, un valore di esemplarità e di confronto.
Essi costituiscono il tentativo di rappresentare in forma di saggi brevi, la grande massa di materiale psichico e il complesso percorso freudiano di ricerca e d’interpretazione connessi ad alcuni rapporti terapeutici, diretti, indiretti ο semplicemente possibili.
I casi clinici sono anche uno strumento importante per chiunque voglia conoscere e approfondire il percorso di riflessione scientifica del fondatore della psicoanalisi. I casi clinici più famosi di Freud sono: il caso di Dora, il piccolo Hans, l’uomo dei topi, il caso di Schebrer e l’uomo dei lupi.
I casi clinici più famosi di Freud
#1. Il caso clinico di Dora
Il primo tra i casi clinici è quello di Dora. Esso risale alla fine del 1900. L’analisi durò complessivamente undici settimane. La nevrosi isterica di cui Dora soffriva non ebbe modo d’esser risolta perché il processo di terapia fu interrotto. Dora si sposò e morì a New York verso la fine degli anni Quaranta.
Il saggio fu proposto per la pubblicazione a due riviste: alla rivista di Ziehen e Wernicke, Monatschrift für Psychiatrie und Neurologie e al Journal für Psychologie und Neurologie di Brodman.
La seconda rivista oppose un rifiuto, mentre le preoccupazioni avanzate da Ziehen circa l’impressione che nel saggio si rivelassero delle indiscrezioni convinsero Freud a conservare il caso di Dora nel cassetto per altri quattro anni. Esso vide infatti la luce nel 1905, insieme ai Tre saggi sulla sessualità e a II motto di spirito e il suo rapporto con l’Inconscio.
Il caso di Dora è importante per comprendere:
- Il valore dell’analisi dei sogni nel procedimento analitico
- Una descrizione delle motivazioni cliniche dell’isteria
- Il valore della “disposizione corporea” nei confronti del disturbo psichico
- Lo stretto rapporto fra sintomo nevrotico e perversioni sessuali rimosse
#2. Il caso del piccolo Hans
Il caso del piccolo Hans è singolare per due ragioni. Innanzitutto perché è il primo esempio di analisi infantile di un bambino di cinque anni. Secondo perché è il primo esempio di analisi indiretta.
Freud vide solo due volte Hans. Una volta durante il periodo di terapia e un’altra volta quattordici anni più tardi in occasione d’una sua visita. Ma era già un giovanotto e non aveva che un pallido ricordo delle vacanze a Gmunden, dove si era avuto l’episodio iniziale della sua nevrosi, e alcuna memoria della sua analisi infantile.
La terapia venne condotta dal padre del bambino, allievo di Freud come la madre, che era stata da lui curata prima del matrimonio. Si trattò a detta di Freud di un caso particolare “perché l’autorità di padre e di medico si fondevano nella stessa persona”.
Il caso fu pubblicato nel numero 1 (1909) dello Jahrbuch für psychoanalitische Forschungen, che usciva a cura di Jung. Osservazioni relative ad alcuni aspetti di questo caso si trovano in altre opere di Freud.
Egli ne aveva parlato due anni prima, a proposito della curiosità sessuale dei bambini (il bambino, in quell’occasione, aveva il nome di Herbert), ne parlerà ancora un anno più tardi, a proposito del processo di scoperta della verità sul parto messo in atto da un bambino di tre anni che osserva la gravidanza della madre.
Il “Caso del piccolo Hans” è importante per comprendere:
- La verifica delle teorie freudiane sulla sessualità infantile (in particolare, per quanto riguarda il valore delle zone erogene extra-genitali, il complesso di Edipo e la paura di castrazione)
- L’inseparabilità della sete di sapere dalla curiosità sessuale
- Le osservazioni sulla psicogenesi dell’omosessualità
- Il rapporto tra l’angoscia patologica e la rimozione di pulsioni aggressive rivolte verso i familiari.
- L’interessante problema, avanzato da Freud, sulla presunta pericolosità (soprattutto nella terapia infantile) di portare a coscienza i contenuti rimossi.
#3. L’uomo dei topi
L’uomo dei topi è un avvocato di trent’anni che presentava sintomi ossessivi e timori, aggravatisi nei quattro anni antecedenti. Alcuni di essi si riferivano ad episodi ai quali aveva partecipato come ufficiale della riserva durante le ultime manovre militari.
L’analisi iniziò il primo ottobre 1907 e durò 11 mesi e il cosiddetto “uomo dei topi”, nome assunto per convenzione da uno dei suoi sintomi più rilevanti, morì durante il primo grande conflitto mondiale.
Fu questo uno dei casi dei quali Freud pensò di render subito conto, dopo appena un mese di terapia, alla Società viennese. Ciò avvenne il 30 ottobre e il 6 novembre 1907. I progressi del trattamento furono riferiti in due sedute successive.
Quella del 22 gennaio 1908 (sulla soluzione del sintomo del pincenez) e dell’8 aprile 1908 (sulla soluzione del sintomo dell’ossessione dei topi). Il resoconto completo si ebbe, per la prima volta, sei mesi dopo, in occasione del Congresso di Salisburgo (27 aprile 1908).
Del “caso dell’uomo dei topi” ci sono singolarmente rimasti gli appunti che Freud prendeva giornalmente, dopo le sedute. Il lavoro di redazione del testo procedé rapidamente nello spazio di un mese, con qualche sofferenza per la necessità di dover condensare e ridurre “questi grandi capolavori che la natura ha creato nella sfera psichica“.
Il testo fu spedito il 7 luglio 1909 perché fosse pubblicato sul secondo numero del primo volume dello Jahrbuch.
Il “Caso dell’uomo dei topi” è importante per comprendere:
- Le forme tipiche distintive assunte dalla rimozione nell’ossessione e nell’isterismo
- Le difese primarie e secondarie che si formano nel corso della nevrosi
- Il significato della tendenza al dubbio, alla compulsione, alla superstizione
- La regressione dall’azione al pensiero con erotizzazione dell’attività del pensiero
- I rilievi sulla masturbazione infantile e sui rapporti fra evoluzione e destino del senso dell’olfatto
- Freud, Sigmund(Autore)
#4. Il caso di Schreber
Il caso di Senatpräsident Schreber è un altro esempio di analisi indiretta. Questa volta effettuata sulle sue memorie autobiografiche, uscite nel 1903, ma che Freud conobbe solo nel 1910.
Si ha notizia che ne discutesse con Ferenczi durante una loro comune vacanza in Sicilia. Al ritorno, Freud chiese a Stegman di Dresda notizie e dettagli maggiori sull’uomo e nello stesso dicembre 1910 il saggio fu steso per intero.
Si tratta d’un caso di paranoia. Ed è la prima volta che la tecnica interpretativa psicoanalitica si esercita con tanta completezza di fronte ad un difficile caso di psicosi.
La storia clinica di Schreber era iniziata nel 1885, con una malattia nervosa a fondo ipocondriaco curata con successo apparente in 15 anni di degenza presso la clinica di Flechsig a Lipsia.
Ma due lustri più tardi e appena tre mesi dopo aver ottenuto la sua carica di Senatpräsident in Sassonia, egli si riammalò, venne curato per sei anni e alla fine fu dimesso come guarito, ma con un residuo di idee fisse deliranti.
Il “Caso di Schreber” è importante per comprendere:
- La funzione, il valore e il significato del sintomo nella paranoia
- Le osservazioni sui rapporti fra paranoia e ipocondria, paranoia e omosessualità,
- I quattro deliri tipici della paranoia (di persecuzione, erotico, di gelosia, megalomanico) e i loro relativi complessi;
- La nevrosi e il potere di creare miti
#5. L’uomo dei lupi
La storia clinica dell’uomo dei lupi è, invece, sicuramente la più lunga tra quelle seguite da Freud e dai suoi allievi. Figlio d’un ricco proprietario terriero di Odessa egli soffriva all’età di quattro anni d’una fobia dei lupi, cui seguì dai quattro ai dieci anni una nevrosi ossessiva con (a partire dai sei) impulsi alla bestemmia. Dopo i 10 anni si notano inibizioni ed eccentricità, finché a 17 anni, dopo un accesso di gonorrea, si esprime la malattia attuale.
Il paziente consulta vari medici europei, Ziehen a Berlino, Kroepelin a Monaco, ma poi ritorna sfiduciato a Odessa. Ad Odessa incontra un certo dr. Drosnes, convinto assertore della psicoterapia, che lo prende dapprima in cura, ma poi, convinto della gravità del caso, si offre di accompagnarlo da Dubois a Berna. Durante questo viaggio, decidono di fermarsi a Vienna da Freud. Era il 1910.
L’uomo dei lupi, così chiamato dalla sua fobia infantile, aveva 23 anni. Egli sperimentò due analisi successive presso Freud: una prima di quattro anni (1910-1914) e un’altra al suo ritorno dalla Russia, quando in seguito gli eventi rivoluzionari (1917-18) fu spogliato di tutti i suoi averi.
La costipazione isterica sembrò allora cedere alla terapia in quattro mesi, dal novembre 1919 al febbraio 1920. E pare che Freud lo aiutasse negli anni successivi, molto difficili per lui, con offerte periodiche di denaro.
Dodici anni più tardi l’uomo dei lupi rientrò in terapia, per i sintomi d’una psicosi paranoide, con un’allieva di Freud, la Mack Brunswick (4 mesi, dall’ottobre 1926 al febbraio 1927) ed ebbe poi con lui per vari anni e a più riprese delle tranche di terapia fino al 1940. Egli ebbe modo di conservare una corrispondenza epistolare con vari allievi di Freud, fra cui Jones.
S. Freud cominciò a scrivere il resoconto del caso tra l’inizio di ottobre e quello di novembre del 1914 e desiderava pubblicarlo sullo Jahrbuch. Tuttavia, le difficoltà della guerra fecero sì che esso vedesse la luce solo dopo la sua fine, nel 1918 e in occasione della quarta serie dei suoi Sammlung Kleiner Schriften.
Il “Caso dell’uomo dei lupi” è importante per comprendere:
- La novità tecnica che l’analista possa stabilire unilateralmente una data per il termine dell’analisi, quando questa sembra per lungo tempo non faccia progressi
- La definizione della “scena primaria”
- La questione relativa alla percezione analitica dei primi traumi e delle prime fantasie
- La soluzione omosessuale del problema edipico ( l’Edipo passivo di Marie Bonaparte) e le complesse resistenze che vi sono rivolte contro
- Le difficoltà nella descrizione dell’Inconscio nel bambino piccolo
- Freud, Sigmund(Autore)
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RIF. Tratto dal libro:“Casi Clinici” di Sigmund Freud
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