Last Updated on 11 Marzo 2024 by Samuele Corona
52 Psicologi, pedagogisti, studiosi e i ricercatori più importanti nella storia occidentale. La psicologia e la pedagogia sono discipline che si occupano dello studio del comportamento umano, del pensiero e dello sviluppo dell’individuo.
Nel corso della storia, molti brillanti e influenti psicologi e pedagogisti hanno contribuito a gettare le basi di queste scienze e a fornire preziose intuizioni sulla natura umana.
In questo articolo, esploreremo alcune delle figure più importanti nel campo della psicologia e della pedagogia, il cui lavoro ha avuto un impatto duraturo sul modo in cui comprendiamo e modelliamo l’educazione e la mente umana.
52 Psicologi e pedagogisti più importanti della storia
Ecco un elenco dei principali psicologi, autori, pedagogisti che con le loro teorie e ricerche scientifiche hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo e alla evoluzione delle scienze psicologiche e pedagogiche.
Per ciascun autore, in ordine alfabetico, vengono fornite sintetiche informazioni per inquadrare la vita e le opere.
#1. Alfred Adler
Medico e psicologo austriaco (Vienna 1870-Aberdeen 1937) noto per aver fondato la scuola di pensiero conosciuta come “Psicologia Individuale”. È anche ricordato per il suo concetto di “Complesso di inferiorità”, che secondo la sua teoria gioca un ruolo importante nella formazione della personalità.
Fu il membro più autorevole del piccolo gruppo che, fin dal 1902, si riuniva il mercoledì a casa di Freud. Nel 1911 fu espulso dal circolo psicoanalitico di Freud e fondò la Società di Psicologia Individuale.
Nel frattempo le simpatie per le idee socialiste lo portarono a svolgere la sua attività di medico e di psicoterapeuta nei quartieri popolari di Vienna.
Con l’avvento al potere dei socialdemocratici nel primo dopoguerra si impegnò in un ampio programma di servizi sociali psicopedagogici. Il mutato clima politico e la vittoria della destra clericale lo spinsero ad emigrare negli Stati Uniti.
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#2. Gordon Willard Allport
Psicologo statunitense (Montezuma, Indiana, 1897-Harvard 1967), si dedicò soprattutto allo studio della personalità, considerata come l’insieme di diversi “tratti” che, sebbene comuni in molte persone, possono indurre ogni individuo a comportarsi in maniera diversa.
Ipotizzò una prima divisione in tratti comuni e tratti personali: i primi sono quelli che possono essere identificativi per un gruppo di persone o categoria, i secondi sono propri di ogni singolo individuo, e non possono essere definiti in una sola parola.
Allport distinse i tratti personali in tre tipologie differenti: Tratti cardinali, Tratti centrali e Tratti secondari.
Fondamentali i suoi studi sul pregiudizio basati su due differenti processi cognitivi: la categorizzazione e la generalizzazione. Questi due processi evidenziano la limitatezza funzionale della mente umana, che produce valutazioni di tipo errato che possono portare all’etichettamento degli individui.
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#3. Albert Bandura
Psicologo canadese (Alberta 1925), condusse numerosi esperimenti sull’apprendimento per imitazione, tra cui “L’esperimento della bambola Bobo”, indagando in particolare le cause del comportamento aggressivo nei bambini. Elaborò la teoria dell’apprendimento sociale, sottolineando l’importanza del ruolo del modellamento.
È famoso anche per aver elaborato il costrutto di Autoefficacia che afferma che le convinzioni sulla propria efficacia personale dipendono da 4 processi psicologici fondamentali: cognitivi, motivazionali, affettivi e selettivi.
L’autoefficacia lega il comportamento umano all’autopercezione del proprio funzionamento interiore e alla relativa capacità di sfruttare i dati ottenuti per il raggiungimento del soddisfacimento di ciascun bisogno psicologico.
Ha postulato l’esistenza del “disimpegno morale” ossia dei processi tramite i quali l’individuo si autogiustifica, disattivando il controllo morale per mettersi al riparo da sentimenti di svalutazione, senso di colpa e vergogna-
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#4. Frederic Barlett
Psicologo inglese (Stow-on-the-Wold, Gloucester, 1886-Cambridge 1969), noto soprattutto per i suoi studi sulla memoria.
La sua opera più importante fu Remembering (1932), che esamina l’influenza dei fattori sociali nella memoria in un ambiente sperimentale.
Invece delle tradizionali sillabe prive di senso, Bartlett utilizzò materiali “significanti” per studiare gli effetti dell’esperienza passata sull’assimilazione di informazioni.
Propose il concetto di “schema” per riferirsi ai temi generali che ricaviamo dall’esperienza. Il suo test-racconto La Guerra degli Spettri è diventato uno strumento standard per la valutazione sperimentale della capacità di immagazzinamento/richiamo di informazioni da parte della mente umana.
- Bartlett, Frederic(Autore)
Bartlett compì anche ricerche sul ragionamento e nelle sue teorie si riscontra un’opposizione all’associazionismo e una sottolineatura del carattere adattivo dei processi mentali.
#5. Alfred Binet
Psicologo francese (Nizza 1857-Parigi 1911), si interessò inizialmente allo studio della psicopatologia e dell’ipnosi (collaborando anche con Charcot), per dedicarsi poi allo studio dei processi di pensiero.
È noto soprattutto per aver elaborato insieme allo psichiatra Theodore Simon il primo test di intelligenza : la cosiddetta “Scala Binet-Simon” (1905).
Un raffinamento della scala Binet-Simon, fu pubblicato nel 1916 da Lewis M. Terman, che incorporò l’idea dello psicologo William Stern che l’intelligenza individuale può essere misurata come quoziente di intelligenza (QI).
Il test che è chiamato Stanford-Binet Intelligence Scale, pose le basi per uno dei moderni test di intelligenza ancora oggi usato, conosciuto come “test QI”.
#6. Eugen Bleuler
Psichiatra svizzero (Zollokin, Zurigo, 1857-1939), fu professore di psichiatria e direttore dal 1898 al 1927 del manicomio di Zurigo. Richiamò alla sua scuola allievi di brillante talento quali Jung, Abraham, Binswanger, Minkowski.
Fu uno dei più importanti psichiatri europei di ogni tempo e apportò contributi fondamentali alla moderna psicopatologia, ridefinendo clinicamente la schizofrenia e l’autismo, di cui coniò anche i relativi termini.
La sua opera più importante è Dementia Praecox o il gruppo delle schizofrenie (1911), in cui riformulò profondamente la classica nosografia ottocentesca delle psicosi schizofreniche di Emil Kraepelin e coniò il termine di “schizofrenia” per indicare le psicosi caratterizzate da dissociazione psichica.
Le sindromi schizofreniche sono caratterizzate, secondo Bleuler, dai tre processi patologici della dissociazione, del delirio paranoide e dell’autismo (anch’esso un termine coniato dallo stesso Bleuler).
- Bleuler, Eugen(Autore)
Bleuler si interessò in particolare della dimensione psicologica di tali processi, cercando anche di estendere e applicare alcuni assunti psicoanalitici all’interpretazione della sintomatologia psicotica.
#7. John Bowlby
Psicologo inglese (Londra 1907-1990), nell’opera Attaccamento e perdita composta di tre volumi (1969, 1973, 1980) elaborò “la teoria dell’attaccamento”, basata sul legame tra madre e bambino.
Per Bowlby è molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata, poiché dipende da questo un buono sviluppo della persona. Stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia.
Secondo Bowlby il modello di attaccamento è qualcosa che va a caratterizzare la relazione stessa con la figura di riferimento durante l’infanzia. Questo diviene successivamente un aspetto della personalità e un modello relazionale per i futuri rapporti.
- Bowlby, John(Autore)
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#8. Josef Breuer
Medico e neurofisiologo austriaco (Vienna 1842-1925), fu amico e collaboratore di Freud con il quale pubblicò i famosi Studi sull’isteria. L’influsso della neurofisiologia di Müller e di Helmholtz lo portò a concepire il sistema nervoso come un sistema di scarica dell’energia accumulata. La mancata scarica di tale energia provocherebbe la nevrosi.
Breuer è noto soprattutto per il lavoro condotto con una paziente, “Anna O” che soffriva di diversi sintomi, quali paralisi e disturbi della visione e della parola.
Avendo avuto a lungo la giovane in trattamento mediante ipnosi, su proposta di Freud aveva iniziato ad applicarle il “metodo catartico” da questi ideato. Breuer notò che i sintomi diminuivano o sparivano dopo che la paziente ne parlava. Anna O chiamò tale sistema “spazza camino”.
Le discussioni intercorse tra Breuer e Freud a proposito di questo caso sono documentate nel libro Studi sull’isteria del 1895, che porta la firma di entrambi, e che costituisce la base per la nascita della psicoanalisi freudiana.
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#9. Jerome Seymour Bruner
Psicologo statunitense (New York 1915), dal 1945 al 1971 insegnò psicologia ad Harvard, dove fondò il Centro per gli Studi Cognitivi. Nel 1974 si trasferì in Inghilterra (a Oxford) e tornò negli Stati Uniti solo nel 1981. Insegnò nuovamente ad Harvard, per poi passare alla New School for Social Research di New York e, infine, alla New York University.
Dà inizio ad un nuovo indirizzo noto come New Look che sostiene la continuità tra l’attività percettiva e quella concettuale. Le ricerche sviluppate da Bruner durante gli anni ’60, sui processi di apprendimento, sui contenuti, sui modi e gli strumenti dell’insegnamento, ebbero grande diffusione nel mondo.
Bruner focalizza la sua attenzione sull’apprendimento e sull’uso del linguaggio e sulla incidenza di quest’ultimo sullo sviluppo della mente. Il linguaggio verbale, introduce il bambino nei modi di ragionare (che spesso coincidono con i “modi del dire”) caratteristici della sua cultura di appartenenza. E se è vero che la cultura è creazione dell’uomo, è ugualmente vero che essa plasma la mente.
L’attività mentale non è solitaria, è invece vissuta con gli altri, fatta per essere comunicata e sostenuta da codici culturali. Grazie a questi studi Bruner approda ad una nuova idea della mente e del suo sviluppo: le proprietà distintive della vita psichica sono da ricercarsi nella vita sociale e culturale delle persone, nei loro tentativi di costruire percezioni e resoconti dell’esperienza socialmente condivisibili.
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#10. Walter Bradford Cannon
Neurologo e fisiologo statunitense (Prairie du Chien, Wisconsin, 1871-Franklin, New Hampshire, 1945), dopo la laurea all’Università di Harvard, iniziò la carriera universitaria come medico, occupandosi di mobilità gastrointestinale. Si interessò poi allo studio delle emozioni e delle loro relazioni con la base biologica. È noto anche come primo esponente della medicina psicosomatica.
Nel 1930 tenne una serie di conferenze alla Sorbona raccolte nel libro La saggezza del corpo.
Cannon ipotizzò l’esistenza di un centro emotivo sito nell’ipotalamo e compì molti esperimenti con cavie animali per verificare questa sua teoria. Cannon fu anche il primo teorico della fight-or-flight response (reazione di attacco o fuga).
#11. Raymond Bernard Cattell
Psicologo statunitense di origine inglese (Staffordshire 1905-Honolulu 1998), si laureò a Londra con Spearman, nel 1937 si trasferì negli Stati Uniti dove fu allievo di Thorndike.
Le sue principali realizzazioni si sono concentrate sullo studio della personalità, dell’intelligenza e delle scienze statistiche applicate alla psicologia. Nella ricerca sulla personalità, è ricordato per il suo modello di analisi a 16 fattori (questionario 16PF), sostenendo che il precedente modello di Hans Eysenck, a 3 elementi (estroversione-introversione, neuroticismo e psicoticismo), era eccessivamente semplificato per poter misurare i fattori primari della personalità.
Cattell fu il primo a proporre un modello multi-livello di personalità a struttura gerarchica, con fattori primari di base (i cui tratti di personalità si esplicano a livello planetario) e un livello più ampio di “secondo ordine”, identificato da tratti di livello superiore di organizzazione della personalità. I cinque tratti globali di base sono, a tutt’oggi, identificati con il modello di personalità diffuso dal Big Five.
#12. Jean-Martin Charcot
Neurologo e psichiatra francese (Parigi 1825-Nièvre 1893), insegnò clinica delle malattie nervose all’università di Parigi. Inaugurò nel 1882 una stretta collaborazione con l’ospedale parigino della Salpêtrière, facendone un centro di insegnamento e di ricerca di livello mondiale.
Le spettacolari lezioni del martedì, in cui presentava dal vivo casi clinici, “pensando ad alta voce”, attrassero personalità come Janet, Babinsky, Binet e il giovane Freud.
Come neuropatologo studiò le localizzazioni cerebrali e come psichiatra, si occupò di clinica dell’isteria. Concepì l’isteria come una malattia psichica “funzionale”, senza base anatomopatologica.
- Didi-Huberman, Georges(Autore)
#13. Charles Robert Darwin
Naturalista inglese (Shrewsbury, Shropshire, 1809-Down, Kent, 1882), la sua teoria dell’evoluzione della specie per selezione naturale rivoluzionò la biologia. Nella prima metà dell’Ottocento l’ipotesi evoluzionistica era già sostenuta da altri studiosi, ma Darwin fu il primo a dimostrare che essa permetteva di coordinare e spiegare un’enorme mole di dati.
In The expression of emotion in man and animals (1872) avanzò l’ipotesi che le espressioni facciali fossero universali, biologicamente innate e adattive dal punto di vista evolutivo ma fu tacciato di scarsa scientificità e per molti decenni l’idea predominante rimase quella sulle origini culturali delle espressioni emotive.
Si dovettero attendere gli anni ’60 perché alcuni ricercatori dimostrassero che le espressioni facciali erano associate in maniera affidabile a determinati stati emotivi come aveva ipotizzato Darwin. Ad oggi il fatto che le espressioni emotive siano innate, universali e abbiano origine biologica si fonda su un solido corpus di ricerche scientifiche.
“L’origine della Specie” di Charles Darwin fa parte della lista: 50 Libri che hanno fatto la storia e cambiato il mondo
#14. John Dewey
Filosofo e pedagogista statunitense (Burlington, Vermont, 1859-New York 1952), docente in varie università statunitensi, presso le quali aprì una scuola elementare sperimentale. Dal 1904 al 1929 insegnò alla Columbia University di New York; a questo periodo seguirono anni di viaggi e di impegno politico che lo portarono a fondare un partito di democrazia radicale negli anni della Grande Depressione (1929-1933).
Considerato da molti il più grande pedagogista del Novecento, il suo pensiero pedagogico ruota attorno ad una teoria dell’esperienza, intesa come luogo di relazione e scambio reciproco tra il soggetto e l’ambiente: uno scambio attivo e trasformativo. In questo contesto, ruolo centrale occupa la riflessione politica sul principio di democrazia intesa come un un tipo di vita associata, di esperienza continuamente comunicata.
L’ambiente scolastico viene definito da Dewey come un “ambiente speciale”, caratterizzato da compiti e funzioni ben precisi, dove è necessario compensare eventuali disagi ambientali offrendo ad ogni soggetto un’ampia gamma di occasioni d’incontro, di scambio, di partecipazione. L’ambiente sociale è veramente educativo, secondo Dewey, solo fin dove l’individuo partecipa e condivide un’attività comune.
#15. Hermann Ebbinghaus
Psicologo tedesco (Barmen 1850-Halle 1909), insegnò all’università di Berlino. Contribuì alla nascita della psicologia scientifica con le sue ricerche sulla memoria, condotte attraverso esperimenti sull’apprendimento di sillabe senza senso.
Nel corso delle sue ricerche, Ebbinghaus arrivò ad alcune conclusioni che sono state sostanzialmente confermate dalle ricerche successive, tra queste ricordiamo: l’effetto del super apprendimento, la curva dell’oblio, l’apprendimento massivo e distributivo, l’effetto seriale
Nel suo Compendio di psicologia (1908) interpretò i risultati della sua ricerca in un’ottica associazionistica. I contributi di Ebbinghaus sono tutt’oggi utilizzati nello studio mediante ripetizione spaziata e flashcard. I medesimi principi sono presenti in software di apprendimento come SuperMemo e Anki.
- Hermann Ebbinghaus(Autore)
“La memoria” di Hermann Ebbingaus fa parte della lista: 49 Libri classici della psicologia
#16. Erik Homburger Erikson
Psicoanalista statunitense di origine tedesca (Francoforte sul Meno 1902-Harvick, Massachusetts, 1994), dopo una prima formazione con Anna Freud, nel 1933 emigrò negli Stati Uniti, dove insegnò in varie università (Harvard Medical School, Yale School of Medicine, Università di Berkeley). Si occupò di psicoanalisi dell’età evolutiva studiando il bambino nel contesto sociologico e antropologico.
È noto per aver proposto un modello concettuale dei bisogni del bambino che, partendo dalle originali suggestioni freudiane contenute nella teoria dello sviluppo psico-sessuale, se ne distanzia in favore di una prospettiva psico-sociale e funzionale. Tale prospettiva vede lo sviluppo mentale e psichico del bambino come risultato dell’interazione tra la maturazione organica e le richieste dell’ambiente familiare e sociale.
La sua teoria eriksoniana suddivide l’intero arco della vita in otto differenti età dell’uomo, tenendo conto di esperienze, influenze, bisogni e richieste di natura non solo psicologica ma anche sociale e culturale.
Erikson prende in esame tutti i principali periodi dell’arco globale della vita, a differenza della teoria psico-sessuale freudiana che si attesta al termine dell’adolescenza. In questo modo presenta un modello di sviluppo della vita umana, dalla nascita all’età senile.
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#17. Hans Jürgen Eysenck
Psicologo inglese di origine tedesca (Berlino 1916-Londra 1997), fin dal 1934 si stabilì in Inghilterra dove conseguì, nel 1941, il dottorato in psicologia. Si dedicò soprattutto alla psicologia sperimentale e allo studio della statistica applicata alla ricerca. Nel 1954 gli fu affidata la docenza di psicologia presso la London University. Insieme a Cattel e Allport sostenne l’esistenza nella personalità di diversi tratti comuni, relativamente stabili e misurabili.
Eysenck definì quattro livelli di organizzazione della personalità disposti gerarchicamente: il livello dei tipi, il livello dei tratti, il livello delle risposte ricorrenti, il livello delle risposte specifiche e occasionali.
Secondo la sua teoria i tipi possiedono una determinazione su base biologica, di conseguenza secondo Eysenck anche le patologie mentali avrebbero un’origine organica. I tipi rappresentano le caratteristiche fondamentali e basilari della personalità, le quali forniscono le basi per una classificazione differenziale degli individui. A questo scopo Eysenck elaborò un questionario in due versioni: il Maudseley Personality Inventory e lo Eysenck Personality Inventory (EPI).
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#18. Anna Freud
Psicoanalista britannica di origine austriaca (Vienna 1895-Londra 1982), ultimogenita di Sigmund Freud, curò amorevolmente il padre seguendolo nell’esilio a Londra nel 1938. Insegnante elementare, fu tra i primi a occuparsi di psicoanalisi infantile e nel 1947 organizzò a Londra la Hampstead Child Therapy Clinic.
Ha ipotizzato che la psiche ha una capacità di adattamento dell’Io basata su un sistema di meccanismi di difesa. Oltre a quelli già individuati dal padre Sigmund (regressione, modificazione attiva dell’io, isolamento, annullamento retroattivo, identificazione, proiezione, rivolgimento contro se stessi, trasformazione al contrario, sublimazione) ne teorizzò di nuovi. Tra questi, l’identificazione con l’aggressore, la rinuncia altruistica, l’ascetismo e l’intellettualizzazione.
Ad Anna si deve anche il merito di aver messo in rilievo l’importanza dell’Io (la parte cosciente e consapevole di noi stessi) e dei suoi disturbi: fino a quel momento questa sfera era stata trascurata in favore dell’inconscio e dell’Es. La Freud è ricordata infine per aver spostato l’interesse della psicoanalisi dalla patologia alla normalità, cercando di costruire un modello multilineare dello sviluppo infantile.
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#19. Sigmund Freud
Medico e neurologo austriaco (Freiberg, Moravia, 1856-Londra 1939), iniziò la sua carriera come neurologo. Dopo la laurea in medicina, nel 1881, lavorò nel laboratorio del fisiologo Buercke, poi all’ospedale generale di Vienna con lo psichiatra Meynert, ottenendo nel 1885 la libera docenza in neuropatologia. Nell’inverno 1885-86 seguì le lezioni di Charcot a Parigi. Tornato a Vienna, aprì uno studio privato, occupandosi in particolare di malati di nevrosi e collaborando con Breuer agli Studi sull’isteria (1892-95).
Nel 1897, in seguito al trauma della morte del padre, iniziò un periodo di autoanalisi, incentrata soprattutto sullo studio dei propri sogni. Il risultato fu L’interpretazione dei sogni, uscita nel 1899, ma datata 1900, quasi a indicare la svolta del nuovo secolo. Quest’opera segnò la nascita della psicoanalisi e lo rese noto a un più vasto pubblico.
Freud continuò poi la ricerca sui concetti fondamentali della disciplina della quale offrì una sintesi nelle lezioni tenute dal 1915 al 1917 all’università di Vienna. Nel dopoguerra riformulò le basi teoriche della psicoanalisi e, tornando alla sua prima vocazione filosofica, elaborò le linee di una visione psicocosmica (imperniata sulla lotta tra pulsioni di vita e pulsioni di morte).
Nel 1923 apparvero i primi sintomi del cancro al palato che lo avrebbe portato alla morte. Negli ultimi anni di vita si misurò con i grandi temi della cultura, della società, della religione, confrontandosi in particolare, lui ateo, con le sue origini ebraiche. Con l’avvento del nazismo le sue opere furono bandite e nel 1938 si rifugiò a Londra.
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#20. Friedrich Wilhelm August Fröbel
Pedagogista ed educatore tedesco (Oberweissbach, Turingia 1782-Marienthal, Austria, 1852), studiò fisica, matematica e mineralogia a Jena negli anni in cui la città era il centro della cultura romantica. Nel 1840 aprì il primo Giardino di Infanzia a Blankenburg. Per le sue idee vicine ai movimenti liberali fu osteggiato dal governo prussiano.
Con i Giardini di Infanzia inizia un nuovo modo di concepire, vedere ed educare la natura infantile. Il bambino, infatti, avverte il bisogno irrefrenabile di esprimere il proprio mondo interiore, e lo fa non attraverso il linguaggio ma attraverso il gioco. Per Fröbel il giardino di infanzia rappresentava una palestra dove si allenavano educatori, genitori e bambini in un luogo di partecipazione comunitaria.
Friedrich Fröbel vide l’educazione del bambino come celebrazione ed esaltazione dell’autonomia spirituale dell’essere umano che egli è. Questa attività spirituale si realizza nel gioco, ed è per offrire ai bambini l’opportunità di scoprire se stessi attraverso il gioco che Fröbel ideò il Kindergarten, i giardini d’infanzia. La cosiddetta scuola-giardino è il luogo in cui l’infanzia, paragonata a una pianta, può crescere liberamente accudito da maestre-giardiniere opportunamente formate. Si tratta di un vero e proprio ambiente educativo che produce la serenità e funzionalità degli spazi domestici, aggiungendovi materiali e attività accuratamente pensati nel loro significato pedagogico.
- Friedrich Froebel(Autore)
#21. Aristide Gabelli
Pedagogista italiano (Belluno 1830-Padova 1891), studioso di diritto, lavorò per il Ministero della Pubblica Istruzione collaborando nel 1888 alla stesura dei nuovi programmi per la scuola elementare. Influenzato dal pensiero di Mill, diede un’impronta positivistica alla pedagogia e si convinse che la scienza sperimentale può illuminare la ragione nella sua determinazione del bene, per l’utilità della società civile.
Nel 1880 scrisse Il metodo di insegnamento nelle scuole elementari d’Italia, in cui sostiene la necessità di adeguare i programmi scolastici a quelli delle altre nazioni europee. In questa opera Gabelli si oppone al nozionismo, l’educazione scolastica secondo lui deve avere principalmente il compito di sviluppare il pensiero, di “formare le teste” perché le cognizioni dopo un po’ di tempo di desuetudine dagli studi vengono dimenticate, quando invece il modo di pensare dura tutta la vita, entra in tutte le azioni umane.
La scuola secondo Aristide Gabelli deve non solo liberare l’individuo dall’ignoranza, ma anche metterlo in grado di pensare autonomamente esercitando il senso critico, in modo da poter partecipare utilmente alla vita sociale e civile e contribuire allo sviluppo economico del paese.
- ARISTIDE GABELLI(Autore)
#22. Granville Stanley Hall
Psicologo statunitense (Ashfield 1849 -Worcester 1924), fu il fondatore dell’American Psychological Association e pioniere dello studio scientifico dell’adolescenza. Importanti furono i suoi studi sul problema della sperimentazione.
Si occupò in particolare di ricerca sulla psicologia dello sviluppo. Fortemente influenzato dal pensiero di Charles Darwin e Ernst Haeckel, si occupò di ereditarietà del comportamento, di psicologia dell’educazione e di psicologia dell’adolescenza, fase da lui distinta dall’infanzia.
Espresse tesi fortemente autoritarie e conservatrici, anche in ambito educativo. Hall vede nel comportamento ludico dei bambini il riapparire di comportamenti che hanno caratterizzato l’umanità nelle fasi iniziali della storia evolutiva. Il bambino ripercorre nel suo sviluppo il cammino dell’uomo, rivivendo l’atmosfera che fu propria dei primi abitanti della terra, con le tendenze alla lotta, alla caccia, all’esplorazione; l’ontogenesi ricapitola la filogenesi.
- Granville Stanley Hall(Autore)
#23. Johann Friedrich Herbart
Filosofo e pedagogista tedesco (Oldenburg 1776 – Gottinga 1841), insegnò filosofia a Königsberg e a Gottinga. Sostenne un realismo pluralistico, in cui il reale è semplice e immutabile, ma non unico, e l’accadere del mondo risulta costituito dalle relazioni tra “reali”.
Propose una psicologia intellettualistica e meccanicistica. Nella sua pedagogia, educazione e formazione hanno come obiettivo il raggiungimento della virtù.
#24. Sergej Hessen
Filosofo e pedagogista russo (Ust’-Sysol’sk, Siberia, 1887-Łódz, Polonia, 1950), dopo gli studi filosofici in Germania, lasciò la Russia per opporsi al regime sovietico e si trasferì prima in Cecoslovacchia e, successivamente, in Polonia.
La sua concezione pedagogica ha come punto focale la “teoria della cultura” con valori che si pongono come ideali a priori della storia e dell’esistenza che fondano la storia e la spiegano. Tale teoria studia il modo in cui un individuo viene inserito nell’insieme dei valori e stili di vita che costituiscono la cultura di un gruppo sociale o di una comunità. Hessen identifica tali valori con i nostri attuali ideali culturali e quindi la storia si pone come storia dei valori culturali.
Dai suoi studi focalizza nell’uomo tre diversi momenti di vita a cui l’educazione deve rivolgersi e che si identificano a loro volta in tre stadi successivi, attraverso i quali l’educazione opera anche per quel che riguarda lo sviluppo morale: periodo dell’anomia (biologico), periodo dell’eteronomia (sociale), periodo dell’autonomia (spirituale).
L’idea della scuola unica nasce in Hessen con l’affermazione dell’ideologia democratica, in cui lo stato non si mantiene indifferente ma interviene positivamente all’interno dei rapporti sociali in modo tale da eliminare gli ostacoli sociali ed economici. L’atto giuridico che caratterizza la politica scolastica democratica è costituita dall’introduzione dell’obbligo scolastico.
- Hessen, Sergej(Autore)
#25. Clark Leonard Hull
Psicologo statunitense (Akron, New York, 1884-New Haven, Connecticut, 1952), insegnò psicometria nel Wisconsin e psicologia a Yale. Esponente del comportamentismo, introdusse modelli matematici nello studio dell’apprendimento. Si occupò anche dello studio delle pulsioni, intese come variabili atte a spiegare determinate risposte dell’organismo.
La legge di Hull: “La forza dell’abitudine è direttamente proporzionale al numero delle associazioni fra stimolo e risposta a essa connesse che hanno subito un rinforzo”.
#26. William James
Filosofo statunitense (New York 1842-Chocorua, New Hampshire, 1910), figlio del filosofo Henry, studiò scienze naturali e si laureò in medicina nel 1869.
Viaggiò a lungo in Europa, venendo a contatto con le più vivaci correnti culturali dell’epoca; si occupò di psicologia che insegnò dal 1873 ad Harvard, dove fondò un laboratorio di psicologia sperimentale.
Nelle sue teorie psicologiche rifiuta l’atomismo mentale e ricerca le origini somatiche delle emozioni. Si occupò anche di problemi filosofici e religiosi, cercando di conciliare la scienza con la fede in Dio e la libertà umana.
James rivendica “il valore dell’agire umano”, della volontà di ogni individuo, della capacità degli uomini di interagire con l’ambiente in maniera creativa, determinando condizioni di vita sempre più rispondenti ai loro bisogni e interessi.
William James ormai era il filosofo più famoso degli Stati Uniti quando, ad un anno dalla sua morte, nel 1909, giunge in America dall’Europa invitato dalla Clark University Sigmund Freud, con tre dei suoi più fidati e collaboratori nell’ambito della nuova psicologia psicoanalitica, tra cui Carl Gustav Jung, Sándor Ferenczi ed Ernest Jones.
È in questa circostanza che avvenne anche un incontro personale tra lo psicologo europeo e quello americano; in quell’occasione l’anziano James espresse a Freud la sua ammirazione per la psicoanalisi anche se, qualche tempo, dopo descrisse negativamente il simbolismo onirico e Freud.
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#27. Philip N. Johnson-Laird
Psicologo inglese (Leeds, Yorkhire, 1936), professore a Cambridge e Princeton. Nell’ambito delle sue ricerche sui processi cognitivi ha elaborato la teoria dei “modelli mentali” che ha utilizzato per lo studio dei processi di ragionamento e del linguaggio.
Sia nel caso del ragionamento, sia nel caso della comprensione del linguaggio Johnson-Laird ha tradotto le procedure mentali ipotizzate in programmi informatici: la realizzazione computazionale consente di valutare meglio non solo la coerenza, ma anche l’adeguatezza empirica della teoria.
#28. Carl Gustav Jung
Psichiatra svizzero (Kesswil 1875-Küsnacht 1961), è considerato il fondatore della psicologia analitica. Laureatosi in medicina nel 1900, entrò, come assistente, nel prestigioso ospedale psichiatrico di Zurigo, e divenne allievo di J. Bleuler, il quale aveva individuato, all’interno della categoria delle demenze, i tratti specifici della schizofrenia.
Nel 1906 entrò in contatto con Freud e aderì all’Associazione Psicoanalitica Internazionale. Nel 1913 ruppe con Freud, discostandosi dalle sue teorie psicoanalitiche sull’interpretazione dell’inconscio e della libido. In segno del proprio rispetto, comunque mantenuto, nei confronti di Freud, Jung chiamò la propria teoria “psicologia analitica”.
Nel 1928, Carl Gustav Jung affermò che l’inconscio è composto da immagini, gli archetipi, che determinano lo psichismo, e la cui rappresentazione simbolica si esprime attraverso i sogni, l’arte e la religione.
La personalità secondo Jung è formata da un certo numero di istanze, separate ma interagenti tra loro: l’Io, l’inconscio personale, l’inconscio collettivo, la Persona e l’Ombra. Nel 1921 Carl Gustav Jung pubblica il suo libro più importante, Tipi psicologici, dove attribuisce un posto centrale al Sé, intorno a cui si raggruppano tutti gli altri sistemi psichici. Il Sè funge da collante e garantisce alla personalità l’equilibrio e l’unità.
L’approccio terapeutico di Jung consiste nel riconciliare le forze opposte all’interno della personalità e attraverso la comprensione dell’integrazione tra inconscio personale e inconscio collettivo, la terapia permette di arrivare ad uno stato di individuazione o interezza di sé.
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#29. Melanie Klein
Psicoanalista inglese di origine austriaca (Vienna 1882-Londra 1960), trascorse l’infanzia a Reizes e si stabilì poi a Budapest con il marito dove, nel 1914, si accostò alla psicoanalisi attraverso Ferenczi, allievo di Freud.
Riconobbe però il suo maestro in Abraham e, per seguirlo, nel 1921 si trasferì a Berlino. La morte precoce di Abraham e i ripetuti inviti di Jones la indussero a stabilirsi definitivamente a Londra nel 1926.
Dapprima accolta con favore, negli anni ’40 incontrò la vivace opposizione del gruppo “ortodosso”, capeggiato da Anna Freud. La Klein iniziò la sua pratica con l’analisi dei bambini, nella quale traspose direttamente i principi freudiani.
Il nucleo centrale della teoria kleiniana è la relazione: i contenuti sui quali viene investita la pulsione (oggetti parziali e totali), il conflitto energetico che ne regola il dinamismo (pulsioni di vita e di morte, invidia e gratitudine), le tappe evolutive lungo le quali si forma (la posizione schizoparanoide e la posizione depressiva) e le sue patologie (le psicosi e le nevrosi).
Nel pensiero della Klein la relazione con la madre riveste un ruolo centrale e determinante per lo sviluppo psichico del bambino e, quindi, dell’adulto. Nel passaggio da un’organizzazione patologica della psiche ad un pensiero ambivalente (che, cioè, vive in modo maturo la coesistenza di qualità opposte nell’oggetto) si dimostrano fondamentali i concetti kleiniani di riparazione e invidia.
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#30. Emil Kraepelin
Psichiatra tedesco (Nestrelitz, Meclemburgo, 1856-Monaco 1926), insegnò psichiatria a Heidelberg e Monaco e diresse l’Istituto di Ricerca Psichiatrica di Monaco. Osservando e analizzando attentamente il comportamento dei malati mentali e studiando le loro reazioni come quelle di qualunque soggetto affetto da una malattia somatica, riuscì a distinguere il gruppo delle schizofrenie dalla psicosi maniaco-depressiva.
Il nome di Kraepelin è per lo più associato a due malattie: la demenza precoce e la mania depressiva. Attraverso i suoi studi e attraverso la pubblicazione delle sue opere determinerà una spaccatura generazionale all’interno della psichiatria italiana. Con le rinnovate edizioni dei suoi trattati lo psichiatra tedesco consoliderà l’impianto della psichiatria ad indirizzo clinico.
#31. Raffaello Lambruschini
Uomo politico e pedagogista italiano (Genova 1788-Figline Valdarno 1873), sacerdote, si affermò come uno dei principali esponenti del cattolicesimo liberale.
Nel 1814, Lambruschini rinunciò alla carriera ecclesiastica curiale iniziata a Roma, non condividendo la politica papale, e si ritirò nella tenuta paterna di San Cerbone.
Collaborò alla fondazione di casse di risparmio, si batté per l’introduzione nell’agricoltura di metodi più moderni e a favore della mezzadria, contribuì allo sviluppo e alla diffusione della stampa periodica e alla fondazione di nuove scuole, dagli asili a quelle per la preparazione professionale e magistrale.
Collaborò allo “Statuto” esponendovi le sue idee per la democratizzazione e una riforma interiore della chiesa difendendo l’unità dell’Italia, fondatore della “Guida dell’educatore” (1836-42, 1844-45), prima rivista pedagogica a essere pubblicata in Italia.
#32. John Locke
Filosofo inglese (Wrington 1632-Oates 1704), studiò al Christ Church College di Oxford.
Assieme a Rousseau e Kant fu uno dei primi ad interessarsi al rapporto che intercorre tra l’individuo e la società. Locke sosteneva che il fine dell’educazione fosse l’inserimento nella società ed è necessario un’educazione individuale per ognuno con un proprio insegnante.
Locke si incentrò sull’educazione per i giovani maschi di famiglia ricca, cioè i gentleman, che facevano parte dell’antica aristocrazia ma erano anche inseriti nella vita produttiva. Si tratta di un’educazione individualizzata, privata e basata sull’osservazione del bambino da parte del precettore che deve creare un percorso formativo a partire dalle attitudini e dalle capacità dell’allievo. Scopo del percorso formativo non è la conoscenza ma la costruzione di una personalità corretta per il gentleman.
#33. Konrad Zacharias Lorenz
Zoologo ed etologo austriaco (Vienna 1903-Altenberg, Austria, 1989), laureato in medicina, nel 1949 fondò l’Istituto di Ricerca Comparata sul Comportamento, ad Altenberg. Nel 1954 divenne direttore dell’Istituto di Fisiologia del Comportamento a Seewiesen, in Baviera; nel 1973 ottenne il premio Nobel per la medicina e la fisiologia per i suoi studi sulle componenti innate del comportamento e in particolare sul fenomeno dell’imprinting nelle oche selvatiche.
Lorenz elaborò sin dal 1935 il concetto di imprinting: l’apprendimento istintivo caratteristico di una specie, che pare non derivare dall’esperienza individuale. Queste osservazioni di Lorenz influenzarono fortemente la teoria psicoanalitica dell’attaccamento, sarà lo stesso Bowlby a riconoscerlo.
Ha compiuto ricerche sui problemi dell’aggressività, sulla sua funzione per la sopravvivenza e sui meccanismi che si contrappongono ai suoi effetti deleteri, estendendo queste ricerche dal campo animale fino a quello umano, dove ha osservato come l’istinto aggressivo vada in qualche modo mitigato, ad esempio tramite l’agonismo sportivo.
#34. Anton Semënovič Makarenko
Educatore e pedagogista sovietico (Belopol’e, Ucraina, 1888-Mosca 1939), influenzato dalle teorie introdotte dalla rivoluzione russa, concepì la pedagogia non come processo individuale, o volto alla formazione individuale, ma come processo sociale.
Destinatario della sua educazione non è lo studente ma il collettivo, impegnato in un lavoro produttivo e di solidarietà sociale nei confronti della società stessa e dello stato.
Il suo pensiero si basa sulla ideologia marxista-leninista presente in Unione Sovietica dopo il 1917, anno della rivoluzione di Ottobre. Lo scopo dell’educazione è quello di produrre un buon cittadino comunista. Makerenko aderisce pienamente al centralismo democratico di Lenin, è convinto che la fase della dittatura del proletariato durerà a lungo, per cui l’educazione ha la finalità di formare un individuo comunista e lavoratore senza che lo stesso sviluppi una propria personalità individuale.
Le sue idee sul collettivo e sulla disciplina costituiscono una forte critica alla pedagogia della spontaneità individuale, dunque all’attivismo pedagogico, così come l’uomo nuovo sovietico è l’antitesi del vecchio individuo borghese.
#35. Abraham Harold Maslow
Psicologo statunitense (New York 1900-Menlo Park, California, 1970), si occupò soprattutto del problema dei bisogni e delle motivazioni, attraverso ricerche, sull’importanza dei valori nello sviluppo della personalità. Nel 1962 fondò la Società Americana di Psicologia Umanistica.
Secondo Maslow, bisogni e motivazioni hanno lo stesso significato e si strutturano in gradi, connessi in una gerarchia (La piramide di Maslow); il passaggio ad uno stadio superiore può avvenire solo dopo la soddisfazione dei bisogni di grado inferiore.
Egli sostiene che la base di partenza per lo studio dell’individuo è la considerazione di esso come globalità di bisogni. Secondo Maslow, il saper riconoscere i bisogni dell’individuo favorisce un’assistenza centrata sulla persona.
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#36. Maria Montessori
Educatrice e pedagogista italiana (Chiaravalle, Ancona, 1870-Noordwijk, L’Aia, 1952), è riuscita a rivoluzionare l’ambiente scolastico e rendere i bambini liberi ed autonomi, rivelando in questo modo le loro grandi potenzialità.
Il Metodo Montessori viene usato in tantissime scuole materne, elementari, medie, superiori sparse in tutto il mondo, riscuotendo tutt’oggi grande successo.
La peculiarità del metodo Montessori è: fornire agli studenti il giusto materiale che possono usare loro stessi, un tipo di materiale che stimoli il loro apprendimento autonomo con lo scopo di educare l’intera personalità dello studente e ampliare il loro modo di pensare, in un ambiente sereno e privo di fattori di stress.
Il lavoro nelle Case dei Bambini si basa sul movimento all’interno di un ambiente costruito a misura di bambino, con oggetti fabbricati per la sua forza ed il suo sviluppo, adatti per l’utilizzo autonomo. Il bambino è libero di scegliere quale attività svolgere seguendo il suo istinto, l’interesse e la concentrazione sono costantemente sostenuti.
L’adulto che rispetta la libertà del bambino si presta a diventare rispettoso della libertà in generale, quindi il bambino diviene educatore dell’adulto. L’educazione montessoriana è considerata“l’educazione per la vita”, un bagaglio culturale da preservare dentro di noi.
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#37. Henry Murray
Psicologo americano (New York 1893-Cambridge, Massachusetts, 1988), insegnò ad Harvard prima fisiologia e psicologia e, successivamente, psicologia clinica, diventando nel 1928 direttore della Harvard Psycological Clinic.
Si occupò, in particolare, di ricerche sulla personalità e dell’influenza degli elementi fisiologici e socioculturali sullo sviluppo dell’individuo. Egli riconobbe nella motivazione l’elemento centrale per lo studio della personalità intesa quindi come risultante dalle spinte provenienti da fattori biologici e sociali.
È noto soprattutto per aver creato, insieme a Morgan, il TAT (test di appercezione tematica), test proiettivo basato sulla presentazione al soggetto di illustrazioni e figure.
#38. Alexander Sutherland Neill
Pedagogista britannico (Forfar 1883-Londra 1973), fu il fondatore della Summerhill School, una scuola dove i ragazzi vivevano l’esperienza della cooperazione con gli insegnanti, basata sulla libertà e il rispetto reciproci. La sua proposta educativa trae ispirazione da Rousseau, ma soprattutto dalla psicoanalisi di Freud e di Adler.
La Summerhill School è uno dei più significativi esperimenti di pedagogia libertaria. È un collegio indipendente britannico organizzato come una comunità democratica; è frequentato da ragazzi dai quattro ai sedici anni che generalmente provengono da Paesi stranieri.
È una scuola non repressiva priva di qualunque tipo di autorità o di gerarchia; le abitazioni degli allievi sono suddivise in base all’età e per ogni gruppo è previsto un assistente. Le lezioni sono facoltative; esiste un orario, ma vale solo per gli insegnanti.
I ragazzi sono liberi di fare quello che vogliono, a patto che le loro azioni non provochino alcun danno agli altri, secondo il principio di Neill “Libertà, non Licenza”.
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#39. Ivan Petrovič Pavlov
Fisiologo e psicologo russo (Rjazan 1849-Leningrado 1936), laureatosi in medicina all’Accademia Militare di San Pietroburgo nel 1879, lavorò in Germania dal 1884 al 1886.
Dal 1895 insegnò fisiologia all’Accademia Militare, nel 1904 ottenne il premio Nobel per i suoi studi sul sistema digerente. Successivamente si interessò allo studio del comportamento. È noto per la scoperta del “riflesso condizionato”, da lui annunciata nel 1903.
Le ricerche di Pavlov sulla fisiologia della digestione lo portarono a definire una vera e propria scienza sul riflesso condizionato, detto anche condizionamento classico, o pavloviano. Il condizionamento classico si verifica quando uno stimolo neutro diventa un segnale per un evento che sta per verificarsi.
Se viene a crearsi un’associazione tra i due eventi possiamo parlare di stimolo condizionato per il primo evento e stimolo incondizionato per il secondo. L’esperimento più significativo in questo senso è quello che è passato alla storia come: Il cane di Pavlov.
La scoperta del riflesso condizionato consentì di applicare i metodi obiettivi della fisiologia allo studio dei processi nervosi superiori. I riflessi condizionati naturali e artificiali, le loro modalità di formazione e di azione, hanno assunto grande importanza in fisiologia, psicologia e psichiatria.
Ho parlato di Pavlov nei seguenti post:
- 20 Esperimenti psicologici più famosi della storia
- Ivan Pavlov e l’influenza sulle Terapie Comportamentali
#40. Johann Heinrich Pestalozzi
Pedagogista ed educatore svizzero (Zurigo 1746-Brugg 1827), di famiglia italiana, riparata in Svizzera nel Seicento per sfuggire alle persecuzioni religiose, si formò nella cultura illuministica di Zurigo e seppe unire l’impegno politico-sociale e le esperienze educative.
Nel 1767 aprì una tenuta agricola a Neuhof e nel 1774 creò un istituto assistenziale per bambini poveri. Dopo questa esperienza, dal 1780 gli vennero successivamente affidati un orfanotrofio a Stans e una scuola a Burgdorf. Nel 1805 a Yverdon, sul lago di Neuchâtel, inaugurò l’istituto in cui ebbe modo di fissare definitivamente il proprio metodo pedagogico, ricevendo positivi apprezzamenti da tutta Europa.
Pestalozzi introdusse il concetto di educazione del cuore e educazione familiare Per lui, l’ambiente deve essere un ambiente che fa proprie certe caratteristiche dell’educazione familiare. Per Pestalozzi, l’educazione è una finalità etica, anche perché in quegli anni molti erano i bambini che a causa della guerra restavano orfani del padre, o erano sbandati o abbandonati.
Il pedagogista da questa esperienza giunge a concludere che non esiste solo un’infanzia materialmente abbandonata (senza genitori e senza cibo) ma ne esiste anche una moralmente abbandonata altrettanto pericolosa.
Il concetto centrale nel pensiero di Pestalozzi è il rapporto strettissimo tra natura ed educazione, è importantissimo che l’educando possa vivere esperienze nel proprio contesto. La caratteristica prima di queste esperienze sarà che esse siano fondate sull’intuizione. La pedagogia di Pestalozzi non è impositiva, ma mira allo sviluppo libero e armonico di facoltà già naturalmente presenti nell’animo umano.
- Brühlmeier, Arthur(Autore)
#41. Jean Piaget
Psicologo svizzero (Neuchâtel 1896-Ginevra 1980), studioso di zoologia e laureato in scienze, condusse le prime ricerche nel campo della psicologia collaborando con Binet alla costruzione dei test di intelligenza.
Giunse a proporre una nuova disciplina, l’epistemologia genetica, per la quale fondò a Ginevra, nel 1953, un apposito centro studi. Insegnò psicologia all’Istituto J.J. Rousseau di Ginevra, del quale divenne anche direttore, all’università di Neuchâtel e alla Sorbona di Parigi.
Il pensiero di J.Piaget è un punto fermo per la comprensione dello sviluppo mentale del bambino, argomento a cui l’Autore decenni di ricerca. Il pensiero del bambino, presenta modalità e processi profondamente diversi da quelli dell’adulto che si sviluppano nel tempo, seguendo tappe abbastanza costanti, per giungere alla complessità del pensiero operatorio formale.
Secondo l’Autore esiste una stretta correlazione tra sviluppo somatico e mentale, sviluppo che si basa su due processi continuamente interagenti tra loro: l’adattamento e l’organizzazione.
Il bambino fin dalla nascita, è fondamentalmente un “esploratore”, un soggetto attivo di ricerca che si rapporta con l’ambiente sulla base di due processi: l’assimilazione e l’accomodamento. Il bambino mentre si adatta al mondo, costruisce i propri schemi mentali, rendendoli sempre più complessi.
- Piaget, Jean(Autore)
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#42. Carl Ransom Rogers
Psicologo statunitense (Chicago, 1902-La Jolla, California, 1987), di formazione psicopedagogica, nel 1930 divenne direttore della Società per la prevenzione della crudeltà ai bambini, a Rochester (New York). Professore di psicologia in diverse università, fondò centri di consulenza avviando il metodo della “terapia centrata sul cliente”.
Secondo Carl Rogers, ogni individuo possiede forti spinte verso la crescita, la salute, l’adattamento; verso cioè quello che si definisce realizzazione di sé (tendenza attualizzante).
Lo stare sulla difensiva, l’ansia, le tensioni bloccano queste spinte e la persona perde il contatto con sé, la sua autenticità. I problemi psicologici derivano dal fatto che la persona ha assorbito idee, pensieri, sentimenti valori degli altri non funzionali al suo vivere.
Scopo della terapia è allora quello di aiutare le persone a riprendere il contatto con se stessi, con la propria autenticità, i veri sentimenti e valori, accettandosi per quello che si è. Lo psicoterapeuta rogersiano riconosce nel cliente una persona che, in quanto tale, è in una posizione egualitaria nei confronti del terapeuta.
Ciò comporta la rottura con l’immagine e la funzione tradizionali del terapeuta come esperto dei problemi del cliente. Al contrario, il terapeuta si considera collaboratore e compagno che cresce insieme al cliente in un processo di incontro da persona a persona.
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- Carl Rogers. La teoria della personalità. Le 19 Proposizioni
- Terapia Centrata sul Cliente. L’Approccio di Carl Rogers
#43. Jean-Jacques Rousseau
Filosofo e scrittore svizzero di lingua francese (Ginevra, 1712-Ermenonville 1778), considerato per alcuni versi un illuminista, e tuttavia in radicale controtendenza rispetto alla corrente di pensiero dominante nel suo secolo. Rousseau ebbe influenze importanti e segnò profondamente tutta la riflessione politica, sociologica, morale, psicologica e pedagogica successiva.
Nella prospettiva educativa di Rousseau si vuole esaltare l’educazione negativa, naturale detta pure preventiva in cui la spontaneità dell’allievo è il fulcro centrale, che dovrebbe essere promossa da un educatore/precettore che ha il compito principale di insegnare al suo allievo di imparare a vivere, di proteggersi dai vizi dell’individualismo e dall’autocoscienza urbana.
#44. Burrhus Frederick Skinner
Psicologo statunitense (Susquehanna, Pennsylvania, 1904-Cambridge, Massachusetts, 1990), fu uno dei maggiori rappresentanti del comportamentismo di Watson.
Nutrì profonda diffidenza per le interpretazioni del senso comune e fu sempre molto critico nei confronti delle teorie elaborate dagli psicologi.
Nel 1958 fondò il “Journal for the Experimental Analysis of Behavior” in cui sostenne sempre il valore della psicologia scientifica e accettò unicamente contributi di carattere sperimentale.
Tra le innovazioni metodologiche che propose, inventò la camera di condizionamento operante, nota anche come “Skinner Box”, e il Cumulative Recorder, uno strumento utilizzato per misurare la frequenza dei comportamenti durante la sua ricerca, ritenuta fondamentale in psicologia sperimentale e applicata, sulle “Schede di Rinforzo”.
In un sondaggio del 2002 Skinner è stato giudicato il più influente psicologo del ventesimo secolo, ne ho parlato nel post: “10 Psicologi più influenti del xx secolo”
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#45. Louis William Stern
Psicologo tedesco (Berlino 1871-Poughkeepsie, Stati Uniti, 1938), insegnò prima a Breslavia e Amburgo, poi ad Harvard, dove si era rifugiato nel 1933, quando i nazisti erano saliti al potere in Germania. Nelle sue teorie, filosofiche e psicologiche, l’interesse è sempre rivolto all’individuo, inteso come “persona”, entità complessa in grado di utilizzare il linguaggio e l’intelligenza per relazionarsi al mondo.
I suoi studi sull’intelligenza lo portarono a elaborare il concetto di Q.I. (quoziente intellettivo), dato dal rapporto tra età mentale ed età cronologica del soggetto moltiplicato per 100.
#46. Edward Lee Thorndike
Psicologo statunitense (Williamsburg, Massachusetts, 1874-Montrose, New York, 1949), fu docente alla Columbia University di New York. Si occupò prevalentemente di apprendimento e dell’intelligenza animale. In un secondo tempo cercò di applicare i risultati delle sue ricerche all’apprendimento umano, di cui studiò anche gli aspetti pedagogici.
Egli codifica l’effetto alone, un singolo aspetto positivo o negativo di un individuo può gettare un alone positivo o negativo su tutti gli altri individui. I numerosi esperimenti da lui condotti nelle scuole americane contribuirono a diffondere le conoscenze della psicologia comportamentale nell’ambiente pedagogico e gli permisero l’elaborazione delle sue teorie nonché la costruzione di test e di profitto scolastico.
#47. Edward Bradford Titchener
Psicologo statunitense (Chichester, Inghilterra, 1867-Ithaca, New York, 1927), fu allievo di Wundt. La riflessione sui testi wundtiani fu per lui il punto di partenza verso l’elaborazione di un sistema personale, rigoroso e coerente che va sotto il nome di “Strutturalismo” o “Esistenzialismo ticheriano” o “Introspezionismo”.
Giunto negli Stati Uniti nel 1892 , e divenuto direttore del laboratorio di psicologia sperimentale dell’Università di Cornell, Titchener lavorò in campo teorico e in campo sperimentale per oltre trentacinque anni, pubblicando dieci libri e oltre duecento articoli, questi ultimi soprattutto sull’American Journal of Psychology, che diresse dal 1895 al 1925.
Titchener lavorò nell’ Università di Cornell e dedicò le sue energie di organizzatore alla costituzione di un gruppo selezionato di allievi che volle significativamente contrassegnare con il nome di “sperimentalisti”. Per quasi dieci anni si dedicò alla elaborazione di una adottatissima Experimental Psychology (1901-1905) in quattro volumi, conosciuta come “i manuali titcheneriani di laboratorio”, che contiene dettagliatissime istruzioni relative alla conduzione dell’esperimento psicologico nei suoi aspetti tecnici e strumentali.
#48. Edward Chace Tolman
Psicologo americano (Newton, Massachussets, 1886-Berkeley, California, 1959), esponente del neocomportamentismo e precursore del cognitivismo, noto per i suoi studi sull’apprendimento nei topi in scatole sperimentali apposite (le cosiddette labirinti di apprendimento). La matrice culturale di Tolman è di stampo comportamentista: rifiutava l’introspezione, considerazione del comportamento manifesto come oggetto di studio.
Si occupò di indagare il rapporto fra apprendimento e prestazione, per dimostrare in sede sperimentale l’esistenza di un apprendimento latente, non direttamente connesso alla ricezione di un rinforzo. Per verificare la propria ipotesi, selezionò tre gruppi di ratti e osservò i loro comportamenti in un labirinto.
Nell’apprendimento latente si utilizzano mappe cognitive o schemi mentali, che sono la rappresentazione mentale dello spazio attraversato. Esse ci aiutano ad orientarci nel mondo circostante attraverso connessioni fra oggetti, significati, fatti e situazioni. Ciò è valido anche per esseri umani. Possiamo immaginare le mappe cognitive come delle bussole che ci servono ad incamerare esperienze e fatti, a prevedere le conseguenze di determinate azioni, a creare collegamenti con conoscenze precedenti, a selezionare i comportamenti da assumere in situazioni del tutto nuove.
#49. John Broadus Watson
Psicologo statunitense (Greenville, South Carolina, 1878-Woodburg, Connecticut, 1958), è considerato il fondatore del comportamentismo. Abbinò alla carriera accademica un’estesa attività professionale nell’ambito della pubblicità e della divulgazione scientifica.
I suoi esperimenti furono tanto importanti per tutto il mondo scientifico quanto morbosamente controversi; soprattutto il più famoso che fu denominato Il Piccolo Albert. Riguardava il comportamento infantile e come i traumi potessero influire nello sviluppo psicologico, sostenendo di poter programmare la personalità di un individuo agendo nella tenera età.
#50. Max Wertheimer
Psicologo ceco (Praga 1880-New York 1943), è considerato uno dei massimi esponenti della psicologia della Gestalt assieme a Wolfgang Köhler e Kurt Koffka. Si dedicò soprattutto allo studio della percezione visiva e del pensiero, con particolare attenzione al fenomeno della ristrutturazione.
#51. Wilhelm Max Wundt
Psicologo tedesco (Neckerau, Mannheim, 1832-Grossbothen, Lipsia 1920), universalmente riconosciuto come il fondatore della psicologia scientifica.
Compì studi di medicina, fu allievo dei grandi fisiologi Du Bois-Reymond e Müller e fu assistente di von Helmholtz all’università di Heidelberg. Professore di filosofia prima a Zurigo e poi a Lipsia, dove nel 1879 fondò il primo laboratorio di psicologia sperimentale, attirando allievi dall’Europa e dal Nord America.
La sua produzione, molto vasta, spazia dalla fisiologia alla psicologia sperimentale o “fisiologica”. Negli ultimi anni si occupò anche di psicologia dei popoli.
#52. Lev Semyonovich Vygotskij
Nacque a Gomel, in Russia, nel 1896, e morì a Mosca, nel 1934. Si laureò all’Università di Mosca e s’interessò di psicologia e di psicopatologia dell’educazione e dello sviluppo. È stato il fondatore della scuola storico culturale sovietica.
Il pensiero di Vygotskij, giacché divergeva dall’impostazione di Pavlov, venne ostacolato dal comunismo staliniano e fu ripreso soltanto, dopo la morte di Stalin, negli anni Cinquanta del Novecento. Ha studiato soprattutto i processi cognitivi e l’origine del linguaggio.
Per quanto concerne i processi cognitivi, Vygotskij ha, al contrario di Piaget, sostenuto che nel bambino la funzione interpsichica si sviluppa prima di quella intrapsichica.
Il linguaggio, anche se è strutturato su potenzialità innate, ha, perciò, origine, per Vygotskij, dall’interazione individuo-ambiente. Esso si trasforma, poi, in linguaggio “interno” e contribuisce, in tal modo, alla strutturazione del pensiero.
Il linguaggio è, dunque, da un lato, strumento di comunicazione e, dall’altro, regolatore di comportamenti.
Le sue opere principali sono:Pensiero e linguaggio, Immaginazione e creatività nell’età infantile, Il processo cognitivo.
- Vygotskij, Lev S.(Autore)
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Bibliografia
- “Tutto psicologia e pedagogia” di Barbara Colombo
- “Enciclopedia di psicologia” di Umberto Galimberti
- Wikipedia.org
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Grazie e consiglio di aggiungere: Janusz Korczak
Grazie Romina
Grazie e consiglio di aggiungere: Célestin Freinet, Gianni Rodari, Mario Lodi, Bruno Ciari
Grazie mille Tonia
Fra i pedagogisti Italiani:
Giuseppina Pizzigoni (1870-1947)
che fondò “La Rinnovata” al quartiere Ghisolfa di Milano.
Coeva della Montessori, i due metodi sono abbastanza simili, ma quello pizzigoniano appare molto più flessibile ed adattabile ai tempi; ma, mentre la Montessori è a tutti nota, la Pizzigoni non lo è.
Grazie per il riepilogo in fieri.
Cordialità
Grazie mille Luci 🙂
Grazie, veramente ben fatto. Mi permetto di suggerire Danilio Dolci, Lou Andreas Salomè e Margherita Zoebeli, oltre che appoggiare la candidatura di Paulo Freire. Buona continuazione
Grazie Letizia, ottimi consigli 🙂
Bello elenco, però domando: e Paulo Freire?
Ok Paulo Freire, prima o poi li metteremo tutti 🙂 Grazie per il suggerimento Thatiana.
Complimenti per l’articolo. Naturalmente è impossibile metterli tutti. A mio avviso manca però qualcuno che le suggerisco, nel caso volesse prenderli in considerazione. Primo tra tutti David Paul Ausubel, famoso per l’apprendimento significativo. Poi Jean Marc Gaspard Itard, che diede il via alla pedagogia speciale. Herry Harlow per l’attaccamento infantile, Paul Robin per concetti come l’eguaglianza, l’antiautoritarismo, l’emancipazione femminile. Infine, conosciuto solo dagli addetti ai lavori: Dan Olweus, il pioniere degli studi sul bullismo. Se oggi si parla tanto di bullismo lo si deve a lui e al suo libro “Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono” la bibbia per chi lavora con il bullismo. Un cordiale saluto
Claudio, Grazie mille per il bel commento e i suggerimenti 🙂
un ottimo ripasso! utilissimo
Grazie mille
Innanzitutto complimenti per il lavoro svolto.
Mancano autori come Mahler, Spiz.
Grazie Dafne 🙂
Prima di tutto grazie mille per il Suo articolo. Corredato di foto oltre che di uno stringato pensiero sulle toerie che già questo è frutto di notevole lavoro visto che non è sempre facile compendiare il pensiero di uno studioso. Anche io ho sentito la mancanza di Vygotskij, come già fatto presente, e un altro pò di studiosi moderni (Gardner ad es.), ma mi rendo conto che non è facile. E tra gli italiani citerei Gonnelli Cioni, uno dei pionieri della pedagogia speciale in Italia, o anche Lombroso. E un attuale e bravissimo pedagogista che ho avuto il piacere di seguire in varie conferenze o corsi è il Dott Raffaele Mantegazza (professore di Pedagogia generale alla Bicocca) molto prolifico di idee e di testi. O anche Vittorio Caprara (psicologo della personalità – BFQ). O anche Francine Shapiro psicologa che ha portato in tutto il mondo la tecnica dell’EMDR. Insomma me ne vengono in mente tanti…Al di là di chi si segue o meno. Grazie mille e buon lavoro.
Grazie mille per il commento e gli ottimi consigli. Sto aggiornando l’articolo con le nuove foto e i link interni. Quando terminerò la revisione includerò Vygotskij 🙂
Io metterei anche Vygotskij
Beh, sì, in effetti … 🙂
manca Ferrante Aporti
Ottimo 🙂 Grazie, al prox aggiornamento lo inserirò