Il metamodello, ideato da Richard Bandler e John Grinder, offre una metodologia per accedere alla struttura profonda del linguaggio, dando l’opportunità di comprendere in modo chiaro e profondo il significato specifico che sta dietro le parole.
Quando la mente apprende una qualunque informazione la deve filtrare attraverso le proprie convinzioni e strutture valoriali, finendo così per acquisirne “realmente” soltanto una piccola percentuale.
Il linguaggio che usiamo ogni giorno per interagire con qualcun altro è definito struttura superficiale. La più elementare delle comunicazioni tra due persone costringe a sintetizzare e filtrare le informazioni, trasformandole in strutture più agevoli. Le parole che utilizziamo concretamente, quindi, costituiscono solo una rappresentazione superficiale dell’effettivo significato più profondo all’interno dei nostri pensieri.
Il significato più profondo (l’intenzione) è definito come struttura di ordine superiore del linguaggio. Svelare questo significato più profondo (l’intenzione vera) può offrire la chiave per accedere alle informazioni specifiche che servono a entrare in sintonia con l’autentica prospettiva dell’altra persona, consentendo di comunicare a un livello più elevato di quanto si farebbe normalmente.
Per fare ciò è importante conoscere come le persone elaborano il linguaggio in 3 modi differenti:
- cancellazione,
- distorsione,
- generalizzazione.
Ponendo le domande giuste, si può arrivare al significato che si cela dietro cancellazioni, distorsioni, generalizzazioni, svelando ciò che si vuol dire davvero, al di là di quel che si esprime con le sole parole.
Cancellazione
La cancellazione ha luogo quando si racconta solo parte dell’intera storia, tralasciando di inserire alcuni dettagli nella frase. Quando nel linguaggio interviene la cancellazione, il ricevente si ritrova nella condizione di dover completare da sé le lacune, praticamente inventandole.
Il linguaggio subisce cancellazioni di continuo, scegliendo inconsciamente di non usare certe parole per consentire al parlante di risparmiare tempo ed energie. La cosa avviene ad esempio nelle forme di scrittura abbreviata che si sviluppano con SMS e applicazioni di messagistica tipo whatsapp e simili, cancellando caratteri per risparmiare spazio e tempo.
“Però” diventa un semplice “Xò” e “Ci sei? Si abbrevia in “C6?”: ciò è comodo per chi conosce il linguaggio, ma costringe ad altri a dibattersi in ardue imprese interpretative.
Esempi di cancellazione nel linguaggio
Cancellazioni semplici di persone intorno a cose
- “È più difficile di quanto pensassi”, oppure “ è stato bello!”. Che cosa?
- Spesso le cose e gli oggetti specifici vengono sostituiti da “questo”, “quello”, o “esso”.
Cancellazioni di persone
- “L’ha fatto”, oppure: “Credevano fosse una buona idea”. Chi?
Cancellazioni sulle modalità di svolgimento degli eventi
- “Gliel’ho venduto.” Che cosa? A chi? In che modo?
- Cancellazioni del genere eliminano spesso informazioni necessarie su ciò di cui si sta concretamente parlando.
In che modo il metamodello fa chiarezza
Il metamodello propone domande per ottenere informazioni più specifiche e portare alla luce la struttura più profonda del linguaggio impiegato:
- Chi, che cosa, quando, come?
- Che cosa nello specifico?
- Che cosa esattamente?
Per le cancellazioni semplici (Che cosa?), basta chiedere: “Che cosa è stato più difficile del previsto?”, oppure “Che cosa è stato bello?”.
Per le cancellazioni intorno alle persone (Chi?), puoi dire: “Chi nello specifico?” oppure “Chi credeva fosse una buona idea?”)
Riguardo alle cancellazioni delle modalità di svolgimento degli eventi (Come?), si possono porre domande che cominciano con: “In che modo?” oppure “Come esattamente?” , “Come gliel’hai venduto esattamente?”.
Generalizzazione
La generalizzazione ha luogo quando un’esperienza singola viene collegata a un’altra per comprenderla. La mente prende il significato di un oggetto, esperienza o idea per poi collegare questo modello codificato di interpretazione a distinti oggetti, esperienze o idee, sostanzialmente trasferendo una conclusione verso un altro punto di riferimento.
Affermazioni come: “I politici sono tutti corrotti” mostrano come la mente abbia generalizzato la denominazione e la nozione di corrotto, estendendola a chiunque detiene cariche politiche negli organismi statali, a livello di governo centrale o enti territoriali.
In tale asserzione si è semplicemente fatto di ogni erba un fascio tra tutti i politici, probabilmente soltanto perché a un certo punto qualcuno ha magari avuto una cattiva esperienza con uno o due soggetti prezzolati.
Attraverso la generalizzazione si possono estendere conoscenze attuali ad altri temi spesso servendosi del passato per interpretare il futuro, risparmiando in tal modo tempo prezioso nei processi subconsci.
Ma affidarsi al passato per interpretare il presente e il futuro, ossia ciò che non ancora sperimentato, può lasciare ben poco spazio alla considerazione di qualsivoglia nuovo argomento o pensiero.
Se alla mente capita di percepire che X somiglia a Y, essa può spingersi fino a supporre che X debba perciò anche avere lo stesso significato di Y o quasi. Questa supposizione porta il subconscio a reagire automaticamente a X come se di fatto si trattasse di Y, anche nel caso in cui X sia un argomento del tutto nuovo.
Esempi di generalizzazione del linguaggio
Tutto, sempre, mai, tutti, ogni cosa:
- Tutti gli impiegati dell’ufficio del personale sono degli avvoltoi
- Nei colloqui non vado mai bene
- Tutto ciò che faccio finisce male
Per sconfiggere la generalizzazione si possono porre domande sui dettagli che stanno dietro le parole:
- Davvero tutti agiscono in questo modo?
- Che cosa accade se lo fai?
- Che cosa accade se non lo fai?
- E se semplicemente immagini di poterlo fare?
- Che cosa è possibile?
- Che cosa è impossibile?
Distorsione
La distorsione è un’interpretazione errata dell’informazione e si verifica quando il significato effettivo che si cela dietro la comunicazione viene cambiato e alterato, trasformandolo in qualcosa di diverso.
Di solito la nuova struttura distorta riflette maggiormente il sistema di convinzioni del ricevente.
Manipoliamo di continuo le informazioni che la realtà offre e le deformiamo per riflettere quel che riteniamo vero e non per valutare le potenziali opzioni del loro significato effettivo.
Quando finiamo per concentrarci completamente su qualcosa che riteniamo giusto spesso ignoriamo e modifichiamo ogni evidenza che potrebbe affermare il contrario. La distorsione è frutto del sovrapporsi di percezioni e convinzioni personali.
Dato che la coscienza può contenere solamente una quantità limitata di informazioni, l’attenzione si concentra su quelle che confermano la nostra realtà e quegli elementi di interesse che appartengono alla nostra mappa cognitiva.
Qualunque nuova informazione si proponga al subconscio verrà semplicemente ignorata se le nostre convinzioni la ritengono irrilevante. Ben di rado la distorsione è un atto consapevole: spesso non ci si rende conto che ciò che si percepisce non corrisponde sempre alla verità effettiva.
La distorsione si applica spesso quando si cerca di leggere il pensiero degli altri, di interpretare le loro intenzioni. Ma è importante rendersi conto che la grande differenza tra la percezione e le nozioni di diverse persone impedisce di sapere esattamente cosa l’altro stia pensando o di capire appiano l’intento che muove le sue parole (a meno che non si decida a chiederglielo).
Per superare le distorsioni si possono porre domande sui dettagli che stanno dietro le parole come ad esempio: “E tu come lo sai?”, oppure “Chi ha detto che cosa?”, “Che cosa fa si che quello significhi quell’altro?”
Bibliografia:
- “Programmazione neurolinguistica. Lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva” di Robert Dilts
- “La struttura della magia” di Bandler e Grinder
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