Le terapie familiari sono nate negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, in seguito alla presa di coscienza da parte di alcuni psicoanalisti dei limiti della loro pratica.
Questi avevano costatato che il miglioramento dei loro pazienti era seguito dalla comparsa di un problema in un altro membro della loro famiglia, o al contrario, di una serie di miglioramenti presso ciascuno degli altri membri della famiglia.
Da allora per molto tempo, gli psicoterapeuti del Child Guidance Moviment tennero conto del legame esistente fra un giovane paziente e la sua famiglia: loro considerarono il figlio come la vittima designata della madre superprotettrice e schizofrenogena.
Questi clinici sperimentarono, ciascuno per proprio conto, differenti approcci alle famiglie, con l’aiuto delle loro conoscenze psicoanalitiche e dei modelli di terapia di gruppo. Pratiche diverse come la terapia di ognuno dei partner di una coppia in presenza dell’altro o di psicoterapie di gruppi familiari, furono tentate con speranza, ma anche con molta delusione e frustrazione.
- Ackerman, Nathan W. (Autore)
Ackerman (1937, 1958), al contrario, percepì rapidamente la famiglia come un’entità in sé, con una propria vita psicologica e sociale. Pur restando molto legato al modello psicoanalitico, egli fu uno dei primi a condurre terapie familiari all’interno della pratica di neuropsichiatra infantile.
Egli tentò di aprire i conflitti familiari fino allora nascosti, e di svelare i “segreti familiari”; già aveva percepito che l’impatto di questi ultimi si basavano più sull’interdizione nell’esprimerlo che sull’ignoranza reale dei fatti che si ritenevano coperti. Ackerman si coinvolgeva vivamente durante le sedute per favorire l’espressione più diretta delle emozioni nell’ambito delle famiglie, e non esitava ad incontrarle al loro domicilio.
Altri psicoanalisti prenderanno conoscenza dei lavori condotti a Palo Alto negli anni cinquanta da Bateson e Jackson e creeranno diverse scuole.
Tra questi, Bowen condusse al National Institute of Mental Health di Bethesda, dal 1954 al 1959, ricerche sulle famiglie ospedalizzate insieme a un loro componente schizofrenico. Egli sviluppò un modello basato sul concetto della differenziazione dell’individuo di fronte all’io familiare indifferenziato. Il livello di differenziazione individuale si può trasmettere di generazione in generazione. Ciascuno nella famiglia, rischia d’essere implicato in triangoli emotivi intensi che possono ridurre la sua autonomia. Gli incontri con genitori o i nonni (non necessariamente in presenza del terapeuta) saranno proposti per facilitare la detriangolazione.
Boszormenyi-Nagy crea, dal canto suo, il movimento della terapia contestuale. Sensibile pure lui alle trasmissioni che avvengono da una generazione all’altra, definirà il concetto di lealtà per descrivere il legame forte e profondo, che unisce fra loro i membri di una stessa famiglia, legame che trascende tutti i loro conflitti. Secondo quest’autore, le famiglie custodiscono un libro dei conti dove sono scritti i crediti e i debiti (come a dire le colpe o le trasgressioni commesse).
Tutto avviene come se esistesse una legge che impone il rimborso o la riparazione di ogni debito. Se questa norma non è rispettata il peso del debito sarà trasmesso alla generazione successiva, dove uno dei membri può vedersi delegato al ruolo di presiedere al rimborso o alla trasmissione di questa funzione verso un discendente.
Il paziente designato è per Boszormenyi-Nagy colui che è legato dalle lealtà invisibili a questa funzione di sanare i debiti della sua famiglia. Il modello terapeutico contestuale tenterà di chiarire questi legami, di identificare il debito e di liberarne la famiglia e il suo paziente.
La Scuola di Palo Alto
È stato necessario attendere le ricerche svolte a Palo Alto, affinché emergesse un’altra base teorica che può costituire un punto di riferimento alle nuove terapie familiari. Verso il 1954, Bateson un biologo diventato antropologo appassionato per tutto quello che riguardava la relazione, creò un gruppo di ricerca pluridisciplinare a Palo Alto, in California.
Leggi anche “I 4 Pilastri dell’MRI: i libri fondamentali della scuola di Palo Alto”
Taluni componenti di questa équipe si interessarono in particolare alla comunicazione nelle famiglie schizofreniche, ponendo l’accento sull’importanza dei legami paradossali esistenti fra questi pazienti e la loro madre. Da queste osservazioni emergerà nel 1956, la nozione di doppio legame (“double bind”) che designa una relazione dove uno dei protagonisti riceve due messaggi contraddittori a proposito dello stesso soggetto, ma situati a due livelli differenti (Jackson, 1968).
Il contesto è tale che non permette di svelare né di commentare l’inconsistenza della comunicazione, né di essere in grado di sfuggire. La schizofrenia può risultare allora come una maniera adeguata di reagire ad una tale situazione.
Osservando gli aspetti particolari della comunicazione all’interno delle famiglie, il gruppo di Palo Alto ebbe rapidamente la convinzione che un sintomo potesse essere ben altra cosa che il risultato di una problematica personale rinforzata nel corso di una storia individuale. Al contrario bisognava osservare il suo portatore (il paziente designato: P.D.) come facente parte di un contesto, e il suo sintomo come avente una funzione nell’ambito di una famiglia.
A partire da questo, si rivelò utile pensare a un modello che permettesse di razionalizzare queste osservazioni. Grazie alla varietà delle discipline da cui provenivano i suoi ricercatori (ingegneri, biologi, psichiatri, ecc.), il gruppo di Palo Alto ebbe accesso alle teorie che si stavano elaborando all’epoca:
- la cibernetica e il suo apporto della nozione di causalità circolare (Wiener),
- l’informatica e le nozioni di rete (Shannon),
- la teoria dei giochi (von Neumann),
- la teoria dei tipi logici di Whitehead e Russell,
- la “teoria generale dei sistemi” di Ludwing von Bertalanffy.
- Watzlawick, Paul (Autore)
Questa fusione di idee influenzò profondamente l’équipe del futuro Mental Research Institute di Palo Alto. La prima tappa fu di considerare tutta la comunicazione come un gioco circolare di retroazioni (da A verso B e da B verso A) e non come un messaggio supportato da una relazione lineare.
Bateson e i suoi colleghi consideravano che la stabilità familiare fosse mantenuta grazie alle retroazioni che governavano i comportamenti della famiglia e dei suoi membri. Per loro, quando il sistema era minacciato-perturbato le retroazioni (definite negative) tendevano a restaurare o a mantenere il loro equilibrio o la loro omeostasi. Il comportamento sintomatico poteva, da questo momento, essere considerato come un meccanismo omeostatico.
Progressivamente nacque il concetto di famiglia come sistema aperto, cioè come un insieme di elementi (di persone all’occorrenza) in interazione e con scambi con il mondo esterno. L’essenziale di queste ricerche porterà alla pubblicazione di articoli diventati storici, come “Verso una teoria della schizofrenia” e delle opere di Bateson e di Watzlawick et al. Trovi una raccolta dei contributi più significativi di questi autori nel libro: La prospettiva Relazionale di Watzlawick e Weakland.
Nel 1959 si creò a Palo Alto il Mental Research Institute sotto la direzione dello psichiatra Jackson; Bateson, interessato più alla teoria che alla terapia, si ritirò dall’istituzione. Nel 1955 e nel 1957 furono organizzati negli Stati Uniti i primi incontri nazionali di psicoanalisti sopra citati e del gruppo di Palo Alto. La corrente di terapia familiare sistemica era nata e nel 1962 apparve il primo numero della rivista americana Family Process.
Il movimento di Antipsichiatria
Edith Goldbeter-Merinfeld
ritiene importante aggiungere un’altra sorgente che ha contribuito all’arricchimento del modello sistemico per la sua riflessione critica sulla definizione e la funzione della malattia mentale nella nostra società: il movimento di Antipsichiatria.
I membri di questa corrente nata verso la fine degli anni sessanta, rimetteva profondamente in discussione la pratica psichiatrica classica e le istituzioni rigide della nostra società: la famiglia, l’ospedale psichiatrico.
Secondo loro sarebbe stato necessario, al contrario modificare l’ambiente che avrebbe alienato i pazienti psichiatrizzati. Un’amplificazione sfortunata di questa critica portò ad attribuire alla famiglia la responsabilità della follia di uno dei suoi membri. È anche vero che è stato uno dei rappresentanti di questo movimento, Cooper, che introdusse in Europa le ricerche condotte sulle famiglie, tanto a Palo Alto come in altri luoghi degli Stati Uniti.
- Goldbeter-Merinfeld, Edith (Autore)
Secondo Edith Goldbeter-Merinfeld l’insieme di tutte queste ricerche sopracitate ha influenzato lo sviluppo di molte scuole di terapia familiare che coesistono con relativa buona tolleranza reciproca ancora oggi. Non c’è in effetti un padre creatore unico (come Freud nel campo psicoanalitico), forse a causa della varietà delle discipline e degli orientamenti ai quali appartennero i primi teorici.
Il filone comune a tutte queste scuole sta, secondo Goldbeter-Merinfeld, nell’importanza accordata al contesto (coppia, famiglia, rete, istituzione) dove sorge il fenomeno identificato come problema o sintomo. I membri di questo contesto partecipano dunque alla seduta come il paziente designato identificato come tale.
RIF. Tratto dal libro: “Il lutto impossibile. Il modello del terzo pesante in terapia familiare” di Edith Goldbeter-Merinfeld
Ultima revisione
Bibliografia:
- “Psicodinamica della vita familiare” di Nathan Ackerman
- “Verso un’ecologia della mente” di Gregory Bateson
- “La prospettiva Relazionale” di Watzlawick e Weakland
- “Il lutto impossibile” di Edith Goldbeter-Merinfeld
- Contattami via e-mail Scrivi qui >>
- LEGGI SOS Autostima >>