Last Updated on 3 Giugno 2020 by Samuele Corona
Se anche tu recentemente hai visto lo spot de “Il Coach dei capelli”, il famoso prodotto farmaceutico per mantenere capelli forti, corposi e in salute, e ti sei fatto l’idea che il Coaching sia una qualche metodologia miracolosa che può essere applicata con successo alle estremità pilifere che crescono sulla cute del tuo cranio: siamo proprio fuori strada.
Non lo dico per il risentimento che provo nei confronti dei capelluti, poiché escluso dalla cerchia dei fortunati chiomati da diverso tempo, e non lo dico neppure per il desiderio frustrato di ciò che non ho potuto recuperare (la chioma) nonostante l’offerta di prodotti “miracolosi” e il mio utilizzo compulsivo di tutti quelli che trovavo in commercio (anche quello dello spot incriminato) lo sto dicendo perché l’utilizzo che si fa del termine Coaching è profondamente sbagliato.
Oggi chiunque offre un qualche servizio, ma non capisco perché si debba venderlo come Coaching. I temi sono i più disparati: dal web marketing ai programmi per la perdita di peso, dal public speaking al canto, dai corsi sulla seduzione a quelli per l’autonomia finanziaria etc etc.
Nulla in contrario rispetto a tali attività, sia chiaro, se hanno successo commerciale avranno sicuramente un senso di esistere, ma non è corretto definirle Coaching.
Sull’ Oxford Dictionary vengono offerte due definizioni.
- La prima ci dice che un Coach è, letteralmente, un autobus utilizzato per lunghi viaggi, o un vagone ferroviario.
- La seconda, invece, ci dice che il Coaching riguarda istruzione e allenamento in ambito sportivo, o un percorso educativo individuale, o il supporto allo studio.
Bene la definizione più vicina a un Coach (che ha a che fare con la mente) è l’autobus. Non l’istruttore o l’allenatore: l’autobus!
Il Coaching è un viaggio e non ha niente a che vedere con il ricevere istruzioni o insegnamenti. (John Whitmore)
Il Coaching di Timothy Gallwey
Timothy Gallwey
è stato il primo a dimostrare un metodo semplice ma completo per fare Coaching, più di quarant’anni fa. Studioso di scienze della formazione presso Harvard ed esperto di tennis, Gallwey lanciò la sua sfida nel 1974 con un libro intitolato Il gioco interiore nel tennis, seguito da altri volumi dedicati allo stress e al golf.
La parola “interiore” viene utilizzata per indicare lo stato interiore del giocatore o, per usare le parole di Gallwey, il fatto che “l’avversario nella propria testa è più formidabile di quello dall’altra parte della rete.”
Probabilmente se hai giocato a tennis ti sarà capitata una quelle giornate sul campo in cui non riesci a combinare niente. Io non ho giocato a tennis, ho fatto altre cose, in ogni caso mi sono capitate delle giornate simili, quindi chiunque “credo”si potrà riconoscere nelle parole di Gallwey.
- Gallwey, Timothy W.(Autore)
Gallwey sostiene che se un Coach è in grado di aiutare un giocatore a rimuovere o ridurre gli ostacoli interiori, si manifesterà un’inaspettata abilità naturale sia nell’apprendimento che nella pratica dello sport, senza bisogno di chissà quali input tecnici da parte del Coach.
L’equazione del gioco interiore di Gallwey
Per illustrare la sua argomentazione, Gallwey creò una semplice equazione che sintetizza gli obiettivi del Coaching moderno: Performance = potenziale – interferenze
Sia il Gioco interiore che il Coaching, come fa notare Withmore, si concentrano sul migliorare la performance (P) facendo crescere il potenziale (p) e diminuendo le interferenze (i). Gli ostacoli interiori spesso intimidiscono più di quelli esteriori.
Al momento dell’uscita dei libri di Gallwey, gli istruttori e i professionisti del settore si sentivano minacciati. Pensavano che Gallwey stesse cercando di ribaltare la realtà dell’insegnamento dello sport, minando così la loro autorità e i principi in cui avevano investito così tanto. In realtà Gallwey stava suggerendo che sarebbero stati ancora più efficaci se avessero cambiato approccio.
L’essenza del Coaching
John Withmore
, il padre fondatore del Coaching moderno, fa notare che Gallwey effettivamente aveva toccato l’essenza del Coaching. Qualsiasi definizione del Coaching, secondo Withmore, descrive il collegamento con il Gioco interiore e ciò che rappresenta.
Coaching per Withmore significa: liberare il potenziale delle persone per massimizzare le loro performance. Significa aiutare le persone ad apprendere, invece di istruirle.
- Editore: Unicomunicazione.it
- Autore: John Whitmore , Giovanni Fort , Mattia Bernardini
- Collana:
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2018
Secondo Withmore tutti abbiamo un’abilità innata di apprendere, che viene intralciata quando riceviamo istruzioni esplicite. Non si tratta di un’idea nuova: Socrate aveva espresso il medesimo concetto più di 2000 anni prima, ma in qualche modo la sua filosofia è andata persa.
Il libro di Gallwey ha coinciso con l’emergere di un modello psicologico della natura umana più ottimistico della vecchia visuale comportamentista secondo la quale siamo poco più che contenitori vuoti in cui tutto deve essere introdotto.
Il Coach come saggio giardiniere
Il modello del Coaching ci vede più simili a delle ghiande che a dei contenitori vuoti: Withmore usa questa analogia.
Ciascuno contiene in sé tutto il potenziale per diventare una magnifica quercia. Ci servono nutrimento, incoraggiamento e luce per svilupparci, ma la natura della quercia è già in noi.
Gli alberelli di quercia che crescono spontaneamente nella foresta sviluppano rapidamente un singolo fittone particolarmente lungo e sottile, per cercare l’acqua. Questo può estendersi verso il basso fino a un metro quando l’alberello è alto appena trenta centimetri.
Nella coltivazione in vivaio, il fittone tende ad arrotolarsi su se stesso sul fondo del vaso e viene reciso al momento del trapianto: questo rallenta notevolmente lo sviluppo dell’alberello, almeno finché non sarà ricresciuto un nuovo fittone. Non viene dedicato abbastanza tempo a preservare il fittone e la maggior parte dei vivaisti non si cura nemmeno della sua presenza e della sua funzione.
Un giardiniere saggio, invece, al momento del trapianto srotolerà il tenero fittone, ne assicurerà la punta a un peso e lo infilerà attentamente in un lungo buco verticale scavato in profondità nella terra con una barra di metallo.
Il poco tempo investito in questo processo nelle prime fasi della vita dell’albero ne garantisce la sopravvivenza e gli permette di svilupparsi più in fretta e di diventare più forte dei suoi fratelli cresciuti in batteria per scopi commerciali.
I migliori Coach secondo Whitmore utilizzano il Coaching per emulare il saggio giardiniere.
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Bibliografia:
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