Last Updated on 7 Giugno 2020 by Samuele Corona
Con il termine sciamanesimo si identifica comunemente un insieme di pratiche di carattere magico-religioso che riguarda principalmente quella che, secondo l’odierna terminologia occidentale, potrebbe essere definita una guarigione spirituale e psicosomatica.
La parola sciamano ha origini russe e proviene dal vocabolo siberiano tunguso s’aman; il suo significato originale e preciso è incerto. Esistono termini con lo stesso significato in altre culture, per esempio lo yakuta ojuna, il mongolo buga (boga), il turco-tataro kam e il vedico sram. Quest’ultimo vocabolo potrebbe essere collegato al significato originario del termine, poiché sram significa “scaldarsi” o “praticare le austerità”.
Sebbene la radice originaria potrebbe non essere siberiana, il termine si riferisce a un complesso di pratiche indigene della Siberia e dell’Asia centrale finalizzate alla sottomissione degli spiriti maligni, il cui potere viene annientato grazie all’aiuto di spiriti ausiliari o tutelari ancora più potenti.
Qualunque sia la sua origine etimologica, la parola sciamano è stata ampiamente usata per identificare uno specifico gruppo di guaritori appartenenti a diverse culture tribali e società tradizionali. Costoro sono stati in passato chiamati uomini o donne medicina, dottori antistregoni, stregoni, maghi o, in alcuni casi, veggenti, profeti, streghe e sacerdoti o sacerdotesse.
Era usuale, fino al fondamentale studio sullo sciamanesimo dello storico delle religioni Mircea Eliade, confondere vari concetti e pratiche con lo sciamanesimo. Eliade cercò una definizione più limitata o restrittiva, per distinguere lo sciamanesimo da altre forme di guarigione che presuppongono il sacro.
Dopo la pubblicazione del monumentale lavoro di Eliade, molti studiosi nei campi dell’antropologia culturale e della psicologia culturale hanno adottato la definizione del pensatore romeno, più ristretta, sebbene più complessa.
La prima definizione dello sciamanesimo proposta da Eliade lo identifica come “tecnica dell’estasi”. Il che significa che una caratteristica distintiva della pratica dello sciamano è l’estasi o la trance. Ma, sottolinea Eliade, l’estasi viene impiegata anche da altri guaritori, maghi, veggenti, mistici e streghe. L’estasi sciamanica si distingue dalle altre per via di uno specifico metodo estatico che appartiene allo sciamano, e a lui solo.
Si tratta dello stato di trance durante il quale si crede che l’anima dello sciamano lasci il suo corpo e ascenda al mondo superiore o viaggi in quello inferiore. In questi luoghi, egli o ella incontra gli spiriti (maligni e benigni), le anime dei morti (per esempio i fantasmi di esseri umani e di animali) e le anime perdute e vaganti, o quelle che sono state rapite. Qui, lo sciamano incontra anche gli spiriti ausiliari.
Eliade distingue tuttavia tra la relazione che lo sciamano intrattiene con gli spiriti e quella degli individui che dagli spiriti sono posseduti, o che li evocano. Eliade osserva che tanto nel mondo primitivo quanto in quello moderno ci sono individui che professano di intrattenere una relazione con gli spiriti e che li evocano diventando medium o channeler, essendone posseduti, oppure controllandoli.
Nel definire la relazione dello sciamano con gli spiriti ausiliari egli nota che lo sciamano differisce da una persona posseduta in quanto controlla i propri spiriti ed è in grado di comunicare con i defunti, i demoni e gli spiriti della natura, senza per questo diventare uno strumento nelle loro mani.
- Smith, C. Michael(Autore)
Lo sciamano impiega uno specifico metodo estatico per praticare la guarigione, ma esistono anche altri uomini o donne medicina e guaritori che utilizzano il sacro a fini terapeutici. Non tutti i mistici o guaritori possono dunque essere considerati sciamani, anche se lo sciamano può essere senz’altro considerato un uomo o una donna medicina, o un mistico.
Altri antropologi e psicologi hanno abbracciato una definizione più ampia dello sciamanesimo, soprattutto in riferimento al fatto che lo sciamano è un guaritore o un mistico che entra a suo piacere negli stati alterati di coscienza, e questo anche in assenza delle caratteristiche distintive tracciate da Eliade con riguardo alla discesa o all’ascesa nei mondi inferiore e superiore, o al potere di comandare gli spiriti.
Questa definizione più ampia permette di includere i praticanti di qualsiasi tecnica estatica che accedano agli stati alterati di coscienza in modo controllato; tale definizione può essere maggiormente applicabile alle forme complesse di sciamanesimo che ritroviamo tra molti guaritori rituali nativi del Nord America o tra gli uomini e le donne medicina, in particolare nel Sud-ovest, nelle Pianure e nelle foreste orientali e sud-orientali degli Stati Uniti.
Una delle maggiori distinzioni tra le forme di sciamanesimo siberiano e dell’Asia meridionale e quelle dell’America settentrionale poggia in una certa misura sulla definizione più ristretta di Eliade. Ma va notato che alcuni gruppi nord-americani tra gli eschimesi, gli indiani della costa nord-occidentale e gli Ojibway, aderiscono in modo preciso ai criteri restrittivi di Eliade.
Seguendo la definizione ristretta di Eliade, molti studiosi considerano lo sciamanesimo un fenomeno tipico della Siberia e dell’Asia interna. Altre ragioni conducono a questa comune attribuzione. Per quanto lo sciamanesimo possa essere centrale o periferico, esso è il fulcro attorno al quale si è focalizzata la vita delle società locali in tutte le regioni dell’Asia del nord e del sud.
Questo non significa che lo sciamano sia l’unico e il solo operatore del sacro a scopi religiosi o terapeutici, né che consideri questi ambiti di sua esclusiva pertinenza, perché spesso con la sua figura coesistono altri religiosi, medici, erboristi e mistici. In molte tribù, per esempio, con lo sciamano coabita un sacerdote (e talvolta una sacerdotessa) che ha il compito di officiare i sacrifici.
In alcune culture asiatiche lo sciamano potrebbe addirittura essere egli stesso il rappresentante di una tradizione religiosa o monastica (come lo sciamano Bon Po). Nelle lamaserie buddhiste del Tibet, certi lama sono noti anche come guaritori sciamanici. Sudhir Kakar, psicologo culturale e psicoanalista, documenta il caso di un abate buddhista (il Lama di Macleodgani) molto conosciuto per la sua abilità di guarire vari disturbi mentali ricorrendo a metodi sciamanici.
Il linguaggio di questo guaritore è in parte sciamanico e in parte buddhista; e sciamanici sono i metodi di diagnosi e il trattamento che impiegano questo linguaggio misto. In ogni caso, lo sciamano rimane una figura dominante, ed è solo lui, o lei, in tutta l’Asia, a essere il maestro dell’esperienza estatica per eccellenza.
RIF. Estratto dal libro:“Jung e lo Sciamanesimo” di Michael Smith
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Risorse consigliate:
- “Lo sciamanesimo e le tecniche dell’estasi” di Mircea Eliade
- “La via dello sciamano” di Michael Harner
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