Basarsi troppo sull’opinione della maggioranza può tradursi in scelte non ottimali, convinzioni strane e opportunità mancate. Sono numerosi gli esempi di idee un tempo accettate dalla maggioranza, in un momento e in un luogo specifici, ma che ora sono considerate false: per esempio la convinzione che le donne non siano adatte all’istruzione e che la Terra sia piatta.
La neuroscienziata Tali Sharot, dell’University College di Londra, sostiene che visceralmente siamo portati a seguire la maggioranza. Seguiamo una euristica, un modo semplice di prendere decisioni, che non ci costa fatica: una scorciatoia mentale.
Accade così di giudicare e di prendere decisioni a braccio, secondo intuito, credendo però di avere operato un calcolo, di aver compiuto un autentico ragionamento.
Ed ecco che la via euristica, cioè quella delle scorciatoie mentali con cui semplifichiamo pragmaticamente i problemi ed economizziamo le risorse utilizzate per risolverli, è foriera di distorsioni cognitive: cioè vere e proprie trappole mentali nelle quali tendiamo diabolicamente a cadere.
La distorsione dell’uguaglianza
In neuroscienziato Bahador Bahrami, che studia i processi decisionali di gruppo presso l’University College di Londra, definisce questa tendenza distorsione dell’eguaglianza (Equality Bias).
Ciò a cui si riferisce è l’idea che, quando prendiamo decisioni, spesso ci rifacciamo a una strategia facile, che consiste nel pesare allo stesso modo l’opinione di chiunque, indipendentemente dall’affidabilità e competenza delle diverse persone.
Questo vale non solo in paesi in cui la democrazia è la norma da generazioni, come la Danimarca ad esempio; Bahador e i suoi colleghi hanno sottoposto a test dei cittadini cinesi e iracheni e hanno trovato che comunque le persone usano, nel prendere decisioni, una regola empirica: seguono il voto popolare.
Il problema è che, in molti casi, le persone non sono uguali per competenza e conoscenze. Se devi prendere una decisione medica, è ragionevole attribuire un peso maggiore all’opinione di un dottore con una laurea in medicina e minore a quello di uno zio, per quanto benintenzionato.
A meno che, ovviamente, lo zio non abbia a sua volta una laurea in medicina ottenuta in una buona università, nel qual caso attribuire a entrambe le opinioni lo stesso peso è probabilmente la cosa giusta.
- Motterlini, Matteo (Autore)
Bahador ha trovato che spesso le persone ignorano informazioni che possono aiutarle a stabilire chi sia l’esperto. Preferiscono attribuire lo stesso peso all’opinione di tutti; sembra giusto e non richiede un grande sforzo cognitivo.
Questa tendenza però ha un costo: pesando allo stesso modo l’opinione di tutti, anziché in funzione della competenza, le persone negli esperimenti di Bahador prendevano molte decisioni sbagliate.
Il nostro istinto è di seguire la maggioranza. La maggioranza, però, può avere torto.
I nostri limiti cognitivi si prestano naturalmente a manipolazioni. Possono essere sfruttati per condizionare i nostri comportamenti, orientando per esempio le nostre scelte politiche o di consumatori. Anziché dare lo stesso peso all’opinione di tutti, prendi in considerazione le informazioni che possono aiutarti a stabilire chi è l’esperto.
Tutto questo può sembrare molto antipatico, in particolare pensando alla frequenza con la quale siamo esposti alle opinioni delle persone online, persone della maggior parte delle quali non sappiamo nulla, così che non siamo in grado di identificare e separare gli esperti da tutti gli altri.
Sarebbe sorprendente se il credito che oggi diamo alle opinioni di così tante persone si rivelasse totalmente privo di utilità.
L’aspetto cruciale, sostiene la Sharot, sta nell’usare questa risorsa in modo accorto, e non alla cieca: Nel pagliaio che è la folla, c’è modo di trovare l’ago che è la saggezza? 🙂
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Bibliografia:
- “La scienza della persuasione” di Tali Sharot
- Equality bias impairs collective decision-making across cultures
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