Last Updated on 7 Giugno 2020 by Samuele Corona
Il concetto di inconscio esiste da sempre e ha attraversato tutta la storia della filosofia, sia pur con terminologie differenti, dal daimon greco, alla reminiscenza platonica, al pensiero intuitivo di Plotino. Il vocabolo inconscius è una voce dotta del latino tardo, già presente in Marziano Capella (IV-V secolo), Cassiodoro (VI secolo) e altri autori di quel periodo, e deriva dal latino scire (“conoscere”).
In italiano, come in molte altre lingue, il termine entra nel lessico fin dal suo sorgere e si trova nella letteratura fin da Boccaccio, per poi fiorire con i romantici inglesi e tedeschi. In filosofia, la nozione di inconscio è stata utilizzata da Leibniz, Christian Wolff, Fichte, Kant, Schelling, von Hartmann (che nel 1869, quando Freud aveva tredici anni, pubblicò una Filosofia dell’inconscio in due volumi), Schopenhauer e in particolare da Nietzsche, tanto che si può dire che buona parte della psicoanalisi sia una traduzione in linguaggio psicologico dell’opera nietzscheana.
Lo stesso termine Es, che Freud adoperò per denominare l’inconscio, è di Nietzsche, come riconosce lo stesso Freud: “Adeguandoci all’uso linguistico di Nietzsche […] lo chiameremo d’ora in poi Es”.
Tratto dal libro: “La psicoanalisi” di Pierre Janet
Nel 1846, dieci anni prima della nascita di Freud, Carl Gustav Carus definiva la psicologia come la scienza dello sviluppo dall’inconscio al conscio: “La chiave della conoscenza della natura della vita conscia dell’anima sta nell’inconscio […]. Se fosse impossibile trovare l’inconscio nel conscio, allora l’uomo non potrebbe che disperarsi di non poter mai raggiungere la conoscenza della sua anima, cioè la conoscenza di se stesso […]. Tutta la psiche, in fondo, è nell’inconscio da dove si prepara per uscire”.
L’influenza dell’inconscio nella vita psicologica era un fatto così scontato che la stessa ricerca scientifica se ne era ampiamente occupata ben prima di Freud. Nel 1852, quattro anni prima della nascita di Freud, Hermann von Helmholtz aveva dimostrato sperimentalmente l’esistenza dell’”inferenza inconscia”: la nostra mente aggiunge informazioni a ciò che percepiamo a nostra insaputa, in conformità a ciò che già sappiamo.
Colui a cui toccò il merito di dimostrare scientificamente la prevalenza dell’inconscio nella vita psicologica quotidiana fu Charles Darwin, che, decenni prima di Freud, utilizzò centinaia di volte le parole unconscious e unconsciously proprio per indicare come il ragionamento e il comportamento siano, perlopiù, inconsapevoli: “Penso che avesse ragionato in maniera rapida e inconscia”; “Nessun filologo pensa che una qualsiasi lingua sia stata inventata, ma che si sia sviluppata lentamente e inconsciamente attraverso molti passi”.
Lo stesso concetto centrale della selezione naturale è, per Darwin, quello di selezione inconscia (unconscious selection), ampiamente descritto ne L’Origine delle specie, pubblicato nel 1859, quando Freud aveva tre anni.
Darwin dimostrò in maniera ammirevole come l’interesse degli individui si trovi nella sessualità, perché nella mente agiscono meccanismi inconsci, selezionati dall’evoluzione, che portano a generare prole in grado di proliferare a sua volta.
Nel 1871, quando Freud era adolescente, Darwin scriveva: “Le femmine preferiscono o sono inconsciamente eccitate dai maschi più belli”; “È più probabile che le femmine siano eccitate da alcuni maschi e così, inconsciamente, li preferiscano”; “Molte femmine […] hanno inconsciamente preferito i maschi più belli”; “Gli uomini preferiscono certe donne ad altre per una sorta di selezione inconscia, legata alla capacità di allevare figli fino alla maturità”.
La teoria dell’evoluzione mostra che lo stimolo primario del comportamento, quello maggiormente inconscio, non deriva tanto dal desiderio sessuale di per sé, bensì dal fatto che il sesso porta al successo riproduttivo: la natura si serve degli individui per i suoi scopi, offrendo loro i piaceri del sesso al fine di farli procreare.
Non soltanto Freud non scoprì l’inconscio ma, quando cominciò a occuparsene trovò un concetto pienamente maturo e sviluppato. La stessa influenza inconscia degli avvenimenti dimenticati era stata ormai chiarita dagli studi sul trauma di Pierre Janet.
Freud riconobbe in parte questa derivazione, ma in misura molto minore di quanto lo psichiatra francese ritenesse corretto.
Col passare del tempo Freud trovò ingombrante questa eredità e cominciò a tacerla, per poi addirittura negarla. Erano questi i presupposti per la costruzione di una narrazione leggendaria della storia della psicoanalisi che dominò poi per quasi un secolo.
Janet, molto infastidito dal comportamento di Freud, colse l’occasione della conferenza al Congresso internazionale di medicina di Londra, l’8 agosto 1913, per rivendicare la primogenitura di diversi concetti e presentare un esame critico della psicoanalisi alla presenza dei maggiori psicologi del tempo, ma in assenza di Freud, che non partecipava a congressi estranei al mondo della psicoanalisi, ai quali preferiva mandare i suoi colleghi e allievi.
L’intervento di Janet fu pubblicato negli atti del congresso e mai più tradotto né ristampato per tutto il Novecento, fatto che già in sé dà l’idea del potere culturale del freudismo nel secolo scorso.
La conferenza
Nella conferenza di Londra Janet, con un tono apparentemente gentile e rispettoso, ma di fatto ferocemente ironico, muove una lunga serie di critiche, che possono essere ricondotte a tre tipologie differenti:
- Nega l’originalità della psicoanalisi e del pensiero del suo fondatore, accusando Freud di aver solo rielaborato il sapere del suo tempo, oltre alle scoperte dello stesso Janet
- Taccia Freud di approssimazione, semplificazione e di quello che oggi definiremmo integralismo per quanto riguarda la metodologia della ricerca della psicoanalisi
- Infine accusa lo psicoanalista viennese di metafisica, di misticismo e di un uso di metodi più consoni a una setta che a una scuola di pensiero scientifica.
RIF. Tratto dal libro: “La psicoanalisi” di Pierre Janet
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Bibliografia:
- “L’Origine delle specie” di Charles Darwin
- “Trauma, coscienza, personalità” di Pierre Janet
- “La psicoanalisi” di Pierre Janet
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