Il nostro intuito morale ha radici emotive più che razionali. Le ricerche hanno dimostrato che molte delle nostre decisioni etiche si fondano su sentimenti automatici e non su calcoli razionali e ponderati.
In altre parole non scegliamo con la ragione, soppesando attentamente gli argomenti pro e contro: ci affidiamo invece all’intuito per razionalizzare in un secondo momento ciò che abbiamo deciso sull’onda del momento.
La Teoria dell’intuito morale di Jonathan Haidt, ci spiega che come per la maggior parte delle credenze sulle cose della vita, anche in ambito etico prima vengono le credenze e poi le razionalizzazioni.
Jonathan Haidt è uno psicologo statunitense, professore di leadership etica alla Stern School of Business dell’Università di New York. La sua specializzazione accademica è in moralità ed emozioni morali.
Haidt è autore di due libri: Felicità: un’ipotesi. Verità moderne e saggezza antica che ho incluso nella lista 20 Migliori libri di psicologia secondo Book Authority e Menti tribali: perché le brave persone si dividono su politica e religione che è diventato un bestseller del New York Times.
- Haidt, Jonathan(Autore)
Haidt è stato nominato come uno tra i migliori pensatori mondiali dalle riviste Foreign Policy e da Prospect. Le sue tre lezioni al TED sono state visualizzate più di 3 milioni di volte.
L’Intuito morale ha radici emotive e non razionali
Ti sei mai chiesto perché proviamo un’avversione istintiva per comportamenti come l’incesto ma non siamo in grado di motivarla? Prova a leggere questa storia.
DA Homo Credens:
Mark e Julie sono fratello e sorella. In vacanza dal college, stanno facendo un viaggio in Francia. Una sera, soli in un bungalow vicino alla spiaggia, decidono che sarebbe interessante e divertente provare a fare l’amore: quanto meno sarà un’esperienza nuova.
Julie prende già la pillola, e per massima sicurezza Mark usa il profilattico. Fare l’amore piace a entrambi, ma decidono che sarà la prima e ultima volta. Quella notte rimarrà un segreto speciale, che li farà sentire ancora più legati.
E tu cosa ne pensi: è giusto o sbagliato che abbiano fatto l’amore?
Quasi tutti i lettori di questa storia, costruita da Haidt per valutare valutare le intuizioni morali, rispondono che è moralmente sbagliato. Interrogati sul motivo, rispondono che Julie potrebbe rimanere incinta (ma non è così) o che altri potrebbero scoprirlo (ma non è così).
Alla fine, rinunciando a dare una risposta razionale, si lasciano sfuggire qualcosa di questo tipo: Non lo so. Non so spiegarlo. So solo che è sbagliato.
- Shermer, Michael(Autore)
Sulla base di questa e altre ricerche simili, Haidt sostiene che l’evoluzione ci ha dotato di emozioni morali per aiutarci a sopravvivere e riprodurci. Nell’ambiente paleolitico dei nostri progenitori, l’incesto determinava una forte probabilità di mutazioni genetiche dovute all’accoppiamento fra consanguinei.
Naturalmente, prima della nostra generazione non c’era nessuno che comprendesse le ragioni genetiche del tabù dell’incesto, ma l’evoluzione, eliminando per mezzo della selezione naturale chi li praticava abitualmente, ci ha dato emozioni morali che ci portano a evitare i rapporti sessuali con i nostri congiunti.
Il fondamento del senso del giusto e dello sbagliato. I 5 sistemi psicologici innati e universali
Secondo Haidt, il fondamento del senso del giusto e dello sbagliato va ricercato in cinque sistemi psicologici innati e universali. DA Homo Credens:
#1. Dolore/cura
Associato alla nostra lunga storia evolutiva di mammiferi dotati di sistemi di attaccamento e della capacità di percepire (e provare avversione per) la sofferenza degli altri. Il profondo senso di empatia e compassione che abbiamo sviluppato ci permette ci immaginarci nei loro panni e intuirne i sentimenti nelle situazioni dolorose. Questo sistema è alla base di qualità morali come la generosità, la dolcezza e la propensione all’accudimento.
#2. Equità/reciprocità
Associato al processo evolutivo dell’altruismo reciproco (Ti gratto la schiena se tu gratti la mia) poi evolutosi in un autentico senso del giusto e dello sbagliato riguardo agli scambi equi e iniqui. Questo sistema è alla base di ideali politici come la giustizia, i diritti e l’autonomia individuale.
#3. Identità di gruppo/fedeltà
Associato alla nostra lunga storia di specie tribale capace di formare coalizioni mutevoli. Abbiamo sviluppato la tendenza a nutrire sentimenti di amicizia per i membri del nostro gruppo e di inimicizia per i membri degli altri gruppi. Questo sistema è alla base dell’effetto di “fratellanza” interno alla tribù e di virtù come il patriottismo e l’abnegazione per il bene del gruppo.
#4. Autorità/rispetto
Nato dalla nostra lunga storia di primati dediti a interazioni sociali gerarchiche. Abbiamo sviluppato la tendenza a ubbidire all’autorità, a mostrare deferenza verso i capi e gli esperti e a seguire regole e dettami di chi appartiene a un rango sociale più alto. Questo sistema è alla base di qualità come la leadership e la followership, ivi compresa la stima per l’autorità legittima e il rispetto delle tradizioni.
#5. Purezza/sacralità
Nato dalla psicologia del disgusto e della contaminazione. Abbiamo sviluppato emozioni che ci spingono verso la pulizia e ci allontanano dalla sporcizia. Questo sistema è alla base di valori religiosi quali lo sforzo di condurre una vita più nobile e meno mondana e della credenza che il corpo sia un tempio che può essere dissacrato da attività immorali e agenti contaminanti.
- Dawkins, Richard(Autore)
Nel corso degli anni, raccogliendo le opinioni etiche di oltre 110.000 persone di più di dodici Paesi e regioni del mondo, Haidt e il collega Jesse Graham dell’Università della Virginia hanno rilevato un dato costante:
- i progressisti ottengono punteggi superiori ai conservatori in 1 e 2 (dolore/cura ed equità/reciprocità) e inferiori ai conservatori e in 3, 4 e 5 (identità di gruppo/fedeltà, autorità/rispetto e purezza/sacralità);
- i conservatori ottengono punteggi grosso modo equivalenti in tutte e cinque le dimensioni, meno dei progressisti in 1 e 2 ma più dei progressisti in 3, 4 e 5.
In altre parole, i progressisti contestano l’autorità, esaltano la diversità, spesso accantonano fede e tradizione per poter badare ai deboli e agli oppressi e vogliono il cambiamento e la giustizia a ogni costo, anche a rischio del caos politico ed economico.Viceversa, i conservatori esaltano istituzioni e tradizioni, fede e famiglia, nazione e dottrina e vogliono l’ordine, anche a costo di trascurare i più deboli.
Naturalmente non mancano le eccezioni, ma il punto è che, invece di considerare Sinistra e Destra come “la parte giusta” o “la parte sbagliata”, potremmo riconoscere che progressisti e conservatori enfatizzano valori morali diversi e tendono a inserirsi in queste categorie.
Molte persone infatti, come dimostrato dai politologi Donald Green, Bradley Palmquist ed Eric Schickler lel loro libro Partisan Hearts and Minds, non scelgono un partito perché ne condividono le idee.
Il primo passo è l’identificazione in una posizione politica, di norma ereditata da genitori e coetanei. Una volta aderito a quella posizione, scelgono il partito che meglio la incarna e ne seguono i dettami.
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Ultima revisione
Bibliografia:
- “Homo Credens. Perché il cervello ci fa coltivare e diffondere idee improbabili” di Michael Shermer
- “Menti tribali: perché le brave persone si dividono su politica e religione” di Jonathan Haidt