Last Updated on 13 Ottobre 2019 by Samuele Corona
Numerosissimi sono gli studi e i manuali dedicati alla psicologia positiva e molti concordano su una serie di regole che possiamo considerare fondamentali.
Innanzitutto è bene fare chiarezza su cosa la psicologia positiva NON è.
La psicologia positiva non è una visione chimerica dell’esistenza che ci induce a sperare che la vita sia buona con noi o ci forza a vederla così a tutti i costi.
La psicologia positiva non è neppure un paravento per nascondere i problemi, focalizzando l’attenzione solo sugli aspetti positivi e gioiosi della vita.
La psicologia positiva non consiste di una serie di generici buoni consigli o di una spinta a “pensare positivo”.
La psicologia positiva non è Legge di Attrazione.
Un po’ di storia… Nel diciannovesimo secolo… nella comunità psichiatrica prese campo l’idea dell’individuo visto come difettoso ed essa divenne la regola per oltre un secolo, anzi per molti lo è ancora. Successivamente alcuni psicologi geniali ed innovatori, quali Martin Seligman e Mihaly Csikszentimihalyi, hanno trovato un punto di vista diverso: occorre studiare l’uomo sano, non quello malato. Dagli studi di questi innovatori è nata quella che oggi viene definita psicologia positiva.
Che cos’è la psicologia positiva?
La psicologia positiva è lo studio di tutto ciò che funziona bene nella mente umana, delle facoltà mentali ed emotive che ci aiutano a goderci la vita, a risolvere i nostri problemi e a superare o quantomeno a sopravvivere alle avversità.
È una pratica che mira a coltivare l’ottimismo, la fiducia e la gratitudine. Il suo scopo è capire in quali condizioni queste facoltà si manifestano e si radicano nella nostra mente, in modo duraturo, per poterle insegnare a chi ne ha bisogno.
Secondo Martin Seligman Tutti dovrebbero imparare a svolgere meglio il loro “mestiere di uomini”. Scopi primari di questo “mestiere” sono il benessere e la felicità, da coltivare individualmente e da trasmettere agli altri.
- Martin E. P. Seligman, .(Autore)
Da ciò derivano diversi benefici che interessano tutte le realtà umane che condividono il principio secondo cui chi sta bene mentalmente riesce a dare il meglio di sé, sia quando si tratta di imparare (scuola), sia quando si tratta di produrre (imprese) o di guidare gli altri con coraggio e generosità (politica).
3 Aspetti fondamentali
descrive la psicologia positiva come caratterizzata da 3 aspetti fondamentali:
- è una convinzione,
- è una scienza,
- è una pratica.
Una convinzione
Vivere è una grande occasione, che spesso sprechiamo, per mancanza di intelligenza. Non si parla in questo caso dell’intelligenza che permette di risolvere operazioni matematiche, ma dell’intelligenza della felicità, della capacità di vedere la vita per ciò che è, con i suoi lati positivi e i suoi lati negativi, e di amarla qualunque cosa accada.
Una scienza
Ciò che distingue la psicologia positiva dai semplici buoni consigli o da metodi più antichi è la ricerca della convalida scientifica. Non solo buoni sentimenti, dunque, ma anche studi clinici (che cosa è efficace e che cosa no?), biologia e neuroimaging.
Spesso, nella sua ricerca rigorosa e sistematica di ciò che può aiutarci a stare meglio, la psicologia positiva non fa che riprendere e confermare le teorie e le convinzioni della filosofia antica sulla felicità: per i greci e per i romani la ricerca della felicità era un obiettivo apprezzato e legittimo, che presupponeva un costante lavoro su se stessi.
Una pratica
Il sapere e i concetti non bastano. Per fare progressi occorre esercitarsi.
Le 5 regole fondamentali Psicologia positiva
Numerosissimi sono gli studi e i manuali dedicati alla psicologia positiva e molti concordano su una serie di regole che possiamo considerare fondamentali.
Di seguito le 5 regole fondamentali che Christophe André descrive nel libro E non dimenticarti di essere felice: Esercizi di psicologia positiva.
#1. Conta ciò che fai, non ciò che sai
Da più di due millenni, in Oriente come in Occidente, i saggi di tutte le epoche ripetono agli uomini lo stesso messaggio: per vivere felici occorre assaporare il presente, vivere a contatto con la natura, rispettare gli altri esseri umani, condurre una vita semplice all’insegna della sobrietà, rifuggire la collera, ecc. Sono concetti così lampanti da apparire spesso come vere banalità.
Poi, però, nessuno s’impegna e tutto va avanti come prima. Nella migliore delle ipotesi qualcuno di noi ci prova timidamente, ma poi non insiste: si accorge che è più difficile o più faticoso del previsto, non vede risultati immediati e così finisce per mollare.
Anche un bambino sa cosa ci rende felici e rende bella la nostra vita. Nessuno di noi, però, vuole ammettere che la difficoltà non sta nel saperlo, ma nel metterlo in pratica, specie se ci viene richiesto uno sforzo regolare e prolungato. Nessuno si accorge che l’importante non è ciò che sappiamo, ma ciò che facciamo.
Christophe André ipotizza che per questo motivo la gente coltiva tanti pregiudizi sulla psicologia positiva. Preferiamo sorriderne anziché provare, valorizziamo tanto la teoria e non abbastanza la pratica. Spesso al ruolo di artigiani e apprendisti della felicità, secondo Andrè, preferiamo quello più comodo di pensatori o commentatori.
#2. Allenamento mentale
Tutti sappiamo che per avere più fiato, più forza, più elasticità occorre un allenamento regolare. Siamo tutti consapevoli che non basta dire: “Da oggi proverò ad avere più fiato, più forza, più elasticità”, e desiderarlo. Per riuscirci, dobbiamo dedicarci alla corsa, esercitare la muscolatura, fare yoga o ginnastica in modo regolare. Lo sappiamo bene.
Eppure, quando si tratta della nostra psiche, continuiamo a ragionare così: “Stavolta è sul serio, sono motivato: da oggi voglio stressarmi di meno, godermi di più la vita, lamentarmi di meno, assaporare di più i bei momenti e non lasciarmeli rovinare dalle preoccupazioni”.
Come per il fiato e per i muscoli, non basta volerlo: bisogna allenarsi. Questo “allenamento mentale” consiste nel praticare gli esercizi di psicologia positiva. Che non sono optional o soluzioni facili e miracolose, ma strumenti per attivare in modo regolare le reti cerebrali capaci d’innescare le emozioni positive.
È vero che la vita a volte ci offre gioie inaspettate, senza che facciamo nulla per meritarle. Ma restare in attesa che la manna cada dal cielo ha due inconvenienti: il primo è che certe occasioni non si presentano molto spesso; il secondo è che rischiamo di sprecarle, perfino di non vederle, se restiamo invischiati nelle nostre preoccupazioni e nelle “cose da fare”.
Alcuni studi hanno mostrato che l’esercizio è in grado di potenziare la nostra felicità solo se praticato nell’ambito di una strategia efficace. Più impegno ci mettiamo, più risultati otteniamo. A una condizione: che l’impegno sia ben indirizzato! La psicologia positiva si è data il compito di capire come.
#3. Perseverare
Gli esercizi di psicologia positiva non danno una sensazione di felicità istantanea. O almeno, solo raramente. Sono utili per favorire e agevolare questa sensazione, per farci più attenti alle situazioni piacevoli, più sensibili alle cose e ai momenti positivi della nostra vita. I cambiamenti sono graduali, come in tutte le forme di apprendimento.
Di fronte a una materia nuova, lo sappiamo tutti, ci vuole del tempo per ottenere risultati tangibili: si tratti di suonare il pianoforte o d’imparare l’inglese, è una verità che tutti conosciamo e accettiamo.
Eppure c’è un caso che fa eccezione: quando ci occupiamo del nostro benessere psicologico, vorremmo che tutto funzionasse subito bene. E siccome non è possibile, spesso finiamo per dire: “Ci ho provato, ma non c’è stato verso”, arrivando a concludere che quel certo metodo non è efficace o non è adatto a noi.
- André, Christophe(Autore)
#4. La corda e i fili
Secondo Christophe Andrè gli esercizi di psicologia positiva obbediscono alla logica della corda. Una corda è composta da una miriade di fili. Preso da solo, ogni filo è troppo sottile per sollevare un corpo pesante ma intrecciati gli uni agli altri diventano una corda e possono reggere il carico di pesi molto consistenti.
L’allenamento mentale, che la psicologia positiva insegna, obbedisce a questo modello. Un unico sforzo o un unico esercizio non possono cambiare le nostre abitudini; gli esercizi non vanno solo ripetuti, come abbiamo già detto, ma anche sommati e moltiplicati tra loro. Solo così, tutti insieme, diventano un motore di cambiamento potente.
La psicologia positiva ci offre una grande varietà di esercizi, che corrispondono a tutte le qualità che dobbiamo coltivare in vista di una vita felice.
#5. Spazio all’infelicità
La psicologia positiva non mira a renderci completamente immuni all’infelicità. Un obiettivo del genere sarebbe irrealistico. Piuttosto vuole aiutarci a non essere infelici inutilmente o troppo a lungo.
Per questo la psicologia positiva è tanto interessata alla resilienza, a come affrontare la sofferenza, non solo evitando o limitando le occasioni di soffrire ogni qualvolta sia possibile, ma anche attingendo alle risorse mentali presenti in ciascuno di noi.
Del resto nel mondo attuale, perlomeno nella sua parte ricca e occidentalizzata, emerge un paradosso singolare: più la nostra società cerca di proteggerci dall’infelicità, moltiplicando le rassicurazioni e le forme di assistenza e sostegno, più lo sviluppo delle pratiche psicoterapeutiche attinge al pensiero degli antichi stoici, sulla necessità di accettare gli eventi contrari come componenti inevitabili delle nostre vite e di prepararci alla loro insorgenza, anziché illuderci di non doverli mai affrontare.
Verso una felicità lucida
La felicità, individuale e collettiva, è il grande obiettivo della psicologia positiva. Ma la felicità, secondo André, non deve mai essere un paravento o uno schermo dietro cui nasconderci per dimenticare le avversità. Piuttosto deve diventare il carburante che ci aiuta ad affrontarle.
La Felicità è lo strumento che ci permette di sopportare il lato oscuro della vita. Se ne siamo privi, l’esistenza ci appare solo come un susseguirsi di problemi e di preoccupazioni, a volte di tragedie. Fortunatamente non è solo questo: è anche un susseguirsi di gioie e di scoperte, che ci aiutano a superare le avversità e ci motivano ad andare avanti, qualunque cosa accada.
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Bibliografia:
- “E non dimenticarti di essere felice: Esercizi di psicologia positiva” di Christophe André
- “Imparare l’ottimismo. come cambiare la vita cambiando il pensiero” di Martin Seligman