Ciao, oggi parleremo di manipolazione positiva. È possibile fare un uso onesto e positivo della manipolazione e cioè manipolare le persone per il loro bene?
Sappiamo bene che esistono persone che manipolano per servire interessi egoistici e altre che fanno uso di comportamenti, atteggiamenti e condizionamenti malsani, non tanto per trarre vantaggi personali, ma con lo scopo di asservire e controllare gli altri.
Tuttavia, non sempre manipolare significa adottare un modello relazionale inappropriato, interessato o avvilente.
Eraclito diceva: “Ogni cosa è, allo stesso tempo, se stessa e il suo contrario”.
Comunicare efficacemente
Di tanto in tanto tengo dei corsi sulla Comunicazione, soprattutto per professionisti che lavorano nel settore turistico/alberghiero.
In questi corsi trovo sempre il dipendente dell’azienda diffidente e poco disponibile a nuovi apprendimenti. C’è sempre, e vi sarà sempre una persona che puntualmente, dopo un paio di ore con l’aria soddisfatta di chi ha scovato il trucco del prestigiatore esclamerà: “Ma questa è manipolazione!”.
“Si lo è”, rispondo io, senza troppi giri di parole. È manipolazione positiva, con la quale cerchiamo di trovare un accordo che soddisfi entrambi: il cliente e l’azienda che offre il servizio”.
Certo sarebbe troppo bello se l’obiezione si risolvesse qui, ma ciò purtroppo non corrisponde alla realtà.
Così devo fare ricorso all’inseparabile “classico” di psicologia e comunicazione Pragmatica della Comunicazione Umana di Paul Watzlawick e il gruppo di Palo alto. Questo è per davvero un testo fondamentale per comprendere la comunicazione nelle relazioni patologiche e non.
Il testo descrive i famosi 5 assiomi della comunicazione, anche se qui descriverò brevemente solo i primi due.
Primo assioma
Il primo assioma dice:
Qualunque comportamento comunica qualcosa e, dato che è impossibile avere un non-comportamento, la non-comunicazione è altrettanto impossibile. Qualunque cosa fai o dici, quindi comunica qualcosa agli altri e a te stesso.
Se stai pensando all’ autobus o al treno dove hai il potere di isolarti con le cuffiette dell’Ipod per dimostrare che puoi non comunicare, ti sbagli: Stai comunicando che non vuoi comunicare. È un paradosso 🙂
Analogamente, non possiamo non influenzare.
Se chiedi a qualcuno: “Cosa ne pensi delle mie scarpe nuove?” Qualunque sia la risposta, essa avrà un’influenza su di te. E se non risponde? Il fatto che non risponda è di per sé una risposta: il suo rifiuto di influenzare avrà un’influenza su di te.
Consideriamo l’atteggiamento di un individuo che non può non avere un impatto su un altro individuo, i rapporti umani sono per forza un tessuto di interazioni e influenze reciproche. L’essere umano quindi è per sua natura influenzabile
Secondo assioma
Il secondo assioma dice che: Ogni messaggio ha un livello di contenuto, di relazione e di comando.
Questo significa che se io sono a tavola e dico: “Questa minestra e troppo salata” non sto soltanto facendo una constatazione. Quello che sto facendo è far passare un contenuto e cercare di produrre un apprendimento nella persona con cui sto parlando. Probabilmente la persona starà più attenta a dosare il sale, e quindi metterà in atto un comportamento diverso.
Nella frase non c’e solo un contenuto ma anche un comando implicito che potrebbe essere così espresso: “La prossima volta aggiungi sale”.
Mi viene in mente un altro esempio 💡
Il 31 Agosto, per il 25° anniversario della sua morte, ho visto alla tv il documentario sulla vita di Lady Diana. Mi ha colpito quando Lady Diana ha raccontato l’episodio che scatenò il disturbo alimentare che ha caratterizzato la sua vita da “principessa triste”.
Un giorno il principe Carlo (suo marito) le toccò la pancia e disse: “stai mettendo su qualche chiletto…”.
Ora non conosciamo le motivazioni che stavano dietro il messaggio di Carlo ma queste parole hanno prodotto un apprendimento in Lady Diana che poco dopo si procurò il primo di una lunga serie di vomiti indotti.
Se l’obiettivo comunicativo di Carlo era quello far ammalare sua moglie, allora ha comunicato efficacemente perché ha fatto passare un contenuto e un comando implicito che è stato eseguito dalla principessa.
Se invece Carlo stava solo scherzando, o punzecchiando sua moglie in modo giocoso, e il suo obiettivo era altro: ha fatto un bel casino. Questo significa che Carlo non sa comunicare efficacemente.
Se noti il messaggio è solo uno: ”stai mettendo su qualche chiletto”, quindi sta a noi decidere se comunicare efficacemente o meno, perché il messaggio produce sempre un apprendimento nell’interlocutore, che ci piaccia o no.
Comunicare efficacemente significa che siamo in grado di far passare un contenuto preciso, che non lasciamo spazio ai fraintendimenti, e ci assicuriamo che un comando (più o meno esplicito) venga eseguito dal nostro interlocutore.
E questo lo fanno tutti quelli che si occupano di comunicazione i pubblicitari, le istituzioni religiose, gli apparati burocratici, mezzi di informazione e molti altri. Quindi perché non dovresti farlo tu?
Pensa ai danni che ha causato il principe Carlo con quella frase, non pensi che sarebbe meglio imparare a comunicare efficacemente?
Quindi comunicare efficacemente è manipolazione? Direbbe il corsista. Si lo è, comunicare efficacemente è manipolazione positiva.
Manipolazione positiva vs negativa
Le principali differenze tra manipolazione positiva e manipolazione negativa stanno nell’intenzione, nella trasparenza e nel grado di pressione che si esercita.
Quando proviamo a manipolare positivamente, qualcuno, lo facciamo apertamente e in genere con l’intenzione di fare il suo bene: la pressione è visibile, e anche il tentativo di esercitare un potere.
La manipolazione negativa invece non mira al bene dell’altro, ma a soddisfare obiettivi personali a spese di quella persona: la pressione è nascosta e pseudo-argomentazioni razionali mascherano una richiesta non formulata.
Se hai dei figli e chiedi di scegliere se fare la doccia subito o dopo la merenda, stai manipolando, perché dai l’illusione ai bambini di avere la libertà di scegliere, ma in realtà questa libertà è limitata: non possono scegliere di lavarsi o non lavarsi; possono solo farlo ora o più tardi.
Questa è una manipolazione positiva, perché se pretendi dai bimbi con la forza dell’obbedienza, potrebbero sbuffare e rotolarsi per terra. E non lo farebbero per contrariarti o per provocarti, ma perché sentirebbero di aver subito una costrizione. I bambini, più ancora degli adulti, non amano essere costretti a fare qualcosa.
Che cosa fa il medico quando prescrive un placebo (la famosa pillola di zucchero) per aiutarci a ritrovare la forza e gli stimoli per guarire? Ci manipola!
La somministrazione del placebo è un atto terapeutico di natura manipolativa, ma è una manipolazione positiva, poiché il medico sfrutta le forze di guarigione presenti in noi con il solo obiettivo di curarci, evitandoci di assumere composti chimici che potrebbero danneggiare la nostra salute senza in sostanza darci effetti superiori a quelli del placebo.
Secondo te che cosa fanno gli psicologi? Cosa fanno gli ipnoterapeuti? Cosa fanno tutti i coach, i counselor etc? Manipolano!
Lo fanno usando alcune tecniche di osservazione, di ascolto, di riformulazione e di comunicazione indiretta con lo scopo di aiutarci a trovare una soluzione al nostro problema o, ancora, per darci la forza di cambiare.
Quando grazie a queste persone otteniamo dei risultati positivi (escludiamo i non professionisti e i ciarlatani che è pieno il mondo), abbiamo sperimentato nuove forme di manipolazione positiva.
Chi è il beneficiario di queste pratiche? Il “manipolato”. Qual è l’obiettivo della “manovra”? Far sì che la persona stia meglio, consegua una maggiore autostima, evolva, camminando nella direzione più proficua.
L’educazione e la formazione sono entrambi campi nei quali si applicano le tecniche di manipolazione positiva e dove le altre forme manipolative non dovrebbero esistere.
Quando si vuole ottenere un cambiamento da qualcuno o fargli acquisire nuove conoscenze, nuove competenze è più utile applicare strategie che mirano ad aumentarne l’efficienza e il successo (manipolazione positiva), piuttosto che imporre la disciplina, le minacce, la paura, l’umiliazione o il senso di colpa (manipolazione negativa).
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Bibliografia:
- “Le armi nascoste della manipolazione” di Christophe Carrè
- “Ipnosi conversazionale” di Charlie Fantechi