Il concetto di illusione
si trova espresso, per la prima volta, nel saggio Lo sviluppo emozionale primario, scritto da Donald Winnicott in occasione della conferenza tenutasi alla British Psycho-Analytical Society, il 28 settembre del 1945.
Con esso l’autore si riferisce ad un particolare fenomeno, che è espressione di una primaria e rudimentale forma di relazione del bambino con la realtà esterna, all’inizio rappresentata unicamente dalla madre.
Questa originale modalità relazionale risulta possibile, come al principio ogni altra acquisizione infantile, grazie al fondamentale ruolo di adattamento svolto dalla figura materna.
Successivamente, nel saggio del ’48 Pediatria e psichiatria, Donald Winnicott riprende il concetto, specificando che, perché vi sia illusione, è necessario che l’oggetto oggettivamente percepito (il seno, oggetto della realtà esterna) si sovrapponga all’oggetto soggettivo del bambino (l’oggetto, cioè, da lui creato nel momento del bisogno; sebbene l’infante non sia ancora consapevole che la sensazione di tensione vissuta a livello somatico sia espressione di uno specifico bisogno).
- Winnicott, Donald W. (Autore)
La completa corrispondenza tra i bisogni infantili e gli atteggiamenti di cura e dedizione materna, consente la condivisione di un “vissuto comune” tra madre e bambino, che pone entrambi in una comunicazione reciproca, profonda e diretta.
All’inizio la madre deve quindi offrire un “adattamento quasi perfetto” ai bisogni del lattante, affinché, provvedendo per lui alle sue necessità, gli consenta di vivere l’esperienza della propria magica onnipotenza.
Questa esperienza primaria, cui si può regredire in condizioni patologiche, fonda un vissuto esperienziale, in cui l’oggetto si comporta secondo leggi magiche: esistendo, cioè, quando viene desiderato.
L’illusione di una creatività originaria e magica è resa possibile grazie alla presenza attendibile e costante della madre, che sostiene e condivide l’illusione infantile, perché è in grado di comprendere e rispondere ai bisogni del proprio bambino.
Ed è da questa comprensione immediata e completa dei bisogni infantili, che si sviluppa una situazione in sé paradossale: “la madre colloca il seno reale esattamente là dove il bambino è pronto a crearlo, ed al momento giusto”.
L’illusione è che esista una realtà esterna completamente corrispondente alla capacità di creare, propria al bambino, ma questo risulta possibile perché vi è un sovrapporsi tra ciò che la madre fornisce, ovvero l’oggetto-seno e ciò che il bambino può concepire, cioè l’oggetto soggettivo da lui creato.
La situazione dell’allattamento, che è in sé la prima forma di relazione con l’ambiente esterno, rappresentato dalla figura materna che il bambino non riconosce ancora come separata da sé, corrisponde ad un’esperienza dal carattere unicamente sensoriale, non ancora mentalizzabile.
Il bambino infatti, in questa circostanza, ha la possibilità di sperimentare delle sensazioni piacevoli e rassicuranti, immediatamente susseguenti ad un’iniziale disagio per lui inspiegabile; questa è un’esperienza che, per il bambino, è stata automaticamente prodotta dal proprio corpo.
È in questo senso che Winnicott parla di onnipotenza magica infantile. Da queste origini prende forma la prima relazione d’oggetto, nei termini di una “creazione” infantile.
- Winnicott, Donald W. (Autore)
Per Winnicott, dunque, l’illusione non è errore né inganno, ma, strumento costitutivo del mondo interno e del mondo esterno, essa è l’essenza del vivere, senza la quale non potrebbe aver luogo lo sviluppo infantile e non avrebbe alcun senso l’esistenza umana.
L’illusione non è un’immagine, una rappresentazione dell’oggetto del bisogno venutasi a formare dall’assenza dell’oggetto stesso; l’illusione è creazione, nella misura in cui la rappresentazione dell’oggetto è successiva al riconoscimento della realtà dell’oggetto stesso e della sua mancanza.
Per questo motivo possiamo dire che, all’inizio, il bambino crea effettivamente l’oggetto, grazie alla sua fantasia di onnipotenza e solo successivamente è in grado di rappresentarsi l’oggetto, dopo averlo riconosciuto come non-Me e di trovarvi dei sostituti simbolici, qualora ne avverta la temporanea assenza.
Articoli consigliati:
- Donald Winnicott. La teoria Psicoanalitica. Concetti chiave
- Wilfred Bion. La teoria Psicoanalitica. Concetti chiave
Libro consigliato:
RIF. Tratto dal libro: “Psicoanalisi dello sviluppo” di Donald W. Winnicott
- Contattami via e-mail Scrivi qui >>
- LEGGI SOS Autostima >>