Gli psicologi dello sport dell’Università di Magonza hanno condotto una ricerca su ciò che accade nella mente dei tennisti più forti nelle situazioni di estrema difficoltà, confrontandolo con ciò che avviene nella mente dei giocatori delle categorie inferiori.Nel tennis si parla di “big points”, ossia dei punti decisivi. Sono i colpi che, alla fine, risultano determinanti per l’incontro. Per lo più si tratta di colpi assai difficili, per esempio un rovescio su una palla bassa veloce scagliata in un angolo del campo.Quando uno dei tennisti migliori corre verso una palla difficile, i suoi impulsi cerebrali sono lenti: il giocatore è concentrato solo sul colpo successivo. Contemporaneamente, dentro di lui si svolge un dialogo interiore positivo, accompagnato da immagini di situazioni precedenti che ha saputo affrontare con bravura e che gli confermano la sua capacità. Entrambi questi fattori, la concentrazione sul colpo e la conferma della propria competenza, permettono al campione di dare il meglio di sé.Il pensiero efficace richiede Mindfulness, cioè abilità di gestire i tuoi pensieri con consapevolezza. Mindfulness è un processo cognitivo ovvero un processo in cui pensi a ciò che stai pensando. In questo caso significa essere ben consapevole del tuo sistema di pensiero. Anche se non puoi impedire a tutti i pensieri di manifestarsi, puoi comunque scegliere quelli che preferisci. I pensatori efficaci usano la mindfulness per raggiungere la felicità, la prosperità e il successo duraturo.LEGGI ANCHE: 7 Libri per iniziare a fare pratica di Mindfulness e Meditazione
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I tennisti delle categorie inferiori, invece, reagiscono in modo opposto. Quando uno di questi giocatori si precipita verso una palla difficile, i suoi impulsi cerebrali sono frenetici. Al contrario dei tennisti più forti, questi non si concentra solo sul colpo, ma pensa anche alle conseguenze di un possibile sbaglio, che potrebbe fargli perdere il game e il set.
Poi, invece di cercare una conferma della propria competenza, tende a ricordare la situazioni passate in cui ha fallito un colpo simile. Con queste immagini negative che gli scorrono dalla mente, unite a un dialogo interiore concitato, il giocatore di solito, sbaglia il colpo, così come inconsciamente già sa e si aspetta.
Cosa accade nella mente di Boris Becker?
L’esempio che segue di Boris Becker dimostra quanto sia importante immagazzinare ricordi intensi e incoraggianti, in grado di confermarci la nostra competenza nelle situazioni più difficili.
Diversi anni fa, la Germania incontrò il Brasile in Coppa Davis. L’incontro era praticamente già deciso in favore del Brasile, Boris Becker era sotto di due set nei confronti di Motta. All’improvviso, però, Becker ebbe un sussulto e reagì con veemenza alla sconfitta che si stava profilando. Era come se d’un tratto avesse azionato il turbo. Becker lottò con passione e generosità, e finì per vincere il match. Un vero enigma per gli spettatori.
Qualche mese dopo Becker disputò la finale di un torneo ATP al coperto. Il suo avversario, Jim Courier, dopo un’ora conduceva per due set a zero. Era quasi impossibile riaprire una partita contro Jim Courier quando ci si trovava in svantaggio di due set. Con Motta magari sì, ma non certo con Jim Courier, che all’epoca era il numero uno della classifica mondiale. Becker contro ogni pronostico vinse la partita.
Quando il giornalista gli aveva chiesto come fosse riuscito a non arrendersi a Courier dopo aver perso i primi due set, Becker aveva risposto: “ In quell’attimo, mi sono ricordato della partita con Motta, e questo mi ha aiutato immensamente!”.
Becker seppe “richiamare” i suoi successi per avere una conferma della propria abilità, tenacia e combattività. Indipendentemente da chi fosse l’avversario e dall’importanza dell’incontro, seppe “richiamare” e sfruttare con successo il senso di orgoglio e di consapevolezza della propria abilità, la capacità di trovare la motivazione anche nelle situazioni più difficili.
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