La pandemia di COVID-19 ha introdotto rischi per la salute senza precedenti, nonché pressioni sul benessere finanziario, sociale e psicologico delle persone, a causa del lockdown.
Uno studio scientifico recente sta riscuotendo un certo interesse, in quanto sostiene che l’isolamento, come risposta alla pandemia di COVID-19, ha influenzato la struttura cerebrale delle persone sane. La pubblicazione è in preprint, che significa che non è stata ancora sottoposta a revisione. Lo studio a cui faccio rifermento è disponibile a questo link.
Per essere chiari, lo studio non dice che l’infezione da coronavirus ha un effetto diretto sul cervello delle persone sane. Lo studio riguarda l’impatto dell’intera esperienza di lockdown come risposta alla pandemia di COVID-19.
Pandemia di COVID-19. Il lockdown ha fatto aumentare il volume del cervello
I ricercatori Tom Salomon e colleghi hanno analizzato 50 volontari sani. Tutti i volontari sono stati sottoposti a una risonanza magnetica (Magnetic Resonance Imaging, MRI) tra maggio e luglio del 2020, subito dopo la fine del periodo di isolamento da lockdown in Israele.
Gli stessi volontari erano già stati sottoposti a risonanza magnetica prima dell’inizio della pandemia di COVID-19, per lo più nel 2019. (Presumibilmente le scansioni originali MRI facevano parte di uno studio diverso).
Confrontando le scansioni di risonanza magnetica prima e dopo il lockdown delle stesse persone, Salomon e i suoi colleghi hanno rilevato aumenti significativi di volume del cervello, in particolare dell’amigdala e delle regioni cerebrali associate.
L’intensa esperienza del lockdown associata allo scoppio della pandemia di COVID-19 ha indotto cambiamenti volumetrici nelle regioni cerebrali comunemente associate all’ansia e allo stress.
Gli stessi cambiamenti non si sono osservati nel gruppo di controllo, anch’esso di 50 volontari che sono stati sottoposti due volte a scansione con risonanza magnetica, entrambe le volte prima del COVID-19.
Le circostanze uniche imposte a causa del lockdown COVID-19 hanno creato le basi per un esperimento naturale utile ad esaminare l’effetto di una pandemia sulla plasticità cerebrale.
Gli autori ipotizzano che lo stress emotivo possa essere stato responsabile dei cambiamenti cerebrali osservati. L’amigdala è nota per essere associata allo stress e alle emozioni.
Infine, gli autori suggeriscono che le autorità dovrebbero tenere conto di questi risultati e considerare i rischi da lockdown:
“I nostri risultati mostrano che i giovani adulti sani, senza alcuna traccia di problemi di salute mentale, sono stati profondamente colpiti dall’epidemia di COVID-19.
Suggeriamo ai responsabili politici di prendere in considerazione l’impatto delle loro azioni sul benessere generale della popolazione che cercano di aiutare, oltre all’efficacia della prevenzione delle malattie.”
Lo studio di Salomon e colleghi è piuttosto interessante. Anche se il campione di popolazione non è numeroso, lo studio appare molto rigoroso.
Per uno studio sui cambiamenti nella struttura cerebrale, 50 individui scansionati due volte con MRI sono pochi. Ad esempio uno studio riguardante i cambiamenti del volume dell’ippocampo associato a diversità alimentare tra gli abitanti delle comunità giapponesi, ha coinvolto 1683 persone scansionate due volte con MRI.
- Doidge, Norman (Autore)
Tuttavia, dato che a causa della pandemia la maggior parte degli studi con risonanza magnetica sono stati sospesi, e nella maggior parte dei casi non sono ancora ripartiti, il fatto stesso che questo studio esista è positivo.
Probabilmente questi risultati, da soli, saranno poco convincenti e i politici non si allarmeranno affatto. Un cambiamento del volume del cervello può essere interpretato in molti modi; soprattutto un aumento di volume, che a prima vista è una cosa buona, non cattiva.
D’altro canto, si potrebbe interpretare l’aumento di volume dell’amigdala come la prova che l’isolamento ha reso le persone più ansiose e spaventate.
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