Il bias della cecità attenzionale (o della cecità da inattenzione) riguarda la tendenza a non notare qualcosa di evidente e generale mentre ci concentriamo su qualcosa di particolare e specifico.
È uno dei bias cognitivi più potenti e determinanti nella costruzione delle nostre credenze che viene descritto molto bene dal proverbio biblico:” Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere”.
Un bias cognitivo può essere definito come: “uno schema prevedibile di deviazione dal ragionamento logico”. I bias cognitivi ci impediscono di prendere decisioni sistemiche e completamente razionali.
Lo vedi il gorilla?
Lo vedi il gorilla? è un famoso esperimento sulla cecità attenzionale condotto dagli psicologi Daniel Simons e Christopher Chabris.
A dei soggetti viene chiesto di guardare un video di un minuto con sei persone, tre in maglia bianca e tre in maglia nera, che si passano due palloni da basket in una piccola stanza. La consegna è contare i passaggi effettuati dalla squadra in maglia bianca.
Dopo trentacinque secondi, un gorilla entra nell’inquadratura, si infila tra i giocatori, si batte il petto ed esce (tempo totale: nove secondi).
Com’è possibile non vedere un uomo travestito da scimmione?
Eppure, il 50 per cento dei partecipanti a questo geniale esperimento ideato dagli psicologi Daniel Simons e Christopher Chabris disse di non aver visto il gorilla, nemmeno quando gli fu chiesto se avevano notato qualcosa di strano.
Il fenomeno della cecità attenzionale si manifesta quando si rimane ciechi al cambiamento, si trascura ciò che non è correlato all’attenzione focalizzata e selettiva. In questo senso possono essere attuati dei veri e propri “giochi di distruzione” come sanno fare gli illusionisti e i prestigiatori.
D’altra parte, se la mente umana registrasse tutte le informazioni che percepisce e tutti i pensieri e le idee che elabora non riuscirebbe a raggiungere la necessaria concentrazione sulle priorità.
L’esperimento Lo vedi il gorilla? è facilmente riproducibile, e lo psicologo Richard Wiseman ha scritto un libro sull’argomento, dal titolo Dov’è il gorilla?
Dopo la visione del video, Richard Wiseman interroga gli spettatori su ciò che hanno visionato: quasi tutti rispondono precisamente al quesito proposto (contare il numero esatto dei passaggi di palla) ma pochi si accorgono che a metà proiezione, per alcuni secondi, un uomo travestito da gorilla è entrato in campo battendosi il petto davanti alla telecamera.
Come è possibile che moltissime persone non vedano un particolare così evidente?
È la conseguenza della trappola dell’osservazione cieca.
Concentrando l’attenzione sui passaggi della palla da parte dei giocatori e quindi sul solo gioco, si “cancella” una presenza ininfluente e non compatibile con l’obiettivo assegnato.
- Shermer, Michael(Autore)
Esperimenti come questo rivelano la superbia delle nostre facoltà percettive e un fondamentale fraintendimento dei meccanismi cerebrali. Pensiamo agli occhi come a due telecamere e al cervello come a un nastro vergine da riempire di percetti. La memoria, in questo modello errato, consisterebbe nella capacità di riavvolgere il nastro e riproiettarlo nel cinema della mente. Le cose non stanno affatto così.
Il sistema percettivo, e il cervello che ne analizza gli stimoli, sono profondamente influenzati dalle credenze che ci siamo già formati. Di conseguenza, molto di quello che ci passa davanti agli occhi potrebbe essere invisibile a un cervello concentrato su altro.
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Bibliografia:
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Grazie per il tuo commento Marco.
Molto molto molto interessante, intrigante…cercare di capire le persone dal comportamento, interpretando il linguaggio non verbale…sorprenderle…metterle a nudo senza che se ne accorgano, per capire magari se questo comportamento nasconda un problema, una bugia, una cosa non detta…