La Distorsione della sopravvivenza (Survivorship Bias) è un bias cognitivo che riguarda il sopravvalutare sistematicamente le probabilità di riuscita. Nella vita quotidiana i successi godono di una maggiore visibilità rispetto ai fallimenti, per questo motivo sopravvalutiamo le probabilità di successo.
La distorsione della sopravvivenza può portare a convinzioni eccessivamente ottimistiche perché i fallimenti vengono ignorati, per mancanza di visibilità.
Ad esempio se sei un cantante o un chitarrista (tra quelli sconosciuti) che hai superato i 40 anni ma confidi ancora che diventerai una rockstar, ahimè sei vittima di un’illusione. Non ti rendi conto che la probabilità di riuscita è pari allo zero, o quasi 🙂 .
Cosa sono i Bias Cognitivi
Un bias cognitivo può essere definito come: “uno schema prevedibile di deviazione dal ragionamento logico”. I bias cognitivi ci impediscono di prendere decisioni sistemiche e completamente razionali.
Gli psicologi studiano da secoli la natura di questi bias e completare un inventario dei bias cognitivi più frequenti è un’impresa difficile. Gli scienziati non hanno trovato un accordo sulle definizioni fondamentali, quindi il tema rimane oggetto di accesi dibattiti.
In linea generale molti bias cognitivi si possono spiegare con il dominio del cervello primitivo su quello razionale: se tutti i nostri comportamenti fossero razionali, questi bias non esisterebbero.
Nel 2016 Buster Benson, un programmatore con la passione per il comportamento umano, ha proposto un’interessante nomenclatura di 188 bias. Il risultato del suo lavoro è questa illustrazione
Il cimitero degli sconosciuti è invisibile
Io ho superato i 40 e ciò dovrebbe bastare per chiudere il discorso, ma ti assicuro che non è così.
Conosco tante persone (con questo post perderò numerosi amici 🙂 ) meno giovani di me, che ancora Ci Credono! Incoraggiati dalle gesta di quell’esercito di cantanti famosi e chitarristi d’oltreoceano, vogliono fondare il nuovo progetto, quello geniale, l’ennesima nuova band che li porterà al successo internazionale.
Ce la faranno? Le probabilità sono pochissime. Come molti altri prima di loro, finiranno verosimilmente in quello che Rolf Dobelli (il guru del self-help che i tedeschi amano) definisce “cimitero dei falliti”.
Nel cimitero dei falliti si trovano molti più suonatori che sui palcoscenici. Ma nessun giornalista si interessa di loro, neppure il governo giallo-rosso coi Bonus Covid si interessa di loro. Per questo motivo, i suonatori che non ce l’hanno fatta, hanno poca visibilità. L’unica eccezione sono le star cadute in rovina.
Dice Rolf Dobelli:
- Dobelli, Rolf (Autore)
Per ogni scrittore di successo ce ne sono altri cento i cui libri non vendono. E per quei cento, altri cento che non trovano nemmeno un editore. E poi ancora cento con un libro nel cassetto. Sentiamo parlare solo di quelli che ce l’hanno fatta e non ci rendiamo conto che le probabilità di diventare uno scrittore di fama sono pochissime.
Lo stesso vale per fotografi, imprenditori, artisti, atleti, architetti, premi Nobel, anchormen e reginette di bellezza. I media non hanno alcun interesse a curiosare nei cimiteri dei falliti. Non sono nemmeno capaci di farlo.
Risultato:
Converrà che ci pensiamo noi a disinnescare la distorsione della sopravvivenza, perché i motivatori (in cambio di denaro) tenteranno di rifilarci un qualche video corso con le testimonianze di quelli che ce l’hanno fatta, e una promessa: seguendo il loro esempio ce la faremo anche noi, nonostante le possibilità siano vicine allo zero.
La distorsione della sopravvivenza coglie alla sprovvista
Se ancora non ne hai fatto esperienza, la distorsione della sopravvivenza coglierà alla sprovvista nelle questioni economiche: L’esempio che porta Debelli è sulle start-up.
Quando un vostro amico deciderà di fondare una start-up. Tra i potenziali investitori ci siete anche voi. Fiutate l’occasione: potrebbe diventare la nuova Microsoft. Chissà che non vi vada bene. Ma come stanno veramente le cose?
- Shermer, Michael (Autore)
Lo scenario più verosimile è che l’impresa non riesca nemmeno a decollare. C’è poi il caso che fallisca nel giro di tre anni. Le imprese che sopravvivono oltre i tre anni spesso si ridimensionano e rimangono con meno di dieci dipendenti.
E con ciò?, direte voi. Vi siete lasciati abbindolare dalla presenza mediatica delle imprese di successo. Allora non bisogna mai rischiare?
Non è questo il punto. Ma se rischiate, sappiate che la distorsione della sopravvivenza, quella brutta bestia, è sempre in agguato, pronta a recidere le vostre probabilità di successo come un vetro affilato.
I falliti non tengono conferenze sui propri fallimenti
L’enorme quantità di bestseller e di guru del successo dovrebbe suscitare un certo scetticismo: i falliti, infatti, non scrivono libri e non tengono mai conferenze sui propri fallimenti.
La distorsione della sopravvivenza diventa un argomento delicato anche se ti trovi dalla parte dei “sopravvissuti” di quelli che ce l’hanno fatta.
Immagina di avere raggiunto il successo nel tuo campo, anche se la tua riuscita è frutto del caso, scoprirai punti di contatto con altre persone di successo e li chiamerai “fattori di successo”.
A favorire questa convinzione sono meccanismi cognitivi e motivazionali abbastanza comuni, come il desiderio di apparire migliori degli altri e il bisogno di alimentare la propria autostima.
Se visitaste il cimitero degli sconosciuti (persone, imprese), vi accorgereste tra le altre cose che probabilmente quei fattori di successo molte volte possono essere applicati anche a loro.
- Motterlini, Matteo (Autore)
Quando gli scienziati si concentrano su un determinato fenomeno, accade sempre che alcuni di loro, per puro caso, producano risultati statisticamente rilevanti; per esempio sulla relazione che intercorre tra consumo di vino rosso ed elevate aspettative di vita.
È così che quegli studi (errati) diventano in breve tempo più conosciuti di altri. Distorsione della sopravvivenza.
Esiste un rimedio?
Abbiamo visto che Distorsione della sopravvivenza vuol dire sopravvalutare sistematicamente le probabilità di riuscita. Come porvi rimedio?
Dobelli consiglia di visitare con una certa frequenza le tombe di progetti, investimenti e carriere che avevamo ritenuto promettenti. Non è certo una passeggiata rasserenante, ma fa un gran bene.
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RIF. Tratto
(con modifiche e adattamenti al post) dal libro: “L’arte di pensare chiaro” di Rolf Dobelli
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