Molte persone pensano di essere al di sopra della media rispetto a tratti della personalità che la società ritiene validi, come essere più socievole, più intelligente, più attraente della media.
Garrison Keillor descrive la città immaginaria di Lake Wobegon come un posto dove “tutte le donne sono forti, tutti gli uomini belli, e tutti i bambini al di sopra della media”.
Per questa ragione, gli psicologi qualche volta usano la frase “Effetto Lake Wobegon” per descrivere la tendenza comune a pensare se stessi come superiori agli altri nella lunga lista di tratti di personalità desiderabili.
La maggior parte pensa di essere al di sopra della media
Secondo gli studi di Kristin Neff, psicologa e ricercatrice americana, l’85% degli studenti pensa di essere al di sopra della media nell’andare d’accordo con gli altri.
Il 94% dei docenti universitari pensa di essere un insegnante migliore dei propri colleghi, e il 90% dei guidatori pensa di essere più abile ed esperto degli altri. Anche le persone che hanno di recente causato incidenti pensano di essere guidatori al di sopra della media.
La ricerca dimostra che le persone tendono a pensare di essere più simpatiche, più logiche, più popolari, più belle, più gentili, più affidabili, più sagge e più intelligenti degli altri.
- Neff, Kristin (Autore)
La maggior parte pensa inoltre di essere al di sopra della media nella capacità di vedersi oggettivamente, il che è alquanto curioso.
Come fa notare Kristin Neff, se la percezione di noi stessi fosse accurata, solo la metà di tutta la popolazione direbbe di essere al di sopra della media in qualche tratto particolare, mentre l’altra metà ammetterebbe di essere al di sotto della media, ma questo non succede quasi mai.
È inaccettabile essere nella media nella nostra società, così quasi tutti alterano la propria immagine in positivo, per lo meno quando si guardano allo specchio. Come potremmo spiegare altrimenti tutti quei concorrenti di American Idol con talenti marginali che appaiono veramente scioccati quando vengono buttati fuori dallo show?
Si potrebbe supporre che la tendenza a vedere se stessi come superiori e migliori degli altri si riscontri primariamente nelle culture individualistiche, come quella americana, dove il farsi pubblicità da soli è uno stile di vita.
Da dove altro Muhammad Ali avrebbe potuto tirar fuori la frase: “Io non sono il più grande; io sono il doppio più grande”?
Nelle culture asiatiche più collettivistiche, dove la presunzione è disapprovata, le persone sono più modeste? La risposta è no.
La maggior parte degli asiatici pensa di essere più modesto degli altri. La ricerca indica che tutte le persone si auto-potenziano, ma solo in quei tratti validi per la loro cultura.
Laddove gli americani tendono a pensare di essere più indipendenti, autosufficienti, originali e grandi leader più della media americana, gli asiatici tendono a pensare di essere più cooperativi, rispettosi, umili, e che si sacrificano di più dei loro pari. “Sono più modesto di te!”. È lo stesso quasi dappertutto.
Non solo vediamo noi stessi migliori, vediamo anche gli altri peggiori
Non solo vediamo noi stessi migliori, vediamo anche gli altri peggiori. Gli psicologi usano il termine “confronto sociale verso il basso” per descrivere la tendenza a vedere gli altri in una luce negativa al fine di poterci sentire superiori nel confronto.
- Kolts, Russel L. (Autore)
Se cerco di indorare il mio ego, puoi essere sicuro che cercherò di annerire il tuo. “Certo che sei ricco, ma guarda che pelata c’hai in testa”. Questa tendenza è stata brillantemente illustrata nel film Mean girls.
In realtà il film è tratto dal romanzo Adolescenti terribili di Rosalind Wiseman, che descrive il modo in cui le studentesse delle scuole superiori mantengono il loro status.
Il fenomeno delle Mean girls
Mean girls racconta la storia di tre ragazze belle, ricche e ben vestite che sembrano avere tutto e che, certamente, lo pensano. Come una di loro dice: “Mi dispiace che le persone siano così invidiose di me… non ci posso far niente se sono così popolare”.
Nonostante la loro popolarità, sono comunque odiate da tutti. Le studentesse tengono una sorta di diario che si chiama “Burn book”, un quaderno top secret pieno di pettegolezzi, chiacchiere e segreti sulle altre ragazze della scuola.
“Vedi”, dice una, “ritagliamo le foto delle ragazze dalla foto di classe dell’anno, e poi ci scriviamo i commenti: ‘Trang Pak è una stronzetta deficiente’. Ancora vero. ‘Dawn Schweitzer è una vergine cicciona’. Ancora vero per metà”.
Quando l’esistenza del diario viene scoperta e rivelata a tutta la scuola, scoppia una rivolta. Il film è stato un successo fra i primi in classifica negli Stati Uniti e ha trovato un enorme riscontro del pubblico.
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Anche se esagerato per l’effetto comico, sostiene Kristin Neff, il fenomeno delle Mean girls ci è del tutto familiare. Anche se molti di noi non arrivano al punto di tenere un burn book, è molto comune cercare i difetti e le debolezze degli altri per sentirci meglio con noi stessi.
Il confronto sociale verso il basso
Questo approccio, in cui gratifichiamo l’ego per qualche momento, ha dei seri inconvenienti. Quando vediamo sempre il peggio negli altri, asserisce Kristin Neff, la nostra percezione diventa oscurata dalla nuvola nera della negatività. I nostri pensieri diventano malevoli e vanno a costruire il mondo mentale in cui poi viviamo.
Il confronto sociale verso il basso ci danneggia piuttosto che aiutarci. Sminuire gli altri per gonfiare noi stessi è come prendersi a pugni, perché crea e mantiene lo stato di sconnessione e isolamento che in realtà vogliamo evitare.
Esercizio. Vederti per quello che sei
Questo esercizio è tratto dal libro La self-compassion di Kristin Neff.
Molte persone pensano di essere al di sopra della media rispetto a tratti della personalità che la società ritiene validi, come essere più socievole, più intelligente, più attraente della media.
Questa tendenza ci fa sentire meglio con noi stessi, ma ci porta anche a sentirci più separati e sconnessi dagli altri. Questo esercizio è studiato per aiutare a vedere noi stessi chiaramente e accettarci esattamente come siamo.
Tutte le persone hanno dei tratti culturalmente validi che possono essere considerati superiori alla media, alcuni tratti nella media, e altri sotto la media.
#A. Scrivi 5 tratti culturalmente validi per cui sei superiore alla media:
#B. Scrivi 5 tratti culturalmente validi per cui sei nella media:
#C. Scrivi 5 tratti culturalmente validi per cui sei al di sotto della media:
#D. Considera la gamma completa dei tratti scritti sopra.
Puoi accettare tutte queste sfaccettature di te stesso?
Conclude la psicologa americana Kristin Neff: “Essere umano non significa essere meglio degli altri. Essere umano significa comprendere la gamma completa dell’esperienza umana, il positivo, il negativo e il neutro. Essere umano significa che sei nella media in molti modi”.
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Bibliografia:
- Tratto (con modifiche e adattamenti al post) dal libro: ” La self-compassion” di Kristin Neff
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