Fritjof Capra
è un fisico austriaco che studia le implicazioni filosofiche della scienza moderna mettendo in luce l’armonia tra la saggezza orientale e le concezioni più recenti della scienza occidentale, i temi ecologici dello sviluppo sostenibile e della complessità.
Nel libro “Il Tao della Fisica” Capra svolge un’analisi delle analogie tra le teorie relativistiche e quantistiche della fisica moderna, e le filosofie religiose orientali, tra cui l’induismo, il buddhismo, il taoismo e lo zen.
Capra considera significativo come, attraverso esperienze del tutto differenti, l’una (la fisica) attraverso l’empirismo razionale e codificato, e l’altra (la filosofia religiosa orientale) attraverso la meditazione e l’esperienza extra-sensoriale, giungano a conclusioni molto simili.
La visione del mondo che ne deriva, e che accomunerebbe la fisica relativistica e quantistica alle filosofie religiose orientali, è completamente diversa dalla visione meccanicistica derivante da Newton.
Il Tao della fisica di Fritjof Capra
Di seguito, un estratto dal libro: “Il Tao della Fisica” di Fritjof Capra.
Più si studiano i testi religiosi e filosofici degli Indù, dei Buddhisti e dei Taoisti, più risulta evidente che in ognuno di essi il mondo è concepito in termini di movimento, di flusso e di mutamento. Questa qualità dinamica della filosofia orientale sembra essere una delle sue caratteristiche più importanti.
I mistici orientali vedono l’universo come una rete inestricabile, le cui interconnessioni sono dinamiche e non statiche. Questa rete cosmica è viva: si muove, cresce e muta continuamente. Anche la fisica moderna è giunta a concepire l’universo come una siffatta rete di relazioni e, come il misticismo orientale, ha riconosciuto che questa rete è intrinsecamente dinamica.
La fisica moderna, quindi, rappresenta la materia non come passiva e inerte, bensì in una danza e in uno stato di vibrazione continui, le cui figure ritmiche sono determinate dalle strutture molecolari, atomiche e nucleari.
Questo è anche il modo in cui i mistici orientali vedono il mondo materiale. Essi sottolineano tutti che l’universo deve essere afferrato nella sua dinamicità, mentre si muove, vibra e danza; che la natura non è in equilibrio statico ma dinamico.
La quiete in quiete non è la vera quiete
Per usare le parole di un testo taoista:
La quiete in quiete non è la vera quiete. Soltanto quando c’è quiete in movimento può apparire il ritmo spirituale che pervade cielo e terra”.
In fisica ci accorgiamo della natura dinamica dell’universo non soltanto quando scendiamo alle piccole dimensioni, al mondo degli atomi e dei nuclei, ma anche quando ci rivolgiamo alle dimensioni molto grandi, al mondo delle stelle e delle galassie.
Mediante i nostri potenti telescopi osserviamo un universo in moto incessante: nubi di gas idrogeno in rotazione si contraggono per formare stelle, riscaldandosi durante questo processo fino a diventare fuochi che ardono nel cielo. Quando hanno raggiunto quello stadio, esse continuano ancora a ruotare, ed alcune emettono nello spazio materiali che si muovono a spirale verso l’esterno e si condensano in pianeti, i quali ruotano a loro volta attorno alla stella.
Infine, dopo milioni di anni, quando la stella ha consumato la maggior parte del suo combustibile, costituito da idrogeno, essa si espande e poi si contrae nuovamente nella fase finale dei collasso gravitazionale. Durante questa fase di forte contrazione possono avvenire esplosioni gigantesche e la stella può persino trasformarsi in un buco nero.
Tutte queste attività, la formazione di stelle dalle nubi di gas interstellari, la loro contrazione e successiva espansione e il loro collasso finale, possono essere osservate effettivamente in un qualche punto del cielo.
Queste stelle che ruotano, che si contraggono, che si espandono o che esplodono sono raggruppate in galassie di forme svariate, dischi piatti, sfere, spirali, ecc., che a loro volta non sono in quiete ma ruotano.
La nostra galassia, la Via Lattea, è un immenso disco di stelle e gas
La nostra galassia, la Via Lattea, è un immenso disco di stelle e gas che gira nello spazio come un’enorme ruota, cosicché tutte le sue stelle, compreso il Sole e i suoi pianeti, si muovono intorno al centro della galassia.
In effetti, l’universo è pieno di galassie disseminate nell’intero spazio che riusciamo ad osservare, e tutte sono in rotazione come la nostra. Quando studiamo l’universo nel suo insieme, con i suoi milioni di galassie; raggiungiamo la massima scala di spazio e tempo; e ancora una volta, a quel livello cosmico, scopriamo che l’universo non è statico, bensì in espansione! Fu questa una delle più importanti scoperte dell’astronomia moderna.
Un’analisi precisa della luce, proveniente dalle galassie lontane ha rivelato che l’intero complesso delle galassie si espande e che lo fa seguendo uno schema preciso: la velocità di recessione di ogni galassia che osserviamo è proporzionale alla distanza della galassia stessa.
Quanto più essa è distante, tanto più velocemente si allontana da noi; se si raddoppia la distanza, raddoppia anche la velocità di recessione. Ciò è vero non solo per le distanze misurate a partire dalla nostra galassia, ma vale con qualsiasi punto di riferimento.
In qualunque galassia vi capitasse di trovarvi, osservereste le altre galassie allontanarsi velocemente da voi
In qualunque galassia vi capitasse di trovarvi, osservereste le altre galassie allontanarsi velocemente da voi: le galassie più vicine si allontanerebbero alla velocità di alcune migliaia di chilometri al secondo, le più lontane a velocità superiori, e quelle lontanissime a velocità prossime a quella della luce.
La luce delle galassie che si trovano ancora più lontane non ci raggiungerà mai, in quanto esse si allontanano da noi più velocemente della velocità della luce.
La loro luce è, secondo le parole di Sìr Arthur Eddington:
Come un corridore su una pista in espansione con il traguardo che si allontana più rapidamente di quanto egli riesca a correre”.
Per formarci un’idea più precisa del modo in cui l’universo. si espande, dobbiamo ricordare che lo schema teorico adatto per studiarne le caratteristiche su larga scala è la teoria generale della relatività di Einstein.
Secondo questa teoria, lo spazio non è “piatto”, ma “curvo”, e il modo preciso in cui esso è incurvato è legato alla distribuzione di materia secondo le equazioni einsteiniane del campo. Queste equazioni possono essere usate per determinare la struttura dell’universo nel suo insieme: esse sono il punto di partenza della cosmologia moderna.
L’universo si espande in questo modo: qualunque sia la galassia nella quale un osservatore si trovi, tutte le altre galassie si allontaneranno da lui. Viene spontaneo porsi la seguente domanda a proposito dell’universo in espansione: in quale modo ha avuto inizio tutto ciò?
Legge di Hubble e Teoria del Big Bang
Dalla relazione tra la distanza di una galassia e la sua velocità di recessione, nota come legge di Hubble, si può calcolare il momento iniziale dell’espansione, o, in altre parole, l’età dell’universo. Supponendo che non vi sia stata alcuna variazione nella velocità di espansione, il che non è affatto certo, si ottiene un’età dell’ordine di dieci miliardi di anni. Questa, quindi, è l’età dell’universo.
Oggi, la maggior parte degli studiosi di cosmologia crede che l’universo sia venuto in essere in un drammatico evento all’incirca dieci miliardi di anni fa, quando l’intera sua massa scaturì dall’esplosione di una piccola sfera di fuoco primordiale.
L’attuale espansione dell’universo è vista come la spinta residua di questa esplosione iniziale. Secondo tale modello del “big-bang” (grande esplosione), l’istante in cui avvenne questa gigantesca esplosione segnò l’inizio dell’universo e l’inizio dello spazio e del tempo. Se vogliamo sapere cosa c’era prima di quel momento, incontriamo nuovamente serie di difficoltà di pensiero e di linguaggio.
Come dice Sir Bernard Lovell:
Qui raggiungiamo la grande barriera del pensiero, perché cominciamo a lottare con i concetti di spazio e tempo prima che essi esistessero così come noi li conosciamo in base alla nostra esperienza quotidiana. Mi sento come se fossi improvvisamente entrato in un grande banco di nebbia nel quale il mondo familiare è scomparso”.
L’espansione dell’Universo
Per quanto riguarda il futuro dell’universo in espansione, le equazioni di Einstein non forniscono una risposta univoca, ma sono compatibili con parecchie soluzioni che corrispondono a differenti modelli dell’universo.
Alcuni modelli prevedono che l’espansione continuerà per sempre; secondo altri, l’espansione sta rallentando e alla fine diventerà una contrazione. Questi modelli descrivono un universo oscillante, che si espande per miliardi di anni, poi si contrae fino a quando la sua massa totale è concentrata in una piccola sfera di materia, quindi si espande nuovamente e così via, in un processo senza fine.
Questa idea di un universo che periodicamente si espande e si contrae, nella quale compare una scala di tempo e spazio di proporzioni enormi, è comparsa non solo nella cosmologia moderna, ma era già presente nell’antica mitologia indiana. Gli Indù, che percepivano l’universo come un cosmo organico e in movimento ritmico, furono in grado di elaborare cosmologie evolutive che si avvicinano molto ai nostri modelli scientifici moderni.
Una di queste cosmologie è basata sul mito indù di Lila, il gioco divino, nella quale Brahman si trasforma nel mondo. Lila è un gioco ritmico che continua in cicli senza fine, durante i quali l’Uno diviene i molti e i molti ritornano nell’Uno.
Il gioco ritmico di creazione
Nella Bhagavad Gita, il dio Krsna descrive il gioco ritmico di creazione con le seguenti parole:
Tutti gli esseri… alla fine di un kalpa (o ciclo cosmico) tornano alla mia realtà; e al principio del ciclo successivo di nuovo io li emetto. Avvalendomi di quella realtà che è la mia propria, sempre di nuovo emetto tutta questa molteplicità di esistenti, priva di ogni potere, dal momento che giace sotto il dispotismo della prakrti (o natura).
E tali atti non mi vincolano neppure, o possessore della ricchezza, poiché io sto a sedere come colui che non è impegnato, non essendo io condizionato da attaccamento in questi atti. Avendo me come guida, la natura dà origine all’insieme delle cose mobili e delle immobili; con questo mezzo (per questa via)… il mondo si volge e di nuovo si volge”.
I saggi indù non ebbero timore di identificare questo ritmico gioco divino con l’evoluzione del cosmo nel suo insieme. Essi ritenevano che l’universo si espandesse e si contraesse periodicamente e diedero il nome di kalpa all’inimmaginabile intervallo di tempo che va dall’inizio alla fine di una creazione.
La grandiosità di questo antico mito è in realtà impressionante: alla mente umana sono occorsi più di duemila anni per arrivare di nuovo a un concetto simile.
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Bibliografia
- RIF. Estratto dal libro: “Il Tao della fisica” di Fritjof Capra
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Libro molto interessante.
A tutti coloro che lo hanno letto consiglio “La Via del Caos” di Marco Salerno
Ciao Marco, grazie per la segnalazione