Factfulness
di Hans Rosling è una lettura salutare per far fronte alla valanga quotidiana di notizie deprimenti che ci arriva dai media, dai social e dalla politica.
Anche se la vita sulla terra è tutt’altro che perfetta, sta migliorando ad un ritmo più veloce di quanto pensiamo. Le statistiche e i fatti dimostrano che, in molti settori, il mondo di oggi sta andando molto meglio di quanto non si creda.
In un’epoca di emotività superficiale, di rapide condanne, di “soluzioni” demagogiche e, naturalmente, di notizie false, il medico e professore di sanità internazionale Hans Rosling dimostra che le cose non stanno andando così male e che, anzi, siamo di fronte a un radicale miglioramento.
Perché prestiamo più attenzione alle notizie negative, quelle che ci danno l’impressione che tutto stia lentamente, ma inesorabilmente, andando a rotoli? Di quali irragionevoli pregiudizi è vittima il nostro pensiero?
Oggi abbiamo tutti la possibilità di usare la forza dei fatti a nostro vantaggio, per capire e non lasciarci accecare dalla rabbia, dall’ignoranza, dalle semplificazioni. Grazie ad una chiarezza disarmante, Rosling ci sprona a essere curiosi, pone delle domande e risponde avvalendosi della verità dei fatti.
Le 13 domande per capire se sei davvero uno scienziato oppure uno scimpanzé
In Factfuness, Hans Rosling fa un piccolo gioco con i lettori per capire quanto realmente siamo informati sui fatti. Rispondi alle 13 domande su temi quali la salute, l’alfabetizzazione, la demografia e la povertà.
Il tasso di risposte corrette, anche nel caso di persone altamente istruite, è incredibilmente basso, il livello medio è quello dello scimpanzé 🙂 Vuoi metterti alla prova? Ecco le domande.
DA Factfulness:
#1. Attualmente, nei Paesi a basso reddito di tutto il mondo, quante bambine finiscono la scuola primaria?
A: 20 per cento; B: 40 per cento; C: 60 per cento
#2. Dove vive la maggior parte della popolazione mondiale?
A: in Paesi a basso reddito; B: in Paesi a medio reddito; C: in Paesi ad alto reddito
#3. Negli ultimi vent’anni, la proporzione della popolazione mondiale che vive in condizioni di povertà estrema:
A: è quasi raddoppiata; B: è rimasta più o meno invariata: C: si è quasi dimezzata
#4. Qual è l’attuale aspettativa di vita a livello mondiale?
A: 50 anni; B: 60 anni; C: 70 anni
#5. Oggi, sul pianeta, ci sono 2 miliardi di bambini tra 0 e 15 anni. Quanti ce ne saranno nel 2100, secondo le Nazioni Unite?
A: 4 miliardi; B: 3 miliardi; C: 2 miliardi
#6. L’ ONU prevede che entro il 2100 la popolazione mondiale aumenterà di altri 4 miliardi di persone. Qual è la ragione principale?
A: ci saranno più bambini (meno di 15 anni); B: ci saranno più adulti (tra 15 e 74 anni); C: ci saranno più anziani (da 75 anni in su)
#7. Com’è cambiato, nell’ultimo secolo, il numero annuale di decessi dovuti a calamità naturali?
A: è più che raddoppiato; B: è rimasto pressoché invariato; C: si è più che dimezzato
#8. Oggi la popolazione mondiale ammonta a circa 7 miliardi. Quale carta geografica rispecchia meglio la loro distribuzione? (Ciascuna figura rappresenta 1 miliardo di persone.)
#9. Attualmente, nel mondo, quanti bambini di 1 anno sono stati vaccinati contro qualche malattia?
A: 20 per cento; B: 50 per cento; C: 80 per cento
#10. In media, sul pianeta, i trentenni uomini frequentano la scuola per dieci anni. Per quanti anni vanno a scuola le donne della stessa età?
A: 9 anni; B: 6 anni; C: 3 anni
#11. Nel 1996 la tigre, il panda gigante e il rinoceronte nero erano considerati in via d’estinzione. Quante di queste tre specie si trovano oggi in pericolo ancora più grave?
A: tutte e tre; B: una; C: nessuna
#12. Quante persone al mondo hanno un qualche accesso all’elettricità?
A: 20 per cento; B: 50 per cento; C: 80 per cento
#13. I climatologi internazionali ritengono che, nel prossimo secolo, la temperatura media:
A: salirà; B: resterà invariata; C: diminuirà
- Pinker, Steven(Autore)
Ecco le risposte corrette:
… a fine articolo 🙂
La visione Iperdrammatica del mondo: I 10 Istinti
Factfulness illustra come le persone interpretino erroneamente la realtà anche quando ce l’hanno sotto il naso. Secondo Rosling è la concezione “Iperdrammatica” a orientare il pubblico verso le risposte più pessimiste.
Le persone si riferiscono costantemente e intuitivamente alla propria visione della realtà quando ragionano, fanno ipotesi o si informano sul mondo. Perciò, secondo Rosling, se la tua concezione è sbagliata, farai sistematicamente supposizioni sbagliate.
L’intento dell’autore non è orientato a mettere in luce le distorsioni intenzionali della verità, egli si focalizza sulla tendenza innata dell’essere umano nel basare le proprie opinioni su mezze verità, su ipotesi negativiste e sulla pura ignoranza.
Questa tendenza porta le persone a cedere ad una serie di quelli che l’autore chiama “Istinti”, che vanno contro il buon senso.
Hans Rosling distingue 10 Istinti che distorcono le nostre percezioni. DA Factfulness:
#1. L’istinto del divario
L’istinto del divario ci spinge a immaginare una divisione dove c’è solo una progressione omogenea, una differenza dove c’è una convergenza, e un conflitto dove c’è un accordo.
L’istinto del divario ci fa credere che il mondo sia diviso in due: “loro” (il mondo “in via di sviluppo”) e “noi” (il mondo “sviluppato”). L’autore preferisce parlare di quattro livelli di reddito, che secondo lui offrono un quadro più accurato della situazione mondiale attuale.
La maggior parte delle persone di oggi vive ai livelli 2-3 e ha un certo grado di scelta e potere d’acquisto. Le persone che vivono in condizioni di estrema povertà (Livello 1) soffrono di alti tassi di mortalità infantile, malnutrizione e terribili condizioni di vita.
Le nostre esperienze di prima mano provengono dal livello 4; le nostre esperienze di seconda mano sono filtrate dai mass media, che amano eventi straordinari non rappresentativi ed evitano la normalità.
Spesso la realtà non è affatto polarizzata. Di solito la maggioranza è proprio al centro, dove dovrebbe esserci il divario.
#2. L’istinto della negatività
Riguarda la tendenza a notare più gli aspetti negativi di quelli positivi. Qui entrano in gioco tre processi: il ricordo erroneo del passato, la presentazione selettiva delle notizie da parte di giornalisti e attivisti, la sensazione che finché le cose vanno male sia crudele dire il contrario.
Rosling fa notare come gli oggetti nei ricordi erano peggiori di quanto sembrino Da secoli, gli anziani idealizzano la propria giovinezza e sostengono che le cose non sono più come una volta. Be’, è vero, ma non nel senso che intendono loro. La realtà era perlopiù peggiore, non migliore. Per gli esseri umani, tuttavia, è molto facile dimenticare come fossero davvero le cose “una volta”.
Le informazioni sugli eventi spiacevoli hanno molte più probabilità di raggiungerci. Quando le cose migliorano, spesso nessuno ci avverte.
“Se un giornalista parlasse di un aereo che non si è schiantato o di un raccolto che non è andato a male, perderebbe ben presto il lavoro.”
#3. L’istinto della linea retta
Ci sono linee rette, ma sono rare nella realtà, più spesso le linee sono curve o a forma di S; è il caso, ad esempio, della demografia.
La popolazione mondiale ammonta a 7,6 miliardi di persone. La crescita però ha iniziato a rallentare, e gli esperti dell’ONU sono quasi sicuri che continuerà a farlo nei prossimi decenni. Questo vuol dire che non mantiene una linea retta.
Molte tendenze non seguono una linea retta, bensì sono curve a S, scivoli, gobbe o linee di raddoppiamento. Nessun bambino ha mai mantenuto il tasso di crescita che ha avuto nei primi sei mesi, e nessun genitore pretenderebbe che lo facesse.
#4. L’istinto della paura
Alcune delle nostre paure ancestrali, giustificate all’epoca in cui vivevamo nelle caverne, ci perseguitano ancora oggi, anche se la situazione è radicalmente cambiata. Così abbiamo la tendenza a esagerare grossolanamente le minacce moderne come ad esempio il terrorismo, rispetto ad altre cause di morte.
L’istinto della paura descrive la nostra tendenza a prestare maggiore attenzione alle cose spaventose.
La paura può essere utile, ma solo se diretta verso le cose giuste. Tale istinto, infatti, è una pessima guida per la comprensione del mondo. Ci induce a puntare l’attenzione sugli improbabili pericoli che ci spaventano di più e a trascurare i rischi effettivi.
#5. L’istinto delle dimensioni
Noi esseri umani abbiamo l’inclinazione naturale a valutare erroneamente le dimensioni delle cose. Ci viene istintivo guardare un numero solitario e fraintenderne l’importanza, e anche equivocare il peso di un singolo caso o di una singola vittima identificabile. Queste due tendenze sono gli aspetti fondamentali dell’istinto delle dimensioni.
L’uso di numeri apparentemente enormi, insieme alle immagini di sofferenza umana con cui i media e gli enti benefici ci bombardano senza sosta, distorce la nostra visione del mondo, inducendoci a sottovalutare alcune proporzioni e allo stesso tempo sopravvalutare sistematicamente altre proporzioni.
Da Factfulness:
Nei primi mesi del 2009, migliaia di persone morirono di influenza suina. Per due settimane i media non parlarono d’altro. Tuttavia, a differenza di Ebola nel 2014, il numero di casi non raddoppiò. Non salì neppure in linea retta. Alcuni studiosi e io [Hans Rosling] concludemmo che il virus non era aggressivo come avevano indicato i primi allarmi. I giornalisti, però, alimentarono la paura per settimane.
Alla fine mi stancai degli isterismi e calcolai la percentuale delle vittime segnalate dai media rispetto ai decessi. Nell’arco di due settimane trentuno persone erano morte di influenza suina, e una ricerca su Google produsse 253.442 articoli sull’argomento, cioè 8176 a decesso.
Calcolai che nello stesso periodo circa 63.066 persone erano morte di tubercolosi (Tbc). Quasi tutte vivevano al livello 1 e 2, dove questa malattia continua a mietere vittime benché ormai sia curabile.
La Tbc, tuttavia, è contagiosa e i ceppi possono diventare resistenti e uccidere molte persone anche al livello 4. La relativa copertura mediatica era pari a 0,1 articoli a decesso. Ciascuna morte da influenza suina aveva ricevuto 82.000 volte più attenzione di ogni morte, altrettanto tragica, provocata dalla Tbc.
#6. L’istinto della generalizzazione
L’istinto della generalizzazione può indurci a raggruppare erroneamente cose, persone o Paesi che invece sono molto diversi. Può indurci a credere che tutti gli elementi di una certa categoria siano simili. E, quel che forse è più preoccupante, può farci saltare a conclusioni basate su pochi esempi insoliti, se non addirittura su uno solo.
Ancora una volta, i media sono i migliori amici dell’istinto in esame. Le generalizzazioni e gli stereotipi fuorvianti diventano una sorta di scrittura stenografica, offrendo modi rapidi e immediati per comunicare.
#7. L’istinto del destino
L’istinto del destino può essere riassunto con la frase “le cose non cambiano mai”. In realtà occorre riconoscere che molte cose (comprese le persone, i Paesi, le religioni e le culture) sembrano immutabili solo perché il cambiamento si verifica lentamente.
Anche se i cambiamenti sono piccoli e lenti si accumulano pian piano, provocandone di grandi nel tempo.
#8. L’istinto della prospettiva singola
Pensare che tutti i problemi hanno un’unica causa è oltremodo fuorviante. È meglio esaminare i problemi da molte angolazioni per avere un quadro più accurato e trovare soluzioni pratiche.
Per controllare l’istinto della prospettiva singola metti in discussione le tue idee. Non soffermarti sugli esempi che dimostrano quanto siano imbattibili le tue teorie preferite. Chiedi a persone di diversa opinione di testare le tue idee e di individuarne i punti deboli.
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#9. L’istinto dell’accusa
Pare ci venga naturale decidere che quando le cose vanno storte, deve essere per colpa di un individuo cattivo con cattive intenzioni. Ci piace credere che le cose succedano perché qualcuno ha voluto farle succedere, che gli individui abbiano potere e capacità d’intervento; altrimenti il mondo sembra imprevedibile, disorientante e spaventoso.
L’istinto dell’accusa ci induce a ingigantire l’importanza di individui o di gruppi particolari. Tale inclinazione a trovare un colpevole indebolisce la capacità di acquisire una vera comprensione del mondo basata sui fatti: ci deconcentra inducendoci a cercare ossessivamente qualcuno da incolpare, quindi impedisce l’apprendimento perché, una volta deciso chi prendere a pugni, smettiamo di chiedere spiegazioni altrove.
#10. L’istinto dell’urgenza
L’urgenza è uno degli elementi che distorcono maggiormente la nostra visione del mondo. La concezione iperdrammatica della realtà nella testa delle persone genera un costante senso di crisi e di tensione.
Se qualcosa è urgente e importante, va misurato. Hans Rosling raccomanda di stare cauti con i dati pertinenti ma inaccurati o accurati ma non pertinenti. Sono utili soltanto i dati pertinenti e accurati.
Da Factfulness:
State attenti agli indovini. Qualunque previsione sul futuro è incerta. Prendete con le molle le previsioni che non ne tengono conto. Pretendete una serie completa di ipotesi, non solo la migliore o la peggiore. Chiedete quante volte queste previsioni si sono rivelate azzeccate.
Diffidate delle azioni drastiche. Domandate quali saranno gli effetti collaterali. Chiedetevi com’è stata testata l’idea. I miglioramenti pratici graduali e la valutazione dell’impatto sono meno drammatici ma, di solito, più efficaci.
HANS ROSLING (1948-2017) è stato un medico, statistico e accademico svedese. Membro dell’Accademia di Svezia e del Karolinska Institutet, fondatore della sezione svedese di Medici senza frontiere e infine della fondazione Gapminder, ha vissuto vent’anni in Congo per studiare e combattere il konzo, una malattia epidemica paralizzante.
Professore di sanità internazionale, consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’UNICEF. Nel 2012 è stato inserito nella lista delle 100 persone più influenti al mondo del Time Magazine.
Ola Rosling e Anna Rosling Rönnlund, figlio e nuora di Hans, erano co-fondatori (con Hans) della Gapminder Foundation. Ola è uno statistico e Anna una designer. Entrambe hanno lavorato per Google e hanno vinto premi internazionali per il loro lavoro.
Soluzioni al test:
1: C; 2: B; 3: C; 4: C; 5: C; 6: B; 7: C; 8: A; 9: C; 10: A; 11: C; 12: C; 13: A
Assegna un punto a ogni risposta esatta e scrivi il totale su un foglio. Com’è andata? Hai fatto molti errori? Hai tirato a indovinare spesso? Bene, quando avrai finito di leggere libro, te la caverai molto meglio 🙂
Bill Gates ha descritto Factfulness come “Uno dei libri più educativi che abbia mai letto”. Potrebbe essere di particolare interesse anche per chi ha letto le opere di Steven Pinker, o “Il Cigno Nero” di Nicholas Taleb.
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Ultima revisione
RIF. Tratto (con modifiche e adattamenti al post) dal Libro: “Factfulness: Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo” di Hans Rosling