Last Updated on 6 Settembre 2024 by Samuele Corona
Poco prima di morire Cartesio introdusse l’idea della “scissione tra mente e corpo”. Era probabilmente un’idea assurda ma grazie alla sua brillante formula Cogito ergo sum (Penso, dunque sono), Cartesio riuscì a catturare l’attenzione degli intellettuali dell’epoca.
Il filosofo, matematico e scienziato René Descartes (Cartesio) fu “il genio” tra gli intellettuali del Seicento. La rivoluzione che operò nella scienza e nella filosofia occidentali ha segnato il passaggio dalla cultura rinascimentale all’Età moderna e ancora oggi le sue teorie sono considerate attuali.
Nel 1650 morì nel castello di Stoccolma dove era stato invitato come mentore e docente di filosofia della regina Cristina. Ufficialmente Cartesio morì stroncato da una polmonite in un gelido inverno scandinavo, anche se recenti studi di un ricercatore tedesco, Theodor Ebert, farebbero pensare ad una morte per avvelenamento da arsenico.
Cartesio, secondo la teoria di Ebert fu avvelenato con un’ostia della comunione all’arsenico. L’assassino sarebbe stato un frate francese inviato dal Papa a Stoccolma per convertire al cattolicesimo la regina Cristina di Svezia.
L’intuizione di Cartesio
Cartesio, dunque riuscì a catturare l’attenzione degli intellettuali dell’epoca con la formula Cogito ergo sum. Così la bizzarra idea che l’uomo consistesse di due diverse sostanze, una “mentale” e una corporea, prese rapidamente piede per via dell’entusiasmo che accompagnava “l’intuizione” di Cartesio.
Solo in epoca moderna psicologi e scienziati sono riusciti a dimostrare sperimentalmente il contrario, che il corpo e il cervello sono inseparabili sia sul piano fisico sia su quello mentale. Ma la convinzione di Cartesio ha raggiunto una tale diffusione che ancora oggi è considerata una verità universale.
Come sottolinea Henrik Fexeus il mentalista svedese, autore de best seller “Leggere il pensiero non è una magia” : “La maggior parte di noi fa ancora distinzione, per quanto a livello inconscio, tra corpo e processi mentali”.
Gli Studi di Antonio Damasio
, neurologo portoghese, è uno tra i più influenti scienziati che ha contribuito ad “unificare mente e corpo”, sulla base di dati scientifici. Partendo da casi clinici ha dimostrato che l’idea dell’esistenza di un pensiero puro, di una razionalità non influenzata dalle emozioni, non trova riscontro nella realtà.
Danni in alcune aree del cervello, in particolare alla corteccia prefrontale, possono lasciare la persona apparentemente in buona salute, ma incapace di prendere decisioni complesse.
La mente umana non è un super computer in grado di fornirci un elenco di argomentazioni razionali favorevoli o contrarie rispetto ad una scelta.
La nostra mente agisce molto più rapidamente prendendo in considerazione il peso emotivo che deriva dalle nostre precedenti esperienze.
La mente umana ha bisogno dei nostri pregiudizi emotivi (Bias) per prendere decisioni, altrimenti potrebbe impiegare tempi infiniti per elaborare decisioni che normalmente prenderemo in poco tempo.
Ho parlato di Bias Cognitivi nel post: 7 Bias Cognitivi su cui fa leva il Neuromarketing
L’errore di Cartesio è stato quello di NON capire che l’apparato della razionalità NON è indipendente da quello della regolazione biologica, e che le emozioni e i sentimenti spesso sono in grado di condizionare fortemente, e a nostra insaputa, le nostre convinzioni e le nostre scelte.
Il caso di Phineas Gage
L’esempio più rappresentativo degli effetti dei danni alla corteccia prefrontale è il caso di Phineas Gage, New England, 1848. Ne ho parlato nel post: 10 Casi più affascinanti e sorprendenti della Psicologia.
L’ operaio statunitense Phineas Gage addetto alla costruzione di ferrovie, sopravvisse alla ferita da un’asta di metallo che gli trapassò il cranio e distrusse gran parte del lobo frontale sinistro del cervello. Miracolosamente sopravvissuto all’incidente, già dopo pochi minuti Gage era di nuovo cosciente e in grado di parlare.
Dopo tre settimane poteva già rialzarsi dal letto e uscire di casa in maniera del tutto autonoma. La sua personalità però aveva subito radicali trasformazioni, al punto che gli amici non lo riconoscevano più. Ciononostante, egli trovò un nuovo lavoro come conducente di diligenze e visse altri 12 anni dopo l’incidente.
Nel suo libro L’errore di Cartesio, Damasio descrive a lungo il caso di Gage e discute anche altri casi simili di cui ha avuto esperienza diretta. Egli fornisce i dettagli di come i suoi pazienti eseguono test mentali e di come le loro vite siano cambiate profondamente.
Come Gage, questi pazienti erano apparentemente più o meno intellettualmente capaci, ma la loro capacità di “essere” umani era compromessa.
Che cosa non “funziona” in questi pazienti?
Nelle persone con cervelli normali, le decisioni sono soppesate dalle emozioni
, e questo consente loro di prendere decisioni velocemente e in base ai loro sentimenti. I pazienti con danni ai lobi prefrontali, hanno perso questa capacità, e agiscono come “robot”.
Se guardi la serie The Big Bang Theory, l’episodio in cui Sheldon Cooper deve decidere se acquistare una Xbox One o una PlayStation 4 può rendere l’idea:
Più o meno è così che si comporterebbe una persona nel prendere delle decisioni, dopo aver subito un danno alla corteccia prefrontale.
Anche se il fisico teorico più famoso della tv, egocentrico super intelligente con le sue manie ossessive e la sua totale mancanza di empatia, non ha subito alcun danno cerebrale; Sheldon è affetto da Sindrome di Asperger, come alcuni grandi fisici del Novecento: Newton e Einstein.
L’errore di Cartesio
Ora ritorniamo dal nostro neuroscienziato portoghese preferito, Antonio Damasio,
che spiega lo stesso concetto con un aneddoto.
Un paziente con un danno alla corteccia cerebrale aveva guidato verso l’ospedale su strade ghiacciate; poi aveva raccontato nei dettagli come avesse evitato gli incidenti con calma, applicando le regole per la guida su ghiaccio, mentre altri automobilisti erano in preda al panico e in preda ai freni inutilizzabili delle loro auto.
Poi il paziente si trovò a dover decidere tra due date per un suo prossimo appuntamento e trascorse oltre mezz’ora ad elencare i vantaggi e gli svantaggi per ciascuna delle date proposte, fino a quando, in preda alla disperazione, fu lo stesso Damasio a suggerire la risposta.
La storia di Damasio chiarisce i limiti della ragion pura nel prendere decisioni.
Prima del pensiero, da un punto di vista evolutivo, ci sono sempre stati i sentimenti, gli stati d’animo, le impressioni e le percezioni; essi sono indispensabili per le funzioni primarie e complesse di un essere umano.
È impossibile immaginare anche un solo pensiero senza che nel corpo succeda qualcosa. Quando pensiamo, nel cervello ha luogo un processo elettrochimico. Per formulare un pensiero, alcuni neuroni si scambiano dei segnali seguendo schemi particolari.
Se si tratta di un pensiero vecchio, per esempio un ricordo, lo schema è già noto: non facciamo che ripeterlo. Se invece è un pensiero nuovo, nel cervello si forma un nuovo schema, una nuova rete neurale.
Questa rete determina tra l’altro il rilascio nel corpo di ormoni (come le endorfine) e stimola il sistema nervoso autonomo, che è deputato al controllo di funzioni come la respirazione, la dilatazione delle pupille, il flusso sanguigno, la sudorazione, il rossore sulle guance ecc.
Ogni pensiero ha un qualche effetto sul corpo
Ogni pensiero ha un qualche effetto sul corpo. A volte ciò è molto evidente: quando abbiamo paura si asciuga la bocca e il sangue affluisce più rapidamente ai muscoli delle cosce, in modo che siano pronti a fuggire.
A volte invece le reazioni sono così minime che è impossibile coglierle a occhio nudo. Il che non significa però che non esistano.
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Bibliografia
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