I 7 pilastri della Mindfulness per appropriarci un determinato atteggiamento nei confronti della vita e di quanto ci accade.
Che la Mindfulness sia la pratica di meditazione più efficace e in voga oggi è indubbio, ma che tutti abbiano capito in cosa consista e quanto sia efficace è ancora poco chiaro.
La pratica della Mindfulness non richiede dispendio di tempo ed energia, ma un cambiamento di attitudine che consiste nel prendere coscienza della vita di ogni giorno, prestando una rinnovata attenzione ad attività basilari come mangiare, camminare o guidare.
Impegnandoci attivamente con gli esercizi Mindfulness, possiamo ridurre gradualmente la nostra suscettibilità alla distrazione e coltivare una mente concentrata.
*Leggi anche: 6 Esercizi Mindfulness per sviluppare la concentrazione come Eckhart Tolle
I 7 Pilastri della Mindfulness
La mindfulness si fonda su una pressoché completa apertura mentale, premessa indispensabile per apprendere ad accettare le cose così come sono e si basa su sette principi fondamentali, che costituiscono i 7 pilastri della Mindfulness.
Di seguito i 7 pilastri della mindfulness.
#1. Il Non giudizio
Quando prestiamo attenzione alla nostra mente e al flusso dei pensieri che l’attraversano, inevitabilmente, finiamo per giudicare le nostre esperienze quotidiane. Questo atteggiamento non ci aiuta a trovare la pace interiore.
La pace interiore possiamo trovarla se ci poniamo in una posizione di giudici imparziali della nostra esperienza, ovvero se prendiamo coscienza di questa nostra attività giudicante, di questo nostro giudizio, e impariamo a prenderne le distanze, ad osservarlo e basta.
Insomma, non dobbiamo smettere di giudicare: la nostra mente è naturalmente predisposta a farlo. Ma possiamo cercare di liberarci dell’attaccamento al giudizio che formuliamo. Soprattutto quando un giudizio è di tipo negativo, infatti, questo ci rimane attaccato addosso, ci perseguita, e ci impedisce di essere felici.
Se è vero che è praticamente impossibile non giudicare, è altrettanto vero che è possibile lasciar andare il carico emotivo che accompagna di solito il giudizio. In questo modo, il giudizio non è più tale, ma diventa una capacità mentale neutra, che ci serve per scegliere le persone e i luoghi a cui andare incontro, così come quelli da cui fuggire.
Visto in questo modo, il giudizio non è più tale, ma diventa una sorta di discrimine, utile per compiere le nostre scelte, ma privo di sentimenti negativi, capaci di stringerci in una sorta di morsa: l’attaccamento e l’avversione, per esempio.
- Williams, Mark (Autore)
- Valutazione del Pubblico: X (Solo per adulti)
Quindi, quando ci rendiamo conto che dentro di noi si è insinuato il giudizio e l’abbiamo individuato, dobbiamo poi tornare con gentilezza al nostro respiro, in uno spazio di non giudizio.
Questo, per la Mindfulness, non significa affatto non operare delle scelte, ma semplicemente scegliere cosa sia più adatto a noi e viverlo, senza cedere necessariamente al bisogno della nostra mente di soffermarsi sull’opinione che, inevitabilmente, abbiamo formulato.
Per meglio riuscire ad esercitare il non giudizio, è utile praticare la gentilezza amorevole, sia nei confronti di se stessi che degli altri. Perché arrabbiarsi, se qualcuno si è rivelato molto diverso da come lo immaginavamo?
Abbiamo capito che non è adatto a noi, che è troppo distante. Facciamocene una ragione fin da subito: impariamo a prendere la sua diversità come un dato di fatto, un qualcosa che non avviene per farci un dispetto, che esiste a prescindere da noi: è così e basta. Va bene così e noi possiamo dirigere le nostre attenzioni altrove.
#2. La pazienza
La pazienza è una forma di saggezza. Non dobbiamo pretendere troppo dalla nostra mente e dal nostro corpo. Dobbiamo invece essere pazienti, ovvero aperti e capaci di accettare ogni momento così com’è, con la consapevolezza del fatto che ogni cosa ha bisogno di tempo per maturare.
Anche quando siamo fermi in realtà, procediamo: è lo stare fermi, in realtà, un’illusione. Quindi, è perfettamente inutile affrettarsi e pensare continuamente al risultato che si vuole raggiungere. Anzi, questo atteggiamento finirebbe per essere più negativo che altro.
Quante volte hai provato irrequietezza, fretta di arrivare al risultato sperato, impazienza? Puoi, in tutta onestà, affermare che questo atteggiamento sia servito, almeno una volta, a raggiungere il tuo obiettivo?
L’impazienza, al contrario, ci porta molto spesso a decisioni affrettate, a rovinare tutto, ad agire nella direzione esattamente opposta a quella sperata.
Nel corso della nostra vita, siamo impazienti più volte al giorno. A volte, si tratta di piccoli episodi di irrequietezza. Come quando, ad esempio, continuiamo a cliccare sul tasto “enter”, nella speranza che il PC si decida a funzionare, o quando, aspettando il bus, andando avanti e indietro per metri davanti alla fermata. A volte, la nostra irrequietezza ci porta a decisioni affrettate dalle conseguenze ben peggiori di quelle appena descritte.
Esercitare la pazienza non significa affatto rinunciare ad agire, accettare supinamente lo scorrere degli eventi. Tutt’altro!
Quello della mancanza di pazienza è uno dei problemi maggiori della società di oggi. Tantissime persone iniziano, ad esempio, un’attività ma la mollano subito dopo perché nel brevissimo non ha portato ai risultati attesi.
Essere pazienti vuol dire semplicemente prendere consapevolezza della bellezza del viaggio che stiamo intraprendendo, qualunque esso sia. La meditazione e la Mindfulness ci insegnano a coltivare la pazienza, perché ci insegnano a vivere “qui ed ora”, a coltivare quel che c’è, a raccoglierci e ad ascoltarci.
#3. La mente del principiante
Il terzo dei 7 pilastri della mindfulness riguarda la mente del principiante. Per riuscire a cogliere la ricchezza del momento presente, dovremmo imparare a guardare alle cose come se stessimo vedendole per la prima volta, senza dare niente per scontato e senza basarci su accadimenti passati.
Dobbiamo restare aperti alle nuove possibilità e in nessun caso dovremmo assumere l’atteggiamento dell’esperto, perché nessun momento è uguale ad un altro.
- Kabat-Zinn, Jon (Autore)
Molto spesso finiamo per vivere la nostra vita considerandola attraverso una rete molto fitta di preconcetti, aspettative sul futuro, concetti astratti ed esperienze passate. Questa rete agisce da filtro e ci impedisce di vedere la realtà così com’è, inducendoci a ripetere sempre le stesse scelte e a vivere sempre le stesse esperienze.
Nella mente del principiante non esistono filtri e quindi non ci sono discriminazioni tra ciò che è bello e ciò che è brutto. Il principiante è come il bambino, che accoglie con stupore ogni cosa. E il bambino con il suo stato primordiale di felicità è contento.
La mente del principiante non si lascia frenare da pregiudizi o opinioni, ma assapora ogni istante della propria vita come unico e nuovo. Soprattutto, la mente del principiante non ha alcun interesse a fare bella mostra delle proprie conoscenze. Piuttosto, ascolta ciò che gli altri hanno da dire, acquisendo e non sperperando saggezza.
L’esperto vive nel timore perché è ossessionato dall’esigenza di difendere la propria posizione. Il principiante, al contrario, non teme nulla, segue semplicemente il flusso della vita. La vita è per lui una sorta di avventura, nella quale ogni istante è nuovo.
#4. La fiducia
La fiducia a cui si riferisce il quarto dei 7 pilastri della mindfulness è quella nella propria esperienza e nelle proprie sensazioni, ed è fondamentale per imparare a praticare la meditazione alla consapevolezza.
Attraverso questa fiducia, si diventa pienamente se stessi, si impara ad ascoltare e ad avere fiducia in se stessi oltre che negli altri. Credere in noi stessi non significa altro che accettarsi, senza temere i giudizi esterni e senza farsi soffocare dai giudizi interni.
La fiducia ci permette di entrare in relazione con gli altri in maniera indipendente, autonoma, adulta.
Chi ha fiducia in se stesso non sente il bisogno di criticare gli altri, non è invidioso e, soprattutto, non spreca energia nel cercare di piacere agli altri, non sente il bisogno di dimostrare nulla a nessuno e vive la propria vita con serenità. Riesce ad amarsi a prescindere dai propri limiti.
#5. Non cercare risultati
Il quinto dei 7 pilastri della mindfulness: non cercare risultati. Il risultato e la ricerca di esso accompagnano le nostre vite. Quando facciamo qualcosa, lo facciamo per raggiungere un obiettivo.
La meditazione alla consapevolezza, invece, non si pone l’obiettivo di fare alcunché, se non quello di prestare attenzione a tutto quanto accade in ogni istante. Praticare la meditazione senza tendere a un risultato specifico ci consente di ottenere i maggior benefici della meditazione stessa e di arrivare, in realtà, con facilità, proprio a dei risultati.
Il cardine della pratica è proprio l’aprirsi a quello che c’è senza cercare di modificarlo. Questo non vuol dire che si debba agire al di sotto delle proprie capacità, senza porsi degli obiettivi. Vuol dire, piuttosto, che occorre abbandonare l’attaccamento al risultato.
Quando ci concentriamo disperatamente su un risultato, anziché favorirlo, finiamo per impedire al processo di avvenire, finiamo per bloccarlo. Il punto è che la nostra visione è limitata: non siamo abbastanza saggi per capire davvero cosa sia meglio per noi.
- Woods, Susan L. (Autore)
Se lasciamo andare l’attaccamento al risultato e al desiderio, il processo che conduce alla felicità avverrà in modo più naturale. Possiamo, dunque porci degli obiettivi e impegnarci per raggiungerli, ma non dobbiamo restare attaccati al risultato. In questo modo, lavoriamo in maniera più serena e concentrata, permettendo alla nostra vita di esprimersi nella maniera migliore.
Lasciando andare le aspettative, apriamo le porte alla novità. In questo modo, possiamo fluire insieme alla vita, goderne il flusso, senza affannarci a scegliere una determinata direzione, che comunque non saremmo in grado di valutare. L’unica cosa che conta è il passo che stiamo facendo nel momento presente.
Impariamo a goderci il viaggio, in ogni sua tappa e grazie a questo stato di consapevolezza ci sorprenderemo di come i risultati arriveranno in maniera naturale.
#6. Accettazione
Il sesto dei 7 pilastri della mindfulness: l’accettazione. L’accettazione costituisce il presupposto fondamentale del cambiamento. Accettazione non vuol dire in nessun caso rassegnazione o accettazione passiva delle cose, rinuncia ai propri bisogni e necessità.
Accettazione significa disponibilità a vedere le cose così come sono, senza esprimere giudizi. Solo in questo modo, possiamo avere una visione delle cose più chiara e riusciremo ad agire meglio determinando quel cambiamento di cui abbiamo bisogno.
Accettazione non vuol dire in nessun caso rassegnazione. La rassegnazione è figlia della sconfitta, l’accettazione, invece, è la visione chiara delle cose e la loro accettazione così come sono nel presente. Nell’accettazione c’è la pace. Nella rassegnazione c’è la frustrazione, la rabbia.
Chi accetta, prova fiducia, una fiducia che è il risultato della connessione con se stessi e con la vita. Accettando, ci godiamo il momento presente e guardiamo con attenzione dentro di noi, a ciò che proviamo, a come ci sentiamo.
Accettando, impariamo anche a non prendere troppo sul serio la vita, lasciamo andare tutte le emozioni negative e ci concentriamo sul nostro respiro.
Anche quando le cose vanno male, quando niente è come vorremmo, possiamo fare un respiro profondo, abbandonare ogni giudizio e concentrarci sul momento presente così com’è. Recupereremo immediatamente emozioni positive.
#7. Lasciare andare
L’ultimo dei 7 pilastri della mindfulness: lasciare andare. Il settimo ed ultimo pilastro consiste nell’imparare a lasciare andare. Non vuol dire fregarsene, è bene precisarlo subito. Consiste, semplicemente, in una scelta ben precisa che è quella di spostare la nostra attenzione da una cosa all’altra.
Attraverso la meditazione, essere in grado di passare dall’attenzione alla testa a quella del corpo, dall’attenzione al pensiero a quella sul respiro.
Il concetto del lasciare andare è forse quello più strettamente legato a quello del Qui ed Ora, perché ci impone di vivere nel momento presente, di prenderne assoluta consapevolezza.
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