Pensieri lenti e veloci del premio Nobel Daniel Kahneman è un ottimo libro di psicologia che per lungo tempo è stato in vetta alle classifiche americane. Ho inserito questo libro nella lista I migliori libri di Psicologia (contemporanea).
In questo libro Daniel Kahneman espone le sue idee in merito al giudizio e al processo decisionale, idee che sono state forgiate dalle scoperte compiute dalla psicologia negli ultimi decenni.
Quando le facoltà di economia come Harvard iniziarono a insegnare la negoziazione negli anni Ottanta, il processo veniva presentato sotto forma di una pura e semplice analisi economica.
Era un periodo in cui i migliori economisti del mondo dichiaravano che siamo tutti “attori razionali” e tale presupposto fu adottato anche durante i corsi di negoziazione: si presupponeva che la controparte stesse agendo razionalmente ed egoisticamente, nel tentativo di massimizzare le sue posizioni, mentre l’obiettivo era immaginare come rispondere nei diversi scenari così da massimizzare il proprio vantaggio.
Quasi dall’altra parte degli Stati Uniti, due professori dell’Università di Chicago stavano affrontando diversi ambiti, dall’economia alla negoziazione, sulla base di un punto di vista assai diverso.
Si trattava dell’economista Amos Tversky e dello psicologo Daniel Kahneman. Insieme, questi insigni professori inaugurarono la disciplina dell’economia comportamentale, con cui Kahneman avrebbe persino ottenuto nel 2002 il Nobel per l’Economia. Dimostrarono che l’uomo è un animale decisamente irrazionale e scoprirono che emozioni e sensazioni sono forme di pensiero.
Quel genere di atteggiamento dei professori di Harvard lasciava perplesso Kahneman, i cui studi nell’ambito della psicologia lo avevano indotto a dire: “È ovvio che le persone non sono né pienamente razionali né completamente egoiste e che le loro propensioni sono tutt’altro che stabili”.
Dopo decenni di ricerca insieme a Tversky, Kahneman aveva dimostrato che tutti gli esseri umani sono sottoposti a una sorta di distorsione cognitiva, ovvero che ci sono processi cerebrali che, inconsciamente e in modo irrazionale, distorcono il modo in cui vediamo il mondo. Kahneman e Tversky ne individuarono oltre 150.
Si trattava del cosiddetto effetto framing, detto anche effetto incorniciamento, secondo cui i soggetti rispondono in modo differente allo stesso tipo di scelta in base a come gli viene proposta (le persone attribuiscono maggior rilievo a uno scarto di percentuale dal 90% al 100%, e cioè da una possibilità elevata alla certezza, rispetto a quando si passa dal 45 al 55%, anche se in entrambi i casi si tratta di una differenza percentuale del 10%).
La teoria del prospetto spiega perché ci assumiamo rischi ingiustificati quando ci troviamo ad affrontare possibili perdite. E poi c’è l’ancor più famosa avversione alla perdita (Loss Aversion), che dimostra come le persone siano statisticamente più propense a evitare una perdita che a ottenere un pari guadagno.
Successivamente Kahneman avrebbe codificato la sua ricerca in Pensieri lenti e veloci , il suo bestseller uscito nel 2011. Gli uomini, scrive Kahneman, hanno due sistemi di pensiero: il sistema numero 1 è la mente animale, veloce, istintiva ed emotiva; mentre il sistema numero 2 è la mente logica, lenta e deliberante.
Il sistema 1 è di gran lunga quello più potente e, di fatto, dirige e governa i nostri pensieri razionali. Le rudimentali credenze, sensazioni ed espressioni del sistema 1 sono all’origine delle credenze e scelte deliberate del sistema 2.
Reagiamo emotivamente (sistema 1) a una proposta o domanda. Poi la reazione del sistema 1 istruisce e crea la risposta del sistema 2.
Il libro è diviso in cinque parti.
La prima parte del libro
Nella prima parte del libro Daniel Kahneman illustra gli elementi fondamentali di una visione bi-sistemica del giudizio e della scelta. Spiega la distinzione tra le operazioni automatiche del sistema 1 e le operazioni controllate del sistema 2, e dimostra come la memoria associativa, nucleo del sistema 1, elabora in continuazione, a ogni istante, un’interpretazione coerente di quello che accade nel nostro mondo.
Kanheman cerca di trasmettere il senso della complessità e della ricchezza dei processi automatici e spesso inconsci che sono alla base del pensiero intuitivo, e di far capire come questi processi automatici spieghino le euristiche del giudizio.
Uno degli obiettivi di Daniel Kahneman è introdurre un nuovo linguaggio per riflettere e discutere sulla mente.
La seconda parte del libro
Nella seconda parte del libro Kahneman fornisce gli aggiornamenti sulle euristiche del giudizio e analizza un grosso enigma: perché ci riesce così difficile pensare da statistici?
Noi tendiamo a pensare in maniera associativa, metaforica e causale, mentre per pensare in maniera statistica occorre gestire molti pensieri alla volta, una cosa per la quale il sistema 1 non è tagliato.
Le difficoltà del pensiero statistico costituiscono il tema principale della Parte terza.
La terza parte del libro
Daniel Kahneman descrive uno sconcertante limite della nostra mente: l’eccessiva sicurezza con cui crediamo di sapere le cose che crediamo di sapere, e la nostra evidente incapacità di riconoscere quanto siano estese la nostra ignoranza e l’incertezza del mondo in cui viviamo.
Tendiamo a sopravvalutare le nostre conoscenze sul mondo e a sottovalutare il ruolo del caso negli avvenimenti. La sicumera è alimentata dalla certezza illusoria del senno del poi. Nelle opinioni su questo argomento Kahneman è stato influenzato da Nassim Taleb, autore di Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita.
La quarta parte del libro
Daniel Kahneman parla della sfortunata tendenza a trattare i problemi come se fossero isolati da tutto il resto, e degli effetti framing, gli effetti di formulazione a causa dei quali le decisioni sono forgiate da caratteristiche irrilevanti dei problemi di scelta.
Queste osservazioni, che si spiegano facilmente con le caratteristiche del sistema 1, rappresentano una grande sfida all’assunto della razionalità su cui si basa l’economia tradizionale.
La quinta parte del libro
Nella Parte quinta Kahneman spiega come recenti ricerche abbiano introdotto una distinzione tra i due sé, il sé esperienziale e il sé mnemonico, che non hanno gli stessi interessi. Mettiamo per esempio di esporre delle persone a due esperienze dolorose, una delle quali è decisamente peggiore dell’altra, in quanto più lunga.
La formazione automatica dei ricordi, una caratteristica del sistema 1, ha le sue regole, che possiamo sfruttare in maniera che l’episodio peggiore lasci un ricordo migliore.
Quando i soggetti in seguito scelgono quale episodio rivivere, sono naturalmente guidati dal sé mnemonico e si espongono (espongono il sé esperienziale) a un dolore inutile. Della distinzione tra i due sé si tiene conto quando si misura il benessere, e anche qui si constata che ciò che rende il sé esperienziale felice non è la stessa cosa che soddisfa il sé mnemonico.
Come due distinti sé che condividono lo stesso corpo possano perseguire la felicità, è un interrogativo che pone problemi difficili sia agli individui sia alle società che considerano il benessere della popolazione l’obiettivo delle loro politiche.
- Kahneman, Daniel (Autore)
Per concludere Kahneman analizza, in ordine inverso, le conseguenze delle tre distinzioni che ha delineato nel libro: quella tra il sé esperienziale e il sé mnemonico; quella tra il concetto di agente della teoria economica standard e il concetto di agente dell’economia comportamentale (la quale si muove nel solco della psicologia); e quella tra il sistema automatico 1 e il sistema riflessivo 2.
Quindi ritorna a parlare delle virtù educative del pettegolezzo e di ciò che enti e istituzioni potrebbero fare per migliorare la qualità dei giudizi e delle decisioni prese nel loro interesse.
Ho inserito questo libro nella lista I migliori libri di Psicologia (Contemporanea)
Aggiornamento
IL Libro: Pensieri lenti e veloci di Daniel Kahneman
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