Last Updated on 22 Settembre 2019 by Samuele Corona
Forse hai già sentito parlare dei cosiddetti messaggi subliminali. È quando si viene esposti a uno stimolo, come uno slogan pubblicitario, tanto rapido o debole da non essere colto consciamente (sub-liminale = al di sotto della coscienza).
L’idea è che riusciamo comunque a percepire i messaggi inconsciamente, in modo che possano possano condizionare il nostro comportamento. Sembra spaventoso. Ma funziona davvero?
Gli anni ’50
Nel 1955 il ricercatore N.F. Nixon mostrò ad alcuni soggetti uno stimolo verbale tanto rapido o debole da non essere colto consapevolmente; quando poi chiese loro di dire una parola a caso, i partecipanti ne scelsero una connessa allo stimolo.
Un altro ricercatore di nome R. Jung fece un passo in più: dimostrò che anche quando dormiamo possiamo reagire emotivamente non solo a rumori forti, ma anche a suoni molto deboli, fintanto che il suono sia significativo per il dormiente, per esempio se gli si sussurra all’orecchio il suo nome.
Le reazioni emotive vengono misurate studiando i cambiamenti fisici detti psicogalvanici, che mostrano l’attività momentanea del sistema nervoso autonomo.
La reazione può essere misurata anche se la persona non si sveglia, o se, svegliandosi, non ricorda cosa sia successo. Evidentemente esiste un meccanismo cerebrale in grado di reagire a certi tipi di stimoli importanti.
Anche se il soggetto non ne è consapevole, il sistema nervoso autonomo reagisce come un allarme a una possibile minaccia emotiva.
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Ma fino a che punto siamo in grado di reagire a cogliere certi stimoli?
La manipolazione subliminale ha una storia controversa. Prendiamo in considerazione alcuni dei casi più celebri.
L’esperimento del lungometraggio Picnic
È il 1957, due anni dopo l’esperimento di Nixon; l’ esperto di marketing James Vicary conduce un esperimento nella sala di un cinema del New Jersey.
Senza che gli spettatori ne fossero al corrente, Vicary aveva fornito al cinema una macchina che a intervalli regolari proiettava le parole: “FAME – MANGIA POPCORN” e “BEVI COCA COLA” per tutta la durata del film Picnic.
Le parole apparivano per un tremillesimo di secondo, troppo poco perché le si potesse notare. Vicary sottopose all’esperimento migliaia di persone per sei settimane. Dopo di che, il cinema verificò un aumento delle vendite di popcorn del 57,7% e della Coca-Cola del 18,1%.
Gli Anni ’90
È il 1990. Il gruppo metal Judas Priest è accusato di aver indotto al suicidio due adolescenti. A quanto pare, Ray Belknap e James Vance si sono tolti la vita dopo aver ascoltato più volte la canzone dei Judas Priest Better Than You, Better Than Me del 1978, una canzone in cui compare il messaggio “Do it!” (Fallo) come soluzione finale per tutti i teenager inquieti.
Gli anni 2000
È il 2000, negli USA si tengono le elezioni. I repubblicani hanno prodotto uno spot che viene mostrato dalle tv di tutto il paese. Il filmato attacca Al Gore e sostiene che le sue proposte progressiste non produrrebbero altro che un mucchio di burocrazia.
La parola inglese per “burocrati” è “bureaucrats“. Alla fine del filmato, le ultime lettere vengono ingrandite e lampeggiano, per un trentesimo di secondo la parola “RATS” (ratti) si imprime sulla retina degli americani. I repubblicani vinsero le elezioni.
Tutto questo è successo. Ma, in un certo senso, non è successo. È vero che ci sono stati tentativi di mostrare in tv o nei film dei messaggi tanto rapidi o deboli da non essere colti consapevolmente, succede ancora.
Ma è difficile sapere esattamente quando è stato fatto, perché i responsabili non lo ammettono volentieri (se dei responsabili esistono, saranno i primi a sostenere di non esistere).
Il più famoso esempio di marketing subliminale non ha mai avuto luogo
I casi che conosciamo sono stati scoperti fortuitamente. Sappiamo tuttavia di un caso che non è mai avvenuto, proprio la famosa proiezione di Picnic nel New Jersey del 1957.
James Vicary era un pubblicitario ambizioso che voleva farsi conoscere come uomo dalla straordinaria inventiva. Quando rese noto l’esperimento ottenne grandissima visibilità. L’unico problema è che non aveva preso in considerazione il fatto che gli avrebbero chiesto di ripeterlo, controllando i risultati.
Vicary promise di mostrare il funzionamento della macchina, ma era quasi sempre fuori uso. Quando funzionava, i risultati erano ben diversi da quanto ci si attendeva. Altri che provarono a ripetere l’esperimento non ottennero esiti particolari. Un anno dopo il presunto esperimento di Vicary, il messaggio “CHIAMA ORA” lampeggiò 352 volte durante un popolare programma televisivo canadese.
Ma il numero di spettatori che si misero in contatto con la trasmissione non variò rispetto alla media. Alla fine dello show il conduttore svelò di aver usato un messaggio subliminale e chiese agli spettatori di indovinare quale fosse.
La rete ricevette quasi cinquecento lettere. Nessuno indovinò. D’altro canto, quasi la metà sostenne di aver avuto fame o sete durante il programma, e scommise che il messaggio riguardava qualcosa da mangiare o bere.
Ovviamente, avevano sentito parlare dell’esperimento di Vicary e pensavano funzionasse, così quando sentirono parlare del messaggio “ricordarono” di aver avuto fame e sete. Ciò dimostra quanto siano potenti le nostre aspettative; se esistono dei messaggi subliminali placebo, questo ne fu un chiaro esempio.
Mostra anche con quale spaventosa facilità possiamo, in un secondo momento, cambiare la nostra realtà e la percezione delle nostre esperienze.
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Cinque anni dopo il presunto esperimento, Vicary ammise che la loro ricerca si era limitata a depositare il brevetto per la macchina proietta-immagini e che non avevano alcun dato a sostegno delle loro affermazioni.
Il più famoso esempio di marketing subliminale con ogni probabilità non ha mai avuto luogo. Se qualcuno si fosse preso la briga di chiedere al cassiere del bar, si sarebbe sentito dire che era stato un giorno come tutti gli altri.
Il Backmasking e l’inversione fonetica
Negli anni Sessanta, nel mondo della musica fece la sua comparsa il fenomeno del “backmasking”, cioè la registrazione di un messaggio che viene poi riprodotto al contrario in una canzone qualsiasi. Il fenomeno esplose quando si disse che i Beatles vi avessero fatto ricorso in numerosi pezzi, al fine tra l’altro di diffondere la notizia della morte di Paul McCartney.
Da allora il backmasking è comparso in numerosissimi prodotti musicali, a volte per censurare una parolaccia in modo che la canzone potesse essere trasmessa alla radio (invece che aggiungere un bip), ma di solito come una specie di scherzo tra addetti ai lavori o per ragioni pubblicitarie.
Per esempio, i Pink Floyd aggiunsero a un brano il seguente messaggio nascosto: “Congratulazioni! Hai trovato il messaggio nascosto!”.
Ma esiste un altro fenomeno chiamato inversione fonetica. Ascoltando un qualsiasi discorso riprodotto al contrario, considerata l’alternanza di consonanti e vocali che costituisce le nostre lingue, può sembrare a volte di cogliere alcune parole o frasi intere.
Per questo, le prime parole di Hotel California al contrario suonano come “I believe in my cool woman”, e Britney Spears in Oops I did it again canta “I’m too young”. Non è altro che un comune fenomeno fonetico. A volte è difficile, quasi impossibile, cogliere cosa venga detto in un discorso al contrario.
Almeno fino a che qualcuno non ti dà una dritta: “Proprio qui! Hai sentito? Hanno detto ‘Satana’. Subito dopo quella parola che sembra. Dai, ascolta! Ecco!” E all’improvviso diventa evidentissimo.
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Una persona particolarmente abile nello scovare qualsiasi tipo di messaggio nascosto nella musica era il pastore Greenwald, un folle fondamentalista americano che fino al 1982 organizzava roghi pubblici di dischi per protestare contro i messaggi satanici che aveva individuato nella musica rock.
Le “scoperte” di Greenwald crearono sulla stampa un’ondata di panico mondiale. È facile, come accadde a Greenwald, sentire quel che si vuole ed è ancora più facile dare la colpa del suicidio di due ragazzi a delle rockstar decadenti.
Nel tragico caso di Ray Belkan e James Vance, la loro vita era costellata di abuso di droga, aggressioni da parte della polizia, difficoltà d’apprendimento a scuola, violenze domestiche e costante disoccupazione. Come sottolineò il giudice al processo, si trattava di fattori molto più rilevanti della presunta frase in una canzone. (I Judas Priest si difesero dicendo: “Perché dovremmo uccidere i nostri fan? Sarebbe controproducente.”)
Il fatto è che non esiste alcuna ricerca a sostegno della tesi secondo la quale sarebbe possibile spingerci a compiere certe azioni esponendoci a dei messaggi subliminali anche se è stato dimostrato che possiamo reagire a stimoli subliminali.
Le reazioni cerebrali concrete a stimoli subliminali
Alcune ricerche fatte dal 2005 in poi sono orientate a dimostrare che possiamo essere spinti a cambiare un comportamento da stimoli subliminali. Una ricerca inglese del 2007 ha osservato per la prima volta reazioni cerebrali concrete a stimoli subliminali.
Il ricercatore Bahador Bahrami ha esposto una serie di soggetti a vari immagini subliminali di oggetti comuni, chiedendo loro allo stesso tempo di eseguire semplici compiti. Nel frattempo ha misurato l’attività cerebrale nell’area chiamata corteccia visiva primaria, una parte del cervello che avrebbe dovuto reagire alle immagini.
Bahrami scoprì che quando i partecipanti eseguivano i compiti più semplici, l’area visiva della corteccia cerebrale veniva attivata dalle immagini subliminali; il cervello quindi registrava le immagini anche se i partecipanti non sapevano di averle viste.
La cosa interessante è che, durante i compiti più complessi, le immagini subliminali non venivano più registrate. Per Bahrami ciò dimostra che il nostro cervello è aperto a quel che gli accade intorno. Ma che solitamente l’attenzione è limitata.
Se il cervello non è sotto sforzo e ha risorse inutilizzate, le può usare ad esempio per tenere sotto controllo gli stimoli subliminali. Ma se il cervello non ha risorse extra, semplicemente non registra quel che avviene a livello subliminale. Bahrami ritiene che i risultati del suo studio possano gettare nuova luce sul reale impatto della pubblicità subliminale sul cervello.
Bahrami dice: “Se ciò basti per spingerci ad andare a comprare qualcosa, nessuno può dirlo in base a questa ricerca, ma personalmente ritengo che la pubblicità subliminale possa condizionare le nostre decisioni.”
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Ultima revisione [last-modified]
RIF. Tratto (con modifiche e adattamenti al post) dal libro: “Quando fai quello che voglio io: Tecniche di manipolazione occulta” di Henrik Fexeus