Kurt Lewin psicologo, nacque a Mobilino (Posnania), nel 1880, e morì a Newton (Massachusetts), nel 1947. Studiò nelle università di Friburgo, di Monaco e di Berlino sotto l’influsso di Koffka e Köhler, verso la “Psicologia della Gestalt”. Nel 1934 si trasferì negli Stati Uniti ed insegnò psicologia sociale all’università di Iowa.
Assunse poi la direzione di un centro di ricerca sulla dinamica di gruppo presso il Massachusetts Institute of Technology. Al centro delle sue ricerche furono i processi cognitivi, l’apprendimento, l’origine delle emozioni e delle motivazioni individuali, i fenomeni di gruppo e le dinamiche a essi correlate.
Lewin è famoso per avere fondato la “psicologia topologica”, che ha promosso nuove vedute nello studio e nell’interpretazione del comportamento umano, particolarmente per i problemi della “motivazione”, della “frustrazione”, degli effetti dell'”atmosfera” politico-sociale sugli individui e sui gruppi.
Sensibile ai problemi sociali, individuò nell’interdipendenza di tre fattori (ricerca, promozione o educazione, azione) l’unico mezzo per produrre cambiamenti sociali.
Le opere principali di Lewin sono:
Di seguito alcuni estratti più rappresentativi della sua teoria
1. Il bambino e l’ambiente
L’analisi dei fattori ambientali deve partire da una considerazione della situazione complessiva. Una tale analisi presuppone dunque, come suo più importante compito, un’adeguata comprensione e presentazione in termini dinamici della situazione psicologica totale.
La teoria di Loeb identifica l’ambiente biologico con l’ambiente fisico: i fattori dinamici dell’ambiente consistono nella luce (di lunghezza d’onda e d’intensità specifiche), nella gravità ed in altri fattori della stessa natura. Altri, in particolare von Uexkull, hanno invece dimostrato che l’ambiente biologico deve essere caratterizzato in modo del tutto diverso, e cioè come un complesso costituito da alimenti, da nemici, da mezzi di difesa, e così via.
La stessa situazione fisica deve così essere descritta, per differenti specie di animali, come un modo specificamente differente sia in senso fenomenico che in senso funzionale [“Merk-und Wirkwelt”]. Anche in psicologia infantile il medesimo ambiente fisico deve essere caratterizzato in modo del tutto diverso in rapporto all’età, al carattere individuale, alla condizione momentanea del bambino.
Lo “spazio di vita” del bambino è estremamente ristretto ed indifferenziato. Ciò vale sia per lo spazio percettivo che per quello dell’azione. Con la graduale estensione e la differenziazione dello spazio di vita del bambino, un ambiente più largo e fatti fondamentalmente diversi acquistano esistenza psicologica. Ciò vale anche per quanto riguarda i fattori dinamici.
Il bambino apprende in misura sempre maggiore a controllare l’ambiente; nel frattempo e questo non è meno importante diviene psicologicamente dipendente di una sempre più vasta cerchia di eventi che hanno luogo nell’ambiente. Quando, per esempio, viene rotta una bambola ad alcuni passi di distanza da un bambino di pochi anni, quest’ultimo resta indifferente, mentre
lo stesso atto, nel caso di un bambino di tre anni, suscita un intervento assai energico.
Tratto da Kurt Lewin “Teoria dinamica della personalità”
2. La situazione psicologica
Per situazione psicologica si può intendere o la situazione generale di vita o, più specificatamente, la situazione momentanea.
Una donna lavora ad un telaio in uno stabilimento grandissimo e rumoroso ed occupa il penultimo posto dell’ottava fila. Ella sta per fermare la macchina per vedere cos’è accaduto. Manca poco all’ora di pranzo. Durante la mattina non è andata molto avanti con il lavoro ed è contrariata.
Questi sono i pochi dati della situazione momentanea di questa donna. Sulla sua situazione di vita si può dire quanto segue. È sposata da tre anni. Per un anno e mezzo il marito è stato disoccupato. Il suo bambino di due anni è stato gravemente malato, ma ora sembra sia un poco migliorato.
Ella e suo marito hanno più volte litigato specialmente negli ultimi tempi. I litigi si sono fatti frequenti. L’ultimo si è verificato proprio questa mattina. I genitori del marito le hanno consigliato di inviare da loro in campagna il bambino. La donna è indecisa sul da farsi.
È ovvio come siano strettamente unite la situazione di vita e la situazione momentanea. In questo caso, la situazione di vita può costituire lo sfondo piuttosto lontano della situazione momentanea. Oppure può essere anche che la donna stesse pensando al suo bambino mentre lavorava, e in questo modo la situazione di vita è spesso divenuta parte della situazione momentanea. Essa influenzava lo stato d’animo della persona e per conseguenza le reazioni nell’ambito della situazione momentanea.
Tratto da Kurt Lewin “Principi di psicologia topologica”
3. Lo “spazio di vita” del bambino
Il progressivo estendersi dell’ambito spazio-temporale del bambino al di là della camera e della cerchia della famiglia, significa dunque, non solo una presa di possesso intellettuale di relazioni più vaste, ma soprattutto una moltiplicazione degli oggetti e degli eventi ambientali dai quali il bambino dipende psicologicamente in modo immediato.
Il fatto di venire semplicemente a conoscenza di qualcosa (per esempio della geografia di un paese straniero, della situazione economica e politica, o anche dei fatti che riguardano direttamente la propria famiglia) non comporta necessariamente un mutamento profondo dello spazio di vita del bambino. D’altra parte, fatti “ambientali” psicologicamente critici, quali l’amicizia o l’inimicizia di una certa persona adulta, possono avere un significato fondamentale per lo “spazio di vita” del bambino, senza che vi sia da parte sua una loro chiara valutazione intellettuale.
Per lo studio dei problemi dinamici dobbiamo partire dall’ambiente psicologicamente reale del bambino. In senso “obbiettivo”, l’esistenza di un rapporto sociale è condizione necessaria perché un bambino non ancora capace di soddisfare da sé i suoi bisogni biologicamente importanti possa restare in vita. Questo è di solito un rapporto sociale con la madre, rapporto nel quale i bisogni del neonato hanno funzionalmente la supremazia. Ma i fatti sociali molto presto acquistano un’importanza predominante come costituenti essenziali anche dell’ambiente psico-biologico.
Ciò non significa, naturalmente, che quando il bambino di tre mesi reagisce in modo specifico alla voce umana, e ad un sorriso amichevole, la relazione con certi individui sia già divenuta un elemento costitutivo stabile dell’ambiente psicologico del bambino. L’età alla quale questo si verifica dipende essenzialmente dalle doti del singolo bambino e dalle sue esperienze.
Tratto da Kurt Lewin “Teoria dinamica della personalità”
4. L’importanza del contesto
Il clima sociale in cui il bambino vive è tanto importante per il suo sviluppo quanto l’aria che respira; il gruppo a cui appartiene è il terreno sul quale poggia. La sua sicurezza e la sua insicurezza dipenderanno in grandissima misura dai suoi rapporti con il gruppo e dal suo status in esso.
Non deve meravigliare che il gruppo a cui la persona appartiene e la cultura in cui vive ne determinino a tale punto il comportamento e il carattere: essi stabiliscono, infatti, di quanto spazio di movimento libero l’individuo può usufruire e quanto lontano nel futuro può guardare con una certa chiarezza.
In altre parole, condizionato in larga misura il suo stile di vita personale, nonché la direzione e l’efficacia dei suoi programmi.
Tratto da Kurt Lewin “I conflitti sociali. Saggi di dinamica di gruppo”
5. I fattori sociali
Il fatto che certe attività (per esempio, quella del maneggiare certi giocattoli) sono permesse, mentre altre sono proibite (per esempio gettar via le cose, o toccare certi oggetti che appartengono agli adulti) comincia molto presto, certamente prima dell’età di due anni, ad avere un importante ruolo dinamico nella struttura dell’ambiente psicologico.
Fatti sociali come l’amicizia con un altro bambino, la dipendenza da un adulto e così via devono essere anche considerati, da un punto di vista dinamico, come non meno reali dei fatti fisici. Certo, nella descrizione dell’ambiente psicologico del bambino, non si possono prendere, come base, le forze e le relazioni sociali di carattere nettamente obbiettivo che vengono enumerate dal sociologo o dal giurista.
Si deve, piuttosto, descrivere i fatti sociali per il modo come essi influiscono sull’individuo particolare che si sta considerando. I fattori sociali obbiettivi non hanno in verità una relazione più chiara e definita con l’individuo psicologico di quanto ne abbiano i fattori fisici.
Il medesimo oggetto fisico può avere tipi d’esistenza psicologica del tutto diversi per differenti bambini, o per lo stesso bambino in differenti situazioni. Un cubo di legno può essere in un caso un proiettile, in un altro caso un elemento da costruzione, in un terzo una locomotiva. Che cosa esso sia, in ogni dato momento, dipende dalla situazione complessiva e dalla condizione momentanea del bambino considerato.
Considerazioni simili valgono anche per i fattori sociali. A questo riguardo diviene chiaro un fatto d’importanza psicologica fondamentale, cioè l’esistenza di relazioni dirette fra lo stato momentaneo dell’individuo e la struttura del suo ambiente psicologico.
Che l’ambiente psicologico, anche quando resta obbiettivamente lo stesso, dipenda non soltanto dal carattere individuale e dal grado di sviluppo del bambino considerato, ma anche dalla sua condizione momentanea, risulta chiaro non appena si considera la relazione fra ambiente e bisogni.
Oltre all’ambiente quasi-fisico e quasi-sociale, anche un compito mentale o una fantasia devono talvolta, da un punto di vista dinamico, essere caratterizzati come ambiente.
Certe attività (per esempio, un gioco) possono avere il carattere di una regione, all’interno o all’esterno della quale il bambino può muoversi. Così pure può avere questo stesso carattere un problema matematico.
Tratto da Kurt Lewin “Teoria dinamica della personalità”
6. La fantasia
La descrizione dell’ambiente del bambino sarebbe incompleta senza l’inclusione dell’intero mondo della fantasia, che è così importante per il comportamento del bambino e così intimamente connesso con i suoi ideali e con i suoi obbiettivi lontani.
Nell’ambiente vi sono, come abbiamo visto, molti oggetti ed eventi di natura quasi fisica e quasi-sociale, come stanze, corridoi, tavoli, sedie, un letto, un cappello, un coltello, una forchetta; oggetti che possono cadere o rovesciarsi, possono entrare in movimento e mantenersi in tale stato; vi sono cani, amici, adulti, vicini di casa, qualcuno che si arrabbia e qualcuno che è sempre severo e sgradevole.
Vi sono luoghi dove si è al sicuro dalla pioggia, ve ne sono altri dove si sta al sicuro dagli adulti, ed altri ancora dove non si può andare sempre. Tutte queste cose e tutti questi eventi sono definiti, per il bambino, in parte dal loro aspetto, e in parte e soprattutto dalle loro proprietà funzionali (lo Wirkwelt nel senso di von Uexkull).
Le scale sono qualcosa che si può (o non si può) salire o scendere, o qualcosa su cui il giorno prima ci si è arrampicati per la prima volta. Un elemento costitutivo psicologicamente essenziale degli oggetti dell’ambiente è, infatti, anche la loro storia, così come il bambino l’ha sperimentata. Con tutto questo, tuttavia, certe proprietà critiche dell’ambiente psicologico restano ancora escluse dalla descrizione.
Gli oggetti, per il bambino, non sono neutri, ma hanno un effetto psicologico immediato sul suo comportamento. Molte cose inducono il bambino a mangiare, molte altre ad arrampicarsi, ad afferrare, ad eseguire delle manipolazioni, a succhiare; altre ancora provocano la sua collera e così via.
Questi fatti ambientali “imperativi” che noi designeremo con il termine di “valenze” determinano la direzione del comportamento. Soprattutto da un punto di vista dinamico, le valenze, la loro specie (il loro segno), la loro forza e la loro distribuzione, devono essere considerate tra le più importanti proprietà dell’ambiente.
La valenza di un oggetto deriva di solito dal fatto che l’oggetto costituisce un mezzo per il soddisfacimento di un bisogno, o è indirettamente in rapporto con il soddisfacimento di un bisogno.
Il segno e l’intensità della valenza di un oggetto o di un evento dipendono perciò direttamente dallo stato dei bisogni di un certo individuo ad un momento dato; la valenza degli oggetti e dell’ambiente e i bisogni dell’individuo sono, cioè, correlativi. (Per quanto riguarda le valenze indotte. Anche nel caso in cui l’ambiente resta obbiettivamente lo stesso, il segno e l’intensità della valenza sono completamente diversi per un bambino sano o per un malato).
Tratto da Kurt Lewin “Teoria dinamica della personalità”
7. La valenza degli oggetti
La correlazione fra valenza ed ambiente porta ad un mutamento fondamentale in quest’ultimo, in funzione di un mutamento dei bisogni conseguente ad un aumento dell’età. Gli oggetti che possiedono delle valenze sono diversi nel caso del lattante, del bambino di uno o due anni, di quello da giardino d’infanzia, o del ragazzo pubere.
Le valenze cambiano anche in funzione dello stato momentaneo dei bisogni. Quando il bisogno di nutrimento, o quello di giocare con una bambola o quello di leggere una fiaba, presentano quei caratteri di particolare intensità che sono implicati in termini come “fame” o “insoddisfazione”, un poco di cibo, una bambola o un libro di fiabe attraggono il bambino, hanno cioè una valenza positiva; per contro, quando questi sogni sono in una fase o in uno stato di soddisfacimento, questi oggetti sono indifferenti al bambino; e, in uno stadio d’iper-soddisfacimento, essi divengono sgradevoli per lui, acquistano cioè una valenza negativa.
Poiché l’ambiente psicologico, specialmente nel caso del bambino, non è identico all’ambiente fisico o a quello sociale, non si può, nello studiare le forze dell’ambiente, partire da una considerazione delle forze fisiche, come fa, ad esempio, Loeb in biologia.
Se noi cominciamo col partire dall’ambiente psico-biologico e dedichiamo la dovuta attenzione alla sua dipendenza dalla reale condizione del momento in cui si trova l’individuo considerato, possiamo senz’altro giungere a scoprire dei principi universalmente validi per quanto riguarda gli effetti dinamici dell’ambiente. È senza dubbio necessario tenere sempre presente la struttura totale della situazione esistente ad un momento dato.
Tratto da Kurt Lewin “Teoria dinamica della personalità”
8. Le forze che influenzano il comportamento
Le forze psicologiche ambientali possono essere definite empiricamente e funzionalmente, con esclusione di ogni problema metafisico, attraverso una descrizione del loro effetto sul comportamento del bambino. Esse sono applicabili sia alla situazione momentanea che all’ambiente permanente del bambino.
Riassumendo: per comprendere o prevedere il comportamento psicologico (C) si deve determinare, per ogni tipo di evento psicologico (azioni, emozione, espressioni, e così via), la situazione complessiva del momento, e cioè la struttura e lo stato della persona (P) e dell’ambiente psicologico (A) al momento dato. C = f (PA). Ogni fatto che ha psico-biologicamente esistenza deve trovar posto in questo campo, e soltanto fatti che trovano un tale posto hanno effetti dinamici (sono cause di eventi).
L’ambiente, per tutto quanto riguarda le sue proprietà (direzioni, distanze e così via) deve essere definito, non già fisicamente, ma psico-biologicamente, cioè in base alla sua struttura quasi-fisica, quasi-sociale e quasi-mentale. È possibile rappresentare la struttura dinamica della persona e dell’ambiente per mezzo di concetti matematici.
La coordinazione tra la rappresentazione matematica ed il suo significato psico-dinamico deve essere molto stretta e non deve ammettere eccezioni.
Descriveremo dapprima le forse di campo psicologiche ed il loro modo di operare, senza considerazione del problema se l’oggetto, in ogni caso particolare, ha acquistato la sua valenza in seguito all’esperienza passata o in qualche altro modo.
Tratto da Kurt Lewin “Teoria dinamica della personalità”
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