Più o meno tutti i miei amici hanno dei bambini piccoli e la domanda che mi pongono più frequentemente è la seguente: “Tu che sei psicologo (la formula magica) sai dirmi perché il mio bambino (o bambina) è ossessionato dallo smartphone?”.
La mia risposta non sempre viene accolta con favore e spesso la conversazione diverge in territori non proprio piacevoli. Così ho deciso di scrivere questo post perché ho letto che Aranzulla, il famoso imprenditore del digital, ha iniziato proprio così a fare i soldi:
Forniva risposte sul web alle domande dei suoi amici, in modo che essi potessero risolvere i problemi informatici in autonomia, evitando di svegliarlo nel cuore della notte.
A fine pagina, caro amico/a, troverai i riferimenti bibliografici. Gli sponsor, invece, fanno parte del famoso Metodo Aranzulla per fare i soldi.
Se tu acquisti dal sito che ti indico a me arriva una percentuale ma il tuo prezzo d’acquisto rimane invariato, se non acquisti: amici come prima. Quando diventerò ricco te ne accorgerai, per ora il jet privato non rientra tra le mie priorità 🙂
Perché i bambini piccoli amano gli Smartphone
- Aranzulla, Salvatore (Autore)
- Valutazione del Pubblico: X (Solo per adulti)
Il doljabi per il primo compleanno del bambino
Iniziamo con un viaggio nell’Estremo Oriente destinazione Corea. In Corea i genitori festeggiano il primo compleanno dei loro bambini con una cerimonia tradizionale che si chiama doljabi. Per questa occasione il bambino indossa il costume tradizionale hanbok e viene posto di fronte a degli oggetti.
Se i genitori sono dei tradizionalisti, il bimbo troverà sotto il suo naso una corda di canapa, pennelli per la pittura, pennelli per la calligrafia, un libro, del denaro e cibo. Il bambino viene quindi invitato a raccogliere un oggetto. Si ritiene che l’oggetto selezionato preannunci il futuro del bambino.
Ad esempio, se il bambino afferra un pennello per dipingere è destinato a diventare un pittore. Se sceglie il denaro è destinato a diventare ricco, con il cibo non patirà la fame, la corda rappresenta una lunga vita, il pennello per calligrafia e il libro rappresentano l’intelligenza.
Doljabi è una cerimonia dal significato simbolico molto importante perché in passato i tassi di mortalità per i bambini coreani entro il primo anno di vita erano molto alti. Per questo motivo la celebrazione del doljabi è molto sentita dai genitori che organizzano un banchetto per amici e parenti.
In tempi moderni gli oggetti che il bambino potrà scegliere al suo dolijabi non saranno più pennelli per la calligrafia o la corda di canapa, spesso troverà oggetti che rappresentano occupazioni lavorative di successo come riflesso della società contemporanea.

Ora è il tuo turno genitore: fai questo esperimento.
Per il primo compleanno del tuo bambino organizza un dolijabi occidentale. Posiziona tuo figlio/a davanti a una collezione di oggetti “profetici” (6-8 oggetti). Se ad esempio ti auguri che tuo figlio diventi un medico, puoi mettere davanti a lui uno stetoscopio. Sarà quantomeno incuriosito da un oggetto che non ha mai visto, giusto?
Puoi sistemare un modellino di shuttle se te lo immagini astronauta o un cane di peluche se ti piacerebbe veterinario. Un microfono per il cantante, un po’ di monete per il banchiere, una palla per l’atleta etc.
Lo smartphone invece posizionalo leggermente fuori dal campo visivo del bambino, in una posizione non proprio comoda da raggiungere e attendi qualche minuto. Un esperimento simile lo descrive la neuroscienziata Tali Sharot nel suo libro “La scienza della persuasione”.
- Sharot, Tali (Autore)
Dopo che il bambino avrà guardato attentamente tutte le opzioni, e si sarà preso il suo tempo per decidere, probabilmente: andrà sparato verso lo smartphone. Com’è possibile?
Se fai memoria anche a pochi mesi di vita il bambino era interessato ad afferrare il tuo smartphone, certo non per controllare la mail o aggiornare lo stato di facebook, ma per infilarselo in bocca e tentare di masticarlo. Scommetto che i giocattoli musicali con le lucine colorate non li ha mai desiderati con la stessa passione, giusto?
Perché il bambino desidera il tuo smartphone?
Lo smartphone è l’oggetto che desidera perché, fin dal giorno in cui è nato, ha visto che i suoi genitori interagivano costantemente con quell’oggetto e con grande interesse. Anche se aveva solo pochi mesi e non diceva ancora una parola, era in grado di dedurre che quegli oggetti colorati dalle suonerie strane dovevano essere estremamente preziosi.
Nella testa del bambino vige il principio di equivalenza: smartphone = oggetto estremamente prezioso
Qui molti genitori vanno in crisi: “no ma ti sbagli, io uso lo smartphone solo per pochi minuti al giorno, io solo per lavoro…” qualsiasi giustificazione l’ ho già sentita, per questo motivo ho scritto il post 🙂
Tutti noi siamo nati con una predisposizione automatica a imparare da quanti ci circondano. È una tendenza istintiva, è un riflesso: è un impulso all’apprendimento sociale.
Il cervello umano è strutturato in modo da acquisire conoscenza entro un contesto sociale. Apprendiamo quasi tutto (da quali sono gli oggetti più preziosi a come sbucciare una banana) dall’osservazione del comportamento degli altri. Imitiamo, assimiliamo, adottiamo; spesso lo facciamo senza rendercene conto.
Il vantaggio di questo procedimento è che non dobbiamo apprendere solo dalle nostre esperienze limitate con l’ambiente, attraverso il lento processo di prove ed errori, ma possiamo estrarre informazioni anche dall’esperienza di molti altri, imparando “dal vivo”, come fanno i bambini osservando i genitori interagire con i loro smartphone.
Per i genitori dalle stesse scelte ma “distinte”
Noi tutti siamo convinti di lasciarci influenzare dagli altri meno di quanto accada ad altre persone, il che è statisticamente impossibile. Non possiamo essere tutti meno influenzabili della media. Il motivo per cui ci consideriamo degli “alternativi” o degli “illuminati” è che spesso l’influenzamento opera al di sotto del nostro “rilevamento radar”.
Quello che la maggior parte di noi desidera è proprio essere diverso da gli altri. L’idea che siamo il prodotto delle preferenze altrui ci mette a disagio. La nostra pulsione cosciente per l’individualità, unita alla nostra attitudine inconscia all’apprendimento sociale, ci porta a convergere sulle stesse scelte ma “distinte”.
A presto 🙂
Bibliografia:
- “La scienza della persuasione” di Tali Sharot
- “Pensieri lenti pensieri veloci” di Daniel Kanheman
- www.doljabi.com
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