Last Updated on 26 Dicembre 2020 by Samuele Corona
La letteratura horror affonda le radici nelle ancestrali e archetipiche paure radicate nell’inconscio collettivo degli uomini e già nei testi più antichi si possono quindi trovare esempi di narrazione “horror”.
Ma è con i primi racconti orrorifici della narrativa gotica della seconda metà del XVIII secolo che comincia a strutturarsi il genere “horror” come lo conosciamo noi.
In tale periodo in Inghilterra si sviluppa una tendenza culturale che privilegia infatti una ostentata nostalgia e un rinnovato fascino per il periodo “oscuro” del Medioevo e delle sue rovine architettoniche, e alcuni scrittori ambientano delitti, rapimenti e apparizioni misteriose in vecchi castelli, manieri diroccati, monasteri e boschi impenetrabili.
Nel corso del ‘900 il genere conquista un vasto pubblico facendo leva sulle emozioni derivanti dalla paura. A questo successo contribuisce anche il cinema, che fin dai primi decenni del XX secolo porta sul grande schermo i protagonisti di celebri romanzi dell’orrore, come Frankenstein, Dracula e ne costruisce di nuovi.
L’horror oggi diventa sempre più genere di massa, soprattutto grazie ad alcune fortunate serie televisive, canali dedicati, videogame, film colossal dove i protagonisti sono sempre più vampiri, zombie, licantropi, mutanti.
[Da Gianni Pilo “I capolavori della letteratura horror”]
7 Capolavori della letteratura Horror
#1. “Vathek” di William Beckford
- Beckford, William(Autore)
Il Vathek, di William Beckford, è un’opera che si differenzia totalmente dalla consueta Narrativa dell’Orrore in quanto si basa sui canoni tipici del racconto orientale anziché sul romanzo orrorifico alla Walpole. Beckford compose Vathek in francese nel 1785, di getto, in tre soli giorni e due notti e lo pubblicò in inglese a Losanna nel 1787.
“Vathek” vede la luce, in lingua francese, quando l’autore aveva ventun anni. L’opera narra la storia del califfo Vathek, di sfrenata ambizione e inappagato dai piaceri che la vita permette a un buon musulmano. Vathek praticherà il delitto, la magia nera, l’occulto, il sacrificio, l’offerta alle potenze del male e, attraverso tali rituali ,conquisterà con la donna amata il Regno del Fuoco Sotterraneo.
Regno che si rivelerà essere quello della loro eterna disgrazia. Il testo è percorso da invenzioni fantastiche e magnifiche, che leggono il meraviglioso e l’orribile con medesima eleganza e grazi.
Beckford costituisce un caso isolato e unico nella tradizione gotica, anche se presenta dei tratti che situano il suo libro ai vertici della letteratura inglese.
#2. “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” di Robert L. Stevenson
- Stevenson, Robert Louis(Autore)
Con Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, vediamo che la tradizione gotico-romantica è ampiamente presente in quello che è senza ombra di dubbio uno dei più grandi scrittori inglesi di tutti i tempi, Robert Louis Stevenson.
Il romanzo, più volte portato sullo schermo e conosciuto universalmente, narra di un uomo onesto e integerrimo, il Dr. Jekyll che, grazie a una mistura chimica da lui inventata, si trasforma, in un primo momento a suo piacimento, in un essere totalmente diverso il malvagio “Mr. Hyde” finché il lato malvagio s’impadronisce completamente di lui facendo soccombere la parte “buona” della sua natura.
Anche se il narrato non presenta delle valenze di orrore puro, l’intensità emotiva è senza alcun dubbio dominante perché la separazione del bene dal male in Jekyll/Hyde è solo apparente.
#3. “Dracula” di Bram Stoker
Dracula è il più famoso romanzo dell’Orrore in assoluto a livello mondiale. Già nel 1897, quando vide la luce la prima edizione, fu subito trionfo: la stampa inglese dell’epoca lo presentò come un romanzo più tenebroso, cupo e affascinante del Frankenstein della Shelley.
La storia è nota. Jonathan Harker, impiegato di uno studio notarile inglese, si reca in Transilvania per far perfezionare l’atto di acquisto di una proprietà in Inghilterra da parte del Conte Dracula. Accolto nel castello del nobile transilvano, gradatamente si accorge di aver a che fare con un’accolita di vampiri dei quali il Conte è il capo.
Dopo un certo lasso di tempo Dracula, lasciato Harker nel castello in balìa delle donne-vampiro che ivi dimorano, parte per l’Inghilterra dove arriva dopo un viaggio fortunoso per mare. Presa terra e sistematosi nella casa che ha acquistato, insidia e cerca di assoggettare ai suoi voleri Mina Murray, la fidanzata di Harker, e la sua amica Lucy Westenra.
Mentre il suo intento riesce totalmente con la seconda (che diventa a sua volta un vampiro e viene eliminata dal Dr. Van Helsing), non riesce a portare a termine l’assentimento di Mina dato che, nel frattempo, Harker è riuscito a fuggire dalla Transilvania ed ha raggiunto la sua terra natale.
Pressato implacabilmente da Van Helsing e da Harker, Dracula fugge nuovamente in Transilvania, ma qui viene raggiunto dai suoi inseguitori e definitivamente eliminato, mentre Mina si salva dal diventare un vampiro.
Il Dracula di Bram Stoker finisce per diventare una figura prepotentemente simbolica. Con esiti talvolta inquietanti: Dracula infatti è l’unico personaggio puramente letterario che, alla stregua di certe figure storiche (Napoleone, Giovanna d’Arco, Garibaldi), abbia inciso sulla fantasia di alcuni neuropatici al punto da provocare in loro un processo d’identificazione.
#4. “La Casa sull’Abisso” di William Hope Hodgson
- Hodgson, William H.(Autore)
La Casa sull’Abisso, sicuramente la migliore delle opere di Hodgson, narra di una casa solitaria situata in Irlanda, i cui sotterranei sono in comunicazione con l’Abisso, attraverso il quale si arriva in un’altra dimensione, in un altro tempo e in un altro spazio.
Da queste remote profondità cercano di arrivare sulla Terra degli esseri mostruosi la cui pervicacia nel perseguire i loro scopi invasivi è pari all’orrore e all’abominio che suscitano. Entità di una razza assolutamente aliena e inconcepibile per la mente umana che sono ideate e descritte con una efficacia veramente unica.
Hodgson esplicita una stupenda immagine dell’orrore che germoglia e attecchisce attorno e dentro di noi, come gli esseri che si contorcono e sbavano nell’Abisso su cui si protende la casa del romanzo. Lo spirito del narratore ne La Casa sull’Abisso, che viaggia attraverso distanze praticamente infinite e poi narra la distruzione del Sistema Solare, è un fatto unico nella storia della Letteratura Fantastica.
Lovecraft ha definito questo libro un classico insuperabile, e più volte ha avuto modo di dichiarare che, nel creare i suoi celeberrimi Miti di Cthulhu, ha tenuto molto presente questo scritto di Hodgson.
#5. “Il Golem” di Gustav Meyrink
Nel 1920 appariva sugli schermi un film horror che ebbe un forte impatto sull’immaginario dei molti spettatori. Il film era la trasposizione cinematografica della più celebre opera letteraria che si ispirava alla creazione fantastica dei rabbini ebrei: il Golem di Gustav Meyrink.
Il romanzo è la terrificante allegoria della lotta che ciascuno di noi deve intraprendere per ritrovare se stesso: operazione che è la premessa a qualsiasi avanzamento ulteriore lungo la via dell’ascesi.
Nel libro, la presenza del Golem è indiretta. È come un’ombra aliena che altera e confonde le strutture stabili della realtà, la cui manifestazione arreca inquietudine e disagio. Riflesso e specchio della nostra intima miseria, il Golem, apparendo, ci mette a confronto con quella parte di noi che più vorremmo nascondere, quella che ci lega alla terra e ci vieta di ascendere le vie della salvezza.
Meyrink riesce a raggiungere un livello notevole di orrore spirituale, e la fenomenologia di tipo iniziatico di cui fa uso a piene mani, tende a immettere una maggiore tensione nelle emozioni e nell’introspezione psicologica che non l’uso dell’elemento orrorifico puro e semplice.
#6. “Stirpe di Lupo” di Harold Warner Munn
- Warner Munn, Harold(Autore)
Il volume contiene diverse storie di singolare efficacia, comprese ciascuna nei singoli capitoli che costituiscono il romanzo completo. In pratica, tutto il narrato è percorso e dominato dalla figura di un mostro alieno che cerca di portare a termine una vendetta relativa a un antico torto subito quando la Terra era agli albori della sua civiltà.
La storia, che inizia nell’antica Babilonia, arriva fino ai giorni nostri dopo aver effettuato un excursus attraverso tutti i periodi storici, toccando gli eventi più importanti e, soprattutto, snodandosi in paesi sempre diversi.
Il protagonista è un alieno precipitato sul nostro pianeta che, a seguito della morte di una strega che lo ha reso vittima di un incantesimo, non è più in grado di rientrare in possesso del proprio corpo originario. Questo fa sì che, dato che è praticamente immortale, cerchi di sfogare la sua rabbia e frustrazione vendicandosi sui discendenti della strega nel corso dei secoli.
Vera e propria personificazione del Male, lo vediamo di volta in volta assumere l’aspetto di tutte le figure tipiche dell’immaginario orrorifico, dal vampiro al lupo mannaro, dall’avvoltoio allo stesso Signore degli Inferi: sembra che al suo potere non ci sia scampo, e la sua strada è costellata di morte e distruzione finché, nell’ultimo episodio della saga, viene sconfitto dagli spiriti di tutte le sue vittime.
#7. “Le Montagne della Follia” di Howard Phillips Lovecraft
- Editore: Il Saggiatore
- Autore: Howard P. Lovecraft , Andrea Morstabilini
- Collana: La cultura
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2018
Un classico della letteratura horror. “Le montagne della follia” di Lovecraft racconta il catastrofico esito di una spedizione nelle profondità inesplorate del continente antartico. Farnsworth Wright rifiutò di pubblicare l’opera su “Weird Tales” perché, a detta dell’editore, troppo lunga.
L’orrore, per stereotipo, necessita di poche molecole di azoto, di respiri corti, mutili, di un sentimento di morte improvvisa accompagnato da brevi, fulminanti agonie: chi potrebbe sopportare uno spavento protratto oltremisura nel tempo?
Nella prosa di Lovecraft l’orrore opera sempre nella stanza accanto, senza fare ostaggio di testimoni oculari; riempie le tubature e si riverbera fonicamente tra le pareti (Tekeli-li! Tekeli-li!), in un linguaggio nero che esisteva già prima del linguaggio umano e della parola, e che l’uomo non può decifrare; emana miasmi intollerabili e sconosciuti; lascia tagli ed escoriazioni ovunque. Ma non si vede. O almeno, non si vede mai del tutto: si cela nei cunicoli, dietro rocce cadute, al fondo di abissi glaciali.
Così si compone il paesaggio delle “Montagne”, dipinto da un pittore alieno: in un simile sacro bosco, sovrumano, dove catene montuose di ardesia precambriana si alzano fino all’orlo inimmaginabile del pianeta, l’uomo diventa cacciagione, preda, o addirittura campione scientifico da sezionare e notomizzare, crudamente, come un esemplare di animale raro appena scoperto.
La geografia antartica descritta da Lovecraft, però, è anche e soprattutto una geografia interiore, di certe latenze oniriche castrate dal meccanismo di rimozione, in cui una potenza cosmica anteriore al Cretaceo o all’Eocene imperversa originando forme inaudite, abissi impercorribili, vette impossibili da scalare. E agguanta e annichila tutto ciò che le si para davanti.
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