Holly Ramona
, diciannovenne, si recò in terapia per un disturbo alimentare. Holly era una ragazza timida e tranquilla che nella prima adolescenza iniziò ad ingrassare. Nel 1988, Holly alta solo un metro e sessanta, pesava 70 kg. Una volta trasferitasi al college, Holly Ramona iniziò ad abbuffarsi e subito dopo ad assumere lassativi: soffriva di bulimia.
Nel settembre del 1989 Holly Ramona fece la sua prima seduta con Marche Isabella, una terapeuta nota come esperta nel trattamento psicologico dei disturbi alimentari. Durante questa prima intervista, nel suo colloquio con Stephanie (madre di Holly), Marche Isabella dichiarò che circa nel 70% dei casi di bulimia vi erano alla base molestie sessuali.
Holly iniziò la terapia e durante il trattamento la terapeuta le suggerì che la sua bulimia deriva da un incesto (abuso sessuale del padre) che aveva subito durante la sua infanzia, anche se lei non ricordava nessun abuso sessuale.
Ma poco dopo, per effetto del costante messaggio interpretativo in tale direzione e dei trattamenti farmacologici antidepressivi che diminuivano le capacità di analisi critica aumentandone la suggestionabilità; Holly si convinse che le cose stavano andando proprio in quel modo, riferendo flashback o “ricordi” di suo padre che abusava di lei.
Partecipò a sedute di terapia di gruppo e quando chiese a Marche Isabella di verificare se questi flashback potevano essere dei veri ricordi, la terapeuta suggerì di usare l’amytal sodium, noto come il “farmaco della verità”.
Stephanie, madre di Holly Ramona, divenuta consapevole delle accuse contro suo marito non sapeva cosa fare: non aveva mai visto Gary toccare le figlie in quel modo e sapeva che affrontarlo significava mettere fine al loro sogno di la famiglia “felice”, la casa lussuosa, la vita agiata e mettere fine al matrimonio.
Nonostante non ci fosse alcuna prova valida, Stephanie credeva ad Holly, radunò le altre sue figlie e le informò sulle sconvolgenti rivelazioni. Queste rivelazioni divisero la famiglia, portandola ad un processo che fu molto discusso perché si basava soprattutto sull’importanza dei cosiddetti “ricordi rimossi” o “memorie represse”.
Le memorie represse
Tutto ciò ebbe inizio sulla base di una teoria psicologica secondo la quale i disturbi psichici e comportamentali di una persona adulta derivano obbligatoriamente da un trauma “represso” dentro l’inconscio, avvenuto durante l’infanzia del soggetto.
Sulla base di tale teoria lo psichiatra, o lo psicologo, devono ricondurre, con i propri strumenti, il soggetto a ricordare il trauma vissuto e rimosso. Tale trauma dissotterrato dal terapeuta concorda sempre e comunque con la sua teoria a priori.
Nella maggioranza dei casi, oggetto di processi penali contro psicologi e psichiatri americani (questo di Holly Ramona fu solo il primo di una lunghissima serie) il “ricordo rimosso” o la “memoria repressa” era più o meno sempre la stessa: aver subito in infanzia abusi sessuali da genitori o parenti.
Dalla terapia di Holly Ramona emersero ricordi di stupro avvenuti da parte del padre. Il padre, Gary, ha sempre negato tutto anche se oramai la famiglia era distrutta, moglie e sorelle si schierarono con Holly e Gary rimase solo contro tutti e fu anche licenziato dal proprio posto di lavoro.
Il caso fece molto scalpore perché non vi erano prove sufficienti per incolpare il padre. Venne incolpata in parte la terapeuta, in parte persone coinvolte nell’accusa, anche se la famiglia restò divisa.
Gli accademici, che hanno messo in discussione l’esistenza di tali ricordi “rimossi”, sono stati accusati di proteggere i pedofili, mentre quelli che credevano nella loro esistenza sono stati accusati di sfruttare delle persone vulnerabili, dividendo famiglie e, in casi estremi, aiutando a mettere in prigione genitori innocenti.
In un contesto storico “particolare” questo fu solo il primo di una lunga serie di casi, un altro caso famoso fu ad esempio quello di Melody Gavinan, storia riportata sul settimanale “Time” il 29 novembre 1993.
La False Memory Syndrome Foundation
A Filadelfia, negli USA, è attiva un’organizzazione denominata False Memory Syndrome Foundation (FMSF) che ha assistito e garantito i diritti legali di decine di migliaia di persone sottoposte a particolari trattamenti psichiatrici e psicologici che le hanno condotte non alla guarigione dei loro disturbi, bensì alla reale distruzione delle loro famiglie e dei loro rapporti interpersonali.
Pamela e Peter Freyd, una madre ed un padre la cui famiglia era stata devastata da questa tragedia, fondarono nel 1992 la False Memory Syndrome Foundation per studiare la causa dell’epidemia di false memorie, per prevenirle, per aiutare le famiglie che ne sono state devastate a riconciliarsi.
Alla fondazione hanno aderito alcuni dei massimi scienziati in materia di memoria tra cui Elizabeth Loftus che ha scritto un libro sulle memorie represse di abusi sessuali infantili.
Meredith Maran, una famosa giornalista femminista in una intervista racconta come questa epidemia di pedo-follia ebbe inizio:
“Negli anni 80-90, decine di migliaia di donne 30enni di classe media che vivevano in grandi città, si convinsero di avere memorie represse di abusi infantili. Una corrente della psicologia si prestò ai loro scopi; le pazienti in terapia venivano guidate nel far riemergere i ricordi degli abusi mediante tecniche ipnotiche, immaginazione guidata, interpretazione dei sogni, psicofarmaci”.
Alcuni di questi psichiatri e psicologi sono stati smascherati da investigatori che, fingendosi pazienti, hanno registrato come confondevano, suggestionavano, manipolavano le pazienti per far loro credere di aver subito abusi. Nonostante ciò, secondo la Maran, diverse associazioni femministe americane continuarono ad attaccare gli uomini con false accuse di pedofilia.
Negli anni che portarono a quell’isteria di massa la stessa Meredith Maran aveva accusato il proprio padre di aver abusato di lei e lavorava cercando di convincere il mondo che lei e migliaia di donne erano vittime di pedofilia.
Molti anni dopo, pentita, Meredith Maran ha pubblicato il libro “My lie: A true Story of false memory” dove afferma che ogni persona che ha accusato di abuso il proprio padre negli anni 80-90 probabilmente si è sbagliata.
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- Maran, Meredith(Autore)
Nella maggioranza dei casi, si parla di oltre diecimila famiglie assistite dalla FMSF che hanno denunciato psicologi e psichiatri negli USA, la memoria repressa era più o meno sempre la stessa, aver subito in infanzia abuso sessuale da parte di genitori o parenti. In questo modo si sono rotti legami familiari o si sono stabiliti rapporti conflittuali tra persone sino ad allora in accordo, e ciò senza produrre alcun reale e concreto effetto terapeutico rispetto ai disturbi presentati dal paziente.
Come osserva il prof. Giorgio Nardone nel libro Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti:
“Se un terapeuta assume una teoria e la sua prassi terapeutica in maniera ortodossa, questa diviene per lui una sorta di “fede” da difendere dagli assalti del dubbio. Perciò nel suo lavoro questi sarà indotto a cercare e trovare conferme alle sue assunzioni. Tale processo il più delle volte è implicito e non consapevole, cosicché alla fine di esso il terapeuta esce con un ulteriore rafforzamento di quelle teorie che lo hanno guidato alla ricerca della loro stessa conferma”.
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Ultima revisione
Bibliografia:
- “Casi classici della psicologia” di Geoff Rolls
- “The Myth of repressed memory” di Elizabeth Loftus
- “Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti” di Giorgio Nardone