Un giorno del 1905, un reporter moscovita ventenne, Solomon Shereshevsky, arrivò come suo solito al lavoro e come sempre aspettò l’incontro quotidiano con il redattore per l’assegnazione degli incarichi giornalieri.
Diversamente dai suoi colleghi, ma come era sua abitudine, Solomon non prese nessun appunto durante l’incontro, nonostante venissero forniti numerosi nomi e indirizzi.
Il redattore che aveva già notato con sorpresa questo modo di fare decise di metterlo alla prova chiedendogli i dettagli che aveva dato durante l’incontro.
Solomon fu in grado di ripetere tutto quello che era stato detto, parola per parola: questo episodio cambiò per sempre la sua vita e fu l’inizio zio della sua nuova carriera come il più grande mnemonista del mondo o “Memory man”.
Il redattore si meravigliò della memoria di Solomon e Solomon si meravigliò che le persone pensassero che la sua memoria fosse straordinaria. Ritenendolo un caso interessante, il redattore inviò Solomon all’Università locale per testare ulteriormente la sua abilità di memoria.
Fu qui che Solomon conobbe Alexander Romanovich Lurija, un neuropsicologo russo che trascorse i successivi 30 anni a studiare la più straordinaria memoria mai esaminata prima.
Il professor Lurija dapprima somministrò al giovane alcuni compiti standard per la valutazione della memoria e notando la facilità con cui Solomon li esegue, Lurija alza progressivamente il livello di difficoltà.
Ben presto il professore rimane sbalordito poiché Solomon non sembra avere limiti nella sua capacità di memorizzare e ciò contrasta con tutti gli studi scientifici sulla memoria.
Il campione del mondo della memoria Joshua Foer parla di Solomon Shereshevsky nel suo libro L’arte di ricordare tutto.
Per trent’anni Lurija continuò a studiare il soggetto pubblicando infine i risultati dei suoi studi. Tra le prodezze mentali compiute da Solomon Shereshevsky vanno ricordate:
l’aver imparato poesie in italiano pur non conoscendo la lingua; l’aver appreso formule matematiche senza avere dimestichezza con la disciplina; essere stato in grado di ricordare perfettamente liste di migliaia di parole o cifre a caso.
Solomon Shereshevsky riesce a ricordare tutto grazie ad una strategia di elaborazione spontanea di carattere visivo.
Quando Solomon sente la parola “verde” gli appare un vaso verde con dei fiori. Alla parola “rosso” associa un uomo con una camicia rossa che gli si avvicina, “azzurro” invece è qualcuno che da una finestra sventola una bandiera.
Il numero 1 è un uomo diritto, il numero 3 un uomo accigliato, il numero 7 un uomo con i baffi, l’8 una donna grassa, l’87 è una donna grassa con un uomo che si torce i baffi.
La Sinestesia
Solomon Shereshevsky aveva un problema: non era in grado di immaginare per astratto, per lui i numeri e gli odori, o i concetti di infinito e niente, avevano un corrispondente empirico nella sua mente.
Dopo anni di indagini, si scoprì che la prodigiosa memoria dell’uomo era basata sulla “sinestesia”, fenomeno in cui l’esperienza di un senso, ad esempio la vista, ne stimola un altro, il gusto per esempio.
Le impressionanti capacità sinestesiche di Solomon gli permettevano di gustare, vedere ed “odorare” immagini in associazione a numeri e suoni.
Per lui era però impensabile svolgere due attività contemporaneamente, ad esempio conversare mentre mangiava, poiché entrambe le attività avrebbero potuto generare visualizzazioni in conflitto tra loro.
Il neuropsicologo russo delinea il ritratto di Solomon Shereshevsky, come quello di un uomo condizionato, nello sviluppo della sua personalità e della sua vita, da una bizzarria del cervello.
- Martinez, Sébastien (Autore)
Le straordinarie abilità sinestetiche e mnemoniche avevano un lato oscuro. Salomon non riusciva a capire il significato di parole astratte alle quali non corrispondesse una chiara rappresentazione (per esempio: niente), così come non capiva le metafore (le intendeva letteralmente), era schiavo delle sue immagini.
Come scrive Lurija “una memoria perfetta è un handicap”. La memoria di Solomon Shereshevsky è associata a difetti psichici severi che rendono impossibile una vita normale.
C’è l’incapacità di ordinare i pensieri in maniera logica e astratta, una infinità di dettagli che rende impossibile l’ordine essenziale, manca il senso di continuità perché soppiantato dal continuo cambiamento che occupa tutte le risorse: la vita è una continua successione di immagini a sé stanti.
La capacità di focalizzare perfettamente il volto di una persona gli rende difficile riconoscere la stessa persona, perché un volto può subire cambiamenti continui anche con un solo un cambio d’espressione.
Ugualmente, leggere poesie o romanzi diventa per lui un’attività estremamente difficile perché come ogni parola o frase sfocerebbe in un’intensa visualizzazione che potrebbe essere contraddetta da quella successiva.
Inizialmente giornalista, si licenzia per diventare un mnemonista professionista “Memory man”, esibendosi dietro pagamento. Quando l’attività di performer non lo soddisfa più, fa perdere le sue tracce, qualcuno sostiene sia diventato un autista di taxi, altri che si sia ritirato in campagna. Solomon Shereshevsky morì nel 1958.
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Aggiornamento
Bibliografia:
- “Casi classici della psicologia” di Geoff Rolls
- “L’arte di ricordare tutto” di Joshua Foer
- “Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla” di Aleksandr Lurija
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