Diversi autori concordano sul fatto che i cinesi, durante la guerra di Corea (1950-1953), hanno inventato il lavaggio del cervello
Durante la guerra di Corea molti prigionieri americani si trovarono in campi di concentramento cinesi ma il trattamento che i militari cinesi riservavano ai loro prigionieri era diverso da quello brutale usato dai coreani.
In un libro dal titolo Sectarus Jean-Pierre Morin, esperto in metodi di condizionamento psichico, spiega che gli agenti della propaganda comunista avevano programmato di liberare i prigionieri americani solo dopo avergli inculcato la loro ideologia e la loro visione del conflitto.
Una volta liberati molti prigionieri che avevano subito il lavaggio del cervello avevano sposato la tesi comunista e accusavano gli Stati Uniti di condurre una guerra ingiusta.
La tecnica utilizzata per ottenere questo risultato comprendeva alcuni elementi fondamentali: isolamento del prigioniero; una scarsa alimentazione che produceva uno stato di debolezza fisica e mentale; mancanza di sonno così da indebolire le difese psichiche e da portare il prigioniero a oscillare tra coscienza e incoscienza; infine un martellamento fino allo sfinimento di precetti e discorsi.
Cosa è Il lavaggio del cervello
Il lavaggio del cervello, noto anche come Brainwashing, è un nome generico per indicare diverse tecniche di mutamento non consensuale di idee.
Kathleen Taylor, una ricercatrice di fisiologia presso l’Università di Oxford ha pubblicato un libro dal titolo Brainwashing dove sostiene che l’utilizzo continuo e sistematico di 5 tecniche di manipolazione equivalgono a quello che molti chiamerebbero lavaggio del cervello o Brainwashing.
In un articolo collegato al libro, apparso su un quotidiano The Guardian, la Taylor scrive: fatto sorprendente del lavaggio del cervello è la costanza con cui si presentano le sue caratteristiche.
- Taylor, Kathleen (Autore)
Il contesto può riguardare un campo di prigionia, la sede centrale di una setta o una moschea fondamentalista ma saltano sempre fuori le 5 tecniche di base: Isolamento, Controllo, Incertezza, Ripetizione, Manipolazione emotiva.
Parlo di queste tecniche nel post: Lavaggio del cervello. Le 5 Tecniche del Brainwashing
Come i cinesi hanno inventato il lavaggio del cervello
I soldati americani catturati dai cinesi durante la guerra di Corea furono materiale da esperimento per i primi tentativi di lavaggio del cervello messi in atto dal governo Comunista Cinese.
Alla fine della guerra, i prigionieri rientrati in patria furono sottoposti a lunghi e approfonditi esami anche da parte di psicologi, per accertare che cos’era successo durante la prigionia.
A suscitare la curiosità degli psicologi era lo stupefacente successo del programma di indottrinamento comunista; i cinesi avevano inventato di lavaggio del cervello.
In netto contrasto con il comportamento tenuto dai prigionieri americani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale, i cinesi potevano contare regolarmente su informatori americani all’interno dei campi.
È una delle ragioni per cui i piani di fuga venivano presto scoperti e i pochi tentativi di evasione finivano quasi sempre in un fallimento.
Scrive Edgar Schein, uno dei direttori del programma di ricerche: “Quando poi avveniva una fuga, i cinesi di solito riuscivano facilmente a riprendere l’evaso offrendo un sacchetto di riso a chiunque lo riportasse indietro”.
In effetti, sembra che quasi tutti i prigionieri americani nei campi di concentramento cinesi abbiano collaborato col nemico in una forma o nell’altra.
Il programma di indottrinamento
I prigionieri venivano forzati ad ascoltare letture quotidiane di ideologia comunista. Benché probabilmente non capissero la lingua parlata dai loro carcerieri, la ripetizione ossessiva inibiva le loro resistenze mentali, li rendeva assuefatti a ricevere passivamente l’ideologia comunista.
Il programma di indottrinamento si basava sul meccanismo della coerenza con gli impegni presi per ottenere dai prigionieri il comportamento desiderato.
Il problema dei militari cinesi era come fare per ottenere una qualunque collaborazione dai prigionieri americani, istruiti a non dichiarare altro che nome, grado e numero di matricola.
Come potevano sperare di indurli a fornire informazioni militari, collaborare alla cattura dei compagni evasi, o denunciare pubblicamente il proprio paese?
La risposta è molto semplice: partire con poco e procedere per gradi.
No products found.
I cinesi chiedevano ai prigionieri di fare dichiarazioni antiamericane o filocomuniste così banali da sembrare del tutto non compromettenti (“Gli Stati Uniti non sono perfetti”; “In un paese comunista la disoccupazione non è un problema”).
Una volta accettate queste richieste minime, il prigioniero si trovava spinto ad accettarne di più sostanziose: per esempio, dopo aver ammesso che gli Stati Uniti non sono perfetti gli poteva esser richiesto di indicare alcuni esempi concreti in quel senso; fornite queste spiegazioni, doveva semplicemente elencarle in ordine e mettere la sua firma al verbale d’interrogatorio.
In seguito, la richiesta poteva esser quella di leggere il suo elenco dei “problemi dell’America” in un gruppo di discussione con altri prigionieri (“Dopo tutto, sono le tue idee, non è vero?”) e più avanti di scrivere un testo che esaminasse più in dettaglio quegli stessi problemi.
A questo punto i cinesi potevano usare il suo nome e il testo in una trasmissione radiofonica per tutti i campi di prigionia nella Corea del Nord e per le forze armate americane in Corea del Sud.
La maggioranza ha collaborato
Le espressioni in accordo con le richieste presentate dai carcerieri cinesi venivano premiate e quelle in dissenso punite.
I due stimoli principali erano la fame e il cibo. Ai prigionieri venivano offerte razioni di cibo più abbondanti nella misura in cui mostravano di accettare le richieste che venivano fatte loro dai carcerieri.
Benché qualcuno riuscisse a rifiutare qualunque collaborazione, la maggioranza ha collaborato, compiendo azioni che potevano apparire di scarso peso, ma che i cinesi sapevano volgere a proprio vantaggio.
Ciò era particolarmente efficace per ottenere confessioni, autocritiche e informazioni durante gli interrogatori.
Le sette usano metodi di fidelizzazione come quelli dei cinesi
Secondo Jean-Pierre Morin, autore di Sectarus, i modi di fidelizzazione delle sette sono sostanzialmente identici a quelli utilizzati dai cinesi della guerra in Corea con i loro prigionieri americani.
DA Chi manipola la tua mente? :
- Oliverio Ferraris, Anna (Autore)
I novizi vengono portati in un luogo chiuso da cui è difficile evadere. La durata delle riunioni è molto lunga. I nuovi adepti devono salmodiare per ore dei comandamenti o dogmi in posture che accrescono la fatica fisica.
Durante questo periodo iniziale di “formazione” sono sottoalimentati. La subordinazione agli istruttori è il risultato di questo processo di indebolimento. Man mano all’indipendenza individuale si sostituisce la dipendenza dall’organizzazione.
Dopo questo trattamento, l’adepto, che pure non è a conoscenza delle intenzioni dei capi, è pronto a sacrificare i propri interessi e a mettersi al servizio del gruppo.
La conclusione di Morin è che si tratta di uno stupro psicologico, perché l’individuo è indotto ad agire a dispetto della sua volontà profonda.
Morin spiega, infine, che l’unico modo per recuperare delle persone così condizionate consiste nell’effettuare una deprogrammazione che modifichi le strutture mentali della dipendenza acquisite durante il periodo trascorso nella setta.
Articoli consigliati:
- Lavaggio del cervello: le 5 tecniche di manipolazione del Brainwashing
- 12 Tecniche di manipolazione. Semplici ma efficaci
- 7 Migliori libri di Manipolazione
Bibliografia:
- “Le armi della Persuasione” di Robert Cialdini
- “Chi manipola la tua mente?” di Anna Oliverio Ferraris
- Contattami via e-mail Scrivi qui >>
- LEGGI SOS Autostima >>