Il termine sublimazione viene impiegato quando un comportamento istintualizzato (ossia un comportamento carico di energia libidica o aggressiva) diviene meno primitivo e più controllato, adotta forme socialmente accettabili, soprattutto quando comporta un trasferimento di obiettivo.
Le energie si trasformano e si ridirigono in aree relativamente autonome e immuni da conflitti, soprattutto verso potenzialità creative. Il concetto di sublimazione presenta molti problemi teorici che tuttavia non inficiano la validità del cambio di funzione.
La sublimazione fa parte dei meccanismi di difesa descritti da Anna Freud.
Sublimazione. Prima definizione freudiana
La Sublimazione è un processo psichico che Freud definì in due modi. Nella prima concettualizzazione (1905), le pulsioni istintuali vengono in qualche modo deviate dagli obiettivi e/o oggetti originari verso altri di valore sociale maggiore, ovviando in tal modo al bisogno di una rimozione continua.
Freud inizialmente ipotizzò che tutti i comportamenti avessero origine e ricevessero energia dalle pulsioni libidiche, i cui obiettivi erano spesso in conflitto con le direttive culturali e sociali.
Questo processo ipotetico era il suo tentativo di spiegare l’esistenza di attività socialmente preziose, apparentemente non sessuali e non conflittuali: creazione artistica, lavoro, umorismo e così via.
Sembra che il termine sublimazione sia stato tratto da due fonti:
1. Il processo chimico con il quale una sostanza solida viene fatta evaporare, dopo di che il vapore viene raffreddato e lasciato ricondensare, producendo una forma purificata della sostanza di partenza.
2. La metafora poetica del sublime in contrapposizione al ridicolo e al meschino. Perciò il comportamento socialmente accettabile rappresenta una versione “purificata” e più “sublime” della pulsione originaria, “meschina”.
Freud originariamente considerava la sublimazione una vicissitudine della pulsione istintuale; in seguito la ritenne una funzione dell’Io, una forma particolare di difesa.
Il concetto, nella formulazione originaria, ha scatenato svariate critiche. La definizione si basa su un giudizio di valore sulla desiderabilità sociale del comportamento in questione, un approccio dubbio alla definizione di un processo mentale.
La definizione, inoltre, non tiene conto del livello di autonomia secondaria che il comportamento ha conseguito rispetto alla sua origine presumibilmente istintuale. Infine la definizione non tiene conto della sublimazione delle pulsioni aggressive.
Sublimazione. Seconda definizione freudiana
La seconda definizione freudiana è molto più astratta, e comporta una desessualizzazione dell’energia psichica dedotta teoricamente (non osservabile clinicamente).
Definita in questo modo, la sublimazione diveniva il percorso per la formazione di tratti di carattere e in seguito diveniva uno strumento concettuale indispensabile per spiegare quelle che Freud considerava le alterazioni evolutive della libido di importanza determinante.
In questa seconda accezione, la sublimazione fu centrale nelle opinioni di Freud sulla desessualizzazione della libido, e nei suoi saggi successivi la considerava la base energetica dell’identificazione.
La sua seconda definizione, perciò, molto diversa dalla prima, esprimeva la dedizione di Freud all’idea che l’energia psichica sia di importanza fondamentale per le opinioni teoriche espresse nella sua metapsicologia.
Sublimazione. Definizione di Hartmann
Heinz Hartmann fu uno dei maggiori esponenti della cosiddetta Psicologia dell’Io, una corrente fondamentale della psicoanalisi post-freudiana che concentra la sua attenzione soprattutto sull’Io, le sue funzioni e il suo rapporto con la realtà.
Anche Hartmann ha cercato di ridefinire la sublimazione in termini puramente energetici. Sublimazione, secondo lui, “si riferisce a un processo psicologico, un cambiamento di modalità dell’energia, che si allontana maggiormente dall’istintualità”.
La sublimazione viene quindi equiparata o alla neutralizzazione dell’energia istintuale libidica o aggressiva o all’uso di energia innatamente neutrale, non istintuale, disponibile all’Io.
Dato che la modalità presunta dell’energia ipotetica è deducibile soltanto dall’osservazione clinica, alcuni considerano tautologico l’impiego di questa definizione energetica per spiegare le osservazioni cliniche stesse.
Inoltre l’importanza attribuita alle trasformazioni dell’energia psichica sminuisce l’importanza della partecipazione interattiva dei derivati pulsionali, del materiale ideativo, delle difese, di aspetti della coscienza (Super-Io) e delle considerazioni della realtà.
Non tutti i comportamenti, in origine, hanno obiettivi sessuali o aggressivi
Nel postulare apparati innati dell’Io dotati di autonomia primaria, Hartmann implicitamente riconosceva che non è necessario ipotizzare che tutti i comportamenti in origine abbiano obiettivi sessuali o aggressivi.
Di conseguenza non è necessario rifarsi all’idea di alcune trasformazioni come la sublimazione per spiegare tutti i comportamenti non sessuali e non aggressivi.
- Editore: Gribaudo
- Autore: Giuliana Lupi
- Collana: Straordinariamente
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- Anno: 2016
Per esempio, non è necessario presumere che servirsi della percezione visiva per acquisire informazioni utili debba costituire una sublimazione del voyeurismo o di una pulsione istintuale scopofila.
Da un punto di vista clinico, i fenomeni da spiegare sono i comportamenti che in un primo tempo hanno avuto obiettivi sessuali o aggressivi e in seguito si sono alterati. Quindi i loro obiettivi non sono né esplicitamente sessuali né esplicitamente aggressivi, ma sono socialmente adeguati, soddisfacenti a livello conscio e adattativi e flessibili, anziché coattivi.
Il termine sublimazione, senza implicazioni energetiche o pulsionali, può essere applicato descrittivamente a tali cambiamenti di comportamento, lasciando aperta la possibilità di altre spiegazioni per i meccanismi latenti del cambiamento, come l’apprendimento, la maturazione e l’interpenetrazione dei sistemi motivazionali.
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Bibliografia:
- “Dizionario di Psicoanalisi. Dell’American Psychoanalytic Association” Sperling & Kupfer
- “Psychoanalytic Terms and Concepts” by The American Psychoanalytic Association
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