La nozione di “posizioni percettive” è stata originariamente formulata nell’ambito della PNL da John Grinder e Judith DeLozier nel 1987
Una “posizione percettiva” è essenzialmente una prospettiva o un punto di vista a partire da cui si percepisce una situazione o relazione.
Negli anni sono state definite tre posizioni fondamentali che si possono assumere nel percepire una determinata esperienza.
- La prima posizione è quando si vede qualcosa attraverso i propri occhi, in modo associato, e se ne fa esperienza “in prima persona”.
- Mettersi in seconda posizione significa mettersi “nei panni di un’altra persona”.
- Con la terza posizione si prendono le distanze e si percepisce la relazione tra se stessi e gli altri dal punto di vista di un “osservatore esterno”.
La quarta posizione
è stata aggiunta in seguito per descrivere il senso dell’intero sistema o “campo relazionale” (il senso di un “noi” collettivo), frutto della sintesi delle altre tre posizioni.
Il fondamento delle varie posizioni percettive deriva dal fatto che l’esperienza relazionale riguarda sempre più di un singolo individuo nel ciclo comunicativo.
La capacità di comprendere il ciclo della comunicazione è un potente strumento che permette alle persone sia di migliorare la comunicazione sia di produrre risultati ecologici. Come fa notare Dilts, anche quando i partecipanti al ciclo comunicativo non concordano ma riescono a passare da una posizione percettiva all’altra ponendosi in relazione all’interazione, il loro rapporto ne trae giovamento e si creano possibilità di cooperazione futura.
- Dilts, Robert B. (Autore)
Il passaggio da una posizione percettiva all’altra viene identificato da Robert Dilts come “tripla descrizione” poiché in un ciclo comunicativo, a un dato momento, ci sono come minimo tre diverse posizioni percettive: quella del sé (prima posizione), quella dell’altra persona (seconda posizione), e l’osservazione dell’interazione tra le prime due (terza posizione).
Le quattro posizioni percettive
Uno degli aspetti più utili della formulazione di DeLozier e Grinder è che essa fornisce un processo operativo tramite il quale le persone possono entrare in ciascuna posizione e farne esperienza, un processo che è possibile collegare a specifici schemi linguistici, stati fisiologici e rappresentazioni interne. Questi schemi vengono riassunti nelle seguenti descrizioni:
Prima posizione
La prima posizione siamo noi, collocati nel nostro spazio fisico, nella nostra postura abituale. Quando sei completamente associato in prima posizione usi parole come “io”, “me”, e “me stesso” parlando delle tue sensazioni, percezioni e idee.
In prima posizione vivi l’esperienza della comunicazione dal tuo punto di vista: vedendo, udendo, percependo, gustando e odorando qualsiasi cosa stia avendo luogo attorno e dentro di te durante quell’esperienza, da un punto di vista associato.
Se sei veramente in prima posizione, non vedrai te stesso, ma sarai te stesso, e vedrai il mondo attraverso i tuoi occhi. Sei del tutto associato nel tuo corpo e nella tua mappa del mondo.
Seconda posizione
Seconda posizione: significa riuscire ad assumere il punto di vista di un’altra persona nell’interazione (se ci sono più di due persone nell’interazione, ci saranno svariate “seconde posizioni”).
Questa è una posizione temporanea di raccolta di informazioni, in cui passi alla posizione percettiva di un’altra persona, assumendone la postura fisica e la visione del mondo, come se ti tramutasti in lei, “ti metti nei suoi panni”.
In seconda posizione vedrai il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona, attraverso i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue convinzioni e così via. In questa posizione sarai dissociato da te stesso e associato nell’altra persona.
Ti riferirai al te stesso della “prima posizione” usando il “tu” (invece dell’Io) e tutte le espressioni linguistiche della “seconda persona”.
Assumere temporaneamente la posizione di un’altra persona è uno splendido modo per valutare l’efficacia del tuo ruolo nel ciclo comunicativo (quando hai finito di calarti nel punto di vista dell’altra persona, è importate accertarsi di tornare in se stessi in modo completo, portando con sé le informazioni che ti aiuteranno in seguito a continuare a comunicare meglio).
Terza posizione
Questa è la posizione dell’osservatore. Ti poni temporaneamente all’esterno del ciclo comunicativo, per raccogliere informazioni come se assistessi all’interazione senza parteciparvi. La tua postura sarà simmetrica e rilassata.
In questa posizione percepisci come si presenta il ciclo comunicativo dal punto di vista di un osservatore esterno interessato ma neutrale.
Userai il linguaggio della “terza persona”, usando “lei” o “lui” per riferirti alle persone che osservi (compresa quella che ha il tuo aspetto, la tua voce, e il tuo comportamento).
Sarai dissociato dall’interazione e in una sorta di meta-posizione. Questa posizione ti fornisce preziose informazioni riguardo all’equilibrio dei comportamenti all’interno del ciclo. Le informazioni raccolte da questa prospettiva possono essere portate poi nella tua prima posizione e utilizzate assieme a quelle raccolte nella seconda posizione per aiutarti a migliorare la qualità del tuo stato, della tua interazione, e del tuo rapporto all’interno del ciclo comunicativo.
Quarta posizione
La quarta posizione è una sintesi delle altre tre prospettive, e crea un senso di “essere il sistema nella sua interezza”. Comporta un’identificazione col sistema o con la relazione stessa, e produce l’esperienza di essere parte di un qualcosa di collettivo.
In quarta posizione sei associato all’intero sistema o “campo” che ha a che vedere con una determinata interazione, e fai esperienza della situazione con il bene dell’intero sistema in mente. La quarta posizione è una posizione del “noi”, caratterizzata dall’uso della prima persona plurale. La quarta posizione è una componente essenziale della saggezza e dell’ecologia.
Sebbene non facesse parte del gruppo originario di posizioni percettive (prima, seconda e terza posizione; sé, l’altro, l’osservatore), la quarta posizione è altrettanto fondamentale. È essenziale per una leadership efficace, per lavorare in team e per sviluppare lo spirito di gruppo. Come il termine stesso implica, la quarta posizione presuppone e comprende le altre tre posizioni percettive. Le persone che non utilizzano la quarta posizione faticano a percepirsi come membri di un gruppo o di una comunità.
L’esperienza della quarta posizione deriva dall’individuare i fattori comuni profondi e le caratteristiche che uniscono e connettono tutti i membri di un gruppo o sistema. È il fondamento di quella che viene chiamata “mente collettiva”. La capacità di raggiungere una prospettiva di quarta posizione facilita grandemente la gestione dei gruppi ed è una caratteristica chiave della leadership visionaria. I leader efficaci sono in grado di identificare l’intero sistema sotto la loro influenza.
Esercizio base delle posizioni percettive
Questo esercizio è tratto dal libro L’evoluzione della PNL di Robert Dilts e Judith DeLozier
- Dilts, Robert (Autore)
- Pensa alla tua relazione con qualcuno che consideri un mentore o che prendi a modello.
- Calati appieno nella tua prima posizione, immaginando che l’altra persona sia qui e ora di fronte a te e che la stai guardando. Descrivi l’altra persona e le tue sensazioni a suo riguardo utilizzando il linguaggio in prima persona.
- Ora passa alla seconda posizione, mettendoti “nei panni dell’altra persona”. Assumi il suo punto di vista, le convinzioni e le presupposizioni, come se ti tramutasti momentaneamente in lei. Dal punto di vista dell’altra persona, descrivi il “te stesso” che eri nella prima persona e le sensazioni che provi, utilizzando il linguaggio della seconda persona.
- Ora spostati in una terza posizione esterna e osserva la relazione tra te stesso e l’altra persona come se stessi guardando un filmato in cui voi due interagite. Tieni a mente ciò che hai provato riguardo ai punti di vista, alle convinzioni, alle presupposizioni e alle sensazioni di entrambi.
- Passa a una quarta posizione (all’esterno o nel mezzo delle altre tre) e percepisci “il campo” delle dinamiche di questa relazione come se fosse un’entità a sé stante. Dilts usa la domanda: Se uno di voi fosse “idrogeno” e l’altro “ossigeno”, qual è l’acqua che insieme formereste?
Ora nota come ciascuna di queste posizioni percettive ti permette di apprezzare e valutare la relazione in modo diverso.
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RIF. Tratto dal libro: “L’evoluzione della PNL” di Robert Dilts e Judith DeLozier
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Grazie Samuele per la tua puntuale precisazione.
Ti rinnovo i complimenti per come scrivi e per la tua costanza.
Ciao Agostino, Grazie per il tuo commento.
Ottima osservazione, come sempre 🙂
Ho parlato in passato delle “posizioni percettive” come strumento che consente di ampliare e rendere più flessibile la propria prospettiva personale in modo da acquisire una prospettiva multipla su una particolare interazione.
Ne ho parlato qui https://bit.ly/2CY9est dove Faccio riferimento alla terza persona.
Il post è molto vecchio, uno tra i primissimi di questo blog, conto di aggiornarlo e ampliarlo in futuro… 🙂
Come hai detto, alcune persone hanno difficoltà ad assumere posizioni diverse dalla prima. Per facilitare il lavoro, nel passaggio da una posizione all’altra devi “interrompere lo stato associato”. Proprio in quel momento, mentre esce dalla prima e si avvicina alla seconda posizione (ad esempio). Quando esce dalla seconda posizione e si appresta ad assumere i panni della terza, e poi quando dalla terza deve tornare in prima posizione.
In questo post ho voluto dare più un taglio “Leaderhip”, inserendo la quarta posizione.
Principalmente ho appreso questi strumenti nell’ambito della PNL Sistemica di Robert Dilts.
Questa forma di evoluta di PNL, racchiude aspetti teorici e metodologici della Psicologia Integrale di Ken Wilber, il Focusing di Eugene Gendlin, le Costellazioni familiari di Bert Hellinger, lo Psicodramma di Moreno… quindi la tua osservazione è molto pertinente.
Non è solo un utile esercizio per accrescere lo spirito di squadra, ma anche allena l’abilità fondamentale di uscire fuori dalla fissazione nel proprio punto di vista soggettivo.
Qualcuno evolutivamente non è pronto per farlo. Cerca di immaginare, ma non esce veramente dalla prospettiva in prima persona.
Ricordo ad un corso condotto da me in cui una persona non riusciva a rispondere a questa domanda: “cosa pensi che lui pensi rispetto a questa situazione?” Cognitivamente non era in grado di fare il salto fuori dalla sua prospettiva in prima persona e mettersi nei panni dell’altro.
Sono utili in questo caso le rappresentazioni in terza persona della situazione, come ad esempio lo psicodramma o le costellazioni familiari, che ti mettono già in una posizione “meta” rispetto alla vicenda.