Secondo la Teoria della Aspettativa le nostre aspettative creano modelli cerebrali che possono essere veri esattamente quanto quelli generati dagli eventi del mondo reale
La psicologia ha dimostrato che l’atteggiamento mentale non solo modifica come ci sentiamo a proposito di un’esperienza, ma cambia concretamente i risultati oggettivi dell’esperienza stessa.
Chiunque abbia sentito parlare dell’Effetto Placebo sa già quanto possa essere efficace. Innumerevoli studi dimostrano che quando ai pazienti viene data una pillola di zucchero e gli viene detto che li aiuterà ad alleviare i loro sintomi, spesso succede davvero; e talvolta la caramella si rivela tanto efficace quanto una medicina vera.
Effetto Placebo e Nocebo
In un articolo del New York Times intitolato “Placebos Prove So Powerful Even Experts are Surprised”, i medici descrivono alcuni studi in cui prodotti “finti” per capelli hanno realmente fatto ricrescere una capigliatura su teste calve e una “finta” chirurgia ha diminuito il gonfiore di un ginocchio dolorante.
A questo proposito, un’analisi empirica di numerosi studi sui placebo ha scoperto che “i placebo sono per il 55-60% efficaci quanto le medicine più potenti come l’aspirina o la codeina per la diminuzione del dolore”.
- Dispenza, Joe(Autore)
Il semplice modificare l’atteggiamento mentale, per esempio, credere che si stia assumendo una reale medicina, è abbastanza potente da far scomparire concretamente i sintomi.
Poi esiste il Nocebo che può essere concepito come il contrario dell’effetto placebo che, per molti versi, è persino più affascinante.
Esperimento dell’edera velenosa
In un esperimento molto noto, alcuni ricercatori giapponesi bendarono un gruppo di studenti e gli dissero che stavano strofinando il loro braccio destro con una pianta d’edera velenosa. Poco dopo, tutte le braccia dei tredici studenti reagirono con i classici sintomi da contatto con una pianta velenosa: prurito, bolle e rossore.
Niente di così sorprendente… finché non si scoprì che la pianta utilizzata per l’esperimento non era affatto edera velenosa, bensì un innocuo arbusto. La convinzione degli studenti era in realtà abbastanza forte da produrre gli effetti biologici dell’edera velenosa, anche se i ragazzi non erano assolutamente entrati in contatto con essa.
Poi, sul braccio sinistro degli studenti i ricercatori strofinarono realmente delle foglie di edera velenosa, ma dissero ai ragazzi che si trattava di una pianta innocua. Nonostante tutti e tredici i soggetti fossero altamente allergici all’edera, solo due di essi mostrarono i sintomi e l’eruzione cutanea tipica dell’edera velenosa!
Quindi, in che modo esattamente la nostra percezione relativa di ciò che sta succedendo, o di quello che pensiamo succederà, può influenzare concretamente quello che poi accade?
Una risposta è che il cervello è programmato per agire in base a quello che prevediamo succeda dopo, un procedimento che gli psicologi chiamano “Teoria dell’Aspettativa”.
La Teoria della aspettativa
Il Dottor Marcel Kinsbourne, neuroscienziato della New School for Social Research di New York, spiega che le nostre aspettative creano modelli cerebrali che possono essere veri esattamente quanto quelli generati dagli eventi del mondo reale.
In altre parole, l’aspettativa di un evento mette in moto lo stesso sistema complesso di neuroni che si attiverebbe se l’evento stesse realmente accadendo, innescando a sua volta una cascata di eventi nel sistema nervoso che comporta tutta una serie di conseguenze fisiche reali.
Le implicazioni di questa tesi nel contesto lavorativo comportano che le nostre convinzioni possono effettivamente cambiare i risultati concreti dei nostri sforzi e del nostro lavoro. Non si tratta semplicemente di una teoria; è stata dimostrata da numerosi studi scientifici seri.
In uno di questi studi condotto da Ali Crum e Hellen Langer, ricercatori all’Università di Yale, è stato effettuato un esperimento sul personale che si occupa delle pulizie di sette hotel diversi.
Esperimento sul personale delle pulizie
I ricercatori spiegarono a metà delle lavoratrici quanto esercizio fisico facevano ogni giorno svolgendo i loro compiti quotidiani, quante calorie le diverse attività le facevano bruciare, quanto passare l’aspirapolvere fosse simile a un esercizio cardiovascolare e così via.
L’altra metà delle inservienti, in qualità di gruppo di controllo, non ricevette nessuna di queste belle notizie.
Alla fine dell’esperimento, qualche settimana dopo, Crum e Langer scoprirono che le cameriere che erano state “spinte” a pensare al proprio lavoro come a una sorta di esercizio avevano effettivamente perso peso e non solo: anche il loro livello di colesterolo era diminuito.
Queste persone non avevano lavorato di più, né avevano fatto più esercizio fisico rispetto al gruppo di controllo. L’unica differenza stava nel modo in cui il loro cervello percepiva il lavoro che stavano svolgendo.
Il punto della Teoria della aspettativa è talmente importante che vale la pena ripeterlo ancora: la percezione mentale delle nostre attività quotidiane definisce la nostra realtà molto più dell’attività stessa.
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