Last Updated on 25 Aprile 2021 by Samuele Corona
Le persone difficili
spesso si nascondo tra i colleghi di lavoro, capi, subordinati, clienti, amici e parenti, tutti accomunabili in un’unica categoria: persone difficili.
Innumerevoli ricerche evidenziano che la causa principale che induce le persone a cambiare lavoro è il desiderio di allontanarsi da persone difficili, seguito da quello di ottenere una retribuzione migliore e un avanzamento di carriera.
Dagli studi più recenti sui lavoratori dipendenti emerge che molti scelgono di cambiare lavoro a causa dei cattivi rapporti con il capo. Accade tuttavia molto spesso che, trovato un impiego altrove, costoro incontrino puntualmente persone difficili altrettanto intrattabili, per cui il processo si ripete all’infinito.
Dale Carnegie, uno tra i 10 (Classici) Autori di Crescita Personale ha espresso bene questo concetto nel suo best seller Come trattare gli altri e farseli amici: “Trattare con le persone è forse il problema principale, soprattutto nel mondo degli affari, ma anche per la casalinga, l’architetto e l’ingegnere”.
Cambiare atteggiamento
Molto dipende da come noi gestiamo le persone e le situazioni. Non dobbiamo aspettarci che le persone difficili cambino spontaneamente. Siamo noi che dobbiamo cambiare.
Dobbiamo considerare il loro punto di vista: per come la vedono, loro hanno ragione e noi abbiamo torto. Troncare bruscamente il dialogo con porterebbe a nulla di positivo. Dobbiamo invece avere la capacità e la sicurezza di cambiare atteggiamento.
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Non si tratta di modificare la nostra personalità, bensì di ricorrere all’empatia e di “entrare nella mente” delle persone difficili per assumere il controllo della situazione anziché subirla.
Il segreto è quello di capire con che tipo di persona si ha a che fare e provare una nuova forma di comunicazione modificando il proprio atteggiamento. Se vogliamo ottenere risultati positivi, sta a noi imparare a gestirli.
8 Tipologie di persone difficili
Noi stessi, a volte, ci rendiamo responsabili di atteggiamenti che ci rendono persone difficili per gli altri; nessuno può essere escluso da queste evenienze.
Tuttavia, esistono particolari tipi di persone che hanno abitualmente un atteggiamento irritante o tale da provocare situazioni di conflitto.
James Borg, uno psicologo del lavoro specializzato in comunicazione interpersonale, nel suo libro Persuasione. L’arte di convincere le persone ha descritto 8 tipologie di persone difficili e probabilmente in alcune di loro riconosceremo parte di noi stessi 🙂
#1. Il Procrastinatore
Il procrastinatore è quella persona che non riesce a prendere una decisione. Il più delle volte il procrastinatore evita di assumere una decisione perché è intimorito dalla quantità di variabili che occorre prendere in considerazione.
In realtà queste persone hanno timore di sbagliare e vogliono esaminare altre possibilità per fugare il dubbio di non essersi informate a dovere.
Nel trattare con il procrastinatore possiamo fornire loro tutte le informazioni del caso. Queste persone sono costantemente alla ricerca dei possibili effetti negativi della decisione. Vogliono avere elementi concreti e sono sempre alla ricerca di una prova. Lo scetticismo le spinge a mettere in dubbio qualsiasi cosa.
Dobbiamo assolutamente evitare che il linguaggio non verbale lasci trapelare la nostra irritazione nei loro confronti nel corso della conversazione.
Dobbiamo ricorrere all’empatia per comprendere le ragioni della loro indecisione e mostrare comprensione per l’imbarazzo che provano; a quel punto possiamo aiutarle ad affrontare un processo decisionale che si svolgerà senza forzature al ritmo che loro stesse sceglieranno.
#2. L’esplosivo
Ci sono soggetti che tendono a esplodere in accessi d’ira quasi improvvisi in cui perdono completamente il controllo di se stessi. È tipico di queste persone lasciarsi andare a una breve e improvvisa sfuriata, ma provare subito dopo vergogna per avere perso il controllo.
Se anche noi reagiamo in modo incontrollato scaricando su di loro tutta la rabbia che ci hanno provocato, la situazione non può che peggiorare. Il soggetto esplosivo, infatti, prova già un senso di autocondanna per il modo in cui si è comportato.
In generale il classico invito a mantenere la calma o altre ingiunzioni di questo tipo non fanno che peggiorare le cose; non serve neppure dichiarare quanto siamo arrabbiati nell’assistere a una tale manifestazione d’ira.
Per trattare efficacemente con l’esplosivo dobbiamo richiamare la sua attenzione pronunciando il suo nome a voce alta in modo che emerga al di sopra delle grida, quindi dimostrarci preoccupati, ascoltare i motivi della sfuriata e manifestare empatia, mantenendo il contatto visivo affinché egli percepisca che l’ascoltiamo con attenzione.
Per quanto sia difficile, dobbiamo dimostrare che comprendiamo i motivi che l’hanno spinto a reagire in quel modo (il che non significa che lo approviamo) e fare il possibile per andare oltre, lasciandoci l’episodio alle spalle.
#3. L’inflessibile
Le persone difficili “inflessibili” detestano tutto ciò che differisce da quello che hanno personalmente giudicato giusto. Amano addentrarsi nei dettagli e nelle minuzie e, di fronte a un invito al cambiamento, analizzano non le ragioni ma i punti deboli della proposta. Ignorano le visioni complessive perché non riescono a considerare la vita da quel punto di vista.
- Berckhan, Barbara(Autore)
Avere a che fare con loro è molto difficile. Gli inflessibili nutrono convinzioni radicate che considerano irrefutabili. Preferiscono difendere il loro punto di vista ricorrendo ai numeri anziché al potere della prosa perché in tal modo è più facile confondere l’interlocutore.
Quando si ha a che fare con soggetti tanto difficili, l’empatia ha scarsa efficacia. L’unica soluzione è adottare il loro stesso linguaggio, molto distaccato e tutto orientato verso dati e statistiche. Prova ad inserirti nel dialogo imitando la stessa ossessione per i numeri e formula la proposta in modo analitico.
#4. Il presuntuoso
Il tipo presuntuoso è totalmente assorbito dall’intento di dimostrare tutta la sua importanza al pubblico. L’importante, come sempre, è non prendersela a livello personale. Il presuntuoso recita semplicemente una “parte”, anche se sgradevole.
Nel trattare con lui, come con tutte le persone difficili, dobbiamo separare il comportamento dalla persona. Il presuntuoso ama che gli si pongano domande sul suo lavoro e la sua attività. Soddisfano la sua vanità e lo incoraggiano ad “ammorbidirsi” un poco.
#5. L’inaffidabile
Abbiamo a che fare con soggetti che mentono e con altri inclini all’esagerazione. Possiamo incorrere in seri problemi di fronte a persone che hanno chiara fama di essere inaffidabili, tendenti all’esagerazione e alla menzogna.
Sul lavoro, dove le relazioni interpersonali rivestono la massima importanza, costoro possono procurare danni seri, che siano il collega, il capo o un subordinato. Talvolta il loro comportamento è dettato da un’insicurezza di fondo, talvolta dalla convinzione di poter emergere, talvolta dal desiderio di sentirsi potenti.
L’inaffidabilità è forse il comportamento più dannoso, sia nella vita privata sia nel lavoro. Con la dovuta delicatezza si può tentare di affrontare la persona che ne è responsabile e di farle notare il suo sbaglio, ma in molti casi è una causa persa.
#6. L’antagonista
L’antagonista è un tipo di persona con cui è molto difficile trattare. Il comportamento che lo contraddistingue varia lungo un asse che comprende questi atteggiamenti: ignorare l’interlocutore, dimostrare ostilità nei suoi confronti, essere sgarbato, esprimere commenti sarcastici e suscitare un battibecco.
A volte il motivo è chiaro, altre volte occorre uno sforzo per riuscire a coglierlo. Ci sono persone che si comportano in maniera aggressiva o antagonistica perché sono convinte che sia l’unico modo per ottenere ciò che vogliono.
Non sempre l’antagonista è consapevole degli effetti che il suo comportamento suscita negli altri. Può introiettarlo al punto di farne la sua unica modalità comunicativa e, qualora fosse già gravato da un basso quoziente di “intelligenza emotiva” continua indisturbato a indispettire il prossimo.
La soluzione migliore è cercare di comprendere il problema di base attraverso domande aperte poste con la massima discrezione. L’antagonista è sensibile a uno stile comunicativo cauto e interlocutorio.
Data la sua naturale tendenza a opporsi, se le cose gli vengono esposte in modo non netto e assertivo, egli tende ad abbassare le difese e può anche essere indotto ad ascoltare.
#7. L’affossatore
L’affossatore è colui che scoraggia qualunque iniziativa. Hanno tutti paura di parlargli perché detestano la sensazione di depressione che provano nell’averlo di fronte o nel sentirlo all’altro capo del telefono.
Spesso l’affossatore non sa di essere tale e non è consapevole del senso di cupezza e tedio che comunica al prossimo. In riunione tiene spesso lo sguardo rivolto verso il basso, evitando il più possibile il contatto visivo.
In generale è coscienzioso nei dettagli e, nel contrastare la nostra proposta, ci riversa addosso una quantità di dati superflui.
Nel contrastare i nostri suggerimenti, l’affossatore può saltare da un’idea all’altra e costringerci a troncare al più presto la conversazione per evitare di essere subissati dalle critiche che riesce a formulare contro le nostre idee (anche dopo averle rifiutate).
#8. L’estroverso
È una persona che si rende irritante per l’estremo bisogno di essere sempre al centro dell’attenzione, al punto di non lasciare spazio ai sentimenti e alle richieste altrui. È incapace di empatia in quanto dedica tutto il suo tempo al tentativo di mettersi in mostra.
È un soggetto che pretende di essere adulato e di ricevere complimenti. Possiamo concederglieli dopo aver riconosciuto il suo “valore”.
Non appena avrà terminato di parlare di sé, dobbiamo però riportarlo alla realtà parlando di noi e dei nostri bisogni.
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Bibliografia:Tratto
(con modifiche e integrazioni) dal libro: “Persuasione. L’arte di convincere le persone”di James Borg
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