La Terapia della Gestalt si sviluppa alla fine degli anni ’40 dal lavoro di Fritz Perls (1893-1970), neuropsichiatra ebreo di origine tedesca, il quale, per sfuggire alle persecuzioni naziste, emigra inizialmente nel sud Africa e successivamente si trasferisce a negli Stati Uniti dove fonda e ispira la creazione di Istituti della Gestalt, sia a New York che in California.
Il nome “Terapia della Gestalt” fa riferimento alla “Psicologia della Gestalt“, la grande Scuola tedesca di psicologia fiorita all’inizio del Novecento e che si occupò principalmente di percezione. Secondo tale approccio, l’uomo non percepisce le cose come elementi distinti e sconnessi, ma le organizza in insiemi significativi, mediante il processo percettivo.
Un altro concetto basilare della psicologia della Gestalt è che il tutto è più (maggiore) della somma delle sue parti; esso spiega la modalità del funzionamento di base non solo del processo percettivo, ma anche dell’apparato psichico in generale.
Viene ripresa la nozione di “campo”, ma non più come realtà soggettiva percettiva: “il campo è il processo relazionale che avviene nel qui-e-ora”. Il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora. Porsi domande sul passato o sul futuro significherebbe perdere il contatto con il presente, fuggire da esso, richiudersi davanti all’esperienza presente.
La terapia del qui e ora
Nella terapia della Gestalt viene posto l’accento sul presente come segmento espressivo della totalità dell’esperienza, come il luogo in cui si incrociano le tensioni verso il futuro e gli influssi del passato. Si tratta di un approccio sperimentale attraverso il quale il cliente può apprendere come vivere con consapevolezza nel presente.
All’interpretazione psicoanalitica e alla ricerca del “perché”, la Gestalt sostituisce il “come”, prendendo in considerazione il processo e la forma.
La persona può imparare a rivolgere la sua attenzione a ciò che fa, sperimenta o sente nel presente, nel qui e ora, diventando gradualmente consapevole dei suoi gesti, della sua respirazione, delle sua emozioni, della sua voce, delle sue espressioni facciali, o dei suoi pensieri pressanti.
La terapia della Gestalt riconosce l’azione del ricordare e del programmare come funzioni del presente, anche se si riferiscono al passato e al futuro. Tuttavia bisogna distinguere un interesse per il passato e per il futuro, che è fondamentale per il funzionamento psicologico, da un comportamento “come se si fosse realmente nel passato o nel futuro”.
Questa forma di psicoterapia condivide con le psicologie umanistiche una concezione ottimistica della natura umana, che sarebbe intrinsecamente buona: essa tenderebbe spontaneamente ad esprimersi creativamente e a sviluppare tutto il “potenziale umano”.
L’approccio gestaltico stimola la creatività e l’apertura all’esperienza, la presa di contatto col mondo e con gli altri in maniera immediata, non giudicante, non ragionata. A questi fini la terapia si concentra su espressioni non verbali, come il tono della voce e la postura, oltre che sulle discrepanze tra verbale e non verbale.
La terapia della Gestalt assume che per comprendere un comportamento è importante, oltre che analizzarlo, averne una visione di sintesi, ovvero cercare di percepirlo nell’insieme del contesto globale (visione olistica): ogni percezione si presenta all’esperienza come un tutto unico, come una struttura definitiva avente una sua forma individuale, e non come una giustapposizione di unità elementari.
- Clarkson, Petruska (Author)
Tecniche della Terapia della Gestalt
La terapia della Gestalt ha sviluppato una ricca serie di tecniche e di esercizi per facilitare la crescita e la “consapevolezza personale” dei clienti. L’arsenale terapeutico dispone di una ricca serie di tecniche, spesso divertenti e di effetto, che hanno concorso al successo e alla popolarità degli interventi.
Più del setting individuale, la terapia gestaltica coltiva quello di gruppo, anche gruppi numerosi. I gruppi di Gestalt si focalizzano su quanto avviene qui ed ora e tendono ad aiutare ciascun membro del gruppo a “integrare” i propri sentimenti e le proprie convinzioni.
La sedia calda
Ciascun membro viene posto a turno sulla cosiddetta “sedia calda” e incoraggiato a identificare sensazioni ed emozioni presenti, particolarmente se dolorose o incongruenti. Il terapeuta commenta l’aspetto non verbale più di quello verbale.
La messa in atto corporea simbolica
Consiste nell’inscenare con il corpo un’espressione, un sentimento, sia individualmente che con l’aiuto del gruppo di lavoro. Ognuno potrà trovare il posto migliore per sé nello spazio, realizzare una scultura di gruppo per rappresentare la sua situazione familiare, difendere il proprio territorio, sperimentare la sua fiducia negli altri lasciandosi cadere nelle loro braccia, lasciar parlare il corpo attraverso i movimenti, cercare il proprio ritmo spontaneo, ecc.
Il monodramma
La persona è invitata ogni volta a cambiare di posto e giocare di volta in volta diversi ruoli, a identificarsi con ognuno di loro, li interpreta e li fa parlare. Nel monodramma è facilitata la messa in scena dei vissuti che progressivamente emergono e quindi delle rappresentazioni interne soggettive e polarmente contrapposte che devono essere conosciute, dipanate e distinte per essere infine integrate.
La proiezione nel futuro
Tecnica presa in prestito dallo psicodramma di Moreno che ha l’obiettivo di aiutare il cliente a esprimere e chiarire i suoi propositi per il futuro. Viene anticipato un evento e agito nel momento presente. Una volta chiarite le speranze rispetto a una particolare situazione, il cliente si trova in una posizione vantaggiosa per fare gli specifici passi che lo renderanno capace di raggiungere il futuro desiderato.
La letteratura disponibile sulla terapia della Gestalt riguarda principalmente persone interessate ad una crescita personale e solo limitatamente ai pazienti che chiedono psicoterapia per problematiche di rilievo clinico.
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