I social media, le reti e gli archivi digitali reinventano e rivitalizzano la memoria individuale, sociale e culturale ma la intrappolano, portandola sotto nuove forme di controllo. La comprensione di queste condizioni del ricordo e dell’oblio attraverso le nuove tecnologie richiede una comprensione più approfondita.
Come sottolinea Julia Shaw, professoressa di psicologia presso la London South Bank University, appena pubblichiamo sui social quello che ci accade, di fatto rendiamo un numero quasi infinito di persone contestimoni della nostra vita.
Questo ha implicazioni irreversibili per i nostri ricordi, nel bene e nel male. Se le cose andranno bene, in sostanza, ricordare gli eventi della vita attraverso i social media rafforzerà le memorie di quegli specifici episodi.
La pratica del richiamo
Nella letteratura scientifica questa tecnica è nota anche come retrieval practice, cioè ripasso mentale: in altre parole, è sufficiente richiamare alla mente un’informazione per migliorare il ricordo che ne abbiamo.
Alcuni studi condotti su questo effetto hanno dimostrato che la “pratica del richiamo” può portare a una migliore ritenzione delle informazioni, rispetto allo studiarle per la stessa quantità di tempo. Secondo questa linea di ricerca, dieci minuti di ripasso possono aiutare la vostra memoria più di dieci minuti di studio.
I social media ci offrono anche una possibilità senza precedenti di accedere a prove che confermino i nostri ricordi. Postando su Instagram le foto dei vari piatti, documentiamo dove abbiamo pranzato e che cosa abbiamo mangiato.
Pubblicando su Twitter le nostre opinioni, possiamo controllare se e come abbiamo cambiato il nostro modo di pensare nel corso del tempo. Aggiungendo nuovi amici su Facebook, possiamo verificare quando abbiamo conosciuto qualcuno e come si è evoluto il nostro rapporto con quella persona.
Abbiamo una quantità impressionante di dati personali che ci permettono di tenere traccia di molti dei nostri ricordi e confermarli. Naturalmente, nel caso di falsi ricordi questo può essere di grande utilità. Con il mondo come testimone, se mai finissimo nei pasticci potremo ricorrere a Internet per dimostrare come sono andate le cose.
Social media e memoria digitale. Aspetti negativi
Tuttavia questa forma di memoria digitale presenta anche aspetti negativi che vanno dal cercare di dividere la nostra attenzione su più fronti, all’avere la possibilità di ricevere informazioni fuorvianti pressoché da chiunque, allo sforzarci di meno di ricordare i fatti perché possiamo cercarli su Google in un secondo momento.
Anche i suggerimenti invadenti che riceviamo sui social e il flusso di notifiche che ci ricordano certi eventi e ci riversano addosso sempre più informazioni possono distorcere gravemente la realtà. Questo è in parte correlato all’effetto della dimenticanza indotta dal recupero dei ricordi.
Ogni volta che ricordiamo qualcosa, la rete di cellule che compongono quella memoria si attiva, e può modificare e perdere i dettagli che non rammentiamo direttamente. Per esempio, immaginate che su Facebook vi venga ricordata un vacanza.
Il suggerimento può essere una foto dell’evento corredata da una didascalia: mentre ricordate il momento particolare in cui è stata scattata, è possibile, anzi probabile, che stiate dimenticando informazioni collegate, ma non menzionate, di altre cose accadute quello stesso giorno.
L’effetto della doppia distorsione
Naturalmente, non sono solo i social media a poter alterare i ricordi. Anche rispolverarli in ogni circostanza è un modo potenziale di modificarli. La differenza è che, in questo caso, i suggerimenti vengono selezionati dal vostro personaggio online, perciò rappresentano già una versione della vostra vita che è distorta e adatta ai social media.
Questo equivale a una doppia distorsione: il ricordo nel cervello viene distorto da un ricordo già distorto della vostra versione online. Siccome sono i social a stabilire quali esperienze debbano essere considerate più importanti nella vostra vita, potenzialmente vengono eliminati i ricordi che sono considerati meno condivisibili.
Allo stesso tempo si rafforzano le memorie scelte collettivamente come più piacevoli, così alcuni ricordi finiscono per sembrare più significativi e memorabili di quanto non fossero in origine. Entrambi i processi costituiscono un problema, perché possono distorcere la realtà personale.
Julia Shaw pone la seguente domanda: Come potete sapere se state rievocando la realtà che avete esperito o la vostra realtà artefatta online?
Probabilmente non sapremo distinguerle, perché i processi sociali del ricordare si sono amplificati e possono infiltrarsi in modi prima impossibili.
I social media e la nostra capacità di connetterci con gli altri stanno presentando un’affascinante serie di nuove sfide e benefici che i ricercatori della memoria iniziano solo ora a esplorare. È un nuovo mondo che avanza, e siamo tutti impazienti di vedere gli interessanti sviluppi nel modo in cui ricordiamo insieme.
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Bibliografia:
- Tratto, con modifiche e adattamenti al post, dal libro: “L’illusione della memoria” di Julia Shaw
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