Last Updated on 5 Gennaio 2021 by Samuele Corona
Le reti sociali umane funzionano in base a delle regole che non dipendono dalle singole persone che le compongono.
Una rete sociale ha caratteristiche che la riguardano in quanto unità, e che derivano dal modo in cui è connessa. Una caratteristica fondamentale delle reti sociali è che il gruppo ha capacità maggiori della somma di quelle dei suoi membri.
Negli 1967 lo psicologo di Harvard, Stanley Milgram, condusse un esperimento per testare “la teoria del mondo piccolo” in cui dimostrò che tutti noi siamo collegati da una rete di conoscenze relativamente breve (amici degli amici degli amici…) che separano ogni essere umano da qualsiasi altro.
Dall’esperimento risultò che tra due persone qualsiasi nel mondo vi sono al massimo sei gradi di separazione (il tuo amico sta a un grado da te, il suo amico a due da te, e così via).
Ora prendiamo per un attimo in considerazione me e Charlize Theron… secondo la teoria di Milgram io conosco un amico, che a sua volta conosce un altro amico che a sua volta conosce quell’altro, sino ad arrivare alla sesta persona che conosce Charlize Theron 🙂
Frigyes Karinthy e le origini della teoria delle reti sociali
La teoria fu inizialmente proposta dallo scrittore e giornalista ungherese Frigyes Karinthy nel suo racconto “Anelli della catena” del 1929. Per lo scrittore ogni persona può essere collegata a un’altra attraverso delle vere e proprie “catene di rapporti” e conoscenze con non più di cinque individui intermedi.
Nel racconto di Karinthy, per dimostrare che gli abitanti del Globo terrestre sono molto più vicini gli uni agli altri di quanto si pensi, uno della compagnia scommette che attraverso al massimo cinque altri individui, di cui uno sia un suo conoscente personale, può collegarsi a un qualsiasi individuo, di identità certa in un qualsiasi punto della Terra.
L’autore fa un esempio partendo da Selma Lagerlöf, scrittrice svedese vincitrice del premio Nobel consegnatole dal re Gustavo di Svezia in persona. Lo stesso re gareggiò una volta contro il tennista ungherese Béla Kehrling, amico intimo di uno dei personaggi del racconto. Tra l’interlocutore e la vincitrice del Nobel ci sono solo due connessioni (il re e il tennista).
Gli altri protagonisti del racconto ripetono l’esperimento con altre persone e notano come non si superino mai più di cinque persone per entrare in contatto con un individuo desiderato.
Per approfondire leggi: “Frigyes Karinthy, Anelli della catena (1929)” a cura di Marinella Lőrinczi
L’esperimento di Milgram. 6 Gradi di separazione
Stanley Milgram consegnò ad un gruppo di volontari del Nebraska delle lettere indirizzate a un agente di borsa di Boston. Milgram comunicò solamente il nome del destinatario, il suo impiego e la zona in cui risiedeva, ma non l’indirizzo preciso.
Non era permesso spedire la lettera: ciascuno doveva consegnarla a un conoscente che ritenesse in grado, a sua volta, di trovare un amico che potesse avere una relazione personale con il destinatario.
Milgram contò il numero di mani attraverso le quali passò la lettera, ed emerse che in media era richiesta una catena di sei persone perché giungesse a destinazione. Il risultato dell’esperimento di Milgram fu pubblicato sulla rivista “Psychology Today” e la teoria ebbe grande diffusione con il nome “Sei gradi di separazione”.
Sei gradi da Kevin Bacon
Nonostante le numerose “voci critiche” contro la generalizzazione del risultato ottenuto dell’esperimento di Milgram, l’espressione “sei gradi di separazione” divenne molto popolare e fu scelta come titolo di uno spettacolo teatrale nel 1990 e di un film nel 1993 in cui il personaggio di Donald Sutherland sostiene che “ogni essere umano sul pianeta è collegato a un qualunque altro essere umano sul pianeta da un massimo di sei passaggi”.
Qualche tempo dopo, degli studenti brighella College annunciarono l’invenzione del gioco di società “Six Degrees of Kevin Bacon“ in cui ai giocatori viene dato il nome di un attore e il compito di collegarlo a Bacon usando i film in cui i due avevano recitato assieme.
Probabilmente anche fra te e Kevin Bacon ci sono solo sei gradi di separazione, non se questo può farti piacere o meno…
Successivi esperimenti
Nel 2001
, dopo essere diventato un concetto della cultura di massa, un professore della Columbia University, Duncan Watts, ricreò l’esperimento ma questa volta su scala globale. Nella riedizione non vennero usate lettere cartacee ma delle e-mail, e i partecipanti al test furono oltre centomila.
Ogni messaggio doveva raggiungere un destinatario specifico sparso per il mondo, e i partecipanti dovevano mandarlo a qualcuno di loro conoscenza che a sua volta conoscesse il destinatario finale, o che conoscesse qualcuno che a sua volta conoscesse qualcun altro in grado di consegnare il messaggio.
C’erano diciotto destinatari, tra cui un archivista estone, un poliziotto australiano, un consulente tecnico indiano e un medico militare norvegese. Come la prima volta, in media ci vollero solo sei passaggi perché la mail arrivasse a destinazione!
La ricerca fu pubblicata su “Science” nel 2003 e a quanto pare Milgram aveva ragione: il mondo è di gran lunga più piccolo di quanto pensiamo.
- Editore: Pearson
- Autore: Michael A. Hogg , Graham M. Vaughan , Luciano Arcuri , Andrea Vincre
- Collana:
- Formato: Prodotto in piu? parti di diverso formato
- Anno: 2016
Un’ ulteriore conferma scientifica arriva grazie a uno studio della Microsoft del 2006 pubblicato sul Washington Post dove i ricercatori della società di informatica hanno analizzato i dati relativi tra tutti quelli che utilizzano Messenger, 30 miliardi di conversazioni elettroniche, sparse nei cinque continenti.
I ricercatori sono partiti dal principio secondo cui due persone sono conoscenti se si scambiano messaggi di testo. La ricerca ha monitorato la lunghezza dei legami necessari per connettere 180 miliardi di diverse coppie presenti nel database del sistema. Il risultato è che la media è di poco superiore ai sei gradi (6,6).
I gradi di separazione su Facebook
Nel 2011
alcuni ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, in team con esperti di Facebook, hanno verificato il “grado di vicinanza” di due soggetti su scala planetaria “I gradi di separazione su Facebook“ con un risultato di 3,74 gradi di separazione di media, meno di quanto riscontrato da Milgram.
Però ecco, i dati relativi a Facebook non mi convincono abbastanza. Sul social network, spesso “l’amicizia” la si concede un po’ a chiunque la chieda, giusto per aumentare la collezione personale di “followers”. Non di rado si è “amici” di perfetti sconosciuti con cui non si è mai condiviso nulla nella vita offline.
I livelli di vicinanza che propone Zuckerberg sono oltremodo relativi perché non si basano sulla condivisione di un tempo speso insieme nella realtà. Gli “amici” di Facebook non si fondano su una “reale” conoscenza “fisica” con una identità certa, si basano su condivisioni di “stati” e “selfie” tra internauti…e poi:
Chi mi dice che dietro il profilo di Charlize Theron vi sia davvero lei, Charlize Theron?
Per questi e altri motivi, io starei su Milgram e “I sei gradi di separazione”, che è molto più interessante di Zuckerberg.
Su Milgram ho scritto anche Il Principio di Autorità. Milgram, Cialdini e il cameriere Vincent
Condizionamento sociale e anelli della catena
L’idea che in fondo siamo tutti strettamente connessi a soli “6 gradi di separazione” ci dovrebbe in qualche modo spronare a comportarci meglio per influenzare positivamente le altre persone della nostra rete sociale.
Anche se la possibilità di esercitare una influenza attraverso una rete sociale si ferma ai tre gradi di separazione e non più sei. Quindi a Kevin Bacon o a Charlize Theron frega poco o nulla di come ti comporti.
Tutto quel che fai o dici si espande come un cerchio sull’acqua nella tua rete. La tua influenza è maggiore su chi ti è più vicino e si fa più debole a mano a mano che si sposta verso le estremità della rete. È stato inoltre dimostrato che si esaurisce dopo i tre gradi.
Ciò significa che le tue azioni hanno effetti sugli amici degli amici dei tuoi amici (tre gradi) ma sugli amici dei primi (quattro gradi) non ci sono effetti misurabili.
La cosa funziona anche in senso opposto: i tuoi pensieri e le tue idee sul mondo sono condizionate dalle persone che si trovano a tre gradi da te (ma non a quattro), attraverso una catena di comuni amici.
L’amico dell’amico del tuo amico condiziona l’amico del tuo amico, l’amico del tuo amico condiziona il tuo amico, e il tuo amico condiziona te.
Ciò vale per tutte le forme di condizionamento sociale, povertà, ricchezza, moda, obesità, depressione, felicità, ed è stato rilevato sia che si tratti del diffondersi di idee innovative tra inventori, sia della voce della pizza più buona della città o del bravo parrucchiere del quartiere.
Tutto quel che dici, pensi e senti può ripercuotersi ben oltre i tuoi più stretti amici. I tuoi amici e la tua famiglia, a loro volta, sono portatori di pensieri altrui, e attraverso loro puoi essere influenzato da centinaia di altre persone.
In una sorta di reazione a catena sociale, veniamo influenzati da avvenimenti che non vediamo o sperimentiamo direttamente, e che riguardano persone che non conosciamo.
In quanto membri di una rete sociale, diventiamo qualcosa di più di noi stessi, parte di qualcosa di più grande. Le idee che attraversano la rete sono il suo ritmo, al quale tutti quanti ondeggiamo senza saperlo.
A meno di non vivere come eremiti isolati: “I nostri pensieri e le nostre emozioni non saranno mai totalmente nostri” (Fexeus).
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Bibliografia:
- “Come migliorare le tue relazioni in un’ora” di Henrik Fexeus
- “So quel che pensi” di Thorsten Havener
- “Frigyes Karinthy, Anelli della catena (1929)” a cura di Marinella Lőrinczi
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