Il modello della Scuola di Palo Alto, nella pratica clinica, nasce dagli studi sulla comunicazione dell’antropologo Gregory Bateson e successivamente dall’elaborazione di modelli di trattamento psicoterapeutico.
Il centro operativo, fondato nel 1959 da Don Jackson e da un gruppo di studiosi del comportamento umano, è ancora oggi il Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto (California).
Vi hanno preso parte molti studiosi, fra i quali Jay Haley, a cui si deve lo studio approfondito delle tecniche ipnotiche di Milton Erickson, considerato il “padre spirituale” del modello.
Il testo fondante dell’approccio teorico dell’MRI viene considerato il saggio breve di Gregory Bateson “Verso una teoria della schizofrenia” scritto nel 1956 e incluso nel volume Verso un’ecologia della mente, che contiene i suoi più importanti scritti teorici.
Si deve però a Paul Watzlawick la sistematizzazione degli studi, delle cognizioni e delle metodologie acquisite fino a quel momento, che confluirono nel testo che ha reso famoso il gruppo di Palo Alto, Pragmatica della comunicazione umana, edito nel 1967 da Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson.
Il lungo lavoro di ricerca e di applicazione delle tecniche di terapia breve costruite sui problemi riportati dai pazienti confluì nella pubblicazione di due testi molto importanti:
- Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi, scritto da Paul Watzlawick, John H. Weakland e Richard Fisch,
- Change. Le tattiche del cambiamento. La psicoterapia in tempi brevi scritto da Richard Fisch, John H. Weakland e Lynn Segal.
Questi libri sono ancora oggi considerati i più importanti contributi teorico-metodologici della Scuola di Palo Alto.
4 libri fondamentali della Scuola di Palo Alto
#1. Verso un’ecologia della mente
Nel breve saggio intitolato Verso una teoria della schizofrenia (1956), incluso poi nella raccolta Verso un’ecologia della mente, Bateson illustra come la dinamica comunicativa del “doppio legame“ può avere effetti patogeni, contribuendo persino allo sviluppo della schizofrenia.
“Ad esempio il maestro alza un bastone sulla testa del discepolo e gli dice con tono minaccioso: “Se tu dici che questo bastone è reale, ti colpisco. Se tu dici che questo bastone non è reale, ti colpisco. Se non dici nulla, ti colpisco”. A noi sembra che lo schizofrenico si trovi continuamente nella stessa situazione del discepolo, ma invece di raggiungere l’illuminazione, egli raggiunge piuttosto qualcosa di simile al disorientamento. Il discepolo Zen potrebbe anche stendere il braccio e strappare il bastone al maestro (il quale potrebbe accettare questa risposta), ma allo schizofrenico questa scelta è preclusa, poiché per lui il rapporto con la madre è importante”.
Non sapendo come uscirne, le uniche difese che restano sono ritirarsi o guardare con sospetto tutti quelli che ci circondano, cercando disperatamente di capire quale messaggi “subliminali” ci stanno inviando.
Perché la cosa più probabile è che una persona in una situazione di doppio legame venga punita o che provi senso di colpa per aver avuto sensazioni corrette e che venga definita “folle” o “cattiva” per aver insinuato che esiste una discrepanza tra ciò che vede e ciò che dovrebbe vedere.
#2. Pragmatica della comunicazione umana
- Watzlawick, Paul (Autore)
Due tesi sono centrali in questo libro:
- Il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) non esiste nell’individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui;
- è possibile, studiando la comunicazione, individuare delle ‘patologie’ della comunicazione e dimostrare che sono esse a produrre le interazioni patologiche.
Per comprendere la pragmatica della comunicazione occorre osservare l’uomo mentre comunica. Che trova la sua migliore applicazione nello studio dei comportamenti patologici. Watzlawick introduce il concetto di meta comunicazione e si arriva poi ai famosi assiomi della comunicazione.
Il primo assioma riguarda l’impossibilità di non comunicare. Le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.
Il secondo assioma dice che la comunicazione non solo trasmette informazione ma impone un comportamento. Nel messaggio c’è sia un’informazione (un contenuto) sia un comando, in riferimento alla relazione tra i comunicanti.
Il terzo assioma evidenzia la punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra comunicanti. In uno scambio comunicativo ognuno dei due interlocutori interpreta lo scambio stesso in modo soggettivo. Percepisce in modo soggettivo il significato delle proprie azioni e quelle dell’altro.
Il quarto assioma attribuisce agli esseri umani la capacità di comunicare sia con il modello numerico (verbale) sia con quello analogico (paraverbale, non verbale). La comunicazione umana utilizza tre codici, verbale, paraverbale e non verbale.
Il quinto assioma. Gli scambi comunicativi possono essere simmetrici o complementari a seconda che siano basati su uguaglianza o differenza. Si dicono complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono sullo stesso piano (padre-bambino, dipendente-datore di lavoro). Sono simmetrici le comunicazioni tra pari grado (marito-moglie, fratelli, amici).
#3. Change: la formazione e la soluzione dei problemi
Change è un libro che prende in esame le problematiche legate al cambiamento, è costituito da una parte teorica iniziale alla quale segue una sulla formazione dei problemi e infine una parte che considera i risvolti pratici ed operativi, con molti esempi che facilitano la comprensione del testo.
Prima di passare alla risoluzione vera e propria dei problemi viene affrontato il modo con cui i problemi si creano, per sottolineare come chi si avvicina alla pratica dell’aiuto nella soluzione dei problemi debba, in primo luogo, fare attenzione a non crearne di nuovi: molte volte è proprio il tentativo di soluzione che crea disagi maggiori di quelli che potrebbero essere causati dal problema iniziale.
Il problema inizia quando le azioni dettate dal senso comune non sono sufficienti a risolvere la difficoltà, si tratta di un’impasse, di un punto morto che si crea proprio a causa dell’incapacità di risolvere il problema.
Gli autori propongono un processo di soluzione del problema, che aiuta a generare soluzioni che si può suddividere in 4 fasi:
- Una definizione chiara del problema in termini concreti, così da escludere gli pseudo-problemi che potrebbero rendere inutile l’intero processo.
- Un’analisi della soluzione già tentata che mette in guardia verso i tipi di soluzione da non tentare e i meccanismi che mantengono inalterata una situazione (ovvero dove il cambiamento deve essere applicato).
- Una chiara definizione concreta del cambiamento da effettuare per non rendere tutto il processo solo un esercizio di utopia ma un piano pratico di risoluzione.
- La formulazione e la messa in atto di un piano tradotto in modo comprensibile al soggetto e alla sua esperienza che dovrà poi metterlo in atto.
Change è una guida alla risoluzione dei problemi che, per una comprensione più approfondita, va letta alla luce della conoscenza sistemica descritta nel libro” Pragmatica della comunicazione umana” .
#4. Change. Le tattiche del cambiamento. La psicoterapia in tempi brevi
Questo “Change” (il secondo) contiene una presentazione di collaudate strategie per il trattamento di molti problemi clinici, dall’ansia alla depressione, dalle difficoltà coniugali ai conflitti familiari, dalle malattie psicosomatiche alla dipendenza da droghe e alcol.
Gli autori prendendo le mosse dal loro precedente “Change” (il primo) e attingendo all’opera di altri illustri terapeuti, quali Milton Erickson e Jay Haley, presentano una varietà di tecniche efficaci con ogni tipo di paziente/cliente: individui e famiglie, clienti che provenivano dalle più svariate situazioni socio-economiche o che non avevano tratto giovamento dalla psicoterapia tradizionale.
Gli autori espongono la loro concezione dei problemi umani e passano poi a discutere tutti gli elementi di base del trattamento: mantenimento del controllo, preparazione del terreno per il trattamento, modo di condurre il primo colloquio, valutazione della posizione o del punto di vista del paziente, programmazione della strategia di trattamento globale, uso di interventi specifici e conclusione del trattamento.
I casi clinici, accompagnati da commenti che spiegano le ragioni delle azioni del terapeuta, illustrano tecniche efficaci e chiariscono ulteriormente l’approccio.
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