La parola genio deriva dal latino genius, che indica “la natura superiore o divina innata in ognuno di noi”. La stessa parola proviene a sua volta da genere, ossia “portare fuori”.
Tutto ciò a implicare che il genio è essenzialmente qualcosa di “generativo” o creativo. Oggi la parola è usata per indicare principalmente una “superiorità mentale, un’abilità intellettuale fuori dal comune” e soprattutto “un’intelligenza viva o capace di combinare diverse cose in modo nuovo”.
Si usa anche per indicare una “persona dotata di un non comune vigore mentale e facoltà intellettuali superiori”.
J. Bronowsky, autore de L’Ascesa dell’Uomo afferma che “un genio è una persona che ha due grandi idee” e passa il resto della sua vita cercando di metterle insieme.
- Editore: Il Saggiatore
- Autore: Michael J. Gelb
- Collana: La piccola cultura
- Formato: libro (dettagli non specificati)
- Anno: 2014
Secondo Robert Dilts, autore e trainer di PNL di fama internazionale, il manifestarsi del genio è funzione di una strategia mentale unica e di altri pattern cognitivi che possono essere appresi.
Anche se un individuo possiede un talento e delle abilità creative innate, queste non potrebbero manifestarsi senza l’aiuto di particolari strategie e abilità.
Per gli stessi motivi, secondo Dilts, coloro che non sono dotati naturalmente di questi doni potranno tranquillamente acquisirli e svilupparli apprendendo strategie dotate di una maggiore efficienza. Le strategie si focalizzano sull’abilità di individuare e integrare prospettive diverse.
8 Pattern cognitivi del genio
Robert Dilts
ha scritto 3 volumi della serie Strategies of Genius (1, 2, 3) dove applica i principi del modellamento e le tecniche di PNL per studiare le strategie di geni del calibro di Einstein, Mozart, Leonardo da Vinci, Walt Disney, Nikola Tesla, Aristotele, Sigmund Freud e dello Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle.
Tra i libri di miglioramento personale che hanno trattato il tema “Genio” vanno sicuramente menzionati anche: Pensare come Leonardo di Michael Gelb e The Einstein Factor di Win Wenger
Di seguito 8 pattern cognitivi del genio; tratti dal lavoro di Robert Dilts:
#1. Lo sviluppo di numerosi collegamenti tra i sensi
Il genio tende a usare tutti i loro sensi e creare sintesi tra gli stessi. Mozart è probabilmente l’esempio che più salta agli occhi, era capace di sentire, vedere e anche assaporare la sua musica.
Einstein sosteneva di ricavare sensazioni dalle proprie immagini interne. Aveva la capacità di entrare nelle sue immagini interiori, prendere ciò che aveva immaginato all’interno del suo sistema nervoso, e renderle vere.
#2. Usare prospettive multiple
Una delle caratteristiche peculiari del genio è quella di gestire più prospettive dello stesso soggetto o processo, e scoprire quelle che nessun altro ha ancora trovato.
Oltre che essere capace di vedere la cosa sotto diversi punti di vista, i geni hanno l’abilità di immedesimarsi in diverse posizioni percettive.
Walt Disney, ad esempio, non riusciva a descrivere il comportamento dei suoi personaggi senza comportarsi come loro. Aveva anche l’abilità di trascurare le proprie posizioni percettive e assumere quelle dei suoi interlocutori.
Una delle vere abilità dei geni è quella di identificarsi in tutto ciò con cui lavorano, si tratti anche di cose inanimate. I geni dei computer dicono di essere capaci di vedere il mondo come lo vedrebbe un computer.
Michelangelo assumeva lo stesso atteggiamento nei riguardi di una pietra. Egli, infatti, diceva: “Non sono io a scolpire la statua. Essa è già dentro il marmo in attesa che io la liberi. Continuo a scolpire finché non è libera”.
#3. Abilità di spaziare avanti indietro tra differenti livelli di pensiero
I geni riescono a muoversi con estrema facilità tra la visione generale del problema e le piccole, specifiche azioni richieste per la soluzione.
Lavorano con piccole parti e allo stesso tempo non si fanno intrappolare da tutti i dettagli, allo stesso modo in cui riescono a vedere la cosa nella sua globalità senza perdere di vista i singoli particolari.
I geni riescono eccezionalmente a mantenere un’equilibro fra le due cose. Sono inoltre capaci di muoversi da modelli e
principi astratti e applicazioni concrete di tali astrazioni.
Riescono a trovare la regola generale nel caso concreto e a includere relazioni astratte in esempi pratici. Tutto ciò forma una sorta di circuito che consente loro di perfezionare le teorie ricevendo feedback dal mondo reale, e allo stesso tempo migliorare il proprio lavoro grazie al feedback ottenuto da principi più astratti.
#4. Sviluppare stati speciali per accedere a risorse inconsce
Molti geni riconoscono l’importanza dei processi inconsci. È come se, una volta che si sono preparati a dovere i propri processi interni, diventi importante massimizzare le competenze inconsce; uscire dal processo conscio.
Molte persone creative sostengono di avere idee brillanti al mattino mentre stanno facendo la doccia. Altri dicono cose come: “Riempio la mia testa con così tanti concetti e informazioni da essere esausto e non riuscire a farci entrare dentro più niente. Poi me ne vado a dormire e al mattino ho la risposta”.
Mozart descriveva il processo creativo come “un sogno vivido e piacevole”. Leonardo si spinse addirittura a suggerire alcuni metodi per stimolare queste associazioni inconsce fissando un muro.
#5. Avere la determinazione e operare in condizioni di “feedback” piuttosto che di “fallimento”
I geni hanno spesso delle idee che sfidano e trasformano il tradizionale modo di pensare. Secondo Arthur Schopenhauer, tutte le grandi nuove idee passano attraverso tre fasi.
La prima è il ridicolo; la seconda è una violenta opposizione; la terza, sono accettate come se fossero sempre state chiare ed evidenti.
I geni riescono a restare fedeli a ciò in cui credono, anche quando non ricevono nessun incoraggiamento o supporto esterno.
Hanno altresì l’esclusiva abilità di percepire la mancanza di successo non come un fallimento quanto come un feedback su dove indirizzare il lavoro successivo. Come detto da qualcuno: “Il fallimento è la soluzione di un problema diverso da quello a cui sto attualmente lavorando”.
#6. Usare metafore e analogie
I geni usano costantemente metafore e strategie di pensiero laterale o non-lineare. La metafora sembra essere il cuore di ogni azione geniale.
Mozart usava la similitudine di mettere insieme piccoli bocconi per creare un pasto per comporre la propria musica.
Einstein usava costrutti metaforici come uno scarafaggio cieco che cammina su una palla di sabbia, o ombre tridimensionali per formulare e spiegare le proprie teorie.
Sembra che l’uso delle metafore consenta al genio di mettere a fuoco i principi basilari e non rimanere intrappolato nel contenuto o nelle costrizioni e limitazioni della realtà.
Leggi anche: Come usare le metafore. 7 Passaggi
#7. Pensare in modo sistematico e concentrarsi sulla “struttura profonda” anziché su quella superficiale
Uno dei pattern essenziali del genio è quello di pensare in modo sistematico piuttosto che “meccanico”. Le strategie mentali dei geni consentono loro di seguire interi sistemi di elementi interagenti fra loro.
Probabilmente la caratteristica peculiare del genio è quella di giungere alla “struttura profonda” della cosa, ben oltre a quella superficiale.
Aristotele e Leonardo affermavano di essere alla ricerca dei “principi primi” del mondo naturale. Anche Tesla sottolineava l’importanza di mantenere la concentrazione sui “grandi principi fondamentali”.
La ricerca di Einstein volta alla teoria del campo unificato altro non rappresenta se non una ricerca della struttura profonda dell’universo.
Freud andava continuamente alla ricerca di livelli multipli di strutture profonde successive oltre il comportamento e i
sintomi superficiali dei suoi pazienti.
#8. Avere una missione che va al di là della propria identità
In un’introduzione ai suoi lavori di anatomia Leonardo affermava: “Vorrei lavorare a dei miracoli”.
Del suo lavoro, Disney asseriva: “Questa non è solo animazione, ci sono interi mondi da conquistare… Tutto ciò che la mente umana può concepire può essere spiegato dall’animazione”.
Circa le ragioni del suo studio della fisica, Einstein diceva: “Voglio conoscere i pensieri di Dio, tutto il resto sono solo dettagli”, sottolineando che: “Tutti i mezzi si rivelano poveri strumenti se non c’è uno spirito dentro di loro”.
Una caratteristica comune a tutti i geni è quella di percepire il proprio lavoro come proveniente da qualcosa e al servizio di qualcosa di più grande piuttosto che di loro stessi.
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Bibliografia:
- Strategies of Genius (1, 2, 3) di Robert Dilts
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