“La libertà non è qualcosa che si può dare a qualcuno” scriveva James Baldwin osservando come ci imprigioniamo, “La libertà è qualcosa che le persone si prendono e le persone sono libere quanto vogliono esserlo”.
A tutti noi piace vederci come agenti autonomi del nostro destino che non rinuncerebbero mai volontariamente alla libertà: eppure lo facciamo.
Al di là delle leggi della fisica, siamo governati da una miriade di forze ideologiche, sociali, economiche, politiche e psicologiche che mitigano i parametri della nostra libertà.
Fuga dalla libertà. Erich Fromm
Sul nostro stato attuale di disintegrazione sociale, troviamo tanti articoli pubblicati ogni giorno, più di quanti una persona possa effettivamente leggere.
Ma sembra che abbiamo perso il contatto con le intuizioni della psicologia sociale, un campo che ha dominato il discorso intellettuale popolare nel XX secolo del dopoguerra, in gran parte per meriti dell’opera influente di esuli tedeschi come Erich Fromm.
- Fromm, Erich (Autore)
Il grande psicologo tedesco Erich Fromm (1900 – 1980) esplora ciò che determina il grado in cui siamo liberi nella sua prima opera principale del 1941 Fuga dalla libertà un libro che Fromm considera “una diagnosi piuttosto che una prognosi”.
Libertà positiva vs Libertà negativa
Mentre la civiltà moderna ha liberato gli esseri umani in vari modi pratici e ci ha fornito varie libertà positive, il suo impatto psicologico ha dato origine a un’epidemia di libertà negativa.
L’uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società pre-individualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sensuali.
Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà lo ha reso isolato e, pertanto, ansioso e impotente. Questo isolamento è intollerabile e l’alternativa che gli si presenta secondo Fromm è la seguente:
o sfuggire dal peso di questa libertà verso nuove dipendenze e sottomissioni, o progredire verso la piena realizzazione della libertà positiva che si fonda sull’unicità e sull’individualità dell’uomo.
Un decennio prima che Hannah Arendt pubblico il famoso trattato Le origini del totalitarismo dove prende in esame i tiranni che usano l’isolamento e l’alienazione come arma di oppressione, Fromm scriveva:
“L’uomo moderno è ancora ansioso e tentato di cedere la sua libertà a dittatori di ogni tipo, o di perderla trasformandosi in un piccolo ingranaggio della macchina, ben nutrito e ben vestito, eppure non un uomo libero ma un automa”.
Le persone sono ansiose di cedere la loro libertà
Un’illusione comune, scrive Fromm, forse la più pericolosa di tutte, è la credenza che gli uomini come Hitler avessero conquistato il potere sull’immenso apparato statale soltanto con la furberia e l’inganno, che essi e i loro satelliti governassero in virtù della pura e semplice forza; che l’intera popolazione fosse solo l’oggetto privo di volontà del tradimento e del terrore.
Durante gli anni trascorsi da allora fino a oggi, la fallacia di queste tesi è diventata manifesta.
Siamo stati costretti a riconoscere che in Germania milioni di persone erano ansiose di cedere la loro libertà quanto i loro padri lo erano stati di combattere per conquistarla; che invece di volere la libertà, cercavano modi di evaderne; che altri milioni di persone erano indifferenti e non credevano che valesse la pena di combattere e morire per difendere la libertà.
Riconosciamo inoltre che la crisi della democrazia non è problema peculiarmente italiano o tedesco, ma è problema di ogni Stato moderno. E non importa quali simboli scelgano i nemici della libertà umana: si può minacciarla attaccandola in nome del fascismo dichiarato come sotto la copertura dell’etichetta dell’antifascismo.
Questa verità è stata formulata dal grande pedagogista americano John Dewey :
“La vera minaccia per la nostra democrazia non è l’esistenza di Stati totalitari stranieri. È l’esistenza, nei nostri atteggiamenti personali e nelle nostre istituzioni, di condizioni che in paesi stranieri hanno dato la vittoria all’autorità esterna, alla disciplina, all’uniformità e alla sottomissione al Capo. E quindi il campo di battaglia è anche qui: in noi stessi e nelle nostre istituzioni”.
Il paradosso della libertà
La maggioranza degli uomini secondo Fromm non ha ancora acquisito la maturità per essere indipendente, per essere razionale, per essere obiettiva. L’uomo ha bisogno di miti e idoli per sopportare il fatto che è da solo, che non c’è nessuna autorità che dia senso alla vita se non l’uomo stesso.
L’unico modo in cui l’umanità può salvarsi, sostiene Fromm, è affrontando lo scollamento tra la nostra “sovramaturità intellettuale-tecnica e l’arretratezza emotiva”.
In accordo con l’affermazione di James Baldwin che “Non occorre un’enorme apparato militare per renderci Non-liberi, quando è più semplice essere addormentati, quando è più semplice essere apatici, quando è più semplice, in effetti, non voler essere liberi”, Fromm esamina la natura paradossale della libertà:
Non c’è anche, forse, oltre a un desiderio innato di libertà, un desiderio istintivo di sottomissione? E se non c’è, come possiamo spiegare l’attrazione che oggi ha per molti la sottomissione al capo?
È sempre sottomissione a un’autorità manifesta, o c’è anche sottomissione ad autorità interiorizzate, come il dovere o la coscienza a costrizioni interne o ad autorità anonime come l’opinione pubblica?
- Fromm, Erich (Autore)
C’è una soddisfazione occulta nel sottomettersi, e qual è la sua essenza? Che cos’è che crea negli uomini una brama insaziabile di potere?
È la forza della loro energia vitale, o è una fondamentale debolezza e incapacità di vivere la vita spontaneamente e con amore? Quali sono le condizioni psicologiche che rafforzano questi impulsi?
Quali sono le condizioni sociali su cui queste condizioni psicologiche a loro volta si fondano?
La moderna epidemia di solitudine collettiva
La radice della libertà negativa
, osserva Fromm, è il nostro crescente senso di alienazione, che lascia inappagata la nostra fame di connessione con il mondo oltre noi stessi. Presagendo la moderna epidemia di solitudine collettiva, Fromm scrive:
Sentirsi completamente soli e isolati porta alla disintegrazione mentale proprio come la fame fisica porta alla morte. Questa relazione con gli altri non è identica al contatto fisico.
Un individuo può essere solo in senso fisico per molti anni e tuttavia può essere legato a idee, valori, o almeno a modelli sociali che gli danno un sentimento di comunione e “appartenenza”.
D’altra parte, può vivere tra la gente e tuttavia essere sopraffatto da una sensazione di isolamento totale, il cui risultato, se supera un certo limite, è lo stato di follia che rappresentano i disturbi schizofrenici.
Questa mancanza di relazione con valori, simboli, schemi, possiamo chiamarla solitudine morale e affermare che la solitudine morale è intollerabile quanto la solitudine fisica, o piuttosto che la solitudine fisica diventa insopportabile solo se implica anche la solitudine morale.
La religione e il nazionalismo, così come ogni costume e ogni credenza per quanto assurda e degradante, se solo collega l’individuo con gli altri, sono rifugi da ciò che l’uomo teme di più: l’isolamento.
Amore e lavoro: gli Antidoti all’alienazione da solitudine morale
Fromm considera i due grandi antidoti all’alienazione da solitudine morale: l‘amore e il lavoro.
C’è solo una soluzione possibile e produttiva per il rapporto dell’uomo individualizzato con il mondo: la sua solidarietà attiva con tutti gli uomini e la sua attività spontanea, l’amore e il lavoro, che lo uniscono di nuovo con il mondo, non per legami primari ma come individuo libero e indipendente.
Tuttavia, se le condizioni economiche, sociali e politiche da cui dipende l’intero processo di individuazione umana non offrono una base per la realizzazione dell’individualità nel senso appena menzionato, mentre allo stesso tempo gli uomini hanno perso quei legami che davano loro sicurezza, questo ritardo rende la libertà un peso insopportabile.
Essa diventa allora identica al dubbio, a un tipo di vita priva di senso e di direzione. Sorgono potenti tendenze a fuggire da questo tipo di libertà verso la sottomissione o qualche tipo di relazione con l’uomo e il mondo che promette sollievo dall’incertezza, anche se priva l’individuo della sua libertà.
Come contrastare le forze che fanno la libertà negativa e amplificare quelle che fanno la libertà positiva è ciò che Fromm indaga nel resto di Fuga dalla libertà.
Articoli consigliati:
- I principali tipi di personalità secondo la teoria di Erich Fromm
- Manipolazione tramite l’identità di gruppo | 5 Consigli per evitarla
- Il Disagio della Postmodernità | Zygmunt Bauman
- 5 Tecniche di Persuasione Coercitiva ad uso di culti, sette e regimi totalitari
Bibliografia:
Erich Fromm. 3 Libri più venduti online
Ecco i 3 libri di Fromm più venduti online, con informazioni sul prezzo e valutazione di chi li ha acquistati.
- Contattami via e-mail Scrivi qui >>
- LEGGI SOS Autostima >>