Last Updated on 18 Gennaio 2024 by Samuele Corona
Voler appartenere a un gruppo è assolutamente umano e ciò, spesso, ha conseguenze positive. Ma in altre circostanze i gruppi possono essere spinti a odiare chi non condivide le proprie idee.
Come vedremo, si può fare qualcosa per evitare questo tipo di manipolazione tramite l’identità di gruppo.
Quelli come noi si comportano così
Perché ci associamo in gruppi? Il tutto dipende da due caratteristiche psicologiche fondamentali, una cognitiva e una comportamentale. In primo luogo, sapere di far parte di un gruppo ci permette di dividere il mondo e comprenderlo, il che d’altronde è una forma di manipolazione.
Se riesco a farti credere che sei così, che appartieni a questo gruppo (per esempio, noi che ascoltiamo punk indossando anfibi) invece che a quello, la conseguenza è che ci sono molte cose che improvvisamente non sei più.
Per esempio, non sei più uno che va in discoteca e indossa le Hogan, solo in virtù del fatto che ti ho convinto ad appiccicarti un’etichetta precisa.
Ma prima che indossassi quell’etichetta, entrambe le alternative avrebbero potuto essere valide, e forse molte altre.
Le differenze tra i vari raggruppamenti vengono esagerate, mentre le somiglianze tra i membri di uno stesso gruppo sono rafforzate grazie alla certezza che “quelli come noi si comportano così”.
Questo comportamento ha due conseguenze estremamente serie. Innanzi tutto, ciò fa sì che ci accorgiamo di ogni dettaglio per quanto riguarda i membri del nostro gruppo, mentre a tutti gli altri attribuiamo definizioni più generiche.
Mentalmente li raggruppiamo in base a etichette semplici, spesso degradanti: nero, immigrato, omosessuale, meridionale, vecchio, covidiota, no vax invece di vederli in quanto individui.
Generalizzare rende gli altri meno umani
È molto più semplice comportarsi male nei confronti di un’astrazione, di un’etichetta, che di un individuo. Questo modo di generalizzare rende gli altri meno umani ai nostri occhi, e indebolisce di riflesso i divieti di compiere azioni negative o di usare loro violenza.
Può sembrare una conseguenza estrema ma è una strategia importante in caso di guerra: ogni paese che dia il via a una guerra fa di tutto per convincere la popolazione che il nemico è feccia, attribuendogli proprio un’etichetta generica del tipo “non è come noi”.
Inoltre, i gruppi sociali sono fonte di orgoglio e vanto. Per poter godere dell’orgoglio che un gruppo può offrire, i suoi membri lo difenderanno e ne adotteranno i simboli, i rituali e il credo.
Anche se questi rituali e convinzioni si dimostrano del tutto ridicoli, i membri del gruppo saranno, per quanto possa sembrare bizzarro, pronti a difenderli coi denti e con le unghie, a patto che il gruppo sia sufficientemente esclusivo o che sia relativamente difficile entrare a farne parte.
Ci piace di più chi fa parte del nostro gruppo esclusivo
Dato che sottolineiamo le somiglianze tra noi, siamo più attratti da chi fa parte del gruppo che dagli altri. Questo è un elemento importante della manipolazione tramite l’identità di gruppo.
Anche se i membri del nostro gruppo si dimostrano spietati e animati da pessime intenzioni, siamo più portati a collaborare con loro che con gli altri, per quanto questi ultimi siano meravigliosi.
Gli psicologi John Finch e Robert Cialdini, alla fine degli anni Ottanta, fecero credere ad alcuni studenti di essere nati lo stesso giorno di Rasputin, il monaco folle che prese il controllo della Russia all’inizio del secolo scorso.
Inizialmente gli studenti lessero un testo che descriveva Rasputin in maniera non proprio lusinghiera, quindi dovettero esprimere le proprie impressioni.
Quelli che credevano di essere nati il suo stesso giorno ne diedero una valutazione più positiva, descrivendolo come migliore, più forte, deciso e simpatico degli altri.
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Ci piace di più chi fa parte del nostro gruppo esclusivo, anche se l’appartenenza è basata su un fatto banale e casuale come un compleanno.
Il senso d’appartenenza è più intenso quando il nostro gruppo ne “sconfigge” un altro
Il senso d’appartenenza è più intenso quando il nostro gruppo ne “sconfigge” un altro. Ci sono molte più persone che indossano la maglia della propria squadra dopo una vittoria che dopo una sconfitta.
DA Quando fai quello che voglio. Tecniche di manipolazione occulta:
Non c’è da meravigliarsi che si spendano cifre enormi per associare a un prodotto personaggi considerati vincenti, come Michael Jordan con le scarpe da ginnastica o Cindy Crawford col trucco, o che si cerchi di creare delle “subculture” basate su marche di moda (Hush Puppies), film di successo (Il Signore degli anelli) o serie tv (Yu-Gi-Oh!), ai cui membri si può spudoratamente vendere di tutto.
Considerando tutti gli stimoli cui siamo soggetti nel quotidiano, il tentativo di semplificare quest’enorme massa di informazioni è del tutto comprensibile. Cerchiamo di ridurla a livelli più intelligibili, categorizzando e attribuendo etichette.
Anche voler appartenere a un gruppo, ed esserne orgogliosi, è assolutamente umano. Queste emozioni hanno spesso molte conseguenze positive. Ma in altre circostanze i gruppi possono essere spinti a comprare cose che non desiderano o di cui non hanno bisogno, a votare candidati senza alcuna qualifica o, persino, a odiare degli innocenti.
5 Consigli per evitare la manipolazione tramite l’identità di gruppo
Nel loro libro L’età della propaganda, due famosi psicologi sociali Pratkanis e Aronson chiamano in causa vari rilevanti aspetti relativi al modo in cui piccolezze in apparenza irrilevanti per un certo argomento possano essere sfruttate per suggerire una decisione, tra cui azioni determinanti quali spingere un paese alla guerra.
Pratkanis e Aronson hanno formulato 5 semplici consigli per evitare la manipolazione tramite l’identità di gruppo:
#1. Fai attenzione a chi cerca di formare piccoli gruppi
Fai attenzione a chi cerca di formare piccoli gruppi e ti dice che proprio tu ne fai parte. Ci sono molti modi per definire e mettere un’etichetta a qualcuno.
#2. Tieni gli occhi sul traguardo
Tieni gli occhi sulla palla. Sul traguardo. Tenta di crearti un’identità che ti aiuti a raggiungere un obiettivo, che sia fare shopping conveniente o migliorare la società, piuttosto che agire allo scopo di crearti un’identità.
#3. Non puntare tutto su una sola carta
Cioè non fondare la tua identità su di un’unica appartenenza di gruppo. È una scorciatoia per il fanatismo. Se la tua esistenza si riduce a essere un fan di Final Fantasy o un fondamentalista cristiano, se questa è la tua unica identità, cosa succede quando quel gruppo inizia a ricevere critiche e i muri iniziano a tremare?
#4. Trova valori condivisi con chi non fa parte del gruppo
Prova a trovare obiettivi o valori condivisi da chi non fa parte del gruppo. In questo modo i confini perderanno di importanza.
#5. Individui non etichette
Prova a considerare chi non fa parte del gruppo come un individuo invece che come un’etichetta astratta, come qualcuno con cui forse hai più cose in comune di quanto credi.
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