Last Updated on 11 Agosto 2021 by Samuele Corona
Karl Marx
(Treviri, 5 maggio 1818 – Londra, 14 marzo 1883) è stato un filosofo, economista, storico, sociologo, politologo, giornalista e politico tedesco.
La filosofia di Karl Marx sta all’origine della teoria sociologica del conflitto. Con Marx il significato rivoluzionario e innovativo del conflitto sociale viene collegato da un lato alla critica della filosofia idealistica e, dall’altro, ai caratteri della trasformazione concretamente indotta dai rapporti di produzione (rivoluzione industriale, impiego produttivo delle tecnologie, formazione di nuove classi antagonistiche).
Il conflitto di classe esprime e comprende per intero l’antagonismo sociale fondamentale che oppone capitalisti e lavoratori salariati, ma è insieme lo strumento della risoluzione di tali antagonismi.
Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico
La formazione filosofica di Marx è segnata soprattutto da G.W.F. Hegel e da L. Feuerbach. Il primo è sottoposto a un’analisi serrata nella Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, probabilmente scritta nel 1841, ma pubblicata postuma nel 1927.
In Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, Karl Marx insieme alla denuncia della pretesa subordinazione della “società civile” allo “Stato politico”, smaschera la “mistificazione” logica che porta all’inversione del rapporto tra “soggetto” e “predicato”.
Il momento della universalità astratta diviene il soggetto e viceversa il concreto è ridotto a predicato o attributo da essa derivato (per esempio, la “persona” è dedotta dalla “personalità”; il “sovrano”, dalla “sovranità”).
Per dirla con il Marx di qualche anno dopo, come l’idea universale di frutto deriva dai frutti concretamente esistenti che sono “questa” mela o “questa” pera, altrettanto ogni concetto è sempre predicato di realtà individuali.
Bisogna subito precisare che Marx considerò l’essere individuale contrapposto all’astratta idea hegeliana, sempre nella relazione sociale o sotto il profilo della sua “essenza generica”.
Questo punto di vista lo portò, anche nella critica della religione come “coscienza capovolta del mondo”, a dare la preminenza all’effettiva contraddizione storicosociale tra le classi come radice di ogni “auto estraneazione umana”.
Manoscritti economico filosofici
La divisione in classi antagoniste ha come base la divisione diseguale del lavoro. Nei Manoscritti economico filosofici del 1844 (editi sempre nel 1927) Marx poté vedere nell’individualismo capitalistico borghese e nella proprietà privata la “conseguenza necessaria” della “alienazione”, o espropriazione (sia come attività, sia nel suo prodotto) del lavoro dell’operaio.
Il lavoro in quanto espressione della “attività libera e consapevole” di ogni essere umano in un contesto di appartenenza sociale, dovrebbe realizzare la sintesi tra i fini individuali e quelli collettivi della specie.
Al raggiungimento di tale meta è preposta la società comunista, che si prefigge pure la piena integrazione di uomo e natura, cioè “il naturalismo compiuto dell’uomo e l’umanismo compiuto della natura”.
L’ideologia tedesca
Ne L’Ideologia tedesca (redatta con Engels fra il 1845 e il 1846, ma pubblicata integralmente solo nel 1932) Marx espone la concezione materialistica della storia: “Ciò che gli individui sono coincide immediatamente con la loro produzione, tanto con ‘ciò’ che producono quanto col modo ‘come’ producono”, ovvero “ciò che gli individui sono dipende dalle condizioni materiali della loro produzione”.
Il motore della trasformazione storica risiede allora nello sviluppo delle forze produttive, o “struttura”, e nel fatto che esse entrano in contraddizione con i rapporti sociali già costituiti, con l’assetto di potere e con le idee dominanti (“sovrastruttura”).
Tesi su Feuerbach
L’approccio marxista è precisato nelle Tesi su Feuerbach, le quali sottolineano che la realtà non è un oggetto separato dell’attività umana e che si tratta di mettere in atto un processo di “autotrasformazione” attraverso la “prassi rivoluzionaria”; di qui la celebre XI tesi, secondo cui “i filosofi hanno soltanto diversamente ‘interpretato’ il mondo, ora si tratta di ‘trasformarlo’”.
Il Manifesto del Partito Comunista
Il tema è ripreso e ampliato ne Il Manifesto del Partito Comunista (scritto con Engels nel 1848), dove si afferma che le posizioni teoriche dei comunisti non poggiano affatto sopra idee o principi astratti, ma “sono soltanto espressioni generali di una lotta di classe che già esiste, di un movimento storico che si svolge sotto i nostri occhi”.
Sulla base di tale considerazione Karl Marx si dedicò all’analisi specifica dell’economia politica. L’indagine marxista prende le mosse dalla forma capitalistico borghese della produzione della ricchezza, caratterizzata dal fatto che il mezzo per crearla è diventato il “lavoro in generale”.
“Non lavoro manifatturiero, né commerciale, né agricolo, ma tanto l’uno quanto l’altro”, e quindi si presta a essere impiegato come pura forza lavoro da offrire e acquistare come una merce.
Karl Marx pone l’accento sul carattere storico e transitorio del modo di produzione capitalistico, considerato solo come una tappa verso un sistema economico più avanzato, che dovrà nascere però dalle contraddizioni insite nello stesso meccanismo dell’accumulazione capitalistica della ricchezza, basata sullo sfruttamento del lavoro salariato e sulla crescita del proletariato come forza antagonistica destinata a superare la dominazione borghese.
La critica al sistema economico capitalistico non può essere perciò disgiunta dalla comprensione organica del nesso che governa le sue componenti: produzione, distribuzione, scambio e consumo. (Per la critica dell’economia politica, 1859 e la relativa Introduzione, del 1857, ma edita nel 1903 e in redazione più corretta nel 1939).
Il Capitale
Da qui sorge l’esigenza da parte di Karl Marx di compiere un’analisi storica e sistematica dell’economia politica in generale e di quella capitalistica in particolare, analisi realizzata nella sua maggiore opera Il Capitale. Critica dell’economia politica.
Esso si focalizza dapprima sull’analisi dell’economia politica classica per realizzare una vera e propria “anatomia” del sistema capitalistico.
La forma capitalistico-borghese della produzione della ricchezza è caratterizzata dal fatto che il mezzo per crearla è diventato il “lavoro in generale”, cioè il lavoro che prescinde da ogni sua caratteristica particolare e si presta a essere impiegato come pura forza lavoro da offrire e acquistare come merce.
- Editore: Newton Compton Editori
- Autore: Karl Marx , Eugenio Sbardella , Ruth Meyer
- Collana: Grandi tascabili economici. I mammut Gold
- Formato: Libro rilegato
- Anno: 2015
Marx concorda con gli economisti classici (A. Smith, D. Ricardo) nel ritenere la società borghese come la più complessa organizzazione di produzione.
Tuttavia, ciò che non accetta degli economisti classici, e critica come “ideologia”, è l’attribuzione di una validità assoluta ed eterna a questi caratteri della società capitalistico borghese, la quale altro non è che il risultato di un processo storico, di per sé mai definitivo.
Questa sottolineatura del carattere storico del modo borghese di produzione apre la strada a un’economia di tipo diverso e a una compiuta teoria della rivoluzione proletaria.
Infatti, dalla trattazione “scientifica” della merce Marx giunge a formulare la previsione del crollo del capitalismo sotto la pressione della crisi economica (diminuzione del tasso di profitto e sovrapproduzione) e della crisi sociale (povertà crescente e proletarizzazione generalizzata), grazie alla presa di coscienza e all’attiva azione rivoluzionaria degli sfruttati.
Articoli consigliati:
- Malcolm Gladwell | 4 libri fondamentali del sociologo canadese
- Il Disagio della Postmodernità | Zygmunt Bauman
- Goethe nuoce gravemente alla salute | L’Effetto Werther
- L’industria della felicità | Come vengono manipolati I sentimenti dei consumatori
Bibliografia:
Karl Marx. 3 Libri più venduti online
Ecco i 3 libri di Karl Marx più venduti online, con informazioni sul prezzo e valutazione di chi li ha acquistati.