Il concetto di Sincronicità (coincidenza significativa) elaborato da Jung non era né nuovo né unico; tuttavia il suo approccio agli eventi sincronistici consente di vederli in modo chiaro e costruttivo.
Non sono stati i Police ad inventare il termine sincronicità con il disco Synchronicity (1983), ma Jung nel 1952 con la pubblicazione dell’opera “La sincronicità come principio di nessi acausali”.
Sincronicità entrò a far parte del gergo psicologico, e successivamente il concetto venne assorbito anche dalla cultura popolare anche se il concetto di “coincidenza significativa” viene espresso in modi molto diversi tra loro. I modi in cui le persone pensano, parlano e usano la parola “sincronicità” sono spesso diversi dal significato junghiano.
Il sinonimo usato più di frequente, come fa notare l’esperto Robert Hopcke, è “serendipità”, un termine che risale a un racconto di Horace Walpole, pubblicato per la prima volta nel 1754 e ispirato a una fiaba persiana “La principessa di Serendip”. C’è anche chi equipara la sincronicità al “fato”, al “destino” o alla “connessione cosmica” ma nessuna di queste definizioni corrisponde alla “sincronicità”.
Secondo Hopcke neppure il cosiddetto “campo unificato” o il “principio di indeterminazione”, come alcuni studiosi vorrebbero fare intendere, corrispondono al senso originario del concetto di “sincronicità”. Entrambe le concezioni hanno dei pregi, ma sono molto diverse dall’idea junghiana di sincronicità.
Jung presentò la nozione di sincronicità come principio psicologico
La definizione del termine sincronicità coronava lo sforzo ininterrotto di Jung per comprendere come noi esseri umani creiamo le connessioni:
- In che modo il nostro mondo inconscio si connette con quello conscio.
- In che modo il nostro passato, personale e collettivo, è connesso con il momento presente della coscienza al servizio di un processo tendente a una maggiore integrazione.
- In che modo la nostra vita interiore, la soggettività, viene alla superficie, incontra altre vite e crea con esse legami, prima con i genitori, poi con la famiglia e quindi con cerchie sempre più ampie di amici, conoscenti, fino alla società nel suo insieme.
La sincronicità, secondo Jung, non risiede al di fuori di noi, in un destino sovrannaturale o nel mondo fisico dei campi subatomici: essa è dentro di noi. Nel pensiero di Jung, la sincronicità è un principio di connessione psicologica.
Jung ha coniato il termine “sincronicità” per denotare quelle coincidenze che non erano semplicemente fenomeni ordinari, che per caso accadevano nello stesso momento, ma per indicare una categoria particolare di coincidenze: fenomeni casuali, che erano sì collegati dalla prossimità temporale, ma il cui vero nesso era insito nel significato soggettivo che avevano per la persona o le persone coinvolte.
Potremmo dunque partire con una semplice definizione del concetto così come la formulò Jung, e cioè nei termini di “coincidenza significativa”. Il problema nasce quando, come fa notare Hopcke , cercando su un vocabolario il termine “coincidenza”, si legge qualcosa del tipo “sequenza accidentale di eventi che si verificano simultaneamente o nello stesso arco di tempo”.
Questa definizione non è utile per il nostro scopo perché esclude l’accezione che di solito diamo al concetto, il che rovescia del tutto i termini della questione.
Quando NON possiamo parlare di sincronicità
Seguendo il ragionamento di Robert Hopcke:
- Se mentre sto scrivendo al pc un uccellino entra dalla finestra, secondo il vocabolario si tratterebbe di una coincidenza, una sequenza accidentale di eventi che si verificano in una prossimità temporale molto accentuata. Eppure quasi nessuno definirebbe un evento simile una “coincidenza”.
- Se invece mentre sto scrivendo mi telefona una mia amica e mi dice che anche lei sta tentando di formulare una definizione di sincronicità per il suo blog, molti sarebbero d’accordo nel sostenere che è una coincidenza davvero interessante.
Ma se si sapesse che io e la mia amica ieri sera ci siamo incontrati e abbiamo deciso di dedicare un’ora del pomeriggio per trovare una definizione di sincronicità, il fatto che entrambi facciamo contemporaneamente la stessa cosa non sembra più una coincidenza rilevante.
Quindi il fatto che due o più eventi accadano proprio nello stesso momento non ci porta a parlare di “coincidenza”.
In altre parole, la definizione di coincidenza offerta dal vocabolario non tiene presente che una coincidenza è una sequenza insolita di avvenimenti simultanei in qualche misura collegati tra di loro. Le coincidenze, secondo l’uso più comune del termine, sono eventi straordinari.
La sincronicità… in parole povere
Se mentre sto scrivendo di sincronicità mi trovo in un luogo del tutto isolato, non vedo né sento persone da diverso tempo, non ho parlato a nessuno del mio progetto, né tanto meno ho mai parlato di sincronicità ad alcuno e non conosco nessuno con cui scambiare due parole sulla sincronicità, anche se poi ho deciso di scrivere qualcosa a riguardo…
Ecco… proprio in quel momento ricevo la telefonata della mia famosa amica che non sentivo da mesi, per dirmi che proprio in quel momento anche lei sta scrivendo sulla sincronicità, ecco che allora la coincidenza si renderebbe notevolmente più significativa.
Questo è ciò che Jung decise di chiamare “sincronicità” o, più semplicemente, “coincidenza significativa”.
La sincronicità possiede 3 caratteristiche distinte:
- Gli eventi sono collegati in modo acausale, e non grazie a una catena di cause ed effetti in cui un individuo possa riconoscere il frutto di una decisione intenzionale.
- Il verificarsi dell’ evento è sempre accompagnato da una profonda esperienza emotiva che di solito si manifesta contemporaneamente all’evento.
- Il contenuto dell’esperienza sincronistica, ciò che l’evento è, ha un carattere invariabilmente simbolico.
Secondo Robert Hopcke vi sarebbe anche un quarto aspetto:
queste coincidenze si verificano in concomitanza con cambiamenti di vita importanti. Molto spesso un evento sincronistico segna una svolta nelle storie della nostra esistenza.
- Editore: Mondadori
- Autore: Robert H. Hopcke , Roberto Cagliero
- Collana: Oscar saggi
- Formato: Libro in brossura
- Anno: 2017
Ad una conclusione simile a quella di Hopcke è giunto (tanti anni fa) anche Red Ronnie. Ricordo Red che parlava sempre di coincidenze significative nelle sue interviste. Robert Hopcke ha un approccio molto rigoroso alla junghianità caratterizzato da una grande coerenza logica, Red Ronnie manifestava invece un atteggiamento un tantino da “fricchettone” della materia.
Probabilmente Red Ronnie si interessò di coincidenze significative dopo Synchronicity dei Police, oppure è giunto accidentalmente alla stessa conclusione di Robert Hopcke, non saprei… in ogni caso mi premeva dirti che: ho sempre preferito Morrissey a Sting e gli Smiths ai Police.
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Bibliografia:
- “Nulla succede per caso” di Robert H. Hopcke
- “Nulla succede per caso in amore” di Robert H. Hopcke
- “La sincronicità” di Carl Gustav Jung
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