L’Autosuggestione di Emile Couè, è una tecnica autoindotta, uno strumento che possediamo fin dalla nascita, e in questo strumento, o meglio in questa forza, risiede un potere meraviglioso e incalcolabile.
Psicologo e farmacista francese, Emile Couè nacque a Troyes, in Francia, nel 1857. Considerato il padre del condizionamento applicato, ha introdotto un metodo di psicoterapia, guarigione e auto-miglioramento basato sull’autosuggestione (autoipnosi).
Nel corso della sua esperienza come farmacista ebbe modo di osservare una serie di cose che gli permisero di intuire le potenzialità del pensiero della mente:
- l’azione “capricciosa” dei medicamenti che doveva preparare per gli ammalati;
- l’efficacia di una sua parola detta nel modo giusto nell’atto di consegnare una medicina;
- la guarigione di un male ribelle attraverso le gocce di blu di metilene o le “pillole di pane”.
Il Metodo Couè
Emile Couè si accorge del potere benefico della suggestione accompagnando la vendita dei suoi farmaci con delle parole-formula in grado di moltiplicare l’effetto dei suoi preparati: “Vedrà, le farà molto bene”, e “Andrà sempre meglio”.
Il suo metodo è oggi noto in tutto il mondo ed il suo libro dal titolo “Il Metodo Couè” ha superato le 60 edizioni”.
- Coué, Émile (Autore)
Emile Couè riconobbe nel pensiero umano la forza di plasmare il corpo fisico, in perfetto accordo con il pensiero filosofico indiano, per il quale l’attitudine della mente è il grande segreto, il grande mistero e il maggiore fattore della vita umana.
La forza dell’autosuggestione di Emile Couè
Il suo incontro con Liébeault e Bernheim, i maestri della scuola psicologica di Nancy, avvenuto nel 1885, contribuì ad imprimere una nuova direzione al corso della sua vita.
Liébeault, per primo, aveva messo chiaramente in rilievo il fenomeno della suggestione; Bernheim, suo discepolo e teorico, aveva diffuso nel mondo le idee del maestro.
Emile Couè, dopo aver seguito le esperienze del Liébeault, iniziò a studiare e a praticare la suggestione; ma il suo temperamento positivo e concreto non poté contentarsi di quelle esperienze fatte senza metodo e capì che era necessario risalire alle vere cause psicologiche dei fenomeni, per poterli dirigere e dominare.
Egli intuì che ciò che determinava l’azione capricciosa dei medicinali, delle suggestioni e degli effetti panacea poteva essere solo l’immaginazione del malato, ed intravide, quindi, come la stessa immaginazione, metodicamente diretta con graduali esperienze, avrebbe potuto sviluppare le più singolari attività.
La felice intuizione del prof. Coué sta appunto in questo: non è la volontà che può mettere in moto le enormi forze subcoscienti che sono dentro di noi, ma la nostra immaginazione.
La legge dello sforzo convertito
Coué scoprì un altro fatto con le sue acute osservazioni: la passività, l’incapacità di resistenza manifestata dal soggetto suggestionato o ipnotizzato non era la conseguenza della lotta tra lui e il suggestionatore, come tutti i praticanti hanno ritenuto finora.
Doveva essere la conseguenza della lotta tra l’immaginazione e la volontà del soggetto, e scoprì che, in questa lotta, la volontà soccombeva sempre, senza nessuna eccezione.
Anche nella vita ordinaria, del resto, possiamo osservare in ogni istante questa lotta e la medesima sconfitta della volontà.
Se soffriamo d’insonnia, il pensiero di non poter dormire e lo sforzo per riuscivi (ricorso alla volontà) ci renderà più agitati, più nervosi, allontanando sempre più il sonno desiderato.
Se noi invece ricorreremo all’immaginazione, ripetendoci dolcemente “Io dormo, ora dormo, io posso dormire ecc.”, il sonno non tarderà a calare sulle nostre palpebre.
È da questa importante scoperta che il prof. Charles Baudouin dell’Università di Ginevra, discepolo di Coué, ha tratto la legge dello sforzo convertito:
“Quando un’idea si è impadronita della nostra mente al punto da farne sprigionare una suggestione, tutti gli sforzi coscienti fatti per resistere a questa suggestione non servono che a rafforzarla”. (Cit. Il dominio di se stessi.)
Autosuggestione per guarire. Il metodo di Emile Couè
Una delle deduzioni più straordinarie del prof. Coué è quella che la suggestione può agire anche sulle malattie organiche e non soltanto su quelle funzionali.
Coué non esitò a dire che egli preferiva avere a che fare con disturbi organici piuttosto che con casi d’isterismo, poiché quando il disturbo organico è guarito esso è guarito; mentre un isterico appena guarisce da un malanno ne determina un altro.
È noto che la suggestione agisce per mezzo del sistema nervoso, il quale domina tutto il corpo, avviluppando ogni nostro organo, ghiandola e cellula e, quindi, gli ordini dati alla mente devono poter raggiungere tutti gli organi ed influire su di essi.
- Coué, Émile (Autore)
La guarigione delle verruche (porri) per mezzo della suggestione, così comune in certi Paesi, potrà anche sembrare banale, ma è ricca di insegnamenti.
I nervi vaso-motori, sotto l’influenza della mente, contraggono i vasi capillari ed arrestano la circolazione; se quest’azione viene esercitata con sufficiente costanza, si ottiene l’ostruzione: le cellule parassitarie deperiscono, si seccano e la verruca cade.
Si può quindi pensare che quanto si applica all’innocuo porro, può applicarsi ai casi, ben più importanti, dei tumori, come è mostrato dalla casistica citata nel libro “Il dominio di se stessi” di Emile Couè.
Come applicare, come fruire dei benefici del Metodo Coué?
Forse tutto il difficile sta qui.
Il prof. Coué fa eseguire ai suoi pazienti delle esperienze preliminari: cadere in avanti, indietro, congiungere le mani ecc., come è indicato nel testo citato.
Egli dice che queste esperienze non sono indispensabili, ma utilissime per comprendere il meccanismo della suggestione; però non consiglia di farle da soli, perché se non sono eseguite a dovere non riescono, e ciò può determinare la perdita di fiducia in se stessi.
Pare che i soggetti meglio disposti ad approfittare degli insegnamenti di Coué siano i fanciulli e le persone semplici; è più difficile per coloro che gemono ricurvi sotto il peso di argomentazioni d’ogni tipo, acquisite con lo studio.
Il metodo migliore di applicazione del Metodo di Emile Couè
Il metodo migliore di applicazione è ben esposto da Alice Baird:
“Nella casa, così poco nota della nostra vita, non nel sottosuolo come molti credono ma in stanze lontane che noi visitiamo raramente, dimora un Essere misterioso, metà genio (poiché può compiere cose meravigliose) e metà schiavo (poiché realizza, senza opposizione, ciascun pensiero e ciascuna indicazione che noi gli facciamo pervenire).
È il nostro IO-secondo, l’incosciente, di fronte all’ IO-primo, cosciente.
Sia che gli parliate in tono cortese sia in tono protettore, basta fargli pervenire i vostri pensieri per vederli, in poco tempo ed in modo meraviglioso, divenire realtà. Questo IO-secondo non dorme mai e si occupa di tutto ciò che l’ IO-primo gli propone.
Egli è il guardiano della nostra memoria, ed appena noi gli chiediamo qualche cosa che la memoria ha messo da parte, egli la ritrova senza il minimo sforzo. Ma egli dimora in stanze così lontane che è difficile mettersi in rapporto con lui e comunicargli ciò di cui abbiamo bisogno.
Pare che i momenti migliori siano quelli in cui il nostro IO-primo non è in servizio: il momento in cui sta per addormentarsi ed il momento che segue immediatamente il risveglio. (Cit. il dominio di se stessi)
È in queste fasi che l’IO-secondo è più disposto ad ascoltare; ed è allora che bisogna inviargli i pensieri che devono essere realizzati; ma bisogna fare molta attenzione al tono di voce con cui gli si parla: non bisogna dargli degli ordini, poiché, ricorderete, egli è un genio; non bisogna pregare troppo poiché egli è anche uno schiavo.
Il miglior modo è quello di comunicargli i nostri pensieri a voce bassa, quasi mormorando, senza nessuno sforzo e con piena fiducia. Un’altra cosa da tenere presente è che l’IO secondo ama sentir ripetere le parole e, di conseguenza, i pensieri che stanno dietro le parole; ama sentirli ripetere più e più volte, fino a 20 volte…
La parola d’ordine, dunque, per entrare nel giardino della felicità, da ripetersi venti volte, mattina e sera è: ogni giorno, da tutti i punti di vista, io vado di bene in meglio. (Cit. Il dominio di se stessi)
La legge di finalità subcosciente
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Per quanto le idee del prof. Coué si siano rapidamente diffuse in Francia, nel Belgio, in Inghilterra e in America, le teorie della nuova scuola di Nancy non sono ancora molto note al grande pubblico scientifico, perché Coué e i suoi discepoli si sono dedicati anima e corpo alla pratica, lasciando che altri pensassero a dedurre dal loro lavoro le leggi e le teorie che lo regolano.
Tutta l’opera scritta del Coué si limita a pochi scritti.
Emile Coué non si stancava di ripetere che non era lui che operava la guarigione, che egli non faceva altro che insegnare ai suoi malati il modo di servirsi delle forze dello spirito che sono dentro ciascuno di noi, ridonando, oltre alla salute fisica, la fiducia in se stessi anche agli abulici.
“Il subcosciente, scrisse inoltre il prof. Baudouin, non è un lavoratore che compia macchinalmente dei gesti abituali; è invece un operaio intelligente che porta in esecuzione il piano che la coscienza gli ha suggerito“.
In virtù della legge di finalità subcosciente, non c’è bisogno di rivolgersi imperativamente ai vari sintomi per farli scomparire ma, posto al subcosciente il fine da raggiungere, pensa esso ad escogitare il lavoro fisiologico necessario, senza dar quindi origine ad altre repressioni.
Autosuggestione per guarire. I 3 criteri di Emile Couè
Il Metodo Couè ebbe il grande merito di ottenere dei risultati non solo nel campo fisico, ma anche in quello morale, in psicologia, in sociologia, e in modo speciale nelle pratiche educative rivolte ai fanciulli.
Il nome di Emile Couè resta legato, nella storia della psicoterapia, a tre principali criteri da lui affermati:
- la suggestione non è soggezione della volontà di qualcuno alla volontà di un altro, ma è realizzazione subcosciente del proprio pensiero;
- la volontà, fatto auto-cosciente, non ha che la semplice funzione di impulso direttivo nelle realizzazioni intra-individuali, mentre l’immaginazione e il pensiero sono i fattori che scatenano il riflesso realizzatore;
- con una tecnica psicologica semplicissima, senza occultismi, possiamo provocare in noi stessi, col nostro pensiero, realizzazioni benefiche alla nostra salute e al nostro carattere.
Émile Couè morì a Nancy nel 1926, nella casa che aveva trasformato in centro di studio e di esperienze a conferma delle sue teorie.
Da allora la psicoterapia e la psicologia hanno fatto grandi progressi, ma il pensiero e l’opera di Emile Coué non possono essere dimenticati, come fonte dalla quale gli studi più recenti hanno tratto materia di discussione e incitamento alla ricerca.
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