Scrivo questo post per rispondere a tutte quelle persone che mi contattano via e-mail per avere informazioni sui percorsi di Coaching.
Mi è parso di capire che vi sia molta confusione sull’argomento. Spesso il termine Coaching viene utilizzato da una serie di personaggi più o meno famosi del web per offrire consulenza via Skype “amichevole” anche se ben retribuita, sui temi più disparati: dal web marketing ai programmi per la perdita di peso e, passando per la PNL, dai corsi sulla seduzione ai corsi per l’autonomia finanziaria. Da quando la figura del Coach ha fatto la sua apparizione nelle sale cinematografiche anche le mie amiche che lavorano al call center riferiscono “ho fatto Coaching al cliente”.
Nulla in contrario rispetto a queste attività, sia chiaro, se hanno successo commerciale hanno sicuramente senso di esistere, ma non è corretto definirle Coaching.
Coaching è un metodo di relazione di aiuto basato su una relazione “alla pari” tra cliente e coach. Attraverso un processo strategico ben definito per l’individuazione delle risorse e lo sviluppo di potenzialità, un percorso di Coaching è orientato verso il raggiungimento di obiettivi di miglioramento per la persona. Quindi non si lavora sulla patologia ma sul benessere della persona.
I presupposti di un percorso di Coaching sono l’autonomia e la responsabilità da parte del cliente di scegliere su quali aspetti, della propria vita personale o professionale, andare a lavorare. Non esiste un guru o un esperto che la delinea la giusta strada da seguire .
Le strategie e le tecniche di intervento del Coach non sono mai esecuzioni improvvisate, quindi è importante comprendere che non è eticamente giusto definirsi Coach solo perché ci si è svegliati particolarmente di buon umore una mattina di febbraio.
Certo in Italia nessuno ti vieta di definirti Coach o di utilizzare strumenti di Coaching: non esiste nessuna legge o albo professionale che discrimina tra Coach professionisti e non. Esistono delle associazioni, anche internazionali, ma sono autoreferenziali, cioè non hanno valore legale. Quindi se vuoi sentirti parte di un gruppo che utilizza una particolare metodologia, più o meno efficace di altre, puoi associarti e pagare una quota annuale in cambio di formazione e un logo da mostrare sul tuo blog, ma ciò non ha lo stesso valore di un Albo professionale. In altre nazioni esistono dei movimenti universitari con lo scopo di far riconoscere il Coaching in ambito scientifico, in Italia no.
Tuttavia è importante, o almeno io ritengo sia importante, che un Coach disponga di strumenti per scoprire le risorse personali del cliente su cui far leva per il raggiungimento degli obiettivi, strumenti per definire concretamente i blocchi e limiti da superare, attraverso un processo strategico efficace ed efficiente. Perciò è auspicabile che un Coach abbia svolto un training specifico e sia adeguatamente formato sui temi quali la Comunicazione e il Problem Solving.
Vediamo ora i falsi miti.
1) Sei un motivatore?
Non sono per niente un motivatore, è un complesso di caratteristiche che non è presente nella mia identità. Io mi ritengo una persona equilibrata.
Se stai cercando un Coach con un sorriso scintillante, gasato e iper motivante che fa delle cose incredibili tipo scalare l’Everest con una sola mano, sappi che io NON sono uno di loro.
Una persona può essere un Coach iper motivante e se fa bene il suo lavoro ha tutto il diritto di proporsi in quel modo, se ciò esprime la sua vera identità, ma non è corretto associare lo stereotipo della persona motivante al Coaching.
Sarebbe più corretto associare lo stereotipo del motivatore al marketing multilevel, dove il trainer deve essere sempre un esempio brillante di motivazione, di energia e di successi finanziari. In tale contesto il trainer indossa una maschera per vendere un prodotto, poi è da capire se nel resto della giornata indossa altre maschere o emerge prepotentemente la sua vera identità che potrebbe discostarsi anche di tanto dall’immagine del venditore di successo.
Non possiamo essere sempre felici, sempre motivati sempre pompati a mille come i personaggi dei cartoni animati. La vita, nella sua ciclicità, è fatta di alti e bassi. Per cui un giorno possiamo essere motivanti e sentirci particolarmente felici da aver voglia di stare in compagnia e di condividere. Un altro saremo meno motivanti ma comunque equilibrati e sereni. Ciò che conta è rispettarsi per quello che si è e mantenersi entro un tono dell’umore equilibrato e sereno.
2) Sei uno che programma, che manipola le persone?
Mi fanno questa domanda perché leggono “PNL” nel mio profilo. Spesso questa tecnica (o insieme di tecniche) viene associata alla vendita o alla seduzione e per questo motivo NON gode di ottima reputazione. Molte persone sono entrate in contatto con oscuri personaggi che hanno utilizzato la PNL come “un prodotto” per fare corsi di vendita o seduzione anche se in realtà la PNL ha un origine diversa: la PNL ha un’origine terapeutica.
Come ho scritto sopra, condizioni fondamentali per un intervento di Coaching sono l’autonomia e la responsabilità da parte del cliente di scegliere su quali aspetti lavorare.
Il Coach quindi NON ha il compito di orientare il cliente verso una determinata direzione e NON ha neppure il compito di stimolarlo o manipolarlo per acquisire un certo tipo di atteggiamento verso la vita.
La PNL, per come la percepisco io, ha lo scopo di riuscire a generare un contesto positivo in cui non c’è un manipolatore ed un manipolato ma un contesto dove le persone coinvolte vedono soddisfatte le proprie esigenze ed i propri valori.
3) Si cammina sui carboni ardenti, si balla, si canta?
No, niente di tutto ciò. Se hai fatto dei workshop dove si camminava sui carboni ardenti saprai che dietro la faccia positiva della medaglia vi è sempre la controparte negativa, che tu lo voglia o meno. La faccia positiva della medaglia è che in quel quarto d’ora di pirobazia si portano le emozioni positive al massimo, la controparte negativa è che quando torni a casa devi fare i conti con la triste realtà: non troverai il tuo piccolo clone di Tony Robbins dal sorriso scintillante che ti carica con frasi iper motivanti tutto il giorno. Se alcuni Coach propongono tali esperienza avranno le loro ragioni, un tornaconto economico sicuramente. Io sono uno psicologo di formazione, utilizzo i miei strumenti per favorire il cambiamento, strumenti validati scientificamente. Non so ballare e neppure cantare. So suonare discretamente la chitarra e ti invito ai concerti con la mia band 🙂
4) La prima sessione è gratis?
No. Io non la offro.
Le persone che incontro dietro compenso economico si presentano puntuali anche agli appuntamenti successivi. Le persone che ho incontrato gratuitamente al primo incontro, dopo fanno storie, ritardano, non si presentano etc.
Così ho fatto un esperimento: per un periodo, in un pacchetto di 5 incontri offrivo gratuitamente l’ultimo. Anche se il cliente non perdeva nulla, perché aveva già investito i propri soldi, non si presentava comunque all’appuntamento; lutti improvvisi, il cane disperso, lo scaldabagno esploso, impegni dell’ultimo minuto etc.
Quindi la famosa storiella che parla dell’attribuzione di scarso valore alla consulenza gratuita ha un fondo di verità 🙂
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