In questo post analizzeremo i 10 Falsi miti della Psicologia del senso comune sfatati dalla ricerca scientifica, ma ben radicati nella cultura popolare
Praticamente ogni giorno, i media, i notiziari, i programmi televisivi, i film e Internet si occupano di Psicologia bombardandoci con informazioni prive di fondamento.
Attualmente la disinformazione sulla psicologia è diffusa almeno quanto l’informazione accurata. I guru dell’auto-aiuto, i conduttori di talk show televisivi e gli esperti di salute mentale dispensano consigli psicologici in un mix sconcertante di verità, mezze verità e vere falsità.
In questo post descriverò brevemente i 10 falsi miti della psicologia popolare. La fonte è il libro 50 Great Myths of Popular Psychology scritto da 4 super professori: Scott O. Lilienfeld, Steven Jay Lynn, John Ruscio e Barry L. Beyerstein.
Probabilmente questi nomi non spaventano gli abituali commentatori satirici e i tuttologi dei social, di base le persone non sono disposte a cambiare le proprie convinzioni nemmeno davanti a prove e argomentazioni autorevoli, preferiranno rimanere coerenti con loro stessi.
Se ti stai chiedendo perché le persone non cambiano opinioni malgrado prove e argomentazioni, ne ho parlato nel post che ho scritto su Leon Festinger e la Dissonanza Cognitiva.
- Festinger, Leon(Autore)
In generale gli esseri umani non sono fatti per reagire razionalmente alle informazioni, lo dimostrano diversi studi condotti dalla neuroscienziata Tali Sharot ricercatrice presso l’University College di Londra. Ne ho parlato nel post: I 7 Segreti della scienza della persuasione
Probabilmente se hai delle convinzioni sulla psicologia questo post non ti farà cambiare opinioni. Credere in idee improbabili è estremamente probabile! Nessuno può considerarsi immune da questo rischio, che pervade ogni ambito della vita umana.
10 Falsi miti della Psicologia del senso comune sfatati dalla ricerca scientifica, ma ben radicati nella cultura popolare
Mito #1: Usiamo solo il 10% del nostro cervello
Questo è uno dei miti più duri a morire. Diciamo pure che è “il principe” falsi miti della psicologia popolare. L’industria della “Pop Psychology” ha giocato un ruolo importante nel mantenere vivo questo mito. Ci sono diversi motivi per dubitare che il 90% del cervello se ne sta in silenzio.
Con appena il 3% del nostro peso corporeo consuma oltre il 20% dell’ossigeno che respiriamo. Non è plausibile che l’evoluzione abbia permesso lo sperpero di tali risorse per un organo sottoutilizzato. Inoltre, la stimolazione elettrica delle sedi cerebrali in neurochirurgia non è riuscita a scoprire “aree silenziose”.
Sembrerebbe che il mito sia nato con lo psicologo William James (1842-1910), che una volta scrisse che dubitava che le persone raggiungano in media più del 10% del loro potenziale intellettuale.
Anche se James ha parlato in termini di potenziale sottosviluppato, un gran numero di guru del pensiero positivo ha trasformato “il 10% della nostra capacità” in “10% del nostro cervello “.
Inoltre, chiamando un’enorme percentuale del cervello umano “corteccia silenziosa”, i primi ricercatori potrebbero aver alimentato il diffondersi di una informazione errata; ossia quella che oggi gli scienziati chiamano “corteccia associativa” non ha alcuna funzione.
Molti sostengono che Albert Einstein spiegò la propria genialità con riferimento al mito del 10%, non ci sono prove che abbia mai pronunciato una tale affermazione.
Mito #2: Esprimere la rabbia aiuta a ridurla
La maggior parte delle persone crede che liberare la rabbia sia più sano che contenerla. In un sondaggio, il 66% degli studenti universitari concorda sul fatto che esprimere rabbia repressa, a volte chiamata “catarsi”, sia una pratica efficace.
Film popolari e autori di libri Self-Help hanno alimentato l’idea che possiamo gestire la nostra rabbia “lasciandola sfogare”. Alcune psicoterapie incoraggiano i clienti ad urlare o lanciare palle contro i muri come reazione alla frustrazione e alla costrizione psicologica.
Spesso le persone attribuiscono erroneamente il fatto di sentirsi meglio dopo aver agito la rabbia, esprimendola con azioni e comportamenti, perché successivamente si prova un senso di sollievo.
Più di 40 anni di ricerche rivelano che esprimere la rabbia direttamente verso un’altra persona o indirettamente verso un oggetto, fa salire il livello dell’aggressività anziché diminuirlo.
Leggi anche: Come superare la rabbia e il risentimento. Metodo Byron Katie
Mito #3: La bassa autostima è una delle principali cause di problemi psicologici
Molti autori di best seller del filone Auto-aiuto, da Norman Vincent Peale a Nathaniel Branden, hanno insistito sul fatto che non si può pensare ad un singolo problema psicologico, dall’ansia e la depressione, alla paura dell’intimità o del successo, che non sia riconducibile al problema della bassa autostima.
La ricerca dimostra che una bassa autostima non è correlata con la salute mentale. In una rassegna completa, Roy Baumeister e i suoi colleghi hanno analizzato oltre 15.000 studi che collegano l’autostima a quasi tutte le variabili psicologiche immaginabili.
Hanno scoperto che l’autostima è minimamente correlata al successo personale e non vi è alcun nesso con l’abuso di alcool o droghe. Inoltre, hanno scoperto che, sebbene l’autostima sia associata positivamente al rendimento scolastico, il miglioramento del rendimento scolastico sembrerebbe contribuire ad un’elevata autostima piuttosto che il contrario.
Ma la cosa più sorprendente di tutte: hanno scoperto che una bassa autostima non è condizione necessaria né sufficiente per la depressione.
Scarica l’estratto gratuito della mia guida: SOS Autostima
- Medina, John(Autore)
Mito #4: La memoria umana funziona come un videoregistratore
Nonostante i difetti talvolta del tutto evidenti della memoria, i sondaggi mostrano che circa il 36% delle persone è convinta che il cervello conservi delle registrazioni perfette di tutto ciò che abbiamo vissuto.
In un sondaggio tra gli studenti universitari americani, circa un terzo concorda sul fatto che la memoria funziona come un videoregistratore.
Le ricerche dimostrano che i ricordi sono soggetti a distorsioni. Oggi, c’è un ampio consenso tra gli studiosi sul fatto che la memoria non è “riproduttiva” (non riproduce esattamente ciò che abbiamo vissuto) ma “ricostruttiva”. Ciò che ricordiamo è spesso una miscela di ricordi accurati e altri imprecisi, che devono superare il filtro delle nostre convinzioni e intuizioni.
La psicologa statunitense Elizabeth Loftus ha dedicato gran parte delle sue ricerche alla natura dei falsi ricordi.
La Loftus in oltre 200 esperimenti che hanno coinvolto oltre 20000 persone ha dimostrato che i soggetti che hanno assistito ad un evento (testimoni oculari) ed hanno poi ricevuto una disinformazione sviluppano ricordi distorti. La stessa scienziata ha dimostrato che si possono indurre ricordi di eventi mai accaduti (falsi ricordi) con vari meccanismi tra i quali la suggestione e l’ immaginazione.
Per esempio, al fine di ottenere una confessione i poliziotti possono chiedere ad una persona sospetta di immaginare la partecipazione ad un crimine. O alcuni psicoanalisti possono incoraggiare i pazienti ad immaginare eventi dell’infanzia per riportare alla luce possibili ricordi nascosti.
Ho parlato di false memorie nell’articolo: Il fenomeno del panico satanico e i presunti abusi sessuali spiegati con la sindrome dei falsi ricordi
Mito #5: L’ipnosi è uno stato di trance “unico” che si differenzia dalla veglia
Film e libri popolari ritraggono lo stato di trance ipnotica come un fenomeno così potente da indurre persone normali a commetterebbe un assassinio, suicidarsi o cadere vittima del lavaggio del cervello ad opera di manipolatori che usano inserire messaggi subliminali nei loro discorsi.
Il 77% degli studenti universitari intervistati crede nell’affermazione:”L’ipnosi è uno stato di coscienza alterato, molto diverso dallo stato di veglia”, e il 44% è convinta che: “Una persona ipnotizzata è come un robot che esegue tutto ciò che dice l’ipnotizzatore”.
La ricerca dimostra che le persone ipnotizzate possono resistere e persino opporsi alle suggestioni ipnotiche. Gli studi sulle onde cerebrali rivelano che le persone ipnotizzate sono ampiamente sveglie.
In laboratorio si possono riprodurre tutti i fenomeni associati all’ipnosi (come le allucinazioni e l’insensibilità al dolore) usando solo suggestioni, senza menzionare l’ipnosi. Non sono emerse prove che supportino l’esistenza di una trance distinta e “unica” per l’ipnosi.
Leggi anche: Come ipnotizzare una persona in 5 passaggi
Mito #6: Il poligrafo è un mezzo preciso per smascherare i bugiardi
Hai mai detto una bugia? Se hai risposto “no”, stai mentendo. Negli anni ’20, lo psicologo William Moulton Marston ha inventato il primo poligrafo o “macchina della verità”, che misurava la pressione sanguigna di un individuo per rilevare l’inganno.
Contrariamente all’impressione trasmessa nei film, la macchina della verità non è una soluzione rapida per affermare con certezza se qualcuno sta mentendo.
Vi sono grandi differenze tra le persone nei loro livelli di attività fisiologica. Un individuo onesto che tende a sudare molto potrebbe essere classificato come bugiardo, mentre un bugiardo che tende a sudare poco potrebbe apparire sincero.
Un ex poliziotto che è stato un operatore di poligrafo nell’Oregon ha spiegato come ingannare la macchina della verità. Occorre pensare alla cosa che ci spaventa di più mentre dobbiamo rispondere alle domande di controllo, in modo da accelerare il battito del cuore, aumentare la velocità del respiro e portare al massimo la pressione sanguigna.
Poi, quando arriva la vera domanda, rilassarsi, immaginando di prendere il sole in una spiaggia ai tropici. In questo modo i risultati del poligrafo saranno sballati.
Una spia russa ha raccontato come ha fatto ad ingannare il test del poligrafo a cui è stato sottoposto mentre lavorava alla CIA. Il trucco era fare una bella dormita il giorno prima, restare rilassati e cercare di stabilire un rapporto amichevole con l’esaminatore. Creando un clima tranquillo e influenzando l’operatore, la spia è riuscita a mantenere i valori di agitazione registrati dal poligrafo nella norma, senza destare alcun allarme.
I test della macchina della verità presentano un alto numero di errori. Se fosse ancora vivo, William Moulton Marston potrebbe essere deluso nell’apprendere che i ricercatori non hanno ancora sviluppato una macchina della verità perfetta.
- Editore: TEA
- Autore: David J. Lieberman , Nicoletta Russo
- Collana: Tea pratica
- Formato: libro (dettagli non specificati)
- Anno: 2003
Mito #7: Gli opposti si attraggono
L’idea che gli “opposti si attraggono” è un mito culturale. Film, romanzi e sit-com televisive traboccano di storie di individui con personalità opposte che si innamorano appassionatamente.
La psicologa Lynn McCutcheon ha scoperto che il 77% degli studenti universitari concorda sul fatto che nelle relazioni amorose gli opposti si attraggono. Questa convinzione è diffusa anche nel web, soprattutto tra le agenzie degli incontri su Internet.
Le ricerche suggeriscono che quando si tratta di relazioni sentimentali, gli opposti non si attraggono affatto. Decine di studi dimostrano che le persone con tratti di personalità simili hanno maggiori probabilità di attrarsi e frequentarsi.
La somiglianza nei tratti di personalità predice non solo l’attrazione iniziale, ma anche la stabilità coniugale e la felicità della coppia.
In sostanza, se sei una persona disperatamente disordinata, è meglio convivere con qualcuno/a che non sia maniaco dell’ ordine. La conclusione “attrai chi è simile” si estende anche ai nostri atteggiamenti e valori. Più gli atteggiamenti di qualcuno (per esempio, le opinioni politiche) sono simili ai nostri, più tendiamo ad apprezzare quella persona.
Gli autori di 50 Great Myths of Popular Psychology offrono 3 possibili spiegazioni per la longevità di questo mito:
- Rende una trama hollywoodiana migliore di due persone che si incontrano, concordano su tutto e si innamorano.
- Le persone desiderano un partner che li “completi” e riempia i loro “pezzi mancanti”.
- Se fossimo sempre d’accordo con i nostri partner, probabilmente la relazione diventerebbe piuttosto noiosa.
Mito #8: Le persone affette da schizofrenia hanno personalità multiple
Spesso i termini schizofrenia e disturbo di personalità multipla vengono confusi, e alcune persone credono che possano essere corrispondenti.
In un sondaggio, il 77% degli studenti di psicologia ha concordato sul fatto che “uno schizofrenico è una persona con una doppia personalità”.
La diagnosi di schizofrenia differisce nettamente dalla diagnosi di disturbo dissociativo dell’identità (DID), una volta chiamato disturbo multiplo della personalità. A differenza delle persone affette da schizofrenia, le persone con DID, ospitano due o più “alterazioni” distinte di personalità.
Se pensiamo alla letteratura Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson è il più celebre racconto riguardante la “doppia personalità”.
Esiste un’ampia divergenza di opinioni sull’autenticità e la diagnosi del Disturbo da Personalità Multipla. Molti professionisti della salute mentale trovano dubbia l’affermazione che i pazienti DID possiedano personalità distinte e pienamente formate. È molto più probabile che questi pazienti mostrino aspetti diversi, ma esagerati, di una singola personalità.
Ho parlato di personalità multipla nell’articolo: La donna dai tre volti. il caso Chris Costner Sizemore
Mito #9: La luna piena è causa di crimini e comportamenti strani
Una volta ogni 29,53 giorni in media, si verifica un evento di importanza astronomica piuttosto banale. Ma, secondo alcuni scrittori, si tratta di un evento di enorme significato psicologico. Che cos’è? La luna piena.
Nel corso dei decenni, diversi autori hanno legato la luna piena a una serie di fenomeni comportamentali “strani”: ricoveri in ospedale psichiatrico, suicidi, incidenti stradali, crimini, reati… la lista è lunga.
Le leggende sui lupi mannari, vampiri e altre terrificanti creature che si manifestano durante la luna piena risalgono almeno agli antichi greci, ed erano popolari in Europa durante il Medioevo.
Nell’Inghilterra del XIX secolo, alcuni avvocati impugnavano una difesa del tipo: “non colpevole a causa della luna piena” per assolvere i clienti da crimini commessi durante il plenilunio.
Ancora oggi, l’idea che la luna piena sia legata a strani eventi è profondamente radicata nella cultura popolare. Uno studio ha rivelato che fino all’81% dei professionisti della salute mentale crede nell’effetto lunare, e uno studio sulle infermiere inglesi ha dimostrato che il 69% ritiene che le lune piene siano associate all’aumento di ricoveri ospedalieri.
Nel 1985, due psicologi hanno esaminato tutte le prove di ricerca disponibili sull’effetto lunare e non hanno trovato alcuna correlazione tra la luna piena e comportamenti strani quali: crimini, suicidi o ricoveri psichiatrici.
Leggi anche: Colin Wilson. Le teorie sulle cause dell’omicidio seriale
Mito #10: I criminali più furbi ottengono l’infermità mentale per evitare il carcere
è un criminale statunitense, noto per aver tentato di assassinare il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan a Washington D.C. il 30 marzo 1981 solo per attirare l’attenzione dell’attrice Jodie Foster, di cui si era follemente innamorato.
Hinckley fu riconosciuto non colpevole per incapacità di intendere e volere. La decisione della giuria scatenò un enorme clamore pubblico; un sondaggio di ABC News rivelò che il 76% degli americani si opponeva al verdetto.
I sondaggi mostrano che la maggior parte degli americani sono convinti che i criminali ricorrano alla perizia psichiatrica per evitare il carcere.
Eppure queste percezioni della difesa che si appella all’infermità mentale sono estremamente imprecise. I dati indicano che questa difesa è sollevata in meno dell’1% dei processi penali e che ha successo solo nel 25% dei casi.
Come sono nate queste percezioni errate della difesa basate sull’infermità mentale? Gli autori sostengono che viviamo sempre più in una “cultura d’aula di tribunale”, tra serie televisive di successo tipo CSI o Law and Order siamo continuamente inondati di informazioni sul sistema legale.
Tuttavia, queste informazioni possono essere ingannevoli perché i media, per fare audience, dedicano molta più copertura ai casi in cui la difesa per infermità mentale ha avuto successo.
Secondo gli autori, tutti noi possiamo essere ingannati dai “miti della psicologia del senso comune”, soprattutto quando questi si combinano con le nostre convinzioni e intuizioni di base.
Di conseguenza, dobbiamo ricorrere al ragionamento scientifico per valutare con oggettività le affermazioni dell’industria “Pop Psychology”.
La buona notizia è che mettendo continuamente in discussione i miti della psicologia popolare con le prove scientifiche, possiamo arrivare ad una migliore comprensione dei nostri mondi mentali per prendere decisioni migliori nella vita quotidiana.
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